PER ABOLIRE LA PENA DI MORTE ENTRO L'ANNO 2000Ho ribaltato il testo di Sergio, cambiando o aggiungendo qualche parola.
Suggerirei di far rivedere il testo - anche l'inglese - a Furio Colombo. E' partito ieri per Roma. E' rintracciabile a Repubblica.
Ai cittadini e ai parlamentari americani, ai militanti abolizionisti e ai delegati dei paesi alle Nazioni Unite, alle organizzazioni dei diritti umani e dei diritti civili, proponiamo un grande conferenza, da tenere negli Stati Uniti nel 1995, sull'abolizione della pena di morte entro il 2000. Per organizzarla, servono almeno 300.000 dollari (?). Manifestatevi subito, comunicate la vostra disponibilità, inviateci il vostro denaro.
Noi non pensiamo di dividere il mondo tra "civili" e "incivili". Diciamo però che occorre guadagnare, passo dopo passo, una nuova soglia di inviolabilità dell'individuo; garantire quell'irriducibile umano che - come ha detto Boutros Ghali - fa di tutti noi un'unica comunità. E' già successo per l'abolizione della schiavitù, è successo per l'interdizione della tortura. All'alba del terzo millennio, aboliamo anche la pena di morte: è una necessità non più dell'individuo, ma di questo tempo e di questa società.
Importanti istituzioni internazionali hanno inverato questa urgenza. Il Parlamento europeo ha stabilito che nessuno Stato può disporre della vita dei propri cittadini prevedendo la pena di morte come conseguenza di reati, anche se gravissimi. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - istituendo il Tribunale per i crimini nella ex Jugoslavia - ha escluso in ogni caso la pena capitale.
Anche dagli Stati Uniti è venuto un segnale importante: la limitazione della vendita delle armi, nell'affrontare l'emergenza criminale, indica una via diversa da quella della pena di morte. Su questa strada occorre andare avanti.
La pena di morte è oggi prevista negli ordinamenti di 132 Stati della comunità internazionale su 184, ed è ancora applicata in 96 paesi. In alcuni Stati della Federazione americana viene eseguita in circostanze escluse da convenzioni internazionali sui diritti umani, nei confronti di minorenni e di malati di mente. Molti, non solo in America, chiedono di mantenere o di reintrodurre la pena capitale. Non raramente, è un senso di "giustizia" profondo che li anima, e rispondono in questo modo all'illegalità e all'impunità che li colpiscono. Molti Stati, intere comunità, si richiamano a tradizioni millenarie e a radicate convinzioni religiose.
In questi giorni, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sta discutendo la proposta italiana di sospensione universale delle esecuzioni capitali. Essa consentirà agli Stati dell'Est che stanno riscrivendo le proprie costituzioni e a quelli dell'Ovest che non le hanno mutate per secoli, di guadagnare il tempo necessario perché si affermi nell'opinione pubblica e nelle leggi un nuovo diritto della persona: non essere uccisi a seguito di una sentenza o misura giudiziaria. Consentirà inoltre agli Stati Uniti, e agli altri membri del Consiglio di Sicurezza, di risolvere la contraddizione nella quale sono caduti: hanno approvato lo statuto del Tribunale che esclude la pena di morte per i crimini commessi nei lager bosniaci, mentre si riservano, a casa propria, di eseguire uccisioni "legali" per reati infinitamente meno gravi.
Noi, cittadini e parlamentari di diversi paesi, Premi Nobel, personalità della scienza e dell'arte, sindaci e uomini di governo, rappresentanti di tutte le religioni e di tutti i partiti, chiediamo all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di annunciare subito agli Stati una moratoria delle esecuzioni capitali. Siamo convinti che un tale annuncio coglierà un ascolto diverso che in passato, e creerà nuova possibilità di formare coscienze e stabilire regole comuni.
Anche per questa ragione, l'appuntamento della Conferenza Internazionale per il 1995, che vi proponiamo di finanziare e organizzare insieme a noi, sarà di grande importanza per ottenere finalmente l'abolizione entro la fine di questo millennio della pena di morte.