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- 24 ottobre 1994
Questione slovena.

Si è nuovamente aperto il contenzioso tra Slovenia e Italia. Che fare?

Riassunto della vicenda:

l'Italia vincola l'associazione della Slovenia alla Comunità europea, alla previa risoluzione dei rapporti tra i due paesi.

In particolare si mette avanti, da parte italiana, la richiesta di una corsia preferenziale per gli esuli italiani al fine di consentire, a loro ed ai loro eredi, l'acquisto di beni a suo tempo espropriati, altrimenti: veto italiano all' associazione alla UE.

A questo ricattino Lubiana risponde picche, argomenta che non si possono richiedere modifiche costituzionali di tale entità forzando i tempi di una normativa (comunitaria) alla quale comunque la Slovenia si dovrà adeguare, ma nei tempi propri. In verità, data la debolezza del mercato sloveno, una immediata apertura di questo agli stranieri

comporterebbe la sostanziale svendita di detti beni.

Ma l'affaire è complicato soprattutto da ragioni di politica interna slovena.

L'attuale Ministro Peterle, già vacante essendo dimissionario dopo l'elezione a lui sgradita del presidente del Parlamento: Josef Skolc (ricordate a Bohinj il giovane allampanato presidente della ZSMS-gioventù socialista, vagamente somigliante a Stallio ?? beh! è lui), il Ministro dicevo ha da tempo scelto una linea di trattativa e di disponibilità verso le richieste italiane.

Pochi giorni fa ha firmato ad Aquileia un accordo, preparatorio ad una riunione Berlusconi-Drnovsek (premier sloveno) nel quale veniva incontro alle richieste italiane.

Solo che questo accordo è stato immediatamente silurato dal Governo sloveno, sconfessando con ciò lo stesso ministro.

In seno al governo infatti si muovono i cosiddetti falchi con il capofila Zoran Thaler (altro simpaticone di Bohinj, alto, robusto, con occhiali e figura alla Clark Kent) aspirante Ministro degli esteri, che cercano di fare fuori Peterle rimproverandolo di essere un mollaccione. I sondaggi, con il 59% degli sloveni, danno ragione a costoro, considerando "debole" la linea verso l'Italia.

Ora, a parte i nostri ex amichetti della ZSMS assurti in carriera, ed i loro atteggiamenti rambisti, molto in voga in Slovenia, io ritengo che la posizione slovena sia sostanzialmente giusta e ragionevole.

Non vi è infatti alcuna ragione di principio per abbinare l'associazione della Slovenia alla UE alla soluzione di trattative particolari quali sono quelle bilaterali.

Si tratta invece dell'utilizzo strumentale da parte del Governo italiano di una posizione di forza per far valere propri interessi (in modo smaccato e per demagogia storica da parte di AN, in modo più cauto ma sempre sostanzialmente identico da parte di Martino).

Proposte.

Credo che come Pr transnazionale, ma anche come semi-membri del Governo Berlusconi (invio questa nota anche a Marco), dovremmo farci sentire sul tema, ribadendo quelle che furono le posizioni pre-elettorali a Trieste: "Slovenia subito nella UE. Mettiamo da parte ogni tipo di veto. Le questioni aperte si risolveranno in via naturale laddove la Slovenia dovrà comunque armonizzare la propria legislazione a quella comunitaria."

Un altro argomento, suggeritomi dall'ambasciatore italiano che ho visto qualche giorno fa, è che il rischio che si profila è quello del raddoppio dei tempi. Se non vi fosse alcun veto italiano la questione si potrebbe risolvere in una decina di anni (tempi di ingresso nella UE), persistendo il veto ce ne vorrà almeno il doppio per consentire alla Slovenia di alzare i suoi standard sulla vendita dei terreni, per ridefinire sto 'zzo di accordo, per ripresentare la domanda ecc.

Un ultimo argomento, che Martino dovrebbe considerare, è che si fa una figura barbina nella UE dove gli altri partner non vedono di buon occhio questa mossa italiana smaccatamente opportunista.

Quello che propongo è di fare almeno un comunicato stampa (che posso anche scrivere io), se non altre pressioni, sui contenuti su esposti.

Laddove prendessimo una posizione netta mi sarebbe alquanto utile per riallacciare rapporti con i menzionati Thaler e Skolc.

 
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