Caro Sandro,

a quanto so, alcuni passi importanti per non "aggirare il nodo" della gestione della sede di Roma sono stati fatti: ad esempio, l'attribuzione di una parte consistente dei costi al Movimento dei Club Pannella, o la richiesta di pagamento di spazio e bollette ad associazioni come "Nessuno tocchi Caino" e "Non c'è pace senza giustizia".

Si è anche tentata una sottoscrizione straordinaria, che fra telefonate a contribuenti e richieste a parlamentari ha prodotto diversi milioni di lire senza l'ausilio di alcuna uscita sui grandi mezzi di comunicazione.

E' certo però che - mentre il lavoro su un'equa ripartizione dei costi della sede consente dei tagli e delle razionalizzazioni notevoli - la campagna di sottoscrizione è rimasta per ora a livello embrionale; così come è vero che la ristrutturazione delle sedi periferiche, per la quale pure sono giunte diverse proposte, non è stata ancora concretamente avviata.

Non mi sembra, d'altra parte, che la sede di Roma non sia più in grado per propria specifica natura di svolgere la funzione di centro delle attività del partito. Questo attraversa - come tutti sappiamo bene - una crisi generale; ma, almeno per il momento, non mi pare che vi sia una sede che possa tentare di garantirne il funzionamento complessivo meglio di quella di Roma. Forse fra breve sarà pronto un "progetto Bruxelles", ma per ora mi sembra che lì si possa contare soltanto su un paio di stanze; né a quanto so vi si può fare affidamento per disponibilità militanti, che se a Roma non sono sufficienti lì lo sono ancora molto meno.

Concordo invece con te per quanto riguarda il fatto che ben difficilmente si potrebbe prolungare la collaborazione a tempo pieno, senza compenso, da parte della maggior parte di quanti hanno per molti anni assicurato il funzionamento della struttura del partito e delle sue iniziative nei diversi Paesi.