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Parlamento Europeo - 18 maggio 1995
PESC

A4-0083/95

Risoluzione sui progressi compiuti nell'attuazione della politica estera e di sicurezza comune (novembre 1993 - dicembre 1994)

Il Parlamento europeo,

-visto l'articolo 148 del proprio regolamento,

-visto l'articolo J.7, secondo comma, del trattato sull'Unione europea,

-vista la relazione dei ministri degli Affari esteri sulla probabile evoluzione della PESC, presentata alla sessione del Consiglio europeo a Lisbona (26-27 giugno 1992),

-vista la relazione generale per il 1994 sull'attività generale dell'Unione europea, presentata dalla Commissione,

-vista la relazione della commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa, (A4-0083/95),

A.considerando gli obiettivi della PESC, enunciati all'articolo J.1, paragrafo 2, del trattato UE, i quali devono fungere da riferimento all'azione esterna dell'Unione europea,

B.considerando che i primi quattordici mesi di applicazione della PESC consentono di rilevare progressi evidenti rispetto alla cooperazione politica europea (CPE) ma nettamente inferiori alle attese ripostevi dall'opinione pubblica degli Stati membri dell'Unione, come dimostrano gli esempi dell'ex Jugoslavia e del Ruanda,

C.considerando che la PESC è un processo sperimentale e in fase di evoluzione, suscettibile di miglioramenti, come risulta dal trattato sull'Unione europea, e che la Conferenza intergovernativa del 1996 dovrà adottare le decisioni necessarie al fine di migliorarne l'efficacia e rendere più democratico e più trasparente il funzionamento,

D.considerando che la PESC deve aver per scopo non solo la difesa degli interessi dell'Unione europea e la preservazione della sua sicurezza ma anche la difesa dei valori che costituiscono l'essenza stessa della costruzione europea, come la democrazia, i diritti dell'uomo, i diritti delle minoranze e il dialogo come mezzo per dirimere le controversie,

E.considerando che il Consiglio non ha sfruttato abbastanza le potenzialità offerte del trattato sull'Unione europea per porre in atto una politica estera e di sicurezza comune più audace; che esso, calcando le orme della CPE, ha privilegiato la diplomazia declaratoria, anziché servirsi in modo più incisivo dei nuovi strumenti, che sono la "posizione comune" e l'"azione comune",

F.considerando che in questo primo periodo di applicazione della PESC non sono stati sufficientemente evidenziati gli aspetti della sicurezza e della difesa e che nel 1995 e nel 1996 occorrerà adottare le decisioni necessarie in materia, tenuto conto dei conflitti in atto e potenziali alla periferia dell'Unione, così come della ridefinizione della posizione degli Stati Uniti riguardo alla sicurezza europea,

G.considerando che il Consiglio non ha ancora attuato le disposizioni del trattato sull'Unione relative alla consultazione del Parlamento europeo, il che rende ancora più urgente la conclusione di un accordo interistituzionale nel settore della politica estera e di sicurezza comune,

H.considerando che l'applicazione della PESC ha messo in luce l'assenza di capacità di analisi e di valutazione comuni, in modo da avere una percezione globale e coerente dei dati politici, economici e militari,

1.chiede al Consiglio di informarlo in modo più completo e tempestivo sugli sviluppi nel settore della PESC e di consultarlo sui principali aspetti e sulle scelte fondamentali di tale politica, come prescrive l'articolo J.7 del trattato sull'Unione europea;

2.esorta la Commissione a fare, nel presentare proposte al Consiglio, un uso più ampio del diritto conferitole dall'articolo J.8, paragrafo 3, del trattato sull'Unione;

3.reputa che il Consiglio, proprio nei settori della politica estera e di sicurezza, debba prendere sul serio, secondo le regole della democrazia parlamentare, uno dei valori fondamentali dell'Unione europea, la volontà politica del Parlamento come rappresentanza eletta della popolazione, e che da questa garanzia democratica dipenda anche, in ampia misura, l'attendibile approfondimento di una politica estera e di sicurezza comune;

4.auspica di conseguenza la rapida conclusione di un accordo interistituzionale sull'applicazione dell'articolo J.7 del trattato sull'Unione europea e sul problema del finanziamento della PESC, affinché le disposizioni ivi previste possano essere attuate in modo più democratico e più trasparente, in conformità dei poteri propri a ciascuna istituzione;

5.si dichiara pertanto pronto a fare quanto è in suo potere per dare alla partecipazione del Parlamento in materia di politica estera e di sicurezza una forma efficace e duttile, mediante idonee ed efficaci procedure;

6.deplora che il dibattito cui il Parlamento deve procedere ogni anno, conformemente all'articolo J.7 sull'Unione europea, in merito ai progressi compiuti nell'attuazione della PESC non sia sotteso da un'apposita relazione scritta del Consiglio, la quale potrebbe costituire parte della relazione annua scritta sui progressi realizzati dall'Unione che il Consiglio europeo ha l'obbligo di presentare al Parlamento a norma dell'articolo D del trattato sull'Unione;

7.sottolinea che la Commissione, nella relazione generale sull'attività dell'Unione europea per il 1994, ha dedicato un capitolo intero al tema della PESC; reputa peraltro che questa relazione non metta abbastanza in risalto il ruolo della Commissione nell'elaborazione e attuazione della PESC, specie per quanto riguarda l'esecuzione delle decisioni comuni;

8.considera che la partecipazione di una delegazione di osservatori del Parlamento alle conferenze internazionali, nell'ambito della delegazione dell'Unione europea, dovrebbe essere la prassi;

9.ritiene che le lacune emerse nell'attuazione della PESC siano in gran parte dovute al carattere intergovernativo di detta politica e alla ricerca dell'unanimità per poter agire; ritiene altresì che questa nuova politica risenta della persistente eccessiva preminenza dell'interesse particolare degli Stati membri e dell'assenza o insufficienza di una percezione comune degli interessi di sicurezza propri all'Unione europea, quantunque in questo settore si intravvedano taluni progressi;

10.ritiene necessario che l'Unione europea si doti di un centro di analisi e di valutazione, come indicato nella prima relazione del gruppo di esperti di alto livello, il cui compito principale dovrebbe consistere nel valutare in permanenza i rischi e le minacce atti a turbare gli interessi e i valori dell'Unione e preparare, in vista della discussione in sede di Consiglio europeo e di Consiglio dell'Unione, una strategia di risposte idonee alla panoplia dei mezzi di cui effettivamente dispongono l'Unione e gli Stati membri;

11.chiede con insistenza al Consiglio di condurre in futuro una politica estera diretta ad operare, nella solidarietà, per l'istituzione di un ordine giuridico internazionale,

12.invita il Consiglio a sviluppare progressivamente la nozione di "interesse dell'Unione europea in materia di sicurezza" sulla base dell'esperienza politica o storica di ciascuno Stato membro, in modo che l'Unione definisca una politica estera di prevenzione, sicurezza, stabilità, disarmo e cooperazione con l'Europa centrale e orientale e il bacino del Mediterraneo;

13.afferma che la PESC deve altresì contribuire a salvaguardare e a promuovere i valori fondamentali dell'Unione europea (la democrazia, lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti dell'uomo e delle minoranze) e a favorire la composizione pacifica delle controversie, eventualmente mediante azioni di diplomazia preventiva;

14.afferma che in occasione della revisione del trattato sull'Unione europea si dovrebbe affermare il principio di una maggiore solidarietà tra gli Stati membri, tenuto conto delle incertezze che gravano sulla sicurezza e la stabilità del continente europeo, e chiede che sia inserita nel trattato una clausola di assistenza reciproca, in particolare in caso di violazione delle frontiere degli Stati membri;

15.ritiene di dover poter svolgere un ruolo nell'elaborazione e nel controllo di una politica di difesa comune;

16.reputa che l'Unione europea abbia troppo spesso reagito agli avvenimenti, anziché attuare misure preventive diverse, come la diplomazia preventiva e la composizione dei conflitti; sottolinea pertanto l'importanza che la Conferenza intergovernativa riconosca la necessità di dare all'Unione mezzi e meccanismi idonei per meglio consentirle di prevenire e rimuovere i conflitti con mezzi pacifici;

17.invita il Consiglio ad avvalersi al massimo delle posizioni comuni e delle azioni comuni nel quadro dell'organizzazione delle Nazioni Unite e dell'OCSE, allo scopo di rafforzare il ruolo di questi organismi internazionali, ivi comprese le relative potenzialità in materia di mantenimento della pace;

18.invita il Consiglio, nel settore della politica estera, a fare un minore ricorso alle dichiarazioni e un maggior uso delle posizioni comuni, segnatamente alla vigilia di conferenze internazionali come quelle in ambito OSCE o nel quadro delle Nazioni Unite, e a utilizzare in modo più audace le azioni comuni;

19.considera l'iscrizione negli accordi conclusi con paesi terzi di clausole relative alla democrazia e al rispetto dei diritti dell'uomo come un principio di base della PESC, ne considera essenziale il rispetto e invita il Consiglio e la Commissione a prestare maggiore attenzione al comportamento che occorre assumere nei confronti dei paesi che non si conformano a questi principi;

20.chiede che la Conferenza intergovernativa esamini la regola dell'unanimità, che disciplina l'adozione della maggior parte delle decisioni nel quadro della PESC, e stabilisca di conseguenza una tipologia delle decisioni che possono essere adottate a maggioranza (qualificata o superqualificata) o all'unanimità;

21.sottolinea che le aree geografiche definite aree di applicazione prioritaria della PESC dal Consiglio europeo di Lisbona non devono assumere un carattere esclusivo, inducendo a trascurare altre zone vitali come l'area Asia/Pacifico, che svolgerà un ruolo essenziale nel prossimo secolo; si compiace a tale riguardo della comunicazione della Commissione "Verso una nuova strategia nei confronti dell'Asia" (COM(94)0314);

22.chiede che l'Unione dedichi particolare attenzione all'America Latina, in considerazione degli stretti legami culturali esistenti tra quest'ultima e l'Europa; plaude pertanto alla comunicazione della Commissione dal titolo "Per un potenziamento della politica dell'Unione europea nei confronti del MERCOSUR" (COM(94)0428); ritiene tuttavia che l'Europa dovrebbe svolgere un ruolo più attivo nello sviluppo economico di questa zona, sostenendone la democratizzazione, in modo da istituire un "partenariato euro-latinoamericano";

23.ritiene assolutamente indispensabile, come rilevato dalla Commissione nella comunicazione "Una politica mediterranea più incisiva per l'Unione europea", l'istituzione di un nuovo partenariato euro-mediterraneo" (COM(94)0427), la creazione di una zona euromediterranea di stabilità politica e di sicurezza, tenuto conto dell'acuirsi dell'integralismo virulento in alcuni Stati della sponda meridionale del Mediterraneo; esprime il proprio appoggio allo svolgimento di una conferenza euromediterranea nel 1995, la cui preparazione deve costituire un'azione comune dell'Unione europea;

24.ritiene inoltre che l'area Medio Oriente/Caucaso sia essenziale per la pace nel mondo; è del parere che l'Unione debba impegnarsi ancor più attivamente per favorire il dialogo politico, la cooperazione economica e la democrazia in tale area, in modo da contribuire alla sua stabilizzazione, tenuto altresì conto della possibilità di un disimpegno degli Stati Uniti;

25.prende atto della comunicazione della Commissione concernente "le linee di forza della politica baltica dell'Unione europea" (SEC(94)1747), con l'intento di promuovere la stabilità e la cooperazione in questa regione, e ricorda che gli Stati baltici sono impegnati in un processo d'associazione con l'Unione che più tardi dovrà sfociare nella relativa adesione;

26.reputa positiva l'esperienza del Patto di stabilità in Europa, azione comune dell'Unione europea, che concorre all'attuazione della strategia dell'Unione nei confronti dei paesi dell'Europa centrale e orientale e degli Stati baltici;

27.afferma che l'azione dell'Unione europea nell'ambito della politica estera risulterebbe più efficace se quest'ultima disponesse, in proprio, dell'infrastruttura materiale e dei mezzi umani necessari;

28.ritiene indispensabile che l'Unione europea disponga di un apparato informatico proprio; reputa che le delegazioni della Commissione negli Stati terzi dovrebbero essere elevate a rango di ambasciate dell'Unione europea e, a questo titolo, svolgere un ruolo specifico rispetto alle ambasciate degli Stati membri; deplora che questi ultimi non siano stati capaci, per esempio, di insediare ambasciate comuni negli Stati indipendenti dell'ex Unione Sovietica, come era stato prospettato all'epoca;

29.reputa necessario che l'Unione possa beneficiare dei suoi propri mezzi di raccolta delle informazioni, compresi i satelliti di ricognizione ottica e radar integrativi dei mezzi classici, in modo da alimentare il centro di analisi e valutazione summenzionato in dati quanto più possibile aggiornati; sottolinea in merito l'importanza dei programmi transnazionali via satellite in atto;

30.considera infine che la PESC debba essere uno strumento di pace, sicurezza, distensione e stabilità fra il Nord e il Sud, favorendo un nuovo ordine internazionale e diventando un fattore di prestigio per l'Unione europea, in armonia con le sue tradizioni democratiche e umanistiche;

31.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e, per conoscenza, alla Commissione e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Segretario dell'OSCE.

 
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