Diceva oggi Angiolo durante un collegamento alla Radio che esiste una crisi di valori, o dei valori, nel mondo di oggi, e che è il diritto il valore che deve affermarsi.La cosa non mi convince, nel senso che dobbiamo provare, anche nel lessico, a compiere un salto più alto, e più ambizioso culturalmente.
Il problema del mondo di oggi non è la crisi dei valori, che se fosse solo quello sarebbe anzi salutare. Il problema è nella crisi, nella inadeguatezza degli spazi, dei luoghi in vui i valori si scontrano e confrontano.
Il Diritto non è un valore, che se lo fosse non garantirebbe, non sarebbe Diritto. Il Diritto è un meccanismo, è l'esistere di un meccanismo che funziona in modo certo, per cui ad una azione corrisponde una reazione; a prescindere dal fatto se sia Giusto o meno.
Il problema del mondo di oggi è che non c'è un meccanismo, e quindi non c'è equilibrio, non ci sono equilibri.
Prima della caduta della Cortina di ferro gli equilibri, per quanto perversi, terrificanti, assassini, tragici, esistevano. C'erano delle regole, c'era un meccanismo di pesi e contrappesi che funzionava, e che non ha più funzionato, sia ringraziato il cielo, perché sono caduti i valori che quell'equilibrio bastavano a sorreggere, dlle varie parti. Quell'equklibrio non poteva non cedere proprio percé era equilibrio tra valori, tra forze che facevano riferimento a valori diversi, antagonisti. C'era equilibrio tra valori, perverso. E c'era equilibrio.
Noi non possiamo sostituire nuovi valori a quelli falliti, per creare nuovi equilibri.
I valori sono transeunti, fisiologicamente. I valori si scontrano e confrontano, e producono equilibri in questo. Ma nell'ambito dell'equilibrio generale, che è quello che manca; cioè nell'ambito, nello spazio, nel luogo del confronto, che è il Diritto.
In definitiva è la questione della politica, di quello che è oggi la politica. Che è finita, sta finendo, mentre non è finita la Storia, come c'è chi invece autorevolmente sostiene.
Oggi non c'è lo spazio per il confronto dei valori, semplicemente. Non esiste. Nel senso che i luoghi del confronto politico, tra i valori, non sono minimamente adeguati ad intervenire sulle regole, sugli equlibri, sui meccanismi. E gli equilibri si raggiungono e operano al di fuori dei luoghi della politica.
Non sono in crisi i valori; sono inadeguati alla dimensione necessaria delle decisioni di oggi i luoghi della politica e delle scontro fra i valori - quali essi siano. Le decisioni sono prese dunque al di fuori della politica.
Meglio prima, per certi versi, perché almeno stalin aveva un nome e un cognome, come Breznev, gli altri. Oggi i responsabili delle decisioni non hanno volto, pur nel villaggio globale.
C'è scontro, ma al di fuori dei luoghi deputati allo scontro. Il problema è quello.
L'unica attività umana che sia rimasta identica a se stessa da due secoli a questa parte è l'organizzazione delle persone nello stato, in unità di popolo e territorio.
ma non è nello stato che le decisioni si assumono. Non più, sempre meno. A prescindere dal fatto se lo stato sia democratico o meno.
Deve affermarsi la necessità del meccanismo, del ring entro il quale avviene lo scontro tra i valori. Il roblema è che nel mondo di oggi il ring non c'è, non esiste. Peggio, è una finzione, e l'incontro di boxe è truccato, deciso altrove, giocato altrove, dagli allibratori clandestini.
Non ci servono i valori, ci serve il ring, con l'arbitro e tutto il resto, le luci e il pubblico.
Che ci siano o meno i valori, i pugili, non è tanto importante, se manca il ring.
Prima il ring, eppoi ci mettiamo i pugili.
Certo, anche il Diritto può essere visto come valore, ma vorrei noi tendessimo ad evitarlo: è' invece un (il) punto di equilibrio necessario.