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Parlamento Europeo - 29 settembre 1994
Membri minoranza greca processati dalle autorità albanesi

B4-131, 0140, 0146 e 0158/94

Risoluzione sul rispetto delle libertà civili e dei diritti umani dei membri della minoranza greca attualmente processati dalle autorità albanesi

Il Parlamento europeo,

-vista la sua risoluzione del 9 febbraio 1994 sui rapporti fra l'Unione europea e l'Albania ,

-viste le sue risoluzioni del 15 luglio 1993 sull'Albania e del 28 ottobre 1993 sulle aggressioni ai danni di esponenti della minoranza greca in Albania ,

A.considerando l'arresto, il 21 aprile 1994, di 5 esponenti della minoranza greca di Albania (T. Velianis, V. Papachristos, P. Martas, K. Kyriakou, I. Syrmos), le loro condizioni di detenzione, il modo con cui sono state esperite le inchieste, la "giustizia" resa oltre che i capi di accusa che hanno comportato la condanna a pene detentive di vari anni di dette persone di origine greca e di cittadinanza albanese,

B.considerando che il giorno dell'Assunzione (15 agosto), festa solenne per gli ortodossi greci, è stata inscenata a Tirana una parodia di processo nell'intento apparente di terrorizzare tutta la minoranza greca del paese,

C.inquieto per i fatti denunciati dagli osservatori stranieri - inviato della CSCE, esponenti delle ONG internazionali e di Helsinki WATCH, eminenti giuristi, membri dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo - secondo cui sia in sede istruttoria che in sede di svolgimento del processo sono state perpetrate violazioni dei diritti fondamentali dell'uomo che hanno visto gli accusati umiliati, arrestati in condizioni disumane, torturati e impediti di comunicare con i loro avvocati e i familiari mentre i giornalisti sono stati oggetto di oltraggi e di brutalità e taluni sono stati persino espulsi,

D.considerando la risoluzione della sottocommissione per i diritti dell'uomo dell'ONU del 17 agosto 1994 che, nell'esternare le sue inquietudini per le accuse di violazione dei diritti umani e di persecuzioni a carico di esponenti della minoranza greca di Albania, invita il governo albanese a uniformarsi alle disposizioni dei succitati organi internazionali di difesa dei diritti umani, ad adottare immediatamente tutti i provvedimenti necessari perché gli accusati siano giudicati in modo corretto e perché il processo sia celebrato in conformità dei principi che presiedono all'amministrazione della giustizia,

E.considerando il mancato compimento delle riforme tese a varare un assetto giuridico (costituzione, codice penale, codice di procedura penale) atto a consentire l'instaurazione e l'applicazione integrali dei principi democratici oltre che il rispetto dei diritti umani e delle minoranze,

1.ritiene che il rispetto dei diritti umani e delle minoranze, dello stato di diritto, della libertà religiosa, della chiara divisione dei poteri e dell'indipendenza reale della magistratura - così come sanciti nei documenti che sono fonte del diritto internazionale - debbano essere i parametri cui tutti devono attenersi;

2.è giunto, mettendo a raffronto la requisitoria e le testimonianze di osservatori indipendenti e di organismi internazionali, alle seguenti conclusioni:

a)sotto il profilo dei capi d'accusa, la maggioranza degli atti imputati alle persone condannate sono conformi alle modalità d'azione ammesse, in sede internazionale, per i gruppi protetti dall'articolo 27 della Convenzione internazionale sui diritti civici e politici e dal capitolo 7 dell'Atto finale della Conferenza di Copenaghen della CSCE (1990) cui l'Albania ha sottoscritto quale paese membro di detta organizzazione;

b)sotto il profilo delle garanzie giudiziarie, l'organizzazione del processo non ha rispettato i diritti elementari della difesa;

3.reputa che detto processo era politico, non avendo il seppur minimo rapporto con un'eventuale "colpevolezza penale" degli accusati e che, per questo solo motivo, costituisce una flagrante violazione dei diritti umani e dei diritti che qualsiasi società democratica è tenuta a offrire agli accusati;

4.esprime la sua viva preoccupazione per lo stato delle relazioni fra la Grecia e l'Albania, andate deteriorandosi durante il processo e successivamente a causa di azioni quali la condanna, al termine di un procedimento sommario, di un nuovo esponente della minoranza greca (K. Tsiavos), il tentativo di ridurre l'organico dell'ambasciata di Grecia a Tirana, oltre che le minacce di cui si sono fatto eco taluni mezzi di informazione di stato, contro il capo della chiesa ortodossa di Albania e contro il consolato di Argirocastro;

5.invita il governo albanese a liberare immediatamente i 5 esponenti della minoranza greca agevolando, con questo gesto, l'avvio di un dialogo costruttivo con il governo greco e inducendo il Consiglio a sciogliere senza indugio le sue riserve circa il versamento immediato della prima rata dei finanziamenti assegnati all'Albania;

6.invita il Consiglio e la Commissione a esercitare pressioni sul governo albanese per indurlo a ottemperare agli obblighi contratti nei confronti dell'Unione e ad accelerare la democratizzazione del paese, ammodernando il suo ordinamento giuridico onde sintonizzarlo con la società democratica europea adeguandolo alle condizioni indispensabili al funzionamento di uno Stato di diritto;

7.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, alla CSCE nonché al governo e al parlamento d'Albania.

 
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