A4-0066/95
Risoluzione sulla relazione economica annuale della Commissione per il 1995 (COM(94)0615 - C4-0277/94) e sulla relazione del Consiglio sull'attuazione degli indirizzi di massima di politica economica (C4-0004/95)
Il Parlamento europeo,
-vista la relazione economica annuale della Commissione per il 1995 (COM(94)0615 - C4-0277/94),
-vista la relazione del Consiglio sull'attuazione degli indirizzi di massima di politica economica (C4-0004/95),
-premesso che la relazione economica annuale per il 1995 può essere considerata come il lavoro preparatorio della Commissione per gli indirizzi di massima di politica economica di cui all'articolo 103 del trattato CE,
-visti gli articoli 102 A e 103, paragrafo 1, del trattato CE, che fanno obbligo agli Stati membri di coordinare le rispettive politiche economiche e di attuarle in modo da realizzare gli obiettivi di cui all'articolo 2 del trattato CE,
-visto il Libro Bianco su crescita, competitività e occupazione (COM(93)0700 - C4-0509/93),
-vista la propria risoluzione del 6 maggio 1994 sulla relazione economica annuale per il 1994 ,
-visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e la politica industriale e il parere della commissione per la politica regionale (A4-0066/95),
A.salutando con soddisfazione i dati riportati nella Relazione economica annuale per il 1995, che indicano un tasso di crescita del PIL del 2,6% per il 1994 (contro lo 0,4% negativo per il 1993) e stime di crescita del 2,9% per il 1995 e del 3,2% per il 1996 e che segnano l'inizio di una ripresa per l'economia europea dopo la recessione degli anni 1988-1993,
B.considerando che la ripresa economica agevola il conseguimento delle condizioni per l'UEM enunciate nel trattato di Maastricht, con particolare riferimento ai criteri attinenti alla finanza pubblica, consentendo ai governi degli Stati membri di ridimensionare ulteriormente i deficit di bilancio e di ridurre più celermente il rapporto debito/PIL,
C.dando atto al Presidente del Consiglio Ecofin di aver manifestato l'intenzione di avviare la terza fase dell'UEM alla data più prossima consentita (1· gennaio 1997),
D.considerato che alcuni governatori di banche centrali indipendenti hanno recentemente espresso dubbi o ferme opposizioni al 1997 come data di avvio dell'UEM, dichiarandola prematura, in aperta contraddizione con le valutazioni e gli atteggiamenti positivi della Presidenza del Consiglio, una situazione che non può non provocare perplessità, malumori e nette reazioni negative fra i cittadini,
E.considerando che appare attualmente inadeguato il grado di preparazione tecnica e di sensibilizzazione della pubblica opinione all'introduzione di una moneta unica, specie nell'ipotesi di una data ravvicinata,
F.considerando che, sulla scorta dei dati attualmente disponibili, i criteri di convergenza per quanto riguarda inflazione e tassi d'interesse sono indubbiamente già soddisfatti da otto vecchi Stati membri, cui possono essere aggiunti senza difficoltà due fra gli Stati di recente adesione, e che pertanto la maggioranza di Stati membri prescritta dall'articolo 109 J, paragrafo 3, per l'ingresso nella terza fase dell'UEM con il 1· gennaio 1997 risulta già raggiunta,
G.considerando che il rispetto rigoroso da parte di un egual numero di Stati membri del criterio relativo ai conti pubblici (nella sua interpretazione più restrittiva) per la fine del 1996, in particolare del requisito concernente il rapporto debito/PIL, richiede sforzi importanti e al momento attuale non appare possibile per tutti gli Stati,
H.considerando che il trattato di Maastricht, lungi dal prescrivere l'applicazione meccanica di rigorosi indicatori in quanto criterio esclusivo per soddisfare i parametri di convergenza di cui all'articolo 104 C del trattato CE, vi ricomprende quale parte integrante, e non già quale motivo di esonero, determinati elementi discrezionali, e precisamente la misura dei progressi compiuti verso il conseguimento di un livello accettabile di deficit di bilancio e di rapporti fra disavanzo/debito e PIL,
I.considerando che ai fini del calcolo del rapporto disavanzo/debito e PIL previsto dall'articolo 109 J e dal protocollo 5, articolo 1, del trattato CE, secondo modalità economicamente logiche, occorre anche tener conto del rapporto tra debito pubblico globale e volume totale dei beni statali che possono formare oggetto di dismissione,
J.considerando che se la relativa stabilità dei tassi di cambio instauratasi fra le monete europee dall'agosto 1993 non ha più subito grossi sconvolgimenti, lo SME continua ad avvertire il trauma dell'uscita dal sistema di due fra le maggiori divise, senza che sia possibile far chiarezza quanto alla determinazione del margine di fluttuazione dei tassi di cambio ai fini della convergenza, ed è stato recentemente scosso dagli effetti della svalutazione del peso messicano, effetti di cui ha particolarmente risentito un gruppo di monete del sistema rivelatesi vulnerabili a contraccolpi provenienti da aree extraeuropee,
K.considerando che il persistere dell'attuale andamento del tasso di cambio del dollaro americano rispetto al gruppo delle monete europee aumenta la possibilità che venga a instaurarsi una dissimmetria strutturale dei cambi nel sistema monetario mondiale,
L.considerando che l'intera strategia di accelerazione del processo UEM proposta nella Relazione economica annuale dipende strettamente dal mantenimento della ripresa economica di qui all'anno 2000 a tassi di crescita del PIL fra il 3 e il 3,5% l'anno, valori certo raggiungibili ma anche tutt'altro che acquisiti,
M.considerando che il consolidamento della ripresa a medio termine dipende da una corretta priorità relativa dei fattori di crescita, e precisamente da un'economia orientata verso gli investimenti anziché verso l'export e in definitiva verso l' aumento della domanda interna; che, perché l'economia europea possa passare da una ripresa incentrata sulle esportazioni a una crescita stabile autosostenuta, tale processo richiede un delicato equilibrio fra risparmio, fiscalità, spese pubbliche, produttività, salari, redditività e tassi d'interesse; che pertanto il superamento delle debolezze strutturali dell'UE nei settori delle infrastrutture, della ricerca, dello sviluppo e dell'energia deve sostenere questo processo, come previsto a giusto titolo dal Libro bianco sulla crescita, la competitività e l'occupazione,
N.considerando che il coordinamento fra tutti gli elementi necessari al conseguimento dell'effetto di crescita voluto richiede un arduo e notevole sforzo basato sia sulle forze del mercato che su opportune politiche economiche,
O.preoccupato che, malgrado dati che indicano un certo progresso - indotto dalla ripresa - verso la convergenza delle performance economiche reali tra i vari Stati membri, i divari in questo campo, specie fra il Nord-ovest e il Sud dell'Europa, rimangano ampi,
P.deplorando che la riduzione del tasso di disoccupazione dall'11% circa nel 1994 al 10,4 nel 1995 e al 9,8% nel 1996, secondo le previsioni della relazione annuale della Commissione per il 1995, risulti eccessivamente lenta e che, anche presumendo una crescita stabile ottimale fra il 3 e il 3,5%, la percentuale dei disoccupati non scenderà oltre il 7% nell'anno 2000; che ciò pone in evidenza come debbano essere intrapresi importanti sforzi per realizzare una crescita in grado di produrre maggiore occupazione,
Q.rilevando che sia il livello che l'ineguale distribuzione della disoccupazione fra gli Stati membri al 1997 rischia di determinare tensioni insormontabili per le monete e per le politiche fiscali dei vari Stati membri, secondo il quadro delineato dal presidente dell'IME nel suo discorso dinanzi alla sottocommissione monetaria del Comitato monetario consultivo e come recentemente sottolineato nell'intervento del governatore della Banca d'Inghilterra rivolto all'"Institut d'Etudes Bancaires et Financières" presso l'"Association Française de Banques" il 31 gennaio 1995,
R.considerando che le politiche, fiscali e altre, miranti a conseguire guadagni di produttività, concorrenzialità e crescita stabile non inflazionistica non devono operare in contrasto con altre politiche dirette ad alleviare la disoccupazione,
S.considerando che un miglioramento più duraturo della situazione economica di tutte le componenti sociali, ivi compresi i lavoratori, può essere raggiunto solo grazie a un drastico miglioramento generale della posizione competitiva dell'economia europea sul mercato mondiale nonché realizzando, a medio termine, una crescita sostenuta e non inflazionistica del PIL di circa il 3,5% l'anno; che nell'Unione europea vengono gravemente trascurati numerosi fattori di competitività, soprattutto nell'area dell'innovazione,
T.considerando che il rafforzamento della solidarietà economica, sociale e regionale è un obiettivo importante dell'Unione,
U.richiamando l'attenzione sul fatto che l'eliminazione della povertà e della disoccupazione e l'armonizzazione verso l'alto del potere d'acquisto e del tenore di vita dei cittadini europei devono costituire principi irrinunciabili dell'Unione economica e monetaria,
V.considerando che il crescente divario fra ricchi e poveri, l'assenza di protezione dell'ambiente e l'impiego non sostenibile delle risorse naturali e delle terre, la sempre più acuta insicurezza economica, l'erosione della base imponibile attraverso l'evasione e l'elusione fiscale internazionale, il basso volume di investimenti in pubblici servizi e infrastrutture, le minacce alla protezione sociale sono per l'Europa problemi socioeconomici urgenti che, pur validamente analizzati nel Libro bianco, non sono stati tenuti in sufficiente considerazione negli indirizzi di massima di politica economica e nei relativi rapporti di attuazione,
W.considerando che le politiche economiche negli Stati membri tendono sovente a scivolare in una fiducia eccessiva, se non incondizionata, in una filosofia individualistica di mercato che minaccia di erodere i principi di solidarietà sociale, e finiscono pertanto per divenire settoriali, dogmatiche, socialmente insensibili, dimentiche della necessità di improntare al pubblico interesse il governo dell'economia e di salvaguardare i valori collettivi accanto a quelli individuali, un atteggiamento che non dovrebbe prevalere a livello dell'Unione,
X.rilevando che, senza un superiore ideale di libera impresa, giustizia sociale e la percezione di un progresso condiviso da parte di tutti i membri della società europea, gli sforzi per sanare la posizione economica dell'Unione nel mondo verranno seriamente compromessi o comunque avvertiti da molti come obiettivo non meritevole di realizzazione,
Y.considerando che gli Stati membri e l'Unione, nel creare un mercato comune e un'unione economica e monetaria, devono anche promuovere la coesione economica e sociale adottando e portando avanti politiche economiche basate su uno stretto coordinamento (articoli 2, 3, 130 A e B del trattato sull'Unione europea),
Z.ribadendo la sua risoluzione che ricorda alla Commissione e agli Stati membri che i criteri di convergenza dell'UEM pongono difficoltà relativamente maggiori, dal punto di vista economico e sociale, alle regioni in ritardo di sviluppo,
DISOCCUPAZIONE
1.afferma che l'obiettivo di generare 15 milioni di nuovi posti di lavoro entro l'anno 2000 rimane oggi altrettanto auspicabile di quanto fu enunciato la prima volta nel Libro Bianco su crescita, competitività e occupazione; invita l'Unione e i suoi Stati membri a dispiegare ogni sforzo per tradurre tale impegno in realtà entro tempi ragionevoli e a fare della piena occupazione l'obiettivo finale e permanente delle loro politiche;
2.raccomanda che le iniziative volte a controllare i deficit di bilancio siano intraprese tenendo debitamente conto delle relative incidenze sull'occupazione, che vengano condotte in modo socialmente equilibrato e siano attuate mediante un ventaglio di misure fiscali idonee al raggiungimento delle finalità sopra esposte;
3.chiede, alla luce delle ripercussioni dell'economia sotterranea sui bilanci degli Stati membri, che la relazione annuale esamini questo problema e le sue possibili soluzioni politiche;
4.chiede al Consiglio e agli Stati membri di intensificare il contenuto occupazionale della crescita introducendo riforme fiscali volte a trasferire all'uso di altre risorse produttive, in particolare quelle che impiegano risorse naturali non rinnovabili e forme di produzione inquinanti, l'onere delle assicurazioni sanitarie e previdenziali connesse all'assunzione di manodopera e raccomanda alle parti sociali di avviare fra di esse un dibattito sulla possibilità e i termini della riduzione dell'orario di lavoro a un ritmo superiore alla crescita del tasso di produttività, in modo da creare nuova occupazione a tutti i livelli della produzione;
5.rileva che l'adempimento dei criteri di Maastricht e l'incremento degli investimenti previsto dagli indirizzi di massima della Commissione non diventeranno realtà fino a quando gli strumenti finanziari disponibili a livello comunitario non saranno estesi e utilizzati in modo consistente; una crescita sostenibile fino al 2000 richiederà politiche strutturali da attuarsi in stretta cooperazione fra il settore pubblico e privato; ciò include l'espansione delle PMI, considerevoli investimenti nei settori: ambiente, istruzione e formazione professionale su vasta scala nonché una più rapida attuazione degli investimenti RTE concordati nelle riunioni del Consiglio dei ministri successive al Consiglio europeo di Edimburgo del 1992;
RIPRESA E CRESCITA A MEDIO TERMINE
6.raccomanda il rafforzamento con tutti gli strumenti disponibili - fra cui le riforme fiscali atte a distogliere i capitali dalla speculazione finanziaria e a dirigerle verso l'economia reale - della propensione a investire, al fine di conseguire un incremento permanente della spesa per investimenti dall'attuale 19% al 25% circa del PIL varando nel contempo idonee politiche di adeguamento della propensione al risparmio e al consumo e facendo in modo che gli incrementi della capacità produttiva non superino la capacità di assorbimento dei mercati;
7.sottolinea l'importanza di insistere in politiche industriali orientate verso i nuovi prodotti e i nuovi settori di attività, soprattutto nel campo della tecnologia dell'informazione, delle tecnologie ambientali, della biotecnologia eticamente responsabile e dell'audiovisivo, onde rafforzare la posizione tecnologica dell'Unione e pone in particolare l'accento sulla necessità di incrementare la spesa per ricerca e sviluppo dal 2 al 3% del PIL;
8.sottolinea l'importanza cruciale di rafforzare la concorrenzialità attraverso un miglioramento qualitativo generale di tutti i fattori di produzione da conseguire mediante la formazione e gli incentivi alle nuove imprese, in particolare le piccole e medie imprese, nonché attraverso un migliore coordinamento dei fattori produttivi e tramite nuove e originali modalità per associare i dipendenti alla gestione delle attività produttive da essi svolte;
9.ammette la necessità di evitare che la dinamica salariale reale superi gli incrementi di produttività per garantire l'ulteriore incremento della redditività degli investimenti creatori di occupazione, ma esorta le parti sociali a compensare il rigore salariale con regimi di partecipazione agli utili e di azionariato dei dipendenti;
10.raccomanda che la deregolamentazione e la privatizzazione delle aziende di diritto pubblico sia condotta nel quadro di piani di espansione degli investimenti, di promozione dell'innovazione e di incremento del livello di concorrenzialità del settore interessato; che venga scoraggiata la sostituzione pura e semplice dei monopoli pubblici con oligopoli privati e che siano adottate idonee misure per il reinserimento dei lavoratori colpiti da tali riforme;
11.invita la Commissione e gli Stati membri a fare in modo che, nel promuovere le misure politiche finalizzate al raggiungimento dei criteri di convergenza, le regioni economicamente deboli e svantaggiate e le loro esigenze siano prese pienamente in considerazione e sia loro prestata assistenza, particolarmente a livello nazionale, in modo da far sì che i loro cittadini possano beneficiare della ricchezza creata;
12.insiste affinché le misure di politica economica, che hanno come principale obiettivo la crescita economica attraverso l'incremento della produttività e della competitività, includano considerazioni sui loro effetti sociali ed economici, in particolare per quanto riguarda l'occupazione e la struttura economica delle regioni soggette a modificazioni strutturali o a tensioni sociali ed economiche;
13.ricorda alla Commissione e al Consiglio l'esigenza fissata dal trattato in base alla quale gli indirizzi di massima per le politiche economiche vengono elaborati al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi comunitari fissati dall'articolo 2 del trattato stesso; deplora che la procedura degli indirizzi di massima abbia sinora rivolto scarsa attenzione a molti di questi obiettivi e insiste affinché in futuro gli indirizzi di massima rivolgano la necessaria attenzione a tutta la gamma degli obiettivi previsti dal trattato;
14.chiede in particolare che gli indirizzi di massima chiariscano che la necessaria riduzione dei disavanzi pubblici deve essere raggiunta rispettando gli obiettivi dell'articolo 2 di coesione, solidarietà e di un elevato livello di occupazione e che le politiche del benessere e dell'occupazione non devono pertanto essere indebolite;
TERZA FASE DELL'UNIONE MONETARIA
15.avalla, in linea con quanto affermato al precedente paragrafo, la dichiarata politica della Presidenza dell'Unione volta a identificare e sfruttare le attuali opportunità per realizzare elevati obiettivi occupazionali e a cercare al tempo stesso di avviare la terza fase dell'UEM alla data più vicina possibile; avverte tuttavia che una debole volontà politica associata a sviluppi economici estremamente sfavorevoli può rinviare l'attuazione della moneta comune e che tale tendenza dovrà essere contrastata sia dagli Stati membri che dalle istituzioni dell'Unione;
16.invita il Consiglio, la Commissione e l'IME a giungere con urgenza a un chiarimento definitivo sul calendario previsto per l'attuazione dell'UEM e ad associare tale chiarimento a un'energica campagna di sensibilizzazione pubblica, di dialogo e di persuasione circa i vantaggi della moneta unica per l'economia europea, a curarne le modalità di introduzione pratica e ad accelerare notevolmente i preparativi tecnici richiesti per l'inizio della terza fase dell'UEM;
17.invita il Consiglio ad abbinare la campagna di cui al precedente paragrafo a iniziative volte a rafforzare il governo dell'economia europea introducendo una struttura di coordinamento al più alto livello per quanto riguarda la politica dei tassi di cambio, fiscale ed economica, non soltanto nel periodo propedeutico alla terza fase dell'UEM ma anche successivamente, sotto il controllo democratico del Parlamento europeo e dei parlamenti degli Stati membri;
18.considera lo sviluppo, nell'ambito del trattato, di forme appropriate di controllo e di responsabilità democratica delle banche centrali degli Stati membri e della futura Banca centrale europea, soprattutto per questioni programmatiche fondamentali quali l'UEM, un complemento necessario dell'indipendenza delle banche centrali; invita la Commissione e il Consiglio a compiere studi, a presentare proposte concrete e a impartire direttive in tale senso;
19.ammonisce contro i rischi di compiacenza in fatto di stabilità dei tassi di cambio e di tassi d'interesse e, in particolare, invita la Commissione e il Comitato monetario ad avviare un'indagine sulla congruità degli attuali tassi di cambio del dollaro americano per favorire un'equa concorrenza sui mercati mondiali;
RESPONSABILITA'
20.esprime la sua preoccupazione dinanzi al mancato rispetto della responsabilità democratica mostrato nel capitolo 4 della relazione, incentrato esclusivamente sulle politiche monetarie e di bilancio con la motivazione che le altre politiche sono state oggetto di numerose relazioni destinate al Consiglio europeo; ricorda alla Commissione che anche la relazione economica è una relazione, rivolta al Parlamento europeo, e che essa non adempie al suo dovere di rendere pienamente conto delle politiche economiche tramite una serie di relazioni, molte delle quali non sono state inviate al Parlamento; insiste pertanto affinché tutti i testi relativi a questioni di competenza dell'Unione presentati al Consiglio o al Consiglio europeo siano presentati anche al Parlamento;
21.chiede che il Parlamento europeo elabori una relazione sui collegamenti esistenti tra l'instabilità dei tassi di cambio e di interesse, il commercio, gli investimenti, la crescita e l'occupazione;
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o o
22.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai governi degli Stati membri e di adottare tutte le iniziative necessarie - ivi compresa la trattativa con il Consiglio e la Commissione su un accordo interistituzionale formale - per la piena associazione del Parlamento a tutte le fasi di elaborazione della politica economica dell'Unione (indirizzi economici di massima, sorveglianza multilaterale, procedura in caso di disavanzi eccessivi).