B4-1188, 1189, 1190, 1192, 1193 e 1196/95
Risoluzione sulla situazione nell'ex Jugoslavia
Il Parlamento europeo,
-viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione nel territorio dell'ex Jugoslavia, in particolare la risoluzione del 13 luglio 1995 su Srebreniça ,
A.considerando che la conferenza di Londra del 22 luglio 1995 ha delineato un nuovo quadro politico e militare allo scopo di proteggere con maggiore efficacia le zone di sicurezza istituite dalle Nazioni Unite nella Bosnia-Erzegovina,
B.considerando che successivamente le forze della NATO, d'intesa con l'ONU, e la forza di reazione rapida sono intervenute per attuare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, segnatamente per quanto riguarda il ritiro delle armi pesanti dei serbi di Bosnia da una fascia di 20 chilometri attorno a Sarajevo,
C.considerando che a tutt'oggi una parte di queste armi è stata ritirata o assoggettata al controllo dell'ONU, che per il momento pare più o meno assicurato l'accesso via terra a Sarajevo e che in dette circostanze l'intervento armato è stato sospeso in attesa del ritiro completo delle armi in questione,
D.riconoscendo il ruolo guida svolto dagli Stati Uniti nel prendere iniziative diplomatiche a seguito dell'incapacità del Consiglio dei ministri di attuare un'azione efficace,
E.profondamente preoccupato per la situazione disperata di migliaia di rifugiati, che sono le vittime innocenti di questa guerra, espulsi dagli eserciti croato, bosniaco e serbo nel corso delle operazioni belliche, e considerando i resoconti allarmanti su saccheggi di proprietà e attacchi contro la popolazione civile serbo-croata nella Krajina da parte di truppe croate,
F.considerando che l'Unione europea non può restare neutrale nel conflitto ma deve difendere i principi e i valori che stanno alla base della propria struttura, mirando a una soluzione politica orientata al ripristino di una società multietnica, multireligiosa e multiculturale nell'insieme del territorio dell'ex Jugoslavia,
G.considerando l'accordo raggiunto a Ginevra l'8 settembre 1995 tra i ministri degli esteri della Bosnia-Erzegovina, della Croazia e della Jugoslavia,
H.considerando l'accordo iniziale raggiunto a New York il 13 settembre 1995 tra la Grecia e la FYROM,
I.considerando l'iniziativa del Consiglio per un piano di ricostruzione nell'ex Jugoslavia,
1.appoggia la doverosa azione per far rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU concernenti la zona di esclusione di Sarajevo e la protezione delle zone di sicurezza dell'ONU, sollecita le forze serbo-bosniache a ritirare tutti i loro armamenti pesanti dalla zona di esclusione circostante la città di Sarajevo e ad aprire in modo permanente le vie di accesso aeree e stradali a tale città ed è consapevole dell'inevitabile necessità di mantenere la pressione delle forze NATO sino a quando tali condizioni non saranno state pienamente soddisfatte;
2.insiste affinché si proceda al più presto, in quanto elemento del processo di pace, al riconoscimento reciproco ed esplicito di frontiere riconosciute a livello internazionale per la Croazia, la Bosnia-Erzegovina e la Serbia;
3.invita i governi della Bosnia-Erzegovina e della Croazia ad astenersi da ogni azione che potrebbe portare a un ulteriore aumento del numero di rifugiati dell'ex Jugoslavia e di sfollati su tale territorio; li esorta in particolare a garantire la protezione degli abitanti della città di Banja Luka e a evitare un nuovo esodo di serbi bosniaci da tale regione;
4.osserva con interesse che i negoziati tra tutte le parti interessate sono sfociati in un accordo preliminare che potrebbe portare la Bosnia-Erzegovina alla pace e sollecita l'Unione europea a seguire con attenzione la sua evoluzione;
5.esprime la convinzione che vada adeguatamente sostenuto il lavoro del tribunale internazionale sui crimini di guerra nell'ex Jugoslavia;
6.chiede fermamente che tutti gli Stati membri dell'Unione, la Federazione russa e gli altri membri del Consiglio di sicurezza dell'ONU siano pienamente coinvolti nell'applicazione delle proposte di pace e contribuiscano alla ricostruzione di tutta la Bosnia-Erzegovina;
7.sottolinea inoltre che occorre prestare particolare attenzione al ripristino di una società multietnica, multireligiosa e multiculturale in Bosnia-Erzegovina nonché alla creazione di un sistema di governo democratico e rispettoso dei diritti dell'uomo; insiste pertanto affinché siano assicurati a tutti i profughi il diritto e la possibilità di tornare nel loro luogo di origine;
8.esorta i governi croato e serbo ad astenersi dall'impiego della forza per risolvere il problema del controllo della Slavonia orientale;
9.insiste che il governo croato deve permettere a tutti i serbi che sono stati scacciati da località croate nelle quali hanno vissuto per generazioni di tornare indenni alle loro case se lo desiderano e ritiene che l'attuazione del programma PHARE in Croazia debba essere subordinata a questa condizione;
10.insiste che il governo di Belgrado non deve trasferire rifugiati serbi nel Kosovo e nella Vojvodina allo scopo di alterare la composizione etnica di queste due province;
11.pur appoggiando la proposta del Consiglio per un piano di ricostruzione nell'ex Jugoslavia, esige che esso sia destinato esclusivamente ai governi che rispettano le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU in materia e cooperano nella loro attuazione e ribadisce che l'incoraggiamento al rimpatrio dei rifugiati, le misure concrete per promuovere la fiducia, il dialogo interetnico e la coesistenza pluriculturale sono elementi integrali di questo piano;
12.per quanto riguarda la FYROM, si rallegra che, grazie alla mediazione degli Stati Uniti, sia stato infine sottoscritto un accordo iniziale tra questo paese e la Grecia, il che dimostra la volontà di contribuire alla stabilità nella regione, e auspica che tutti i problemi ancora aperti possano trovare soluzione nel clima attuale di collaborazione e buona fede;
13.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai Segretari generali delle Nazioni Unite e della NATO e ai governi degli Stati Uniti, della Federazione russa e di tutti gli Stati dell'ex Jugoslavia.