B4-0768 e 0826/95
Risoluzione sul Tibet
Il Parlamento europeo,
-vista la proposta di sostegno, da parte dell'Unione europea, del programma di sviluppo rurale integrato della regione del Panam in Tibet,
-vista la nota della Commissione 93/C-63/02 del 5 marzo 1993, riguardante un dialogo aperto e strutturato tra la Commissione e i Gruppi d'interesse volto a promuovere una maggiore trasparenza nei rapporti con la Commissione,
-visti i pareri espressi dalla Commissione nel suo incontro col Dalai Lama, del giugno 1994, secondo cui il modo migliore per risolvere i problemi del Tibet consiste in un dialogo costruttivo tra il governo tibetano in esilio e il governo della Repubblica popolare cinese,
-viste le sue risoluzioni sul Tibet del 15 ottobre 1987 , 16 marzo 1989 , 15 marzo 1990 , 12 settembre 1991 , 13 febbraio 1992 , 15 dicembre 1992 , 25 giugno 1993 e 17 settembre 1993 ,
A.ribadendo gli appelli, contenuti nelle sue precedenti risoluzioni, di fornire al popolo tibetano un'assistenza economica che sia realmente proficua per i suoi interessi,
B.rilevando l'obiettivo, contenuto nel suddetto progetto Panam, di accrescere l'eccedenza alimentare prodotta dalla regione onde poterla distribuire in altre aree del Tibet, soprattutto quelle con popolazione non tibetana,
C.particolarmente preoccupato per l'incoraggiamento dato all'insediamento di cinesi nel Tibet, che emargina la cultura tibetana e mette a repentaglio l'identità dei tibetani in quanto popolo a se stante e la loro capacità di partecipare efficacemente alla vita politica,
D.preoccupato altresì che in sede di valutazione del progetto Panam la Commissione non abbia opportunamente consultato né la popolazione locale né i Gruppi d'interesse, particolarmente esperti nella problematica dello sviluppo in Tibet, come impone la politica stessa della Commissione di dialogo aperto e strutturato con i suddetti gruppi,
E.prendendo atto che il diritto internazionale riconosce l'esistenza del popolo tibetano e che in virtù della Carta delle Nazioni Unite e delle convenzioni ONU sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali i tibetani hanno diritto all'autodeterminazione,
F.constatando con crescente disappunto le continue violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali del popolo tibetano, nonché i severi provvedimenti adottati dalle autorità cinesi contro l'espressione religiosa e i fautori dell'indipendenza tibetana,
G.allibito per la recente notizia del decesso di Gyaltsen Kelsang, monaca buddista recentemente rimessa in libertà dopo un anno e mezzo di detenzione, decesso dovuto ai maltrattamenti subiti durante la carcerazione, e preoccupato per la salute di altri detenuti la cui incolumità fisica è messa in pericolo dai maltrattamenti,
H.sconvolto per il fatto che si tratta del decimo prigioniero politico dal 1987 che muore poco dopo aver lasciato il carcere e della quarta donna che muore nel giro di quattro anni,
I.prendendo atto del fatto che la Repubblica popolare cinese ospiterà prossimamente la Quarta conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, nonché delle notizie secondo cui viene ostacolata la legittima attività di talune organizzazioni non governative in seno alla conferenza e, in particolare, che alle donne tibetane e di Taiwan è impedito di partecipare alla conferenza e al Foro complementare delle ONG,
J.prendendo atto delle notizie circa i metodi coercitivi di contraccezione imposti alle donne cinesi e tibetane in attuazione della politica governativa di limitazione delle nascite,
1.invita la Commissione a riconoscere che il progetto Panam è stato proposto dalla Repubblica popolare cinese nell'ambito di una strategia alimentare a favore dei nuovi coloni cinesi in Tibet che si avvalga di risorse locali, e che pertanto detto progetto contrasta con gli interessi del popolo tibetano in quanto favorisce l'insediamento dei cittadini cinesi e costringe il Tibet a integrarsi nel sistema economico della Cina;
2.invita la Commissione a impiegare risorse destinate al progetto Panam per fornire al popolo tibetano aiuti maggiormente rispondenti ai suoi interessi;
3.chiede alla Commissione di considerare le difficoltà da essa incontrate nel consultare la popolazione della contea del Panam quale ulteriore prova dei problemi che ostacolano la gestione di progetti in Tibet e di accettare la conclusione che l'aiuto allo sviluppo deve essere concesso attraverso progetti di portata più ridotta e locale;
4.chiede alla Commissione di sostenere le organizzazioni non governative impegnate nel portare avanti questi tipi di progetti locali;
5.invita la Commissione a far sì che in futuro qualsiasi proposta che investa il Tibet sia discussa in un contesto di ampia e aperta consultazione, onde assicurare la trasparenza necessaria affinché i gruppi d'interesse partecipino a questo processo;
6.invita la Commissione a far dipendere gli aiuti alla Cina dal rispetto, da parte di questo paese, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, soprattutto in Tibet;
7.chiede alla Repubblica popolare cinese di partecipare ai futuri colloqui sul destino del Tibet con il Dalai Lama e il governo tibetano in esilio;
8.chiede con forza ai ministri degli esteri dei 15 Stati membri e alla Commissione di sollecitare un reale colloquio senza pregiudiziali tra il governo tibetano in esilio e il governo cinese, al fine di trovare una soluzione costruttiva alla situazione in Tibet;
9.chiede alle autorità della Repubblica popolare cinese di scarcerare immediatamente tutti i detenuti per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione in Cina e in Tibet e di assicurare che tutti i detenuti non subiscano torture e maltrattamenti, possano contattare i loro parenti e il loro legale di fiducia, nonché fruire di tutta l'assistenza sanitaria necessaria per curare le ferite e le malattie che la detenzione ha loro procurato;
10.rivolge un appello al governo della Repubblica popolare cinese affinché riconosca la propria responsabilità di assicurare che la Quarta conferenza mondiale sulle donne metta a disposizione del Foro delle ONG strutture adeguate, e che le donne del Tibet, di Taiwan, del Sahara occidentale e di altre regioni vi possano liberamente accedere;
11.invita la Repubblica popolare cinese ad abbandonare la sua politica e la sua legislazione che inducono le autorità a sottoporre le donne, con mezzi economici o di altro tipo, a metodi di controllo delle nascite, inclusi l'aborto e la sterilizzazione;
12.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, ai governi e parlamenti degli Stati membri, al governo della Repubblica popolare cinese, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Dalai Lama.