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Parlamento Europeo - 15 settembre 1994
Situazione in Ruanda

B4-0038/94

Risoluzione sulla situazione in Ruanda

Il Parlamento europeo,

A.considerando il genocidio perpetrato in Ruanda,

B.deplorando la violazione degli accordi di Arusha,

C.considerando che anche le azioni delle forze dell'ex governo del Ruanda, soprattutto la guardia presidenziale e le forze della milizia (Interhamwe), sono responsabili di tali eventi, in seguito all'invasione armata, alla guerra civile e all'assassinio dei presidenti del Ruanda e del Burundi,

D.considerando che il Consiglio di sicurezza ha chiesto il 1· luglio 1994 l'istituzione di una commissione d'inchiesta per individuare le persone responsabili di tali atti di genocidio e portarle in giudizio dinanzi a una Corte internazionale,

E.considerando che l'ONU, l'UE e l'OUA hanno perso gran parte della loro credibilità politica agli occhi del popolo ruandese, nonostante l'impegno delle forze UNAMIR I e II in Ruanda le quali, si ricordi, agiscono agli ordini del Consiglio di sicurezza ONU, che ha mancato di adottare decisioni idonee a prevenire i massacri avvenuti,

F.preoccupato per l'apparente incapacità del Consiglio dell'Unione europea ad agire con determinazione in tali circostanze e deplorando il fatto che i singoli Stati membri sono stati pertanto costretti ad agire da soli per attenuare l'ampiezza della catastrofe umanitaria mediante l'invio di truppe, come nel caso dell'"Operation turquoise" da parte della Francia e le operazioni a Goma e Bukaju, entrambe sotto l'egida dell'ONU, accompagnate dai contributi allo sforzo umanitario da parte della Gran Bretagna e degli altri Stati membri,

G.tenendo presente che numerosi cittadini a titolo individuale, l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno predisposto circa 350.000.000 ECU in aiuti umanitari, gestiti segnatamente attraverso l'ECHO, l'ACNUR, il CICR e le ONG, che hanno fatto del loro meglio per fornire assistenza nelle più gravi e tragiche circostanze,

H.riconoscendo il sostegno di vari paesi, fra i quali paesi africani, che hanno fornito personale per le operazioni UNAMIR e stanno quindi contribuendo allo sforzo umanitario;

I.deplorando tuttavia il fatto che la Comunità internazionale non ha impegnato il suo peso politico al fine di prevenire i massacri, la distruzione e l'indigenza totale di milioni di uomini, donne e bambini,

J.considerando il rischio di una ripresa delle violenze, in particolare in Burundi,

K.tenendo presenti la relazione e le raccomandazioni ivi contenute della delegazione ufficiale del Parlamento europeo recatasi in Ruanda e a Goma (Zaire) dal 27 al 31 luglio 1994,

1.sollecita l'Unione europea a riconoscere il nuovo governo ruandese, che ha prestato giuramento il 19 luglio 1994, ha deciso di realizzare la riconciliazione nazionale nello spirito degli accordi di Arusha e con tutte le forze democratiche della società ruandese e sta cooperando pienamente con l'ONU e le altre agenzie internazionali nell'opera di rimpatrio di una popolazione ampiamente traumatizzata; sollecita il governo del Ruanda a procedere quanto prima possibile, non appena ne esistano le condizioni di fattibilità, all'organizzazione di elezioni libere e democratiche e a ristabilire la legalità;

2.sollecita l'Unione europea a intervenire insieme alle agenzie internazionali e alle ONG competenti per istituire "stazioni umanitarie di collegamento", al fine di agevolare il processo di rimpatrio; nel contesto è auspicabile la partecipazione delle ONG ruandesi;

3.chiede all'Unione europea di istituire un "gruppo di osservatori in materia di diritti dell'uomo", di operare in stretto collegamento con l'ONU e con l'OUA nello sforzo inteso a stabilire la fiducia e di incoraggiare quindi attivamente coloro i quali non hanno nulla da rimproverarsi a ritornare al luogo d'origine in Ruanda; rileva a tale proposito che l'ONU ha destinato solo 26 osservatori dei diritti umani in Ruanda, il che è inadeguato;

4.sollecita l'Unione europea in cooperazione con i suoi Stati membri, a prendere in esame la possibilità di istituire strutture atte a contribuire alla prevenzione di tali disastri, riconoscendo che la "diplomazia dichiaratoria" è quasi del tutto inutile in situazioni tanto critiche;

5.sollecita la Commissione europea, in linea con le precedenti raccomandazioni, ad assumere una funzione più strategica e a coordinare le operazioni ONG in situazioni analoghe a quelle sorte in Ruanda e nei paesi confinanti;

6.incarica la sua commissione competente di formulare proposte più particolareggiate in merito all'istituzione, in quanto parte della politica estera e di sicurezza comune, di un "Osservatorio umanitario" destinato a controllare la situazione in regioni del mondo sensibili e di preparare la base per azioni politiche preventive sulla base di una relazione da presentare al più presto al Parlamento;

7.sollecita il Consiglio e i governi degli Stati membri a esercitare la pressione necessaria a garantire che le forze dell'ex governo ruandese non possano più riunirsi e riarmarsi in Zaire o altrove e commettere nuovi massacri, estendendo la guerra civile, la quale, senza l'adozione di provvedimenti adeguati, potrebbe degenerare in un conflitto regionale in grande stile;

8.invita inoltre l'Unione europea e i suoi Stati membri a mettere a disposizione i mezzi necessari per consentire al popolo ruandese di accedere a un'informazione obiettiva in merito alle condizioni di vita e alla situazione nel paese;

9.sollecita inoltre l'Unione europea a trovare modalità, insieme all'ONU e all'OUA, per porre termine agli atti di intimidazione perpetrati dai fautori dell'ex governo nei campi profughi, che ostacolano le operazioni di ritorno;

10.sottolinea l'esigenza, se si intende prevenire la carestia, di un maggiore impegno da parte della comunità di donatori e anche da parte dei paesi africani per ripristinare l'agricoltura del paese e la rete di distribuzione alimentare; chiede inoltre all'ONU di cooperare con il nuovo governo del Ruanda e di istituire idonei meccanismi istituzionali per risolvere i problemi collegati ai diritti fondiari e alla restituzione dei beni ai profughi;

11.apprezza gli sforzi delle agenzie di aiuto per ridurre le sofferenze della popolazione; auspica inoltre la continuazione e l'aumento di tale sforzo, in particolare a favore dei bambini abbandonati e degli orfani di guerra;

12.sollecita la Commissione, in collegamento con il governo del Ruanda, a fornire urgente assistenza tecnica per il ripristino dell'apparato amministrativo, compreso il sistema giudiziario, di una forza di polizia civile, del sistema bancario, di quello scolastico e di quello sanitario, nonché assistenza finanziaria per il ripristino delle infrastrutture del paese;

13.sollecita la comunità internazionale ad adottare misure per recuperare i beni del governo ruandese, confiscati dal precedente governo, affinché possano essere utilizzati per finanziare parte dello sforzo di ripristino;

14.si compiace per l'accordo dato dai dirigenti ruandesi in merito alla rapida creazione di un Tribunale internazionale per giudicare i crimini di guerra commessi in Ruanda e chiede ai paesi che nascondono sul loro territorio persone sospettate di reati di tale natura di concedere la loro estradizione in modo che possano essere giudicate da tale Tribunale;

15.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti degli Stati membri, ai governi del Ruanda, del Burundi e dello Zaire e ai Segretari generali delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione dell'unità africana.

 
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