Lettera circolare.
Ho partecipato (assistito) stamattina ad una riunione dei collaboratori di E.Bonino, convocata per sviluppare gli schemi di lavoro. Un gruppo appena "reduce" dalla splendida campagna "New York New York", e dunque, naturalmente e plausibilmente, soddisfatto del lavoro compiuto, che avrebbe dovuto poter "raccogliere" ora, politicamente e oprganizzativamente, i frutti di quanto fatto.
Invece, no. Vedevo i compagni incerti sul da farsi, poco convinti di dove sono (siamo), preoccupati.
Incombe su di loro, con Emma, la responsabilità di uscire dalle strettoie finanziarie e organizzative che si rovesciano in dosi massicce sul partito.
Emma deve trasferirsi a Bruxelles, per avviare un'opera difficilissima anche se non priva di prospettive, al partito non c'è un soldo. Come non essere, non sentirsi in difficoltà? Vie d'uscita? Nessuna, salva l'ipotesi di una forte campagna di iscrizioni, che "monetizzi" nel bene il successo. Per martedì 20 (credo), programmata una conferenza stampa, che esponga la situazione.
Io stesso, frustrato e depresso, sono uscito dalla sede senza un'idea ma con infinite preoccupazioni. So, sono certo, che l'unica cosa da fare è gettarsi sulla campagna iscrizioni. Disperatamente, da qui alla fine dell'anno, per "verificare" la tenuta e le prospettive. Cosa posso offrire, personalmente? Poco: mettermi a disposizione, di un gruppo, di una persona, che guidi la baracca. C'è? Ma questo è il problema non solo per me, visto che Emma domani parte e rientra venerdì.
Possibile che la faccenda non possa prendere il via, con i ritmi necessari? Che non si possa, in due giorni, fare un primo elenco di VIP (?) cui telefonare per chiedere iscrizioni e soldi? Che non si possa arrivare alla Conferenza stampa con un primo bottino da esibire, con una denuncia del fatto (ricordato da Emma) che tangentopoli passa, ma i partiti sembrano tutti pieni di soldi e solo il partito radicale è senza una lira?
Ma i forzitalioti, singoli e come gruppi, non hanno interesse a che viva questo socio che non dà bidoni ma offre solo occasioni di limpida iniziativa, anche fuori d'Italia, a un governo che ne ha pur bisogno?
Niente? E dei "compagni" che sono fuori sede, che non sono chiamati a lavorare, che solo leggono Agorà? Nessun suggerimento, imput, contributo reale, personale, che non sia la lettura dei testi? Fuori Roma, per l'Italia, che si fa? Come si pensa di dare un appggio concreto alla segretaria che ha raccolto in due anni il massimo dei successi possibili : confrontarsi con l'ONU e con mezzo mondo?
C'è proprio da restar disperati?
Scusate l'intromissione e la lunghezza...
Angiolo Bandinelli