Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mer 26 feb. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio segreteria PR
- 7 maggio 1996
Roma, 27 e 28 Aprile 1996
RIUNIONE INFORMALE DEL PARTITO RADICALE

"Credo sia inevitabile per noi prendere atto che una fase della storia radicale si è conclusa. L'azzeramento di quelli che eravamo e credevamo di essere prima del 21 Aprile è un dato per alcuni aspetti doloroso, drammatico, ma incontestabile. E' questo il dato più positivo, ad una condizione: che Marco innanzi tutto, e noi, si sia in grado di ricominciare da capo, con metodi, mezzi, persone, e quindi soluzioni veramente nuove e diverse. Diversamente la perdita di quarant'anni di storia radicale è a mio avviso non un rischio ma una certezza." (Sergio Stanzani)

RELAZIONI

DUPUIS: La manifestazione del 10 Marzo è stata un successo. Come vaticinato dal Lama, 6000 persone hanno marciato a Bruxelles, ed i media di tutta Europa ne hanno fornito notizia. Inoltre Pietrosanti rivela un dato che non ha precedenti: più di 600 enti locali hanno versato soldi sul conto del Partito Radicale, e molti tra questi appartengono a paesi ricchi. Intorno alla campagna, grazie ai contatti coi Tibet Support Groups, si è radunata una militanza nuova, che a detta di molti (Rodriguez per Madrid, Lensi e Sikora per la sede di Budapest, Atzori che ha compiuto un giro di contatti coi T.S.G. scandinavi) potrebbe esser coinvolta su altre iniziative del Partito, sebbene in genere la più osteggiata sia quella antiproibizionista.

DELL'ALBA: Per quanto riguarda le altre iniziative, noi in questi ultimi anni abbiamo guadagnato sulla carta, al Parlamento Europeo, tutti i punti indicati dalla mozione di Sofia, eccezion fatta per l'Esperanto. E tuttavia non siamo riusciti a trasmettere, ai militanti delle diverse azioni, l'urgenza di organizzarsi in partito.

QUINTO: "Non si sono verificate le condizioni che avrebbero potuto fornire agli organi dirigenti eletti dal Congresso le premesse politiche necessarie per predisporre entro un anno il progetto di rifondazione del Partito, precondizioni che in base alla mozione congressuale erano:

-l'apporto di risorse economiche diverse da quelle derivanti da iscritti e sostenitori a quota italiana, cioè l'apporto di un serbatoio che si aggiungesse a quello italiano, ma anche possibili finanziamenti dall'Unione Europea;

-assunzione piena di responsabilità dirigenti e militanti di nuove energie.

Cadute queste precondizioni, io non mi sento di essere soddisfatto del risultato, che sarebbe rilevante in altro contesto, della riduzione dei costi del Partito, ininfluente rispetto al rilancio ed alla rifondazione. Ma questa mi pare una difficoltà comune a tutta la Cosa Radicale, su cui certo hanno influito le elezioni, ma che credo sia una difficoltà intrinseca. Non ci sono le condizioni per fare i 4000 iscritti a quota italiana che occorrerebbero per sopravvivere nella dimensione attuale, sempre che essa vada mantenuta.

ONU, LOBBY O PARTITO

BUSDACHIN: Nel 1995 il P.R. ha conseguito lo status di Organizzazione Non Governativa di categoria 1. Questo ci consente di inscrivere un argomento all'ordine del giorno dell'agenda dell'ECOSOC (Comitato Economico e Sociale). Il riconoscimento attribuitoci è stato un dato di novità sconvolgente all'interno dell'universo delle ONG, poi che ha significato l'introduzione della politica all'interno un mondo nel quale, anche per agguatare finanziamenti, l'elemento politico non solo non entra ma non avrebbe dovuto entrare. Tant'è che ci ritroviamo schiacciati dall'ostilità da una parte degli stati membri più potenti, dal'altra delle ONG che non vogliono saperne di socializzare con noi: nè di sottoscrivere i nostri documenti nè di farci sottoscrivere i loro. E perchè non rientriamo tra le ONG "buone", e perchè abiamo queste due parole, "Partito" e "Radicale", che danno tanto fastidio. La Cina perciò sta preparando per Dicembre un documento di richiesta di ridiscussione del nostro status, mentre noi stiamo lavorando

col consigliere personale del Dalai Lama ad una memoria giuridica di "difesa"

QUINTO: A Budapest ci eravamo proposti la costruzione di un partito che coniugasse le classi dirigenti e parlamentari attraverso uno stromento di comunicazione nei parlamenti e la nonviolenza di massa. Ma per propensione siamo diventati una Lobby internazionale:: dunque dobbiamo decidere cosa vogliamo essere, perchè se volessimo essere una Lobby avremmo bisogno di mezzi e risorse ben diversi.

BANDINELLI: Noi abbiamo fatto uno splendido lavoro da Società Fabiana. Il che è un'ottima cosa, ma allora decidiamo se esserlo! Piuttosto invece dovremmo trovare il modo di far leva su Emma: ovvero, lei lancia un messaggio, una esigenza politica, e trova in noi una forza capace di rendersene interprete. Ed all'est, piuttosto che avere dei raccoglitori di firme, dovremmo lanciare un progetto federalista, che possa radunare della militanza per una idea alternativa all'andamento delle politiche nazionali nell'ex-URSS.

STANZANI: Abbiamo fatto una lobby, non un partito: siamo stati realmente transnazionali solo quando abbiamo fatto il giornale "Il Partito nuovo"

DUPUIS: Quando abbiamo lottato contro lo sterminio per fame cosa siamo stati? Un partito o una lobby? La distinzione veramente non regge molto, ed il confine è sottile.

BUSDACHIN: All'ONU ed al Parlamento Europeo, dove noi siamo più attivi e presenti, non esiste affatto attività di lobbing, che si esercita invece nei parlamenti nazionali. Ed il Partito non è diventato una lobby: è stato partito militante, come e dove ha potuto. Dove abbiamo fallito è stato per mancanza di mezzi e di visibilità. Durante tutto quest'anno abbiamo mandato ai nostri iscritti o potenziali iscritti (per esempio in Spagna) soltanto una "Lettera Radicale". Allora il problema è invece quello di assumere delle chiare scelte o di continuità o di discontinuità. Per quanto a dirlo sia spiacevole, anche la nostra azienda ha dei rami secchi che vanno tagliati. Ed in questo modo avremmo più larga disponibilità finanziaria da investire in attività. Ed il punto centrale della nostra attività all'ONU ruota intorno all'obiettivo, politico e centrale, di promuovere il diritto d'ingerenza.

LE RAGIONI DELL'89

DUPUIS: di fronte alle vie nazionali ed antiliberali intraprese dai paesi della ex-Jugoslavia, dell'ex-URSS, dalla Cina, da un' Europa che sempre più trasferisce i centri di decisione politica dai parlamenti eletti alle sedi intergovernative (come tale si configura la proposta Agnelli di istituire un centro di gestione intergovernativa, distaccato dalla Commissione, per la politica estera comune) le ragioni che nell'89 ci siamo date non solo sono ancora valide, ma confermate dai fatti, e tutte da rilanciare.

CICCIOMESSERE: La nostra analisi deve partire dai fenomeni di mondializzazione e di crollo dello stato nazione. Il cittadino non ha più bisogno dello stato nazione, o comunque non può sentirsene tutelato, sotto vari aspetti:

1) Economico. perchè i suoi interessi, aziendali o finanziari, non sono circoscrivibili o non sono affatto all'interno dei confini, e dunque lo stato non può tutelarli nè garantire la pace sociale. Perciò interesserà all'imprenditore piuttosto l'esito delle elezioni a Taiwan che in Italia.

2) della Difesa, poi che qualunque ipotesi credibile in tal senso deve inscriversi ormai forzatamente entro un contesto sovranazionale.

3) della Sicurezza, nel cui ambito la tendenza dei paesi a più avanzata industrializzazione è quella, prima inconcepibile, di in qualche misura "privatizzarla", con la creazione di isole autogestite i cui abitanti pagano dei servizi di sicurezza privati.

4) del Diritto, se è vero che la legislazione e giurisprudenza nazionale non riesce più efficace su temi come quello della telematica, dell'ecologia, o altro.

Bisogna partire di qui per comprendere il disagio e forse la rivolta fiscale, dagli USA, dove una apposita commissione di esperti sta studiando per Clinton il problema, fino alla Catalogna ed al nordest d'Italia.

"La gente non capisce perchè deve dare i propri soldi allo Stato, quando lo Stato non gli dà più niente, perchè non può dargli più niente". E noi è a questo tipo di situazione che non sappiamo dare una risposta: quando nella nostra storia siamo riusciti ad eludere la censura schiacciante contro di noi, allora il messaggio che portavamo è passato ed è stato dirompente, mentre ora questo non accade più.

Per BANDINELLI quello che sta accadendo nel nordest d'Italia, è invece la riscoperta di una vocazione storica mitteleuropea ed asburgica. Tendenza che andrebbe governata tra l'altro con la riproposizione della federazione danubiana.

STRICKLIEVERS: Infatti i toni assunti nello scontro secessionista sono ormai di contrapposizione etnica, e perciò siamo chiamati, sì, ad occuparcene come forza italiana, ma anche come Partito Radicale, e riconquistando la dimensione transnazionale, smarrita nella schizzofrenia non solo tra impegno italiano ed estero, ma anche tra la nostra storia di italiani a vocazione antinazionale e l'alleanza con forze politiche italocentriche come Forza Italia e Alleanza Nazionale (nomen omen). Le Internazionali socialiste e comuniste, in quanto la nazione non era nè il loro punto di partenza nè di arrivo, allora riuscivano a creare scontro politico, e noi non esistiamo se non ci riusciamo.

BERNARDINI: Piuttosto ci siamo rituffati in Italia: "Dovevamo aver successo in Italia per far vivere il Partito Radicale, ma travolti dagli eventi italiani non abbiamo saputo pensare al transnazionale, privando il nostro paese di una prospettiva diversa". Anche sulla questione droga, abbiamo prodotto due referendum nel nostro paese, uno sulla non punibilità dei tossicodipendenti, l'altro sulla legalizzazione delle droghe leggere.

PANNELLA: Una risposta attuale alla Lega la troviamo nella nostra storia, quando proponevamo lo slogan "capitale corrotta nazione infetta". Oggi possiamo riproporlo in una forma del tipo "Contro Roma, per l'Europa, oltre la Lega". Perchè giustamente Chiti Batelli continua a sollecitarci con lettere, rimproverandoci di trascurare ormai del tutto la prospettiva del federalismo. E noi in effetti è troppo che la diamo semplicemente per scontata, senza però coltivarla e perseguirla.

BUSDACHIN: Il processo di mondializzazione si svolge però non senza resistenze e contraddizioni. Entro il dilagare delle sette nel mondo americano si può vedere anche una ribellione al processo, oltre al pericolo evocato di "invasione dell'esercito dell'ONU".

STANGO: Non va trascurato che mentre una parte del mondo naviga in Internet, proprio quell'altra parte dove contiamo in percentuale più iscritti, combatte guerre sanguinosissime nel nome dello stato nazione.

RIPENSARE LA COSA RADICALE

BONINO: Ci siamo riuniti a discutere, proponendoci delle simulazioni come nel vuoto pneumatico, prescindendo dall'insieme di soggetti che compongono la Cosa Radicale, ed in particolare prescindendo dal soggetto italiano riformatore. Eppure la grandissima parte di noi, uscita di qui, tornerà a fare altro dalla costruzione del Partito Radicale. E qui la simulazione non regge più.

Per TUTINO è venuto il momento di recidere il nodo della proliferazione di sigle, tendente a generare, per ogni azione che si intraprenda, un'associazione che se ne occupi.

Se infatti le associazioni nascono con lo scopo di apportare risorse al partito, tendono poi a succhiarne l'identità e le forze per un riflesso autoconservativo. Diventano, non eletti dal Congresso del Partito, piccoli centri di potere (piuttosto che di governo) nel partito stesso. Costituiscono spesso, inoltre, degli elementi "rinazionalizzanti", quando, come nel caso dell'Associazione Radicale Antimilitarista, spendono risorse per campagne nazionali non sancite dal Congresso: così si fà del P.R. una somma di cose nazionali.

Ricomprendere una chiara identità (non identicità) comune, è necessario se vorremo su di essa andare ad esigere dalla Rai TV quel credito di informazione che spetta non solo ai riformatori, ma anche ai radicali.

STANZANI: "facciamo l'impossibile (invece di valorizzare quel che c'è) per favorire l'incapsulamento di ognuno in quelle cose che riesce ad agguantare: che a un certo punto se le tiene lì, e meno diventano patrimonio comune meglio è."

Riguardo all'Italia ed ai club, poi, non sono più ormai una forma organizzativa adatta al nostro essere ormai fuori dalle istituzioni. Bisogna rinunciare alla forma ed alla parola "partito", senza rinunciare alla politica, ma passando alla parola scritta come stromento d'azione. "Centro d'iniziativa politica per la riforma" potrebbe essere il nome.

Secondo PAGANO il problema-associazioni è invece opposto: visto che lo status di ONG presso l'ONU è messo in pericolo dalla diffusa ostilità nei nostri confronti, bisogna conquistare, per quante più associazioni possibili, uno status similare. Inoltre la sottrazione d'identità non esiste, visto che tutti i responsabili di associazioni sono anche radicali.

PANNELLA: "Siamo arrivati ad un punto in cui tutte le ragioni per le quali c'erano il Movimento dei club Pannella e la Lista Pannella sono superate. Nel senso che sempre la mia argomentazione era pratica: abbiamo delle elezioni che incalzano, problemi di comunicazione e di logos". Dovremmo dar vita a "qualcosa che abbia le due parole, radicale e riformatore, adesso, dopo questa cesura di anni, riprendendo la rosa nel pugno. Fermo restando che questo è il fronte italiano del Partito Radicale, con questo logos (Gandhi, n.d.r.) cui continuo a credere come al migliore possibile."

Considerato, come rileva DELL'ALBA, che nell'evolversi della situazione italiana si sono costruite delle contrapposizioni nette, che ci impediscono di continuare a coltivare la transpartiticità, per DUPUIS possiamo pensare ad una modifica nel nome anche del Partito, in modo da riprendere ad essere quella possibilità di "secondo partito per tutti". Potremmo rinominarlo Transpartito Radicale Transnazionale.

IL MANIFESTO E LA RIVISTA

FILOGRANO: In Italia e nel mondo, bisogna riaggregare le forze liberali e libertarie, a prescindere dalla forma partito, o attraverso la forma-seminario proposta da D'Elia , o attraversouna esperienza imprenditoriale tipo quella di una rivista.

PANNELLA: Siamo titolari, in una situazione di preoccupante monopolio, di una avanzata sensibilità sul nostro tempo. Esiste un certo numero di persone nel mondo che non riescono a trovare nelle forme politiche classiche e nelle istituzioni un'adeguata leva espressiva. Quante sono? Quanti siamo? Dobbiamo contarci, censire in tutto il mondo le disponibilità, di uomini, di tempo e di mezzi, che ci si offrono.

Avremmo bisogno di elaborare un analogo del Manifesto di Marx, ristudiando il manifesto dei Nobel, con quanto di pre-visione portava con sè, col progetto di un partito nuovo, che fosse stromento perchè lo stesso giorno, in diversi parlamenti del mondo, fosse possibile presentare la stessa proposta di legge. Un documento per dire chi e dove siamo (perciò è urgente redigere uno "stato del Partito"), quanti milioni di dollari abbiamo speso in questo progetto e con quali risultati.

Perchè se ad un certo punto non pianifichiamo la strada sulla quale questa sensibilità deve camminare, non saremo nemmeno pronti a far tesoro di ogni eventuale imprevisto, contrario o favorevole che ci sia.

Ad esempio, ciò che si fa sempre più strada nel cuore stesso del capitale, è la candidatura dei giudici, quasi come casta sacrale e salvifica, alla guida dell'alternativa pacificata alle pur fertili conflittualità dei sistemi democratici. Il ruolo, insomma che è già stato quello dei quadri delle forze armate nell'ambito delle dittature militari. Ed anche di fronte a questo occorre far vivere la cultura politica anglosassone, ormai essa stessa inconsapevole della propria alterità, ma che comunque pone al centro della comunità l'individuo.

Occorrerebbe scrivere una pagina di critica del capitalismo americano, che finanziò il "Congresso per la libertà della cultura", per offrirci, dicendo: ci sono queste persone, che fanno queste cose, e ritengono ad ogni costo di durare a farle fino al 1998-99, in attesa che gli esperantisti, gli antiproibizionisti, i tibetani, ma anche determinati interessi economici, ci dicano e dimostrino quanto valiamo per loro. E prefigurando fin d'ora il punto di non ritorno, superato il quale disporre la liquidazione del Partito. Ma dobbiamo resistere fino al '99, poggiando se non altro sulla Bonino Commissaria e Dupuis deputato europeo.

Solo tornando da sotto zero a zero sarà possibile l'arrivo e l'utilizzo di forze nuove, dai fini e dalle storie eterogenee, che siano militanti o che siano una decina di giovani su cui si hanno motivi di fiducia, e cui si possano concretamente affidare le responsabilità, anche formali.

"Nel Manifesto, avere un taglio temporale, cioè cogliere l'occasione delle nuove tecnologie per immaginare tempi ed obiettivi di governo del pianeta, delle aree e delle regioni, altrimenti inimmaginabile, mi parrebbe congeniale alla nostra storia, e ben si congiungerebbe in prospettiva con l'arma della nonviolenza di massa. Per esempio dire: -Il mondo deve attrezzarsi per il 2030 ad avere una Lingua Internazionale, sì da permettere ovunque l'esistenza di governi ed associazioni internazionali, ed anche per tutelare le lingue storiche. Ciascuno dovrà conoscere almeno tre lingue: la propria, quella internazionale, ed una terza a scelta. Se mettiamo dei paletti al prevalere storico dell'una o dell'altra lingua-cultura, questo è un dato di "mercato" importante. Immaginare un itinerario di sviluppo della specie umana attraverso un intervento nei vari settori primari... primario è quello della lingua, perchè è essenziale, anche attraverso la telematica, per creare associazioni indipendentemente dalla provenienza e

tnica o geografica-....

Il villaggio globale c'è, ma non una cultura comune nè un'assunzione di responsabilità su dove lo si vuol portare"

Dovremmo riuscire, passando dalla tradizione orale a quella scritta, ad esprimere quella semplicità che viene dalla formulazione teorica o dalla narrativa. In una rivista o settimanale, magari di nuova frontiera tecnologica, multimediale ed interattiva, in cui si parli per esempio dell'assassinio del capitano dei carabinieri Mino, o del caso D'Urso, o del generale Galbarigi, o ancora sul caso Agusta, che ha messo in crisi mezzo mondo ma non l'Italia. Io stesso, ora che non sono parlamentare, sono disponibile, oltre che ad essere usato per farmi un po' di carcere serio ed atti di disobbedienza civile da studiare, a scrivere degli istant-book sulla nostra storia.

CICCIOMESSERE: La rivista potrebbe anche essere edita in versione cd-rom, strumento che sta avendo una diffusione amplissima.

All'utilità di riformulare e riproporre il Manifesto dei nobel crede poco STRICKLIEVERS, poi che già il 21 Marzo abbiamo avuto prova che l'offrire semplicemente noi stessi non conduce di per sè all'essere accolti e sostenuti, e d'altronde molti dei nobel firmarono il Manifesto non per il progetto del partito nuovo ma per la concreta campagna sullo sterminio per fame.

CON QUALI MEZZI ED A QUALE TARGET RIVOLGERSI

BONINO: Ognuno di noi, dovunque sia stato, ha fatto cose eccellenti. Eppure resta il fatto che continuiamo ad essere inadeguati: anni fa ci ponemmo il problema che ogni dirigente del Partito conoscesse almeno due lingue o l'Esperanto, e questo è avvenuto solo in parte. Ma ora ci troviamo a dover immaginare ed inventar soluzioni di rilancio attraverso mezzi di cui non conosciamo nulla. Allora la nostra riflessione dev'essere organizzata e tempificata: organizziamo dei gruppi di lavoro, ad esempio sul mezzo telematico, che poi si ripresentino tra un tempo dato con un progetto fattibile. Perchè non possiamo altrimenti inventare alcun uso creativo di stromenti che ignoriamo.

CICCIOMESSERE: Della telematica è possibile fare tre usi:

1) informazione multimediale, con un potenziale bacino di decine di milioni di utenti;

2)Condurre iniziative politiche, tipo quella anticensura che ha contagiato i siti di tutto il mondo, sui quali appare il simbolo della campagna contro la limitazione della libertà d'espressione in rete. Una buona idea può innescare una reazione a catena, considerato anche che sempre più carta stampata e televisione registrano cose che accadono in rete.

3) Atti di disubbidienza civile:

Agorà offre al Partito dei servizi che a prezzo di mercato verrebbero a costare oltre i duecento milioni. Per sostenere questa situazione deve vendere i propri servizi ad altri utenti. Perciò non gli è possibile, in quanto impresa, compiere atti di disubbedienza civile. Potrebbe piuttosto fornire l'appogio tecnico per, ad esempio, entrare nel sito Internet di Cuba e sostituirne la prima pagina con la foto e la storia di Francisco Chaviano. Bisogna però sapere che per reati informatici sono state ormai introdotte pene gravissime.

STANZANI: Visto che è possibile, attraverso la rete, spedire un giornale perchè venga poi stampato così comè in altre parti del mondo, con grande risparmio di danaro, la cosa va fatta. Perchè un giornale su carta è sempre più efficace di uno su schermo.

PAGANO: Un altro mezzo utilizzabile è il notiziario in esperanto che ogni giorno va in onda su Radio Varsavia, ascoltato via satellite in tutta Europa. Infatti da tempo Radio Radicale lo ritrasmette in Italia, mentre la loro redazione è disposta a mandare i nostri comunicati.

BANDINELLI: E' comunque venuto il momento di scegliere, tra le imprese tirate su dal Partito o ad esse collegate (televisioni, radio, telematica) quali continuare a sostenere e quali no.

CAPPATO: L'esigenza di scrivere non può prescindere da quella di rivedere e rinnovare tutto il nostro indirizzario, che ormai non funziona più, ed affiancarvi un indirizzario telematico. La stessa elaborazione teorica scritta potrebbe passare attraverso la sperimentazione di un periodico da spedire in rete a quel ristretto numero di indirizzi telematici che al momento possediamo, per arrivare poi a raggiungere professori universitari o altro.

DUPUIS: Io mi sentirei di riconfermare il target dei parlamentari, col quale siamo partiti, perchè chiaro e ridotto nel numero, e perchè gli eletti ai vari parlamenti nazionali sempre più prendono coscienza del fatto che le decisioni sulle sorti dei propri paesi sono loro sottrate, ed affidate ad organismi sovranazionali non eletti. Ed anche il target dei Tibet Support groups, in quanto composti da militanti volenterosi ed autofinanziati, inseriti nella rete telematica, e bisognosi di indirizzo politico. Da approfondire anche i rapporti con studenti taiwanesi e dissidenza cinese.

RODRIGUEZ: La Spagna è terreno fertile per una campagna iscrizioni: in particolare la ricca Catalogna ha dato una risposta positiva alla campagna per il Tibet. Anche i rapporti con le forze politiche sono buoni, tranne, col Partito Popolare, sull'antiproibizionismo.

ISLAM E LIBERTA'

PANNELLA: Se c'è in qualche paese islamico il proibizionismo sull'alcool, dobbiamo occuparcene, vedere che situazioni crea, magari far emergere situazioni dove è tollerato l'ashish ma non il vino. Storicamente l'Islam è stata per almeno sette secoli una grande cultura occidentale. Ed i paesi dell'est europeo sono informati di una cultura islamica laica, che se non è oggetto di discussione a loro stessi rischia di consumarsi.

Perchè porre il problema del proibizionismo sull'alcool in un paese islamico significa, come da noi sul divorzio, porre il problema della laicità dello stato.

Ed allo stesso modo dovremmo occuparci delle situazioni che la politica del Vaticano, sul sesso o altro, determina nei paesi del terzo mondo ed all'ONU, pur restando largamente inascoltata tra i cittadini dei paesi occidentali.

PIETROSANTI: In India, stato multietnico e laico, si stanno verificando delle forti tensioni proprio per le volontà di affermarsi da parte dei musulmani.

PAGANO: Il "Libro verde sull'istruzione" della Commissaria europea Edith Cresson, prevede l'insegnamento scolastico di due lingue, entrambe comunitarie. E' uno dei sintomi della chiusura dell'Europa in se stessa e rispetto all'islam, naturale alter ego culturale del continente. L'Esperanto (dunque le "tre lingue" per tutti) dovrebbe fungere invece da stromento che renda praticabile lo studio ed il confronto con lingue e culture altre da quelle dell'Unione.

BUSDACHIN: Nel Giugno prossimo convergeranno ad Istanbul, per 10 giorni, 15000 persone in occasione della Conferenza Habitat. Sarebbe il caso di esser presenti, con uno stand del Partito (costerebbe 100 dollari per tutti i 10 giorni), in modo da tastare un pò il polso prima di decidere iniziative sull'islam.

SCADENZE STATUTARIE

DUPUIS: Essendo scaduto l'anno di tempo previsto dal Congresso per la durata dei poteri straordinari attribuiti a segretario e tesoriere, bisogna decidere se e quando riconvocare, come da Statuto, il Consiglio Generale.

QUINTO: la situazione permane però straordinaria, ed abbisogna tuttora di una gestione straordinaria. Per quel che riguarda i costi di una eventuale convocazione del CG, potremmo esaminare la possibilità di fruire dei servizi del Parlamento Europeo.

DELL'ALBA: la convocazione potrebbe avvenire per Giugno, in occasione della prevedibile relazione fallimentare di Prodi al Parlamento Europeo sul semestre italiano di presidenza. Per allora potremmo organizzare unitamente un appuntemento del movimento italiano e del Partito a Strasburgo.

D'ELIA: Arrivare al Consiglio Generale senza un chiaro progetto di rilancio non sarebbe utile. Potremmo riproporre un incontro che abbia la forma di un seminario, al quale invitare quelle forze internazionaliste disperse e disaggregate nel mondo, a ridiscutere il progetto transnazionale. Anche con quelli che ci sono stati compagni ed hanno militato con noi nel P.R. italiano.

PANNELLA: La forma seminario mi piace. Convocare i membri di un CG che da lungo tempo non sa nulla di noi, spendendo soldi e senza un progetto, non mi pare vada fatto. Piuttosto potremmo ritagliarci cinque giorni ad Agosto, due sulla situazione italiana e tre sul Partito, appunto in forma di seminario, e spostare il dibattito in quella sede.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail