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Parlamento Europeo - 15 novembre 1995
AIDS nei PVS

A4-0146/95

Risoluzione sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo in merito alla politica della Comunità e degli Stati membri in materia di AIDS nei paesi in via di sviluppo (COM(93)0479 - C3-0022/94)

Il Parlamento europeo,

-vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 7 gennaio 1994 (COM(93) 479 - C3-0022/94),

-vista la dichiarazione del Consiglio dei ministri per lo sviluppo del 6 maggio 1994 in merito a tale comunicazione,

-vista la risoluzione finale del Vertice mondiale sull'AIDS del 1· dicembre 1994 a Parigi,

-visti la relazione della commissione per lo sviluppo e la cooperazione e i pareri della commissione per i bilanci, della commissione per la protezione dell'ambiente, la sanità pubblica e la tutela dei consumatori, della commissione per l'energia, la ricerca e la tecnologia e della commissione per i diritti della donna (A4-0146/95),

A.profondamente preoccupato per la continua espansione dell'AIDS in tutti i paesi del mondo, in particolare nei paesi in via di sviluppo, dove nel 2000 vivrà perlomeno l'80% delle persone contagiate dal virus HIV,

B.ritenendo che l'epidemia di AIDS non sia soltanto un fenomeno medico ma che debba essere affrontata nella sua globalità dal momento che ingenera conseguenze destrutturanti al contempo sociali, economiche, demografiche, giuridiche e politiche, che tendono inoltre a facilitare l'espansione della malattia,

C.considerando che l'epidemia di AIDS postuli per essere combattuta azioni di solidarietà sia a livello mondiale che a livello europeo in materia non solo di ricerca terapeutica ma anche di informazione e di prevenzione e considerando che dette azioni di solidarietà debbono del pari consentire di intensificare le indispensabili cure individuali dei pazienti,

D.considerando che attualmente nessun mezzo consente di contenere lo sviluppo del virus e che farmaci ancora oltremodo dispendiosi - per non dire inabbordabili per i PVS - servono solo a rallentare il processo evolutivo della malattia; considerando altresì che il solo mezzo efficace per contrastrare la trasmissione per via sessuale del virus HIV rimane il profilattico,

E.considerando che l'entità dei problemi sociali nei PVS induce i giovani a prostituirsi, saltuariamente o costantemente, e che l'aumento del "turismo del sesso" promuove questo mezzo di esistenza aumentando maggiormente la propagazione del virus,

F.considerando i lavori in atto a livello dell'Unione sui provvedimenti da adottare in ordine alla sicurezza delle trasfusioni e considerando che detti lavori devono servire da riferimento nei paesi in sviluppo e che va loro apportata un'adeguata assistenza,

G.prendendo atto che l'AIDS colpisce le categorie di popolazione più attive, con ripercussioni disastrose su tutto il tessuto sociale e produttivo, il che ipoteca in larga misura i risultati ottenuti in campo economico e sociale e mette in pericolo a lungo termine lo sviluppo durevole di tali paesi,

H.considerando che le donne e gli adolescenti di sesso maschile debbono formare oggetto di un'attenzione particolare poiché sono biologicamente, epidemiologicamente e socialmente più vulnerabili al virus rispetto agli uomini adulti e che su di loro la prevenzione può essere più efficace,

I.considerando che occorre trovare modi per aiutare i figli delle donne contagiate dall'HIV e gli orfani dell'AIDS,

J.considerando che i sistemi sanitari e assistenziali nei paesi in via di sviluppo registrano gravi deficit e che mancano personale qualificato, medici e strutture di assistenza,

K.considerando che l'AIDS, alla stregua delle classiche malattie tropicali e in linea generale delle malattie indotte dalla povertà e a causa delle sue incidenze socioeconomiche - specie sui servizi sanitari - costituisce un notevole ostacolo allo sviluppo,

L.considerando che sinora gli sforzi compiuti dalla comunità internazionale e dall'Unione sono risultati insufficienti e che è necessario un aumento delle spese finalizzate alla prevenzione per ridurre, nel lungo periodo, i costi diretti e indiretti dell'epidemia, soprattutto affinché nella diffusione delle informazioni si possa tener conto di un nuovo comportamento sessuale che in determinati gruppi a rischio consiste nel rifiutare l'uso dei profilattici,

M.profondamente allarmato per la continua riduzione delle risorse per la ricerca relativa all'HIV e all'AIDS, determinata dal fatto che l'industria farmaceutica non intende continuare a investire in ricerche costose che non le apporta profitti a medio termine,

N.ribadendo quanto contenuto nella risoluzione dell'Assemblea paritetica ACP-CEE sull'AIDS in data 1· ottobre 1992,

1.si compiace che la Commissione abbia descritto in una comunicazione la sua politica di lotta contro l'AIDS nei paesi in via di sviluppo e che tale politica tenga conto degli aspetti non solo medici ma anche socioeconomici;

2.constata tuttavia che né tale comunicazione né il parere del Consiglio rappresentano una base sufficiente per le ulteriori azioni della Comunità e dei suoi Stati membri;

3.richiama l'attenzione sull'inadeguata dotazione finanziaria, la mancanza di una chiara base giuridica e sulla carenza di informazioni in ordine alle azioni perseguite sinora e al loro risultato;

4.sollecita una maggiore concentrazione su alcune misure prioritarie;

5.chiede alla Commissione di presentare una relazione dettagliata sulle azioni intraprese sinora e i loro risultati e auspica la definizione di una chiara base giuridica e di un preciso programma d'azione;

6.invita la Commissione a proporre un programma d'azione per la lotta contro l'AIDS nei paesi in via di sviluppo;

7.ritiene determinante concentrare gli aiuti sulle seguenti misure:

-approvvigionamento di sangue esente da HIV, unitamente al divieto di vendita incontrollata di sangue da parte di istituzioni e singoli,

-migliore formazione e informazione del personale medico, sopratutto per quanto riguarda lo stoccaggio del sangue e l'esecuzione delle trasfusioni,

-promozione dell'utilizzo di siringhe monouso e libera distribuzione delle stesse, ovvero misure per l'efficace sterilizzazione delle siringhe,

-maggiore informazione dei responsabili dell'opinione pubblica quali gli insegnanti, gli eletti locali e i rappresentanti dei mezzi di informazione (dovrebbero in particolare essere attuati programmi di informazione per i giornalisti radiofonici e televisivi),

-promozione della diffusione di apparecchi radio senza pila per migliorare l'informazione della popolazione,

-sensibilizzazione e responsabilizzazione della popolazione, soprattutto dei gruppi a rischio - compresi i turisti - all'uso dei profilattici,

-una politica specifica di prevenzione della malattia e di educazione sessuale, specie presso le donne e i minori,

-aiuti per l'allestimento di strutture di consulenza e assistenza,

-promozione di tutte le misure profilattiche per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e riduzione dei costi di produzione e commercializzazione dei preservativi;

reputa inoltre che tali misure debbano essere attuate in cooperazione e/o collaborazione con i governi, le autorità locali e regionali nonché le ONG locali;

8.sottolinea la necessità di incoraggiare e di coordinare le azioni delle ONG che svolgono un ruolo fondamentale nella lotta contro l'AIDS grazie ai loro contatti diretti con le popolazioni locali, che esse possono sensibilizzare maggiormente alla gravità del problema, ritiene opportuno altresì incoraggiare la collaborazione tra le ONG e i programmi nazionali di lotta contro l'AIDS;

9.constata che il virus HIV e l'AIDS, colpendo soprattutto la popolazione attiva, hanno un forte impatto economico e sociale nei PVS; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri, nell'ambito delle loro politiche di cooperazione allo sviluppo, ad attuare programmi di sviluppo sociale e umano in grado di compensare economicamente le perdite derivanti dalla immobilità economica in cui è costretta parte della popolazione attiva;

10.esorta a tener maggiormente conto della situazione socioeconomica degli ammalati di AIDS, i quali devono essere integrati nell'economia e nel mondo del lavoro locali;

11.giudica indispensabile ravvicinare gli interventi sanitari a favore delle popolazioni attraverso la promozione del rafforzamento dei legami tra i sistemi ospedalieri e il decentramento dei trattamenti;

12sollecita, in considerazione delle risorse limitate, una concentrazione delle azioni nei paesi più poveri;

13.constata che la prevenzione può avere migliori possibilità di successo quando lo sviluppo dell'epidemia si trova ancora in uno stadio iniziale;

14.invita l'Unione europea ad adottare una politica volta a creare un ambiente sociale e soprattutto economico in cui le donne e le adolescenti vengano maggiormente poste nella condizione di decidere autonomamente attraverso l'istruzione, la formazione professionale e misure di carattere legislativo e sociale;

15.esorta a tenere conto delle esigenze di assistenza medica delle donne nei casi di violenza, soprattutto in periodi di guerra, in considerazione del conseguente maggiore rischio di contagio con l'HIV;

16.ritiene necessario accordare grande importanza a talune situazioni a rischio come quella delle prostitute(i), dei carcerati, dei militari, dei rifugiati e ritiene che meriti un'attenzione particolare la situazione specifica delle popolazioni nomadi, soprattutto in termini di accesso alla prevenzione, alla individuazione della malattia e al trattamento;

17.invita la Commissione e gli Stati membri, nell'ambito dei loro programmi di cooperazione con i PVS, a prevedere soprattutto meccanismi giuridici e penali di repressione del "turismo del sesso", procedendo nei rispettivi paesi alla chiusura delle agenzie di viaggio implicate nel traffico sessuale e alla repressione di quegli ambiti informali che alimentano il turismo del sesso;

18.chiede che la lotta contro l'AIDS e il virus HIV diventi parte integrante della politica di sviluppo e sollecita l'inserimento della politica anti AIDS e anti HIV nei programmi di informazione e igiene sessuale (comprese la pianificazione familiare nonché la prevenzione e cura della malattie sessualmente trasmissibili); auspica un rafforzamento della ricerca e della formazione in loco nei paesi in via di sviluppo;

19.esorta la Commissione a presentare uno studio di fattibilità relativo al sostegno a iniziative locali per la distribuzione di preservativi in Africa e per la promozione dell'accesso a servizi di consulenza pre-test e post-test che possano essere forniti localmente insieme a metodi economicamente accessibili di test per l'HIV e a promuovere la messa a punto di esami poco costosi per verificare il contagio del sangue e dei prodotti del sangue con l'HIV;

20.ritiene che, pur dovendo essere rispettosa delle tradizioni culturali delle varie società dei PVS, la lotta all'AIDS e alla propagazione dell'HIV non possa essere frenata od ostacolata da considerazioni esclusive di ordine religioso; invita la Commissione e gi Stati membri, nell'ambito delle loro politiche di cooperazione sanitaria, a implementare politiche di educazione sessuale che spingano alla corretta utilizzazione di tutti i mezzi di profilassi in modo rispettoso delle culture locali;

21.constata che in loco è stato più volte raggiunto un compromesso pragmatico con i rappresentanti delle comunità religiose in ordine all'atteggiamento nei confronti dell'utilizzazione dei profilattici ed esorta il Consiglio ad avviare un dialogo su tale questione con eminenti rappresentanti delle religioni mondiali;

22.esorta a effettuare ricerche per lo sviluppo di metodi di contraccezione femminili che forniscano protezione nei confronti delle malattie sessualmente trasmissibili, compreso il contagio da HIV/AIDS;

23.pone l'accento sulla necessità di migliorare lo stato delle statistiche esistenti e propone la creazione di una banca di dati incaricata di raccogliere e di diffondere le informazioni e le statistiche destinate alle persone interessate negli Stati membri dell'Unione e nei PVS;

24.sottolinea che il coordinamento delle azioni della Comunità e degli Stati membri è ancora carente e ne sollecita il miglioramento con un programma di interventi che si integrino sistematicamente con la politica interna comunitaria in materia di AIDS e sollecita un potenziamento delle risorse umane della Comunità e degli Stati membri dotate di competenza specifica e di esperienza per i problemi dell'HIV/AIDS;

25.rileva con vigore che una lotta efficace contro l'AIDS nei paesi in via di sviluppo richiede la concertazione della politica sanitaria della Comunità e degli Stati membri ed esorta pertanto la Commissione e i singoli Stati a coordinare i loro programmi di cooperazione nel settore sanitario e di lotta contro l'AIDS nei singoli paesi e a livello regionale;

26.è profondamente preoccupato per i limitati mezzi finanziari stanziati dalla Comunità e dagli Stati membri per la lotta contro l'AIDS, i quali, come risulta dalla comunicazione, per il periodo 1994-1998, assommano a un importo minimo indicativo di 199.000.000 ECU, collocandosi pertanto al di sotto dell'importo stanziato per il periodo 1987-1992, quando la diffusione della malattia non aveva ancora raggiunto le proporzioni attuali; esorta pertanto le istanze competenti a incrementare considerevolmente il sostegno finanziario internazionale per la lotta contro l'AIDS nei paesi in via di sviluppo;

27.constata con estrema preoccupazione la diminuzione crescente dell'interesse della comunità politica internazionale rispetto alla lotta all'AIDS e all'HIV ed è preoccupato per l'inazione che caratterizza molti governi in questo settore; sollecita perciò con forza tutta la comunità internazionale a impegnarsi seriamente nella ricerca di metodi capaci di sconfiggere la malattia o quanto meno di contenerla, e invita le Nazioni Unite a decretare un "decennio per la lotta all'AIDS", durante il quale si dovrebbero coordinare gli sforzi degli Stati e dei centri di ricerca in questo settore, così da pervenire quanto prima all'individuazione di un vaccino anti-HIV;

28.constata che i ricchi Stati del petrolio e il Giappone partecipano scarsamente alle azioni globali contro l'AIDS e invita i ministri degli Affari esteri nell'ambito della PESC a presentare rimostranze a tali Stati;

29.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio e ai governi degli Stati membri.

 
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