Nella bozza di appello per l'indizione di una conferenza sulla pena di morte si fa l'esempio dell'abolizione della schiavitù e della tortura. Non è, del resto, la prima volta che in scritti e discorsi radicali questo precedente viene citato.E' possibile che sia comunque utile mantenere l'evocazione. Tuttavia, ed amaramente, vorrei sottolineare che è pur vero che la schiavitù fu formalmente abolita nella Russia di Alessandro II nel 1861, e quattro anni dopo - sulle macerie del Sud - in tutti gli Stati Uniti; ma che essa esiste tuttora in gran parte del mondo. E' diffusissima in alcune aree, ed in particolare nel Sud-Est asiatico, nella penisola arabica, in Brasile; più rarefatta e mascherata in altre, dove spesso riguarda lo sfruttamento dello straniero clandestino. E', se possibile, una piaga pari a quella della pena di morte per orrore, e della quale sono vittime verosimilmente centinaia di milioni di persone.
No, abolire la schiavitù è tutt'altro che un traguardo raggiunto.
TORTURA
Quanto alla tortura, si tratta di una prassi ancora costante, sebbene solitamente negata, in decine di Paesi, dalla Turchia a Cuba ed alla Russia; se ne sono registrati esempi isolati recenti anche negli Stati Uniti o in Italia; ed è addirittura una punizione legale in molti Paesi di tradizione islamica.