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Parlamento Europeo - 29 giugno 1995
Situazione socioeconomica delle regioni

A4-0125/95

Risoluzione sulla Quinta relazione periodica sulla situazione socioeconomica e sullo sviluppo delle regioni della Comunità (COM(94)0322 - C4-0095/94)

Il Parlamento europeo,

-vista la Quinta relazione periodica sulla situazione socioeconomica e sullo sviluppo delle regioni della Comunità (COM(94)0322 - C4-0095/94),

-visto il regolamento (CEE) 2083/93 del 20 luglio 1993 che modifica il regolamento (CEE) 4254/88 fissante le condizioni di applicazione del regolamento (CEE) 2052/88 per quanto riguarda il FESR ,

-visto l'articolo 8 del regolamento (CEE) n. 4254/88 così emendato,

-viste la Quarta relazione periodica sulla situazione socioeconomica e sullo sviluppo delle regioni della Comunità (COM(90) 0609 - C3-0053/91) e la sua risoluzione in materia del 12 marzo 1992 ,

-visto il Libro bianco della Commissione, in particolare il suo capitolo 10 (COM(93)0700),

-visto il Quinto programma d'azione a favore dell'ambiente (COM(92)0023),

-visto il progetto di programma Europa 2000+ presentato dalla Commissione (CX-86-94-117),

-vista la relazione della commissione per la politica regionale (A4-0125/95),

1.esprime alla Commissione il suo apprezzamento per la Quinta relazione periodica che, con la Quarta relazione periodica e la relazione "Europa 2000+", fornisce una descrizione globale e dettagliata della situazione socioeconomica delle regioni dell'Unione e costituisce una base del tutto adeguata per la formulazione di politiche strutturali a livello dell'Unione; rileva inoltre che ciascuna delle relazioni successive conteneva miglioramenti sostanziali per quanto concerne il numero dei fattori di sviluppo descritti e analizzati;

2.constata con soddisfazione che parecchie delle raccomandazioni formulate nella relazione del Parlamento sulla Quarta relazione periodica sono state riprese dalla Commissione nella Quinta relazione periodica, segnatamente descrizioni più dettagliate della situazione demografica e dell'evoluzione prevista, modelli d'immigrazione, flussi di investimento e politiche regionali degli Stati membri;

3.rileva che non sono stati ancora presi in considerazione gli importanti aspetti delle sovvenzioni statali e dell'economia sommersa e insiste affinché la loro portata e la loro influenza siano valutate nella prossima relazione; sottolinea altresì la necessità di una valutazione di questo tipo, dato il ruolo cruciale che le politiche strutturali e regionali svolgono quali strumenti di sostegno e di potenziamento degli sforzi intrapresi dalle regioni in vista dell'UEM;

4.ricorda agli Stati membri che l'attuazione di politiche socioeconomiche valide continua a essere di competenza dei governi nazionali e delle regioni; ribadisce che, in assenza di un contributo attivo degli Stati membri, l'aiuto finanziario della Comunità può portare solo lentamente alla riduzione delle disparità economiche e sociali;

5.si rammarica del fatto che le azioni positive intraprese in vista della convergenza nominale a livello nazionale non siano accompagnate da una convergenza reale a livello regionale e del fatto che non si tenga conto sufficientemente del divario di coesione all'interno delle regioni; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a garantire la complementarità e l'integrazione delle politiche comunitarie, onde consentire alle regioni di progredire sul piano economico e sociale, impegnandosi al tempo stesso per soddisfare i criteri di convergenza dell'UEM; chiede inoltre che la Commissione presenti proposte e politiche volte a sostenere la convergenza regionale;

6.reputa che non si possa dare per scontato che "l'adozione di una moneta unica si tradurrà in un vantaggio per lo sviluppo regionale", come invece la Commissione sembra ritenere, e che tali vantaggi dipenderanno in gran parte dalla creazione, contestualmente all'unione monetaria, di un'autentica politica economica, fiscale e di bilancio a livello dell'Unione;

7.riconosce il carattere a lungo termine della politica regionale e strutturale della Comunità ed è al tempo stesso consapevole del fatto che le politiche progettate per tempi lunghi devono muoversi nell'ambito dei vincoli finanziari esistenti;

8.fa presente al Consiglio che, onde giustificare l'elevato impegno finanziario, la politica concernente le reti transeuropee nel settore dei trasporti convoglia gli investimenti in regioni in cui la crescita è già forte e pertanto rafforza la concentrazione dell'attività economica in tali regioni, laddove in regioni meno sviluppate diminuiscono le possibilità di un insediamento di imprese;

9.ricorda le conclusioni della relazione, secondo cui gli investimenti in materia di istruzione nelle regioni meno favorite rappresentano una necessità vitale per il miglioramento delle prospettive occupazionali e la promozione della competitività, e ritiene di conseguenza che una parte più ampia dei bilanci pubblici debba essere destinata alle risorse umane, a sostegno dell'insegnamento, della formazione e della ricerca;

10.ritiene altresì di pari importanza rivitalizzare le aree meno favorite mediante incentivi alla creazione e valorizzazione delle piccole e medie imprese;

11.rileva la necessità di migliorare i sistemi di istruzione e formazione e di promuovere la formazione continua per garantire l'adattamento permanente delle qualifiche agli imperativi della crescita della competitività e arginare la disoccupazione;

12.manifesta la sua profonda preoccupazione per le forti disparità esistenti in materia di ricerca e di sviluppo (i tre quarti di tutti i contratti pubblici di ricerca, compresi quelli finanziati dalla Comunità, si concentrano su un piccolo numero di centri d'innovazione);

13.invita la Commissione ad analizzare in modo più dettagliato i fattori di fondo che promuovono la competitività nelle regioni meno favorite, nella prospettiva di orientare meglio le azioni strutturali intese a migliorare le capacità concorrenziali delle regioni; deplora il fatto che, nonostante un miglioramento generale della situazione nelle regioni della Comunità, le disparità socioeconomiche tra regioni più ricche e regioni più povere rimangano molto marcate; rammenta che il rafforzamento della coesione economica e sociale resta uno dei principali pilastri del trattato sull'Unione europea e uno dei cardini degli obiettivi di convergenza comunitaria; si rammarica del fatto che le crescenti disparità tra le regioni e all'interno di esse continuino a determinare livelli di disoccupazione e di sottoccupazione delle risorse umane eccessivamente elevati; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a coordinare più efficacemente le politiche macroeconomiche e comunitarie onde affrontare il problema della

disoccupazione nelle regioni, nonché a rivedere gli strumenti macroeconomici e le politiche comunitarie, alla luce dell'analisi condotta nel Libro bianco, per verificare in che misura essi siano giustificati in considerazione della loro efficacia ai fini della riduzione della disoccupazione e tengano conto mediante speciali misure di accompagnamento dell'aumento della disoccupazione femminile;

14.chiede alla Commissione di analizzare in una futura valutazione l'impatto delle azioni a titolo dei Fondi strutturali in termini di creazione di posti di lavoro, fornendo per quanto possibile statistiche e informazioni per ogni singola regione;

15.invita la Commissione a impegnarsi in modo più sistematico per indagare, individuare e analizzare quei fattori che hanno riflessi negativi sulle disparità in determinate regioni della Comunità e contribuiscono ad ampliarle, nonostante le cospicue risorse assegnate nel quadro delle politiche regionali e strutturali comunitarie;

16.chiede che la Commissione intraprenda uno studio più dettagliato dei tassi di produttività comparata delle regioni che presentano situazioni socioeconomiche paragonabili, allo scopo di valutare qual è stato il contributo delle politiche strutturali comunitarie a tale produttività e di formulare raccomandazioni concernenti le azioni future dei Fondi strutturali;

17.invita la Commissione a tener conto nella sua prossima relazione periodica di questioni specifiche (posizione periferica, ripercussioni regionali e sociali della crisi delle industrie del settore marittimo quali cantieristica, pesca, ecc.) e delle nuove problematiche emergenti (ruolo economico dei porti marittimi e del cabotaggio, tutela dell'ambiente marino, energie rinnovabili), nonché delle prospettive di sviluppo delle regioni costiere europee, in modo da poter realizzare in futuro uno sforzo coerente, nel quadro della politica regionale europea, a favore di queste zone spesso fortemente svantaggiate e periferiche dell'Unione europea;

18.deplora il fatto che i risultati delle missioni di ispezione abbiano messo in evidenza varie irregolarità nell'esecuzione dei Fondi;

19.osserva con preoccupazione che in alcuni casi le politiche regionali attuate negli Stati membri dalle autorità centrali o regionali possono non completare o non rafforzare le azioni comunitarie di politica regionale; invita quindi gli Stati membri e la Commissione a meglio coordinare i rispettivi strumenti di intervento e chiede che la Commissione adotti misure adeguate per garantire che gli Stati membri ottemperino ai loro obblighi quanto alla realizzazione della coesione economica e sociale;

20.ritiene opportuno che in futuro, nell'analizzare i problemi delle regioni costiere, la Commissione proceda da un lato a un'analisi differenziata dell'importanza del settore della pesca e di altri settori marittimi (cantieristica, porti, cabotaggio) in tali regioni - secondo lo schema dell'indagine su settori economici specifici condotta su base geografica nella relazione, che ha interessato il settore automobilistico, l'industria aeronautica, l'industria tessile e dell'abbigliamento nonché l'industria degli armamenti - e, dall'altro, individui eventuali ambiti in cui la politica regionale potrebbe favorire lo sviluppo dei potenziali economici endogeni;

21.ricorda agli Stati membri e alla Commissione l'importante ruolo svolto dagli enti locali e regionali nella riduzione delle disparità economiche e sociali, il evidenzia ulteriormente la necessità di coinvolgerli nella pianificazione e nell'attuazione delle azioni di politica regionale; ricorda che l'applicazione del principio di sussidiarietà richiede innanzitutto trasparenza e partecipazione e quindi un maggior coinvolgimento delle parti sociali e dei poteri locali e regionali a livello di pianificazione;

22.invita la Commissione a intraprendere una valutazione degli interventi strutturali e finanziari degli Stati membri nelle regioni che hanno beneficiato di azioni a titolo dei Fondi strutturali, nonché a rafforzare le misure di controllo e le sanzioni in caso di cattiva utilizzazione dei contributi da parte degli Stati membri; esorta gli Stati membri a garantire che l'intervento finanziario o politico nelle regioni eleggibili rafforzi e consolidi l'obiettivo della coesione economica e sociale, particolarmente nei casi in cui talune azioni sembrino pregiudizievoli per quest'ultima; ritiene che gli Stati membri dovrebbero tener conto delle misure e degli obiettivi dei Fondi strutturali allorché elaborano i loro piani per le regioni eleggibili all'intervento;

23.invita la Commissione a vagliare la possibilità di individuare e definire "regioni socioeconomiche" maggiormente confrontabili (possibilmente riprendendo la maggior parte degli elementi utilizzati per definire "le zone di pendolarismo"), nella prospettiva di formulare con maggior precisione politiche strutturali mirate;

24.invita la Commissione, in attesa della futura riforma dei Fondi strutturali, a intraprendere uno studio sui criteri di ammissibilità di tali Fondi, onde garantire un livello più elevato di efficacia e una concentrazione considerevole di fondi;

25.ricorda agli Stati membri e alla Commissione l'impegno di garantire parità di opportunità, da essi assunto con i regolamenti concernenti i Fondi strutturali, nonché la necessità di un'azione prioritaria a favore delle regioni e delle comunità svantaggiate e più deboli;

26.chiede alla Commissione e agli Stati membri di prevenire un uso errato o improprio dei Fondi strutturali, particolarmente alla luce dell'attuale indagine della Commissione sull'erogazione di contributi a titolo del FESR a imprese di servizi pubblici privatizzate; ritiene che la Commissione dovrebbe garantire l'applicazione severa e rigorosa dei regolamenti e, laddove necessario, modificare gli stessi in modo da prevenire un uso improprio dei fondi;

27.invita la Commissione a esaminare l'impatto del futuro ampliamento dell'Unione sulle politiche relative ai Fondi strutturali e, più in particolare, a preparare sollecitamente, secondo il modello dello studio sulla PAC, un'analisi dettagliata delle implicazioni di bilancio di un futuro ampliamento nonché una valutazione delle necessarie misure di ridistribuzione degli stanziamenti di bilancio, per garantire il raggiungimento dell'obiettivo della coesione economica e sociale nel rispetto dell'"acquis" comunitario e in uno spirito di solidarietà; ritiene altresì opportuno intensificare gli sforzi allo scopo di garantire che i fondi disponibili siano utilizzati in modo ottimale;

28.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

 
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