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Parlamento Europeo - 6 aprile 1995
(a) Croazia/Bosnia-Erzegovina

B4-0651/95

Risoluzione sull'azione internazionale delle donne contro la fame a Bihac a seguito della ripresa dei combattimenti in Bosnia

Il Parlamento europeo,

A.ricordando le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Bosnia-Erzegovina, soprattutto quelle del 17 novembre 1994 e del 16 marzo 1995 ,

B.viste la Carta dell'ONU, che sancisce il diritto all'autodifesa degli Stati aderenti, e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU che hanno istituito zone di sicurezza nel territorio dell'ex Jugoslavia,

C.vista la Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei civili in tempo di guerra e i protocolli aggiuntivi del 1977,

D.vista la riunione degli esperti del Gruppo di contatto del 27 marzo 1995,

E.molto preoccupato che la scadenza entro breve della tregua tra i combattenti bosniaci e serbi e la ripresa effettiva delle ostilità possano degenerare in un conflitto sanguinoso, pregiudizievole per la pace e la sicurezza in Europa,

F.considerando che le vittime dei conflitti armati sono soprattutto le popolazioni civili, costituite in maggioranza da donne e bambini, che rappresentano il 65% dei rifugiati e degli sfollati e il cui destino dipende dall'aiuto umanitario internazionale,

G.ricordando che, secondo quanto risulta dal programma alimentare mondiale dell'ONU, nell'enclave musulmana di Bihac in Bosnia 200.000 civili rischiano la fame e la malnutrizione a causa dell'accerchiamento e del blocco dei convogli umanitari praticato ormai da un mese dai serbi secessionisti della Krajina, e soltanto 900 tonnellate di viveri, rispetto alle 2000 che sarebbero state necessarie per il mese di febbraio, hanno potuto essere inoltrate nell'enclave, il che rappresenta una grave minaccia per i diritti più elementari delle popolazioni, vale a dire il diritto alla vita e alla sopravvivenza,

H.considerando che il convoglio umanitario di 29 autocarri e numerose ambulanze, denominato "Azione contro la fame a Bihac" e organizzato dal gruppo di donne di Tresjnevska, la cui presidente Nina Kadic aveva rivelato sistematici stupri di massa, e dall'associazione ena Bih e, per la Francia, dall'Alleanza delle donne per la democrazia, che fin dall'inizio della loro azione avevano mostrato la loro solidarietà e ottenuto il sostegno e l'appoggio delle donne del mondo intero per venire in aiuto alle popolazioni civili di Bihac, è ancora bloccato dalle forze serbe in prossimità della città fin dal 25 marzo scorso, giorno della sua partenza,

1.condanna fermamente il comportamento dei serbi di Bosnia, che ostacolano sistematicamente tutti i convogli umanitari destinati alla popolazione civile della regione, in violazione della Convenzione di Ginevra sulla protezione della popolazione civile e dei suoi protocolli relativi ai conflitti armati non internazionali;

2.ricorda che l'aiuto umanitario non può obbedire a considerazioni di ordine politico e chiede alla comunità internazionale di ottemperare al suo compito di far rispettare il cessate il fuoco e le zone di sicurezza e di rispondere alle aggressioni contro obiettivi civili;

3.esige che l'aiuto destinato soprattutto alle donne e ai bambini sia realmente inoltrato e invita l'Organizzazione mondiale della sanità, l'Alto commissariato per i rifugiati e gli altri organismi internazionali a compiere la loro missione;

4.auspica che il CICR possa inviare quanto prima una missione per far luce sullo stato di salute delle popolazioni accerchiate;

5.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, al governo e al parlamento della Bosnia-Erzegovina nonché al Segretario generale dell'ONU.

 
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