Caro Maurizio - e "caro" effettivamente, poiché si dialoga con chi in qualche modo, magari malgrado tanto, ci è pur caro -,
non credo che la decenza sia stata chiamata in causa in modo pertinente nel tuo ultimo intervento. Per quanto mi riguarda, avresti bene potuto scriverlo anche in un settore più aperto di questo. Certo, la tua affermazione secondo la quale non riconosci in me le qualità che dovrei avere per dare delle 'lezioni di rigore' non offende me, che a posizioni rigorose come partito invito noi tutti e me stesso e che so per primo di non esserne sempre capace, ma anche che dovremmo insieme conquistare questa capacità.
Tu fai l'errore di ritenere che io ti abbia attribuito alcune cose, quando invece l'unico mio riferimento diretto a te, nell'intervento "DEL RIGORE", era rispetto al fatto che tu avevi invitato a guardare al rigore proprio; cosa alla quale ho risposto che mi riferisco ad un rigore 'proprio' in quanto nostro di partito.
Quando ho parlato di cedimenti rispetto alla Turchia ed all'obiezione di coscienza in Russia, mi riferivo non ad un tuo specifico intervento, ma all'insieme degli interventi delle settimane scorse nei quali si prospettava, con sfumature diverse da parte di diversi compagni te compreso, un ingresso della Turchia nell'Unione Europea, e da parte di diversi compagni te escluso un sostegno al progetto di legge sul servizio civile alternativo respinto dalla Duma di Stato russa.
E' del tutto falso che sulla questione della Turchia io abbia risposto solo con le frasi da te riportate fra virgolette ora. Ho analizzato con attenzione gli interventi tuoi, di Marino, di Massimo, di Paolino e di Marina ed a tutti ho risposto quasi riga per riga, formulando semmai una serie di domande che - queste sì - non hanno da voi ricevuto risposte: a mio parere, perché ad esse non si può rispondere se non riconoscendo la validità della tesi da me sostenuta.
La stessa cosa ho fatto rispetto alla questione dell'obiezione di coscienza, e del servizio civile alternativo, e del militarismo in Russia. Su questo ho spiegato e rispiegato perché, a mio avviso, il partito debba condividere e sostenere le posizioni assunte da Nikolay e dai compagni dell'ARA: cosa di cui sono tuttora, e semmai ancor più, fermamente convinto.
E' vero che il segretario del partito non ha ritenuto di intervenire né sul primo né sul secondo tema, contribuendo così a lasciare che né le tesi mie, né quelle di altri venissero dal partito assunte.
Tu poi, Maurizio, concludi accennando ad una mia qualche impostazione di fondo, secondo cui la Russia sarebbe "un'altra cosa", e così la Turchia eccetera.
Qui veramente riconosco che hai ragione: sono davvero convinto che la Russia sia un'altra cosa, poiché ogni Paese lo è rispetto ad un altro ed è a tutti evidente che la Russia di elementi di diversità, in particolare rispetto ai Paesi di pur insoddisfacente democrazia politica, ne ha accumulati moltissimi. E con questo? Dico semplicemente che altro è che in assenza di legge sull'obiezione di coscienza i cittadini italiani vadano in galera negli anni Sessanta, altro è che in assenza di legge sul servizio civile alternativo - ma in presenza di norma costituzionale sull'obiezione di coscienza e di una magistratura che fa rispettare questa norma - gli obiettori russi non vadano in galera né in Cecenia nel 1995; e scusate se la differenza è poca.
Quanto alla Turchia, ed al Kurdistan, ed al PKK, mi sembra che nel finale il tuo intervento si sia perso nella confusione. Di certo oggi il PKK ha soprattutto un alleato: ed è il governo turco, che ne ha fatto l'interlocutore primario adoperando esso stesso metodi terroristici e negando qualsiasi possibilità di confronto democratico sulla questione curda. E però sulla Turchia non posso che invitarti ancora una volta a leggere con attenzione quanto ho già scritto, confidando che quando lo avrai fatto capirai che non di una da te presunta evocazione della Turchia come di "altra cosa" si tratta, ma proprio del tentativo, sulla base di un'analisi puntuale, di dare una risposta politica. L'accettazione della Turchia nell'Unione Europea, a mio parere, oggi non lo sarebbe; sarebbe invece - ed insisto - un cedimento. Di più: sarebbe la sterile riproposizione di schemi logori, andreottiani, oweniani, di presunta "Realpolitik". Quel colosso d'argilla che è oggi l'Unione Europea si lascerebbe franare nel Mediterraneo,
lasciandosi minare le fondamenta proprie invece che riuscire a consolidarle; si arrenderebbe alla violenza ed alla negazione del diritto invece che pretenderne il rispetto - non fosse altro che come condizione per l'adesione - almeno appena fuori dai propri confini.