Mi pare che Olivier abbia ragione, ma Angiolo non abbia tutti i torti. Il concetto di "Stato-nazione" fu in gran parte affermato dalla Francia, anche se le violenze contro le minoranze alloglotte (provenzali o bretoni, ad esempio) non hanno lasciato molte tracce nella generale percezione della storia europea. E' ben vero il fatto che a fondamento del rapporto fra Stato ed abitante la Francia pose ad un certo punto, dopo quello dinastico-patrimoniale, il concetto di "cittadinanza", senza riferimenti all'etnia od alla religione (un paio di secoli dopo le guerre condotte in nome di questa); d'altra parte, per quella stessa definizione di "cittadini" furono compiute in pochi anni stragi fra le maggiori di ogni tempo.Tutto sommato, qualche radice nel nazionalismo francese al nazismo non si può negare. E però solo di qualche radice si tratta; unita a quelle nei più antichi stermini condotti dai cavalieri teutonici, che per ricerca di religiosa "purezza" e contestualmente di terre arrivarono fino ad estinguere totalmente un popolo: i prussiani, dei quali assunsero con il territorio il nome, ma cancellarono per sempre la lingua.
Così, non occorre risalire all'epoca precristiana per trovare un genocidio consumato totalmente nella nostra Europa. Da allora, i tentativi di ripetere l'operazione non sono mancati: il nazismo è soltanto il regime che vi è arrivato più vicino, e che maggiormente ha teorizzato, sistematizzato e documentato la propria spinta annientatrice.
Lo stalinismo ha falciato più vite del nazismo; ma non ha ufficialmente presentato se stesso con la formula politica dello sterminio: si è limitato a praticarlo, su larghissima scala, senza proclamare la necessità di estinguere determinati gruppi e ricorrendo sì ad uccisioni di massa di innocenti (come a Katyn) con metodi che hanno anticipato l'episodio delle Fosse Ardeatine, ma non alle camere a gas.
Ecco che ora i responsabili dei crimini di guerra nella ex Jugoslavia sono in vario modo emuli e discepoli ideologicamente dello stalinismo e del nazismo; ne ripercorrono in parte i comportamenti, ne riecheggiano i pretesti.
La "pulizia etnica", per il suo ricordare così da vicino semanticamente e nella prassi il nazismo, fa prevalere a mio avviso questa analisi sulla pur giusta critica del nazionalismo. Il passaggio chiave fra "nazionalismo" ed "ipernazionalismo" (o "nazionalismo aggressivo") nella ex Jugoslavia ha con questo quasi coinciso. Fermare gli aggressori in quanto nazisti - e non soltanto in quanto nazionalisti - è così imperativo: con i nazionalismi, nei loro diversi gradi e forme, si potrà dialogare, in primo luogo con la proposta federalista; con il nazismo, il dialogo non è accettabile.