A4-0120/94
Risoluzione sulla comunicazione della Commissione "Osservatorio europeo delle PMI - Osservazioni della Commissione sulla seconda relazione annuale (1994)" COM(94)0352 - C4-0248/94
Il Parlamento europeo,
-vista la comunicazione della Commissione "Osservatorio europeo delle PMI - Osservazioni della Commissione sulla seconda relazione annuale (1994)" COM(94)0352 - C4-0248/94,
-vista la sua risoluzione del 24 ottobre 1994 sulla comunicazione della Commissione concernente il programma integrato a favore delle PMI e dell'artigianato ,
-vista la sua risoluzione del 24 ottobre 1994 sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo concernente il miglioramento del contesto fiscale per le piccole e medie imprese, corredata da una raccomandazione riguardante la tassazione delle piccole e medie imprese ,
-visto il Libro bianco della Commissione su crescita, competitività e occupazione e considerata in particolare l'importanza che esso attribuisce al settore delle PMI ,
-vista la sua risoluzione del 1· dicembre 1994 sul "Piano d'azione relativo alla politica occupazionale da adottarsi alla riunione del Consiglio europeo di Essen", con particolare riguardo al ruolo delle PMI nella creazione di posti di lavoro ,
-visto il proprio regolamento,
-vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e la politica industriale (A4-0120/94),
A.considerando che viene sempre maggiormente riconosciuto il ruolo chiave delle PMI ai fini dello sviluppo dell'occupazione nell'Unione europea ma che apparentemente esiste uno scarso coordinamento degli sforzi volti, ai vari livelli, alla creazione di posti di lavoro nel settore,
B.considerando che gli obiettivi dell'Unione economica e monetaria, come indicati nel trattato di Maastricht, e più in particolare della sua seconda fase, sono basati su un sempre più stretto coordinamento tra le politiche economiche nazionali, in cui le PMI hanno manifestamente un ruolo da svolgere,
C.considerando che il riconoscimento del ruolo delle PMI deve oltrepassare le dichiarazioni politiche di intenti e affrontare i problemi concreti del settore,
D.considerando che l'insuccesso delle politiche sinora volte al miglioramento delle condizioni delle PMI, sia a livello nazionale che comunitario, va inserito nel contesto di profonda eterogeneità delle imprese del settore e di insufficiente differenziazione tra le politiche loro destinate,
E.considerando che la Comunità si trova attualmente in una posizione da poter trarre beneficio da un'impostazione comparativa che potrebbe giovarsi delle esperienze sinora realizzate e sfruttare in modo ottimale le sinergie esistenti allo scopo di adottare la strategia migliore per affrontare i problemi in cui si dibattono le PMI,
F.considerando che, nel Libro bianco su "Crescita, competitività e occupazione", l'Unione europea si prefigge l'obiettivo di creare 15 milioni di nuovi posti di lavoro entro il duemila e che l'Osservatorio delle PMI deve incaricarsi di fornirle le informazioni necessarie a coadiuvare le PMI nella loro opera di sostegno all'Unione per il conseguimento di tale obiettivo,
G.considerando che la Commissione ha espresso il suo desiderio di incoraggiare gli Stati membri ad attuare politiche che prevedano l'abolizione dei pagamenti ritardati, tali da impedire alle PMI di operare,
1.accoglie con favore la presentazione della seconda relazione annuale dell'Osservatorio, elaborata da un'agenzia esterna e che, per tale motivo, potrebbe rappresentare un modello per aumentare il grado di comprensione di altri settori dell'attività comunitaria, ma deplora che la seconda relazione annuale non sia potuta servire da punto di partenza per l'elaborazione del "Programma integrato a favore delle PMI e dell'artigianato";
2.considera la suddetta relazione come uno strumento analitico e un quadro di riflessione che illustra efficacemente i problemi delle PMI nel suo complesso e sottolinea in particolare
a)in relazione all'analisi strutturale:
-la notevole differenza esistente tra microimprese e piccole imprese, da una parte, e medie imprese dall'altra;
-la relativa diminuzione di importanza, nell'ambito dell'Unione europea, del ruolo delle grandi imprese, fenomeno già verificatosi negli Stati Uniti e in Giappone, e la tendenza verso la specializzazione in unità ridotte, fino ad arrivare all'enucleazione di unità da grandi imprese;
-il sistema americano di portata universitaria per la consulenza e l'orientamento delle PMI,
-la presenza di un maggior numero di PMI in Europa in rapporto agli Stati Uniti e soprattutto al Giappone;
-la positiva correlazione tra la dimensione media delle imprese e il P.I.L. pro capite;
-il ruolo dominante svolto dalle microimprese nello sviluppo dell'occupazione dal 1988 al 1993 e, in misura minore, l'importanza delle imprese più piccole; rileva al contempo che, in materia di creazione di posti di lavoro, i risultati ottenuti dalla media impresa si sono rivelati peggiori di quelli conseguiti dalla grande impresa;
b)in relazione al mercato interno:
-che, poiché la maggior parte delle PMI è rappresentata da microimprese con meno di 10 dipendenti (14,7 milioni di imprese rispetto al milione di imprese con un numero di dipendenti da 10 a 99) e si rivolge a mercati locali e regionali più che nazionali e comunitari, esse svolgono tuttora un ruolo limitato nell'ambito del mercato interno e potrebbero non risentire delle conseguenze della sua introduzione;
-che le imprese impegnate in attività attinenti al mercato interno lamentano il persistere di ostacoli al suo funzionamento, segnatamente nelle procedure doganali, nell'ambito fiscale, nelle norme e standard tecnici nonché relativamente ai pagamenti transfrontalieri e ai ritardi nei pagamenti;
-che attualmente il potenziale delle esportazioni delle PMI supera di gran lunga le esportazioni reali;
-che gli elevati costi di copertura dei crediti a breve termine in valuta estera contro il rischio di fluttuazioni nei tassi di cambio e gli elevati livelli per l'assicurazione sui crediti all'esportazione disincentivano eventuali attività di esportazione da parte delle PMI;
-che l'adeguamento al mercato interno potrà causare effetti netti di primo ordine negativi per le PMI, con gravissime ripercussioni negli Stati membri che registrano la maggior concentrazione di PMI e CDS; ammette che saranno soprattutto le PMI che, a lungo termine, beneficeranno del completamento del mercato interno;
c)in relazione alla creazione di posti di lavoro e al capitale umano:
-che apparentemente solo il 5-6% delle PMI desidera espandersi;
-che nel corso dei primi anni '90 è stato registrato, tra le PMI presenti sul territorio dell'Unione, un aumento del numero di fallimenti; sottolinea come ciò sia dovuto alla contrazione del ciclo economico, pur rappresentando un segnale dell'urgenza con cui l'Unione deve intervenire se vuole conseguire l'obiettivo di 15 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2000;
-che, mentre una forza lavoro più altamente qualificata può avere un notevole impatto sulla produttività - e quindi sulla competitività - in vari settori dominati dalle PMI, è meno probabile che le imprese più piccole possano destinare parte del proprio bilancio a programmi di formazione;
-che gli enti locali hanno un approccio più diretto, rispetto al governo centrale, per fornire sostegno e informazioni alle PMI;
-che, stando a dati provvisori e parziali, emerge una relativa stabilità delle PMI con riferimento tanto alla creazione quanto alla salvaguardia di posti di lavoro durante l'intero periodo congiunturale, e ciò in contrasto con quanto si registra per le grandi imprese;
-che, giacché i divari in materia di produttività del lavoro e di capacità di adattamento dei lavoratori all'evoluzione tecnologica sono in gran parte dovuti a differenze di competenza e qualificazione dei lavoratori, sono assai importanti per le PMI un'informazione e una formazione adeguate;
d)in relazione al capitale e alle finanze:
-che le PMI non hanno difficoltà a ottenere finanziamenti bancari a breve termine, con oneri finanziari che sono, in media, di due punti percentuali più elevati che per le grandi imprese; le PMI si trovano tuttavia di fronte a una disperata carenza di capitale di rischio e di finanziamenti azionari;
-che un elevato numero di fallimenti tra le PMI presenti nell'Unione è determinato da problemi di flusso di cassa: in molti casi sono proprio i governi, o le loro agenzie, a dare il colpo di grazia alle PMI in difficoltà per il modo in cui trattano con esse;
-che in quasi tutti gli Stati membri si assiste a una dilatazione dei tempi di pagamento e le PMI che operano con altre zone del mercato interno si trovano di fronte a enormi ritardi nei pagamenti;
-che è necessario un mercato dei capitali europeo dinamico per creare gli strumenti finanziari specificamente adattati alle PMI;
e)in relazione all'innovazione e alla diffusione della tecnologia:
-che le PMI si trovano in ritardo rispetto alle grandi imprese sia per quanto riguarda la raccolta di informazioni su nuove norme e standard sia in termini di partecipazione ai grandi programmi tecnologici comunitari;
-che le PMI non posseggono le risorse finanziarie per rinnovare e acquisire nuova tecnologia e necessitano incentivi e sostegno in termini di informazione, consulenza, istruzione, formazione e cooperazione;
f) in relazione ai divari regionali e alle regioni frontaliere:
-che da alcuni anni si registra un importante movimento di affari e persone nell'ambito delle regioni frontaliere, mentre i contatti istituzionali progrediscono gradualmente ma in misura limitata;
-che, dato che i più importanti ostacoli alla cooperazione transfrontaliera sono di carattere culturale, linguistico e strutturale, detta cooperazione varia a seconda delle regioni interessate;
g) in relazione alla politica in materia di PMI:
-che i progetti tendenti a migliorare le capacità di management delle PMI ed elaborare strategie per l'ammodernamento sono oggetto di attenta considerazione nel "Programma integrato a favore delle PMI e dell'artigianato";
3.si compiace per l'accento posto dalla relazione in esame sui problemi del settore artigianale; ritiene che le considerevoli differenze registrate nelle statistiche relative alla presenza di imprese artigianali nei vari Stati membri riflettano in parte le profonde differenze nella definizione di settore artigianale; esprime la sua preoccupazione per un'eventuale industrializzazione delle attività artigianali, che porterebbe al fallimento di molte di tali imprese con una possibile soppressione di posti di lavoro;
4.rileva l'importanza, per l'insieme delle PMI, del settore della distribuzione al dettaglio, che conta oltre 3,5 milioni di imprese (58% delle quali microimprese) sul totale di quasi 16 milioni di PMI, e chiede che si presti maggiore attenzione a tale settore particolare nelle relazioni future, anche in vista del ruolo che esso svolge ai fini della commercializzazione dei prodotti degli altri settori;
5.lamenta che l'approccio della Commissione - e, per estensione, dell'Osservatorio - nei confronti dei problemi delle PMI non operi la necessaria distinzione tra i provvedimenti relativi alle loro prestazioni nel mercato interno - rispetto alle quali si può ipotizzare che l'Unione abbia un ruolo naturale da svolgere - e i provvedimenti più generali volti alla promozione delle PMI a livello locale, regionale, nazionale e comunitario; invita la Commissione a tener conto di tale distinzione nell'elaborazione di proposte future, pur continuando a rispettare il principio di sussidiarietà;
6.si associa all'auspicio espresso dalla Commissione secondo cui l'Osservatorio dovrebbe anche in futuro riferire annualmente nel dettaglio a proposito dei più importanti sviluppi negli Stati membri, il che ha una sua rilevanza tanto per l'evoluzione della politica comunitaria quanto per l'efficacia delle azioni comuni;
7.considera del tutto inadeguata l'attuale definizione di PMI; esprime timori per la misura in cui la mancanza di una coerente distinzione in relazione alle dimensioni delle PMI (micro, piccole e medie) provoca ripercussioni sull'efficienza delle misure volte al settore nel suo complesso e chiede che in futuro prendano provvedimenti diretti a sottogruppi specifici;
8.chiede alla Commissione, in vista del completamento del mercato interno, di adoperarsi per
-eliminare gli ostacoli che ancora impediscono il funzionamento del mercato interno, in particolare la possibilità, da parte delle PMI, di avere accesso ai finanziamenti transfrontalieri per la prosecuzione dell'armonizzazione della legislazione e l'attenuazione degli oneri amministrativi;
-attenuare gli effetti dei ritardi nei pagamenti, compresi quelli transfrontalieri, e chiede alle istituzioni dell'Unione europea e ai governi degli Stati membri di provvedere efficacemente e celermente ai pagamenti destinati alle PMI;
-riconoscere l'importanza degli scambi di dati e di esperienze tra responsabili dell'organizzazione di PMI;
-garantire che il sistema bancario del mercato unico non ostacoli il potenziale sviluppo delle PMI;
-facilitare l'accesso delle PMI all'informazione relativa a nuove norme e standard nonché a progetti di ricerca e sviluppo comuni;
-tener fede alla sua recente promessa di introdurre una direttiva intesa ad agevolare i pagamenti transfrontalieri;
9.sollecita la Commissione a introdurre una direttiva in materia di ritardo nei pagamenti;
10.chiede alla Commissione, in relazione a misure più generali volte al settore delle PMI, di presentare provvedimenti per
-estendere al settore delle PMI gli esistenti organismi nazionali che si occupano di garanzie sui crediti all'esportazione;
-aumentare i livelli di specializzazione delle PMI, per esempio per quanto riguarda la gestione, facilitando, anche a livello economico, l'assunzione di apprendisti da parte delle PMI;
-aumentare gli investimenti azionari nelle PMI in linea con gli orientamenti del Libro bianco su "Crescita, competitività e occupazione", avvalendosi delle migliori modalità disponibili nei vari Stati membri;
-promuovere sistemi per incrementare la liquidità finanziaria delle PMI, per esempio con il factoring e il leasing, soprattutto negli Stati membri in cui tali sistemi sono utilizzati meno frequentemente;
-strutturare le politiche in materia di PMI sulla base delle specificità e delle differenze, delle prestazioni e delle necessità delle microimprese, delle piccole imprese e delle medie imprese;
-promuovere lo scambio di informazioni tra gli Stati membri sulle misure di "migliore prassi" per le PMI, perfezionando gli attuali meccanismi per tali scambi di informazioni oppure creandone di nuovi;
-fare in modo che di tutte le misure intese a promuovere le possibilità di finanziamento si avvantaggino le PMI e non gli istituti finanziari che fungono da intermediari;
-stimolare l'imprenditoria, specialmente per le donne, nel quadro di un programma europeo elaborato all'uopo;
-promuovere l'estensione dei regimi di mutua garanzia del credito alle aree dell'UE in cui non sono ancora diffusi in modo da assicurare alle PMI assistenza, consulenza e prestiti flessibili;
11.chiede al Consiglio di controllare le circostanze in cui talune PMI vengono chiuse, in particolare le circostanze derivanti da legislazioni del governo centrale, tenendo presenti le incidenze di primo ordine potenzialmente negative del mercato interno;
12.si pronuncia in favore dell'istituzione di un'Accademia delle PMI che dovrà raccogliere, comparare e diffondere i dati sulle PMI e che rappresenterà uno sforzo per propagare i migliori metodi nell'UE e per stimolare il dibattito e le iniziative in favore delle PMI;
13.chiede al Consiglio di avvalersi dell'attuale ripresa economica per assistere e promuovere tanto l'avvio quanto la crescita delle PMI e di tutelare l'attuale occupazione;
14.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e al Consiglio.