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- 8 marzo 1995
Roma, Hotel Ergife, 13-16 aprile, 37^ Congresso del Partito radicale transnazionale e transpartito. Domenica 16 aprile, ore 9-13, Marcia delle Palme dal campidoglio a S.Pietro " Per la sospensione della pena di morte/Per il Tribunale Penale Internazionale".

Due appuntamenti che si intrecciano e si fondono in un'unica prospettiva, in un unico disegno: il rilancio delle iniziative "per il diritto alla vita, per la vita del diritto": quelle che giustificano e rendono necessario il nostro partito sulla scena transnazionale.

E se la marcia segnerà il momento alto e visibile - speriamo anche efficace - del dialogo con la Chiesa, il mondo religioso e le forze costruttive oggi presenti nel mondo, il congresso dovrà essere invece momento di riflessione e di difficili decisioni.

Vi arriveremo non da sconfitti, non sulla difensiva. Al contrario, potremo valutare finalmente in tutta la sua portata il successo conquistato su due degli obiettivi che ci eravamo proposti alla Assemblea di Sofia del luglio 1993: l'istituzione del Tribunale Penale permanente e la sospensione della pena di morte nel mondo. Sull'uno come sull'altro il partito transnazionale ha saputo confrontarsi, in seno all'ONU, in un dialogo serrato e di altissimo livello: e il fatto che questo sia potuto accadere anche per il concomitante intervento di una forza "nazionale" come è il Movimento dei Club Pannella/Riformatori e per l'apertura a questi problemi del governo Berlusconi non diminuisce il nostro successo. Ma anche sull'antiproibizionismo, sulla lingua internazionale, sulla lotta alle pandemie e all'AIDS il partito ha raggiunto traguardi significativi anche se non coronati da visibili passi avanti.

Non sconfitti dunque ma, paradossalmente, non vincitori. Due ostacoli si sono dimostrati insuperabili, rispetto al proseguimento delle nostra attività nelle forme, con le strutture organizzative, con le risorse e le forze di oggi. Il primo è l'esaurirsi delle risorse finanziarie. Il partito transnazionale, nelle forme che conosciamo, costa; e, mentre per tutte le sue attività nei paesi dell'Est europeo non può contare (a causa delle difficoltà economiche di quei paesi) su risorse raccolte in loco, nei paesi dell'occidente "democratico" gli egoismi individuali e nazionali rendono l'opinione pubblica indifferente ai grandi problemi transnazionali del diritto e della vita. Il secondo ostacolo è costituito dalla ristrettezza della classe dirigente e militante su cui il partito può contare. Non sono molto più che duecento coloro che, nel mondo, danno un contributo effettivo, a "full time" o anche solo parziale, alle battaglie radicali.

Queste difficoltà sono, allo stato delle cose, insuperabili. E tanto più in quanto l'orizzonte della problematica radicale si amplia. In primo luogo, verso l'Europa. La scadenza del 1996, con la possibile definitiva crisi del progetto federale e con le urgenze poste dai paesi dell'ex impero sovietico, e mentre Emma Bonino ha assunto responsabilità di "governo" nella Commissione della Ue, non può lasciarci indifferenti.

Stretti tra quelle irrisolvibili difficoltà e le nuove prospettive, dobbiamo - per dirla chiaramente - ripensarci dal fondo. Con spietata franchezza anche se nell'ottimismo della speranza. Forse, è urgente che il partito affronti almeno una "pausa" di riflessione, che ci consenta di riorganizzare le forze. Per ulteriore paradosso, accentuando magari la nostra "internazionalizzazione", perdendo un po' di quel carattere "italocentrico" che ha contrassegnato fino ad oggi, forse inevitabilmente, i nostri passi.

Redistribuire le nostre energie; accellerare il cammino verso l'autonomia dei compagni, delle sedi che già esistono e lavorano nei paesi dell'Est europo; avvicinarci alle sedi istituzionali europee per meglio confrontarci con esse, e con il PE; chiamare a maggiori responsabilità di guida e di gestione del partito quanti, e in particolare i parlamentari dei diversi paesi, non hanno finora voluto o saputo o potuto farlo. Come, per quali vie, con quali strumenti, scadenze e forme ottenere tutto questo, senza cedere né alla tentazione delle fughe in avanti né allo scoramento e alla rinuncia: questo sarà il nocciolo del nostro confronto congressuale.

Abbiamo dovuto comprimere il Congresso in tempi estremamente ristretti e insufficienti (anche la Marcia delle Palme, che pur è iniziativa essenziale nel confronto con le forze religiose e con la Chiesa sui nostri specifici obiettivi, toglierà qualche ora ai nostri lavori), ridurre all'essenziale servizi pur indispensabili come la traduzione in più lingue, rinunciare a far venire a Roma più ampie delegazioni dai vari paesi. Ma nonostante tutto vogliamo che i suoi risultati siano positivi e "vincenti".

La prima condizione assolutamente indispensabile è che noi siamo - che voi siate - numerosi, a Roma, all'Ergife, il 7 - 8- 9- aprile.

 
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