B4-0631, 0637, 0643, 0689, 0717, 0722, 0724 e 0725/95
Risoluzione sulla situazione in Burundi
Il Parlamento europeo,
-viste le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione in data 6 aprile 1995,
-viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione nel Burundi,
-vista la dichiarazione di Carcassonne sul Burundi, rilasciata dalla Presidenza a nome dell'Unione europea, nonché la posizione comune del Consiglio del 24 marzo 1995,
-vista la dichiarazione del Consiglio di sicurezza dell'ONU del 29 marzo 1995,
A.deplorando la recrudescenza delle violenze nel Burundi e inorridito dal massacro di circa 400 hutu, principalmente donne e bambini, perpetrato dall'esercito e dalle milizie nel Burundi nord-orientale nel corso degli ultimi giorni,
B.costernato per gli omicidi a sfondo etnico di altre centinaia di persone compiuti da bande di estremisti di ambo le parti attive sia nella capitale Bujumbura che nelle zone rurali,
C.profondamente preoccupato per il drammatico deterioramento delle condizioni di sicurezza in tutto il paese e per l'acuirsi del confronto etnico, che potrebbe creare i presupposti per un altro genocidio simile a quello verificatosi in Ruanda,
D.deplorando che, di fronte alla drammatica dichiarazione del presidente del Burundi sul rischio imminente di genocidio, il Consiglio di sicurezza dell'ONU non sia stato in grado di reagire con mezzi adeguati, segnatamente con l'invio di una forza preventiva,
E.esprimendo preoccupazione per il numero crescente di profughi, attualmente stimato in 50.000 unità, che è già fuggito in Zaire e consapevole che un conflitto incontrollato in Burundi potrebbe rapidamente estendersi al Ruanda e allo Zaire mettendo così in pericolo circa 20 milioni di persone nella regione,
F.considerando la missione a Bujumbura della Troika europea e la visita del ministro francese della cooperazione,
G.considerando gli appelli alla pacificazione e al dialogo del presidente Ntibantunganya e del governo Nduwayo,
H.preoccupato per le informazioni secondo le quali la brigata speciale di ricerca avrebbe perpetrato torture nei confronti di prigionieri politici,
1.esprime una ferma condanna per il recente massacro di 400 hutu, principalmente donne e bambini, perpetrato dall'esercito e dalle milizie nonché per gli altri omicidi e atti di violenza commessi nell'intero paese;
2.esige l'immediata cessazione delle violenze e il disarmo dei gruppi di estremisti;
3.ribadisce il suo pieno sostegno alle istituzioni democratiche legittime del Burundi, segnatamente alla presidenza della repubblica, al governo e al parlamento, e conferma il suo rispetto della "Convenzione del governo" firmata il 10 ottobre 1994, che deve essere pienamente rispettata da tutte le parti in causa, soprattutto per quanto riguarda lo smantellamento delle milizie armate che sono all'origine dell'attuale crisi;
4.chiede alle forze governative e dell'opposizione del Burundi di impegnarsi con fermezza nel processo di riconciliazione nazionale e di costruzione della democrazia conformemente alla dichiarazione congiunta firmata il 30 maggio scorso dal capo di Stato e dal capo del governo del Burundi in merito al quale tutte le parti firmatarie della "Convenzione del governo" hanno espresso il proprio accordo verbale;
5.chiede agli Stati membri dell'Unione europea di esercitare pressioni sul Consiglio sicurezza dell'ONU affinché prenda misure per fermare l'ondata di violenza in Burundi, quali l'organizzazione di negoziati tra le parti in conflitto e l'invio di una forza di prevenzione se richiesta dalle autorità del Burundi;
6.chiede al Consiglio dell'Unione europea e agli Stati membri di elaborare piani preventivi per garantire che, nel caso di un acuirsi della violenza, essi siano pronti a intervenire con un mandato ONU, se necessario istituendo anche "zone di sicurezza" per proteggere la popolazione civile;
7.sostiene fermamente l'organizzazione di una "conferenza regionale per la pace, la sicurezza e la stabilità", auspicata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e prevista dalla Commissione europea, e invita il governo del Burundi a cogliere questa occasione;
8.conferma la sua totale fiducia nel rappresentante straordinario delle Nazioni Unite in Burundi, Ould Abdallah, che ha finora contribuito a evitare una conflagrazione generalizzata in questo paese, e condanna le manifestazioni, organizzate da provocatori, ostili alla sua presenza in Burundi e volte a sollecitare la sua destituzione;
9.invita il Consiglio a porre immediatamente in atto il piano globale d'azione definito a Carcassonne, in particolare a proposito dell'invio di nuovi esperti in materia di diritti umani nel quadro dell'Alto Commissariato per i diritti dell'uomo dell'ONU, del potenziamento del numero degli osservatori dell'OUA, della restaurazione dello stato di diritto e della formazione dei magistrati;
10.rinnova la sua richiesta che gli Stati membri dell'Unione rappresentati al Consiglio di sicurezza dell'ONU investano quest'ultimo della necessità di un embargo internazionale sulle esportazioni di armi e di munizioni verso il Burundi e il Ruanda e che gli Stati membri cessino di esportare armi e munizioni verso questi due paesi;
11.chiede agli Stati membri, al Consiglio, alla Commissione e agli altri paesi industrializzati di fornire aiuti finanziari sostanziosi e urgenti per la ricostruzione e la stabilizzazione dello Stato del Burundi; a tale scopo ritiene che il Consiglio dovrebbe prendere immediatamente l'iniziativa di organizzare la "conferenza dei donatori" prevista nella sua dichiarazione di Carcassonne;
12.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, agli Stati membri, ai Segretari generali dell'ONU e dell'OUA e al governo del Burundi.