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Parlamento Europeo - 29 ottobre 1992
Bosnia e diritti umani nella ex Jugoslavia

Risoluzione sull'imminente catastrofe in Bosnia e la violazione dei diritti dell'uomo nell'ex Jugoslavia

RISOLUZIONE (B3-1421 e 1454/92)

Il Parlamento europeo,

A. considerando la dichiarazione pronunciata il 15 ottobre 1992 dal Cyrus Vance, primo mediatore delle Nazioni Unite per i negoziati di pace destinati a por termine al conflitto nella Bosnia-Erzegovina, secondo cui avrà luogo una catastrofe di "proporzioni inaudite" qualora non venga accelerata la distribuzione degli aiuti,

B. considerando l'avvertimento dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i profughi, Sadako Ogata, secondo cui "ci troviamo sull'orlo di una catastrofe per l'umanità", dal momento che nella Bosnia-Erzegovina i profughi, gli sfollati e gli assediati ammontano a quasi tre milioni e che queste persone "dipendono dall'aiuto esterno",

C. considerando la dichiarazione dell'alto funzionario delle Nazioni Unite a Belgrado, Cedric Thornberry, secondo cui "stiamo per assistere alla più tremenda sciagura che abbia mai colpito l'Europa centrale dopo la seconda guerra mondiale e i giorni ad essa immediatamente successivi",

D. preso atto delle relazioni di Masowieski, rappresentante straordinario dell'ONU, e di Amnesty International,

1. esprime orrore sui crimini contro l'umanità commessi nell'ex Jugoslavia;

2. invita la Cooperazione politica a concentrare immediatamente, senza esitazioni o perdita di tempo la sua politica sull'individuazione di misure efficaci volte a porre fine a questi crimini e a fermare coloro che li commettono;

3. deplora il ritardo nello spiegare nuove forze incaricate di proteggere i convogli di soccorso - azione che secondo le parole di Cyrus Vance è stata "incredibilmente lenta";

4. avverte che nel prossimo inverno la situazione di intere popolazioni che patiscono la fame in una parte dell'Europa minerà ulteriormente la fiducia nella capacità di agire della Comunità;

5. invita gli Stati membri, conformemente alla regola dell'equa distribuzione degli oneri, ad aprire le frontiere ai profughi definiti casi di emergenza dall'UNHCR;

6. chiede agli Stati membri e alle organizzazioni internazionali di compiere tutto quanto in loro potere allo scopo di ripristinare le comunicazioni (telefono, radio, posta) tra Sarajevo e il resto del mondo;

7. reputa che, dall'ultima Presidenza lussemburghese all'attuale Presidenza britannica, il modo in cui la Comunità ha regito alla crisi nell'ex Jugoslavia possa essere definito "insufficiente e tardivo";

8. chiede che la Comunità e i suoi Stati membri facciano seguire alle parole i fatti;

9. invita la Cooperazione politica e le Nazioni Unite ad insistere affinché gli accordi relativi a un cessate il fuoco o a un divieto includano una clausola in cui si avverte che, se necessario, essi saranno imposti con la forza, dato che, a tutt'oggi, cessate il fuoco e divieti sono sempre stati successivamente violati in modo eclatante;

10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo, alla Commissione, alla Cooperazione politica europea, ai governi degli Stati membri, a Cyrus Vance, a Lord Owen e al Segretario generale delle Nazioni Unite.

 
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