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- 21 marzo 1995
DIBATTITO PRECONGRESSUALE

Carissimi...

Premesso che non potendo essere piu' o meno felicemente gratificato dall'ascolto di RR, nulla mi consento di dire sulla qualita' ed efficacia delle trasmissioni e delle persone che le gesticono o vi partecipano.

Mi consento, e Sergio non se abbia, di dire che il suo intervento mi sembra un pochino al di sopra delle righe o note che si voglia. Va ben al di la', nella polemica risposta, di cio' che Luca

ha scritto nella sua nota. Non mi sembra in particolare che sussistano situazioni di particolare ingiustizia o ragioni d'invidia

da parte di nessuno e per nessuno. In specie se consideriamo l'infelice momento in cui ci troviamo indistintamente tutti.

Mi piace auspicare per ognuno di noi lo stato di serenita' conquistato dall'avere cercato di fare il possibile, se non di piu', fino all'ultimo momento utile per garantire al Congresso la pienezza di idee e di partecipazione. In un momento cosi' drammatico e desolatamente disperato in cui ci troviamo. E poi, come ama ripetere Marco, accada quello che puo'.

La dura, drammatica centralita' del Congresso e delle decisioni

che il Partito deve prendere non consentano a nessuno neanche di immaginare che vi possano essere delle altre, parallele o divergenti priorita'. La marcia delle Palme si svolgera' a Congresso gia' chiuso. Mi piace pensare che si possa usare l'appuntamento della marcia per portare qualcuno in piu' al Congresso, non immagino

nemmeno che vi siano possibilita' diverse.

Mi sembra che la decisione di Luca, al di la' del merito che non posso giudicare, mi sembra perfettamente leggittima nell'ambito delle sue responsabilita' come nel carattere esecutivo che questa responsabilita' comporta.

Certo che tra gli scenari che possiamo immaginare per il congresso, quello di arrivarci personalmente e soggettivamente delusi e incazzati nel guscio delle proprie soggettivita', con la frustrazione e l'ipersensibilita' che ne sono caratteristica peculiare , sarebbe il peggiore . Credo che serva recuperare a noi stessi, superando stanchezze e insoddisfazioni, quella dimensione

politica delle nostre ragioni di fare assieme. E credo... che ne siamo capaci.

 
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