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Sansa Tito - 14 giugno 1993
L'Onu mette il bavaglio a Curdi e Tibetani

Si è aperta oggi, a Vienna, la Conferenza Onu sui diritti umani. Nell'articolo che segue vengono esaminate in rapoda analisi le contraddizioni emerse già nei giorni immediatamente precedenti, durante il Forum delle NGO, come l'esclusione del Dalai Lama, quella verso i curdi o la rappresentante palestinese, ecc... In sostanza l'autore si chiede se questa sia come da più parti viene definita la Conferenza dell'ipocrisia o della cattiva coscienza.

La Stampa - Tito Sansa

Non era ancora cominciata la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui diritti umani che verrà aperta stamane da Boutros Ghali dell'Austria Center di Vienna, che già liti furibonde ed incidenti diplomatici erano scoppiati tra i

quasi 5 mila delegati di 181 nazioni, l5OO in rappresentanza dei governi, circa 350 delle organizzazioni non governative (abbreviazione Ngo), convenuti insieme con un migliaio di giornalisti nella capitale austriaca.

All'origine delle dispute tra Onu ed organizzazioni non governative, tra Onu e Governo austriaco, all'interno dello stesso Ngo sono: il veto della Cina alla partecipazione del Dalai Lama, il leader spirituale del Tibet occupato da Pechino, la esclusione, poi parzialmente revocata, delle organizzazioni non governative dalla tribuna degli oratori, le manifestazioni di intolleranza nei confronti di alcuni ospiti, come l'ex presidente Jimmy Carter e la palestinese Issam Ai al Hadi, ai quali è stato impedito di parlare.

In sostanza coloro che sono venuti per difendere i diritti umani, violano uno dei diritti fondamentali, quello della libertà di parola. Nessuno potrà, per esempio, durante la conferenza, la più colossale mai organizzata a Vienna citare i Paesi resisi colpevoli di violazioni dei diritti umani, secondo la vecchia regola del "nominare il peccato ma non il peccatore". L'hanno chiesto alcuni dei governi partecipanti, come la Cina, Cuba, il Pakistan, I'Iran, la Colombia, la Siria, tutti Paesi che non vogliono venir messi alla gogna.

Per dodici giorni dunque, fino al 25 giugno, nell'Austria Center verranno pronunciati bei discorsi a difesa della democrazia, dello sviluppo, della lotta alla povertà, contro il razzismo, a favore delle minoranze e delle donne, eccetera senza che vengano fatti i nomi dei colpevoli. Ma il ministro degli Esteri austriaco Alois Mock, che stamane verrà eletto presidente della conferenza, ha già annunciato che non terrà conto del veto, assicurando »non toglierò la parola a nessuno .

Mock, che ci tiene assai a far discutere le violazioni nell'ex-Jugoslavia, ha assunto la funzione di difensore dei diritti, sostituendosi ai delegati litigiosi. Ha convocato l'ambasciatore cinese Hu Benyao e ha protestato per il veto al Dalai Lama, ricevendo come risposta una neanche tanto larvata minaccia di raffreddare i rapporti economici tra Pechino e Vienna, ha rimproverato a Boutros Ghali il cedimento dinanzi ai cinesi, e ha annunciato che il Dalai Lama, premio Nobel per la pace nell'89, verrà accolto con tutti gli onori e sarà ospite del governo austriaco insieme con cinque altri Nobel.

Ieri sera poi, Mock ha accennato alla eventualità di invitare stamane il capo spirituale dei tibetani a partecipare alla seduta inaugurale della conferenza. Il che si teme a Vienna potrebbe portare all'uscita della delegazione governativa cinese. Informato di ciò, il Dalai Lama arrivato ieri sera a Vienna da Monaco di Baviera, ha tenuto subito una conferenza stampa e ha avuto parole concilianti verso la Cina, che »non deve venire isolata, ma integrata .

»Conferenza della cattiva coscienza viene chiamata la riunione viennese, alla quale partecipano ministri di 110 Paesi tra cui quelli degli Esteri americano e russo, Christopher e Kosyrev, »conferenza dell'ipocrisia dicono le organizzazioni non governative ammesse alfine a prendere la parola (ma tra le ore 20 e 23 "quando non ci sarà nessuno") e si domandano »dove è il rispetto dei diritti umani mettono la museruola?

Conferenza difficile, dunque, se non si riesce nemmeno a mettersi d'accordo sul significato finale, con Stati Uniti e Amnesty International da una parte che propongono un commissario per i diritti umani alle Nazioni Unite, mentre diversi Paesi del Terzo Mondo rifiutano la proposta che considerano una intromissione nei loro affari interni e premono invece per il »diritto allo sviluppo , leggi aiuti dal Nord. Che cosa scaturirà insomma dai dodici giorni di questa conferenza »mammuth ?

Difficile fare previsioni. "Mi auguro che passi alla storia-ha detto il socialista austriaco Peter Jankowitsch come la conferenza di Helsinki del 1975 . E lo stesso Jankowitsch ha invitato a "non spazzare sotto il tappeto problemi gravissimi, come quello dei 25 milioni di curdi oppressi contemporaneamente dall'Iran, dall'Irak e dalla Turchia, Paesi presenti con nutrite delegazioni governative a Vienna. I rappresentanti curdi invece sono stati rifiutati dalle Nazioni Unite. La loro colpa è quella di non avere uno Stato, di non avere un governo. E questo li condanna al silenzio.

 
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