Voglio chiarire a tutti, e davvero una volta per tutte, che non è mia intenzione stare qui per fare la guerra a qualcuno o a qualcosa.
Ben sapevo all'inizio di questa situazione che sarei stato aggredito da mille dubbi e avrei sbagliato più di una volta.
A detta di tutti ieri ho sbagliato, io stesso non lo escludo.
Aprofittiamo di questa occasione per riflettere fino in fondo?
Sergio lamenta che all'organizzazione della Marcia lavorino solo in quattro: ma cos'è il partito oggi?
Facciamo due conti.
All'organizzazione del Congresso lavorano a tempo parziale Antonella, Riccarda (entrambe lavorano anche alla marcia) e Silvja (che si occupa anche della questione Bosnia).
Al tesseramento ci sono Simone, Daniela e Riccardo, tutti e tre part time. Gianni fa un po' di tutto per tutto, Giuseppe e Luigi cercano di tenere in piedi la parte software...
Isio e Marco fanno un po di tutto per tutto.
Giorgio fa l'esperanto e basta.
Paolo si è occupato dell'agenzia, un po' di radio un po' di TV un po' di emergenze varie.
Poi ci sono io, che magari male, malissimo, ma cerco di fare il possibile. Perdendo tanto tempo, troppo, in mille cazzate.
Perdo tempo perché mi tocca controllare buono per buono quel che spendiamo (e lo devo fare, proprio ieri ad esempio ho scoperto che stavamo pagando un tubetto di colla 6.000 lire...), perché mi tocca cercare di capire come mai dalla Russia si collegano con Agorà attraverso canali a noi sconosciuti che ci costano il doppio di quanto dovrebbero, perché magari devo montare i microfoni per una riunione notturna della lista, perché, perché, perché...
Tutte stronzate che però -sottolineo- permettono anche queste ad ognuno di noi di lavorare quotidianamente.
Ed è anche questo un modo di farsi il culo, ancor meno gratificante, ve lo assicuro.
Rivendico anch'io il poterlo fare con felicità e con fierezza.
Questo è il partito oggi.
Davvero Sergio in questo quadro ti pare che quattro persone che lavorano all'organizzazione della marcia siano poche?
Ieri ho perso la pazienza.
Avevo chiesto a quattro persone di progettare una presenza in radio complessiva. Una delle quattro ha ulteriormente confermato nei fatti che si occupa solo di esperanto (ed ho avuto torto a scommettere su di lui), gli altri non sono riusciti a giungere ad una conclusione. Quindi ieri mattina a seguire la riunione normale (si fa per dire) ci siamo rivisti.
Niente da fare: eravamo rimasti d'accordo che avrei cercato Bordin per concordare un minimo di piano, ma Alessandra ha preferito 'intanto' fissare i suoi quattro spazi.
E mi sono incazzato la prima volta.
Poi ci siamo risentiti e siamo rimasti d'accordo nel cercare di fare la trasmissione di ieri sui due argomenti, marcia e congresso.
I risultati li hanno ascoltati tutti.
E mi fa sorridere che Alessandra affermi di non parlare del Congresso perché nessuno le dice niente su questo argomento. Partecipare alle riunioni dipende solo dalla volontà di ognuno non da cesure o censure.
E qui non do peso alle urla 'me la pagherai' quasi fosse una tenzone assai poco cavalleresca.
E mi sono reincazzato.
Non è questione di disconoscimento del lavoro altrui, anzi. Più volte ho detto anche pubblicamente che apprezzo il lavoro di Alessandra (e di Sergio e di Danilo) alla radio. E' questione di metodo, è questione di impostazione, è questione di saper e voler lavorare insieme, di rispettarsi a vicenda nell'ambito delle responsabilità attribuite.
Ho ritenuto di dover porre fine a questa situazione, ho ritenuto di dover decidere dopo aver cercato di mediare, scontentando tutti prima e dopo. Così come mediando ho scelto di fare un volantone con un'ultima pagina 'a moduli', scontentando tutti anche lì.
Sullo sfondo di tutto vi è l'orizzonte dell'azzeramento, della soluzione di continuità. Un tema che ci spaventa perché sappiamo benissimo tutti che entriamo in congresso senza un progetto, e che per quanto bravi, belli e intelligenti non dipende da noi: questo progetto può averlo solo Pannella, siamo seri, diciamocelo.
Ed io non me la sento di forzare la mano da questo punto di vista, cerco di 'governare' l'esistente e non di attuare una soluzione di continuità a venti giorni dal congresso.
Congresso che, ripeto, mi è chiaro nel suo scenario d'entrata, ma non oltre.
E c'è altro che mi fa paura, come ad esempio leggere nel resoconto dell'assemblea di Mosca che il problema del partito è il problema finanziario e non quello politico di un salto di qualità. O non sapere nulla se la gestione dei rapporti con la stampa per quanto concerne il congresso sono avviati...
Adesso siamo tutti incazzati.
Mi interessa ora uscire da questa situazione, non tanto per me personalmente quanto per far arrivare questo partito al congresso nel miglior modo possibile.
So benissimo di essere assolutamente solo in questo momento, ma non voglio essere il nemico.
Non sono stato eletto e ne sono perfettamente consapevole, né d'altro canto ho scelto i miei collaboratori.
Io non devo e non voglio essere un problema per il partito. Né mi interessa colpire o ferire alcuno. Se così fosse semplicemente me ne andrei, se così è me lo si dica.
Se vogliamo ragionare pacatamente facciamolo, è sicuramente utile per tutti. Ognuno per quel che pensa, senza portavoce.
Io non devo battere nessuno, né devo vincere alcunché.
Domani mattina c'è la 'solita' riunione, io ci sarò.