Caro Maurizio,
ti ringrazio per la citazione, che riconosco come mia anche se di non poco tempo fa. Ebbene sì, citare, ricordare, indicare come un monito quanto accade nel Kurdistan è già di per sé un fatto politico. Non dovrebbe esserci bisogno di spiegare ad un radicale quanto importante sia informare, comunicare, non consentire che cali il silenzio sulle stragi, di persone e di verità.
E' quanto meno strano che tu non ammetta questo. E' proprio l'affermare realtà come quella del Kurdistan una base essenziale di qualsiasi speranza di cambiamento della politica internazionale. Allo stesso modo, occorre citare, ricordare, ad esempio - per limitarsi alla situazione italiana, che certo hai frequentato di più - i Romolo Murri o gli Ernesto Rossi, cercando di liberarli dall'oblio o dalla scientifica eliminazione che i giornali, i libri, le università, quella che Marco Pannella chiama "l'Enciclopedia Italiana" hanno decretato nei loro confronti. E questa è politica, Maurizio; della più nobile ed a mio avviso della più produttiva. Nulla si può costruire trascurando, dimenticando, sottovalutando, censurando la lezione e l'esempio dei Murri o degli Ernesto Rossi se parliamo di riforma della politica italiana, ed a maggior ragione il massacro di vita, di libertà e di dignità di milioni di persone se parliamo di riforma della politica internazionale.
Dunque, Maurizio, ancora grazie per la citazione: spero che tu, riflettendoci, la comprenda.
L'attenzione, la citazione, il monito, il richiamo alle coscienze sono una base indispensabile per qualsiasi ulteriore proposta politica. Su questa base, ho proposto - rispetto alla Turchia - il blocco delle esportazioni di armi e tecnologie militari, l'esame di eventuali sanzioni economiche, e soprattutto il rifiuto di accoglierla nell'Unione Europea (cosa che l'attuale governo turco chiede con insistenza, e che il primo ministro si è detta certa di ottenere molto presto) fino a quando la situazione dei diritti umani non vi sia radicalmente migliorata. Ed anche queste, Maurizio, non ti sembrano proposte politiche?
Su un "NO" secco e deciso, motivato e spiegato, e possibilmente accompagnato da continue richieste da parte degli organismi comunitari così come da parte di singoli Stati ed organizzazioni di liberare i prigionieri politici, far cessare le attività degli squadroni della morte, vietare l'uso sistematico della tortura e così via si può, a mio parere in uno o due anni, ottenere davvero molto.
Occorre inoltre insistere per la fine dell'occupazione militare del Kurdistan compreso nei confini turchi, esigere uno statuto di autonomia per il Kurdistan e l'attuazione degli standard internazionali in fatto di diritti delle minoranze, esaminare la possibilità che le attività di polizia nella fascia di confine con l'Irak e con la Siria siano affidate ad un corpo internazionale, delle Nazioni Unite o della OSCE.
Queste, però, non sono mica novità. Il problema, perché diventino proposte del Partito Radicale, è capire preliminarmente se c'è una base - o se si preferisce un linguaggio - comune. Se si parte da analisi - e proposte, Maurizio, proposte! - di questo tipo da un lato, ed ipotesi di adesione rapida di questa Turchia all'Unione Europea dall'altro, certo occorre del tempo perché ad una formulazione comune si arrivi.