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Parlamento Europeo - 15 giugno 1995
Quarta Conferenza mondiale sulle donne

A4-0142/95

Risoluzione sulla Quarta conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne: Lotta per l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace, che si terrà a Pechino nel settembre 1995

Il Parlamento europeo,

-vista la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite del 10 dicembre 1948,

-vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti politici della donna (31 marzo 1953),

-vista la Convenzione dell'ONU sull'abolizione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW) del 18 dicembre 1979,

-vista la sua risoluzione dell'11 giugno 1986 sui risultati della Conferenza delle Nazioni Unite che chiude il decennio della donna, svoltasi a Nairobi dal 15 al 26 luglio 1985 ,

-vista la sua risoluzione del 14 maggio 1992 sulla situazione delle donne e dei bambini nei PVS ,

-vista la sua risoluzione del 25 giugno 1993 sulla valutazione del lavoro non retribuito delle donne ,

-vista la sua risoluzione dell'11 febbraio 1994 sulla presenza delle donne negli organi decisionali ,

-vista la sua risoluzione del 24 febbraio 1994 sulla povertà della donna in Europa ,

-vista la sua risoluzione del 9 marzo 1994 sul Libro bianco della Commissione: Crescita, competitività e occupazione ,

-vista la sua risoluzione dell'11 marzo 1994 sulla situazione demografica e lo sviluppo ,

-vista la sua risoluzione del 6 maggio 1994 sulle violazioni dei diritti fondamentali delle donne ,

-vista la sua risoluzione del 29 settembre 1994 sulla Conferenza mondiale del Cairo su popolazione e sviluppo ,

-vista la sua risoluzione del 19 gennaio 1995 sul Libro bianco della Commissione: Politica sociale europea 1994 ,

-visti i documenti di lavoro elaborati dalla Commissione in vista della partecipazione dell'Unione europea alla Quarta Conferenza mondiale sulle donne: Lotta per l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace" (SEC(94)1373) e (SEC(95)0247),

-visto il programma d'azione per l'ECE approvato a Vienna (17-21 ottobre 1994, E/ECE/RW/HLM/18),

-vista la risoluzione di Amnesty International "Parità nell'anno 2000: Raccomandazioni per la Quarta conferenza mondiale sulle donne (settembre 1994)",

-visto l'articolo 148 del suo regolamento,

-visti la relazione della commissione per i diritti della donna (A4-0142/95) e il parere della commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa,

A.considerando l'insostituibile contributo fornito dalle donne all'economia e alla società,

B.considerando che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha segnalato nel 1985 che i contributi non retribuiti delle donne a tutti gli aspetti e settori dello sviluppo dovrebbero essere quantificati e inseriti nei conti degli Stati e nelle statistiche economiche nonché nel P.I.L. (strategie di Nairobi per la promozione delle donne fino all'anno 2000, paragrafo 120);

C.essendo a conoscenza della persistente posizione di discriminazione delle donne nel mondo del lavoro, nella politica e nella società,

D.persuaso del fatto che la parità tra uomo e donna costituisca una premessa essenziale per l'approfondimento della democrazia, lo sviluppo e il miglioramento delle condizioni di vita non soltanto in Europa,

E.ricordando che nel Vertice sullo sviluppo sociale, che ha avuto luogo nel marzo 1995 a Copenaghen, tutti i paesi partecipanti si sono impegnati a presentare quanto prima piani nazionali per ridurre tutte le forme di povertà,

F.compiacendosi per il fatto che nel corso del processo preparatorio alla Conferenza mondiale delle donne sia stato dato forte rilievo a un'ampia partecipazione di organizzazioni non governative,

G.deplorando che la libertà d'opinione e i diritti dell'uomo non siano pienamente rispettati in Cina,

H.esprimendo l'auspicio che il governo cinese rispetti tutti gli impegni assunti con i rappresentanti dell'ONU e garantisca l'accesso alla conferenza a determinate organizzazioni non governative, in cui gruppi tibetani e taiwanesi, gruppi cinesi locali, nonché rappresentanze di lesbiche e prostitute e che esso metta a disposizione alloggi, collegamenti, comunicazioni e servizi di traduzione adeguati, affinché i lavori del Foro delle ONG possano svolgersi in condizioni di piena funzionalità analoghe a quelle della Conferenza ufficiale,

I.preoccupato per la condizione delle donne in Cina soggette a trattamenti "medici" coercitivi di pianificazione delle nascite e di sterilizzazioni forzate,

J.protestando contro la discriminazione che colpisce la donna per il fatto che la legge cinese permette a un uomo di ottenere il divorzio da sua moglie con il pretesto di un aborto al quale la donna può essere stata costretta,

K.preoccupato per la politica di pianificazione in Cina, che comporta una disparità delle nascite fra bambini e bambine, creando una grave sproporzione fra il numero di uomini e di donne nella società,

L.deplorando che al Parlamento europeo, e soprattutto ai membri della commissione per i diritti della donna, non sia stata consentita una maggiore partecipazione alle Conferenze preparatorie e alla Conferenza di Pechino,

M.è dell'avviso che l'Unione europea debba assumere un ruolo di guida nello sforzo di pervenire in un prossimo futuro alla parità delle donne nella sfera politica, economica, familiare e sociale,

N.è persuaso che la piattaforma di azione possa fornire un contributo positivo alla parità tra donne e uomini solo se i governi e tutti gli organismi e istituzioni responsabili sul piano politico e sociale compiranno sforzi adeguati per una sua rapida attuazione,

O.si compiace che la Commissione abbia elaborato dei documenti di lavoro e abbia tenuto a Toledo una produttiva conferenza preparatoria,

P.si aspetta che il Consiglio presenti per tempo, prima della Conferenza di Pechino, una serie di proposte di azione su come promuovere la parità della donna nell'Unione europea e negli Stati membri,

1.invita gli Stati membri dell'Unione europea a includere nelle loro delegazioni una maggioranza di donne e ad assicurare che rappresentanti di sesso femminile di organizzazioni non governative facciano parte delle delegazioni;

2.è del parere che si debba fornire un sostegno al Forum delle ONG che si riunisce a Pechino parallelamente alla Conferenza governativa, realizzando a tal fine tutte le condizioni preliminari, soprattutto la vicinanza delle due sedi della Conferenza e la disponibilità di un regolare sistema di trasporti, affinché vengano garantiti l'accesso e tutti i possibili contatti con la Conferenza ufficiale, compresa la partecipazione in qualità di osservatrici al Comitato di redazione, e ricorda quanto affermato nella propria risoluzione del 18 maggio 1995 sull'organizzazione da parte del governo cinese della Quarta conferenza mondiale sulle donne , in cui si invitano la Commissione e il Consiglio ad adoperarsi a favore di una Conferenza che risponda ai requisiti posti;

3.sollecita, essendo stata scelta Pechino quale sede della Conferenza, una chiara ed energica dichiarazione da parte dell'Unione europea e delle delegazioni degli Stati membri sui diritti umani e la democrazia, che affermi che i diritti delle donne e dei bambini sono parte integrale, inalienabile e indissociabile dei diritti universali della persona, definiti nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite;

4.si aspetta che tutti i partecipanti dell'Unione europea assumano alla Conferenza una posizione comune volta a promuovere l'ampliamento e la tutela dei diritti umani, con speciale riferimento a quelli della donna, e più in particolare il rispetto dell'integrità fisica;

5.ritiene che gli aspetti relativi ai diritti della donna che rientrano nell'ambito generale della questione dei diritti umani debbano essere specificamente inseriti in tutti i negoziati di accordi con paesi terzi e chiede che se ne faccia espressamente menzione in tutti i mandati negoziali conferiti alla Commissione;

6.si attende che la Commissione elabori una relazione di analisi sulla Conferenza in tutte le lingue ufficiali, che possa essere ampiamente utilizzata in tutti gli Stati membri;

7.ritiene di dover esaminare, in una Conferenza di verifica, le conclusioni sull'esito della Conferenza di Pechino integrandovi la dichiarazione finale della Conferenza dell'ONU sui diritti dell'uomo di Vienna, il piano d'azione della Conferenza "Popolazione e sviluppo" del Cairo, le conclusioni della Conferenza "Ambiente e sviluppo" di Rio de Janeiro nonché le conclusioni del Vertice sociale mondiale di Copenaghen e mettere a punto un catalogo di azioni per l'Unione europea;

8.chiede che gli Stati membri dell'Unione europea riconoscano priorità all'attuazione della Convenzione dell'ONU sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne nel quadro della difesa dei diritti umani a livello internazionale;

9.esorta tutti gli Stati membri dell'ONU che non hanno ancora firmato la Convenzione sull'abolizione delle discriminazioni contro le donne (CEDAW) a provvedervi e a togliere eventuali riserve; chiede un protocollo supplementare per rafforzare il sistema di monitoraggio;

10.giudica irrinunciabile che la parità fra uomini e donne debba costituire la rivendicazione di base per tutte le misure derivanti dalla piattaforma di azione e che essa debba essere sancita in tutte le costituzioni e leggi nazionali sui diritti fondamentali e simili nonché nel trattato sull'Unione europea, nella misura in cui ciò non sia già avvenuto;

11.sostiene che occorre ottenere la partecipazione con uguali diritti e su un piede di parità delle donne ai processi decisionali politici, economici e sociali su tutti i piani e che a tal fine occorre mettere a punto strumenti efficaci, fra cui delle quote, entro tempi prefissati;

12.ricorda espressamente che ciò vale anche per i servizi della Commissione, del Consiglio e del Parlamento e sottolinea la necessità di partecipazione e rappresentanze femminili nella funzione pubblica;

13.insiste perché sia conseguita un'intesa atta a mettere fine alle persistenti discriminazioni delle donne di diritto o di fatto, in particolare nel campo del diritto del lavoro, ereditario e di famiglia, della sicurezza sociale e dei sistemi fiscali e chiede che l'Unione recepisca tale obiettivo nella politica europea senza indugio;

14.si dichiara a favore del consolidamento di piani di promozione delle donne, i cui punti chiave sono

-garantire l'accesso a un'istruzione e formazione di qualità che consentano l'inserimento (o il reinserimento) professionale delle donne;

-garantire programmi di lotta contro la povertà e l'esclusione sociale (dato che donne e bambini sono i gruppi principalmente toccati dalla povertà);

-garantire programmi e misure che favoriscano la diminuzione della disoccupazione femminile;

-garantire la parità di trattamento tra uomini e donne in materia di retribuzioni, di accesso e di promozione sui posti di lavoro e di sicurezza sociale;

-garantire la fornitura di prestazioni di previdenza sociale sufficienti in caso di perdita di reddito, di malattia e di vecchiaia;

-garantire l'avvio di politiche e di misure che consentano di conciliare la vita familiare e quella professionale;

-proteggere la maternità con misure economiche, sociali e sanitarie a favore della madre e del figlio sia prima che dopo la nascita;

15.sottolinea energicamente che tra le misure più urgenti da adottare per consentire di conciliare il lavoro con la famiglia va garantita una soddisfacente assistenza per l'infanzia;

16.ritiene che le politiche miranti a promuovere la parità dei diritti e delle opportunità fra donne e uomini debbano consentire a chiunque di assumersi, in condizioni identiche, i compiti familiari, professionali e sociali; che, all'atto pratico, si può conciliare vita familiare e vita professionale solo se il contesto socioeconomico permette di decidere liberamente;

17.si dichiara favorevole a un sistema sociale che riconosca quale compito necessario sul piano sociale, da assolvere su un piede di parità da parte degli uomini e delle donne, l'attività di educazione e di assistenza e ne tenga conto nei sistemi statali di sicurezza sociale, nel qual caso vanno riconosciuti alle donne e agli uomini diritti autonomi e non derivati dal partner;

18.sottolinea la necessità di impartire a tutte le ragazze e a tutte le donne un'istruzione scolastica e professionale qualificata e di garantire una loro partecipazione con gli stessi diritti agli sviluppi futuri, per esempio nel campo tecnologico, e chiede che siano messe a disposizione delle organizzazioni non governative dotazioni di bilancio da destinare a programmi e a progetti di formazione per le ragazze e le donne affinché possano essere acquisite qualifiche anche nel settore informale;

19.sostiene la necessità che sia insegnata l'uguaglianza ed esorta quindi i governi a realizzare campagne di sensibilizzazione sulle questioni della parità;

20.chiede che vengano organizzate dallo Stato campagne contro la tratta delle donne e delle ragazze, il lavoro minorile e lo sfruttamento di donne che vengono sottopagate e nell'economia nazionale si tenga conto dell'attività educativa e di assistenza prestata senza compenso;

21.chiede che siano organizzate campagne di informazione e di prevenzione sull'AIDS, destinate alle donne e alle ragazze, attualmente le principali vittime potenziali dell'estensione accelerata dell'epidemia;

22.sottolinea l'esigenza di un'azione comunitaria a livello europeo mirata all'attuazione su scala mondiale di misure contro la tratta delle donne, la prostituzione coatta e il turismo a sfondo sessuale;

23.esorta i governi, le strutture sindacali, le organizzazioni professionali e le altre organizzazioni interessate a realizzare campagne permanenti di informazione sui diritti delle donne;

24.esorta i governi a realizzare una campagna di sensibilizzazione fra i mass media e le agenzie di pubblicità finalizzata a stabilire un codice di condotta che conferisca dignità all'immagine della donna nella pubblicità;

25.chiede concrete misure di sostegno per le donne dei paesi in via di sviluppo e degli Stati in cui si è avuto un capovolgimento del regime in senso democratico, ivi comprese le donne che chiedono asilo - sia nell'Unione europea che altrove - a causa di persecuzioni dovute al sesso e che non possono beneficiare della protezione dello Stato nel loro paese d'origine; chiede che una valutazione delle implicazioni legate al sesso sia introdotta quale condizione per beneficiare di tutte le misure di aiuto;

26.è favorevole a che gli obiettivi e le esigenze di cooperazione allo sviluppo indirizzati alle donne siano riconosciuti nel quadro di un approccio multidisciplinare nel senso di una partecipazione delle donne, in condizioni di parità, alle attività di pianificazione, esecuzione, controllo e valutazione;

27.ritiene che le Istituzioni dell'Unione siano tenute a elaborare una concezione politica unitaria e coerente per la cooperazione allo sviluppo, che si concentri sulla promozione della donna e imponga agli Stati membri di destinare gradualmente a questo scopo, entro il 2000, la quota fissata da molto tempo dello 0,7 percento del prodotto nazionale lordo;

28.invita la Commissione a presentare un "piano di aiuto immediato europeo" per il miglioramento della situazione delle donne nei paesi in via di sviluppo più poveri, nelle regioni colpite da crisi o nei campi di rifugiati; tale piano deve prevedere come obiettivi prioritari la lotta alla povertà e misure volte a garantire gli approvvigionamenti alimentari, i servizi sanitari di base e le campagne di vaccinazione, l'accesso all'acqua potabile nonché programmi finalizzati di promozione, ad esempio tramite la formazione artigianale o la concessione di crediti di importo ridotto o minimo per la sopravvivenza o l'avvio di attività professionali;

29.sollecita la Commissione e gli Stati membri a operare all'interno degli organismi finanziari internazionali nel senso di dissuadere da misure di adeguamento strutturale che notoriamente comportano impoverimento e aggravamento della condizioni di vita di vasti strati della popolazione, specialmente delle donne e dei bambini, impegnandosi invece a favore di misure volte a alleviare l'onere dell'indebitamento dei paesi in via di sviluppo più poveri;

30.sollecita campagne di informazione volte a rafforzare i diritti della donna nei paesi in via di sviluppo, per esempio ai fini dell'equiparazione in campo giuridico, economico, politico e sociale, a riconoscere i diritti della donna in quanto diritti umani fondamentali e a condannare e perseguire gli atti di violenza contro le donne nonché a ottenere il rispetto del diritto delle donne all'autodeterminazione per quanto riguarda la sfera sessuale;

31.è favorevole a che sia accordato sostegno alle reti locali di donne e alle organizzazioni non governative nazionali, affinché nel contesto della cooperazione allo sviluppo siano realizzate iniziative concernenti le donne;

32.sollecita misure di sensibilizzazione e formazione per tutto il personale della Commissione operante nel settore delle relazioni esterne;

33.chiede che, per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo con i paesi non ACP, siano inseriti nei rispettivi accordi di cooperazione obiettivi concernenti le donne;

34.invita l'Assemblea paritetica ACP-UE a esaminare quale tema centrale, in occasione della prossima sessione, le conclusioni della Conferenza mondiale delle donne di Pechino, in particolare le conseguenze sul piano della politica dello sviluppo;

35.ritiene che le misure e i progetti destinati a promuovere la partecipazione della donna al processo di sviluppo debbano inserirsi in un'ottica interdisciplinare, in cui si tenga conto degli aspetti relativi alla formazione professionale, all'agricoltura, alla salvaguardia dell'ambiente, alla pianificazione familiare e alla condizione della donna nel suo ambiente; a tale scopo è necessaria la partecipazione delle donne alla definizione, alla realizzazione e alla valutazione dei progetti;

36.chiede che la delegazione europea si adoperi per

-una chiara condanna morale dello stupro sistematico quale arma di guerra, come avviene in Bosnia-Erzegovina, in Ruanda e in altri conflitti globali;

-un'appropriata inchiesta dell'ONU sui responsabili e un processo dinanzi a un tribunale internazionale permanente;

-il riconoscimento della violenza sessuale quale motivo legittimo per la concessione del diritto d'asilo;

-raggiungere un consenso mondiale sulla condanna della violenza sessuale contro le donne all'interno e all'esterno delle mura domestiche;

-il riconoscimento che la violenza sessuale contro le donne è una violazione dei diritti umani universali;

-l'adozione di misure di lotta alla violenza sessuale contro le donne;

37.si attende che si pervenga su scala mondiale a un consenso sulla messa al bando della violenza contro le donne e invita l'Unione europea a sollevare alla Conferenza la questione della pace in relazione alle donne;

38.ribadisce energicamente che le donne hanno diritto all'autodeterminazione sul proprio corpo nonché alla vita riproduttiva e sessuale e che la decisione se, quando e quanti bambini mettere al mondo spetta unicamente alle donne, restando inteso che deve esservi un accesso adeguato, su base volontaria, alla consulenza e all'informazione in materia di igiene riproduttiva, ivi comprese programmazione delle nascite e di educazione sessuale nonché in materia di interruzione della gravidanza e di informazione sulla prevenzione del contagio del virus HIV e delle malattie trasmissibili sessualmente nonché ad anticoncezionali sicuri e senza effetti collaterali per la salute;

39.ritiene che la privatizzazione e la ristrutturazione dell'assistenza sanitaria non debbano andare a detrimento di tale accesso all'informazione e alla consulenza;

40.è del parere che l'interruzione della gravidanza non costituisca un mezzo idoneo di programmazione delle nascite; è però favorevole a che le donne che dopo aver deciso autonomamente non intravedano altra soluzione a una situazione di estrema difficoltà possano interrompere legalmente la gravidanza in condizioni mediche ottimali;

41.dichiara in modo inequivocabile che vanno respinte nel modo più totale misure coercitive di controllo delle nascite, in particolare l'aborto forzato; vanno vietate per legge le analisi compiute all'unico scopo di stabilire il sesso del nascituro e che si concludono, in taluni paesi, con l'aborto del feto di sesso femminile;

42. condanna

-l'applicazione di misure forzate e repressive previste dall'attuale politica "del figlio unico" seguita dal governo cinese, che è all'origine di un gran numero di aborti forzati;

-la nuova legge sull'eugenetica entrata in vigore il 1· giugno 1995 in Cina e che prevede l'aborto forzato dei feti che presentano anomalie fisiche e psichiche;

-le pratiche emerse in Cina, dove gli aborti vengono praticati soprattutto sui feti di sesso femminile, bambine vengono vendute a causa della norma "del figlio unico" e avviene un commercio di feti;

-il maggiore ricorso a questi strumenti nel Tibet, che comporta un genocidio strisciante della popolazione indigena tibetana;

e chiede che la delegazione europea iscriva all'ordine del giorno della Conferenza tale violazione dei diritti umani;

43.invita il governo della Repubblica popolare cinese a consentire alle donne di Taiwan e del Tibet nonché ai gruppi di lesbiche e di prostitute di partecipare al Foro delle ONG e a trovare una soluzione per permettere a tali rappresentanti di essere strettamente associati ai lavori della Conferenza stessa;

44.invita la Commissione e il Consiglio a prendere in esame l'opportunità di sostenere il trasferimento della conferenza ufficiale e della conferenza delle ONG in un'altra sede in Australia qualora la Cina non ottemperi alle richieste;

45.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Segretario generale della Conferenza.

 
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