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- 14 luglio 1995
TURCHIA
Maurizio chiede perché dovremmo considerare la Turchia più simile alla Serbia che ad Israele, rispetto all'ipotesi di un'adesione all'Unione Europea. Bene: la Turchia non è mai stata minacciata di distruzione o di sterminio, cosa che per Israele è avvenuta per oltre quarant'anni e tuttora potrebbe avvenire; i parametri di rispetto dei diritti umani di Israele sono notevolmente più alti di quelli della Turchia; le istituzioni democratiche israeliane sono molto più solide; la libertà di stampa è garantita nei fatti su qualunque tema.

Di "regime" turco si può propriamente parlare non solamente in senso lato, così come spesso facciamo a proposito dello stesso caso italiano, ma anche per le caratteristiche di nazionalismo di Stato, di dottrina sulla pretesa inesistenza di un intero popolo, di ricorso sistematico alla gestione militare di una parte molto estesa del territorio.

Per queste ragioni, e per tutte quelle che ho richiamato negli interventi in diversi settori di Agorà negli ultimi mesi, ritengo che si debba esigere dalla Turchia un cambiamento sostanziale come CONDIZIONE per esaminare la sua adesione all'Unione Europea, e che non vi siano affatto i margini per potere fondatamente sperare che il facilitare l'adesione sia in sé un aiuto al superamento dello stato attuale di violazione dei diritti umani.

Si intende che nel parlare di modifiche sostanziali mi riferisco a molto di più del passaggio a maggioranza di alcune norme nel Parlamento turco, che pure male non farebbero: si tratta proprio di un cambiamento di "regime".

Se Maurizio o Massimo decidono di non intervenire più su questo argomento, ho l'impressione che sia perché si rendono conto che posizioni come quella della Consulta citata da Maurizio non sono, se ben esaminate, sostenibili.

Quanto al FARE, a cui Maurizio mi ha richiamato, gli ricordo quanto scrissi qualche settimana fa, senza che alcuno si sentisse di replicare: su situazioni come quella turca, il denunciare, il far conoscere, l'insistere, il reiterare i rifiuti espressi dal Parlamento Europeo sono già un FARE, che contrasta con il dire vagamente (come fece Scalfaro quando si recò in Turchia intorno al 21 Marzo), con il tacere, con l'ignorare (come l'ex ministro Martino, che voleva al più presto la Turchia nell'Unione, giustappunto) e con il negare. Torno anche a proporre che si studino iniziative per rendere più forte, più chiaro, più esigente l'atteggiamento della comunità internazionale, ed in particolare dell'Unione Europea: tempo fa, avanzai alcune ipotesi. Su questo, però, non ho avuto molte risposte.

Naturalmente, tornerò su questo. Proporrò alcune iniziative al partito, sapendo bene che potrà esserci il rischio che per un po' non siano in molti a farle proprie.

 
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