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- 1 ottobre 1996
Esperanto: lettera agli 84 eurodeputati

Bruxelles, 3 ottobre 1996

Caro collega,

siamo più di ottanta in seno al Parlamento europeo a pensare che non si possa continuare ad affrontare la questione della comunicazione linguistica, tanto all'interno delle istituzioni quanto per l'insieme dei cittadini dell'Unione, semplicemente fingendo che la questione non esista.

Per quanto riguarda il nostro Parlamento, i costi del servizio di traduzione ed interpretariato rappresentano un terzo del bilancio. Nondimeno abbiamo tutti avuto spesso occasione di renderci conto, specialmente durante le sessioni plenarie a Strasburgo, dei limiti "tecnici" del sistema adottato. Rare infatti sono le procedure di voto che non vedano un collega rimarcare questo o quel problema di traduzione. Cosi' come si moltiplicano gli incidenti che vedono l'interruzione, per diverse ragioni, dell'interpretazione in una qualche lingua (e in alcune lingue più frequentemente che in altre).

Sappiamo anche che si tratta di una questione di particolare delicatezza e sensibilità che ci tocca al cuore delle nostre rispettive identità. Sappiamo inoltre che con i prossimi allargamenti dell'Unione il problema non potrà che acuirsi ulteriormente. In altre parole sappiamo che il sistema attualmente in uso non potrà più funzionare quando il numero delle lingue oggetto di traduzione ed interpretariato raggiungerà 25 o più.

E' altrettanto chiaro che la lingua neutra di comunicazione Esperanto attualmente non gode di buona stampa e che un enorme lavoro di informazione dovrà essere fatto per oltrepassare i pregiudizi che vi sono associati, per dimostrare che non è tra gli scopi di questa lingua di soppiantare e ancor meno di sostituire i nostri diversi idiomi, ma bensi' di divenire la nostra prima lingua "comune" (e nient'affatto "unica") di comunicazione, a fianco di altre che ogni cittadino sarà libero di scegliere.

Ecco dunque molto brevemente presentata una questione che meriterebbe (e meriterà) ulteriori sviluppi. Al fine di oltrepassare lo stadio della pura riflessione, mi permetto di avanzare una prima proposta di iniziativa: il deposito di una mozione secondo l'articolo 45 del regolamento parlamentare. Se raggiungeremo un certo numero, potremmo anche considerare di depositare un'interpellanza e giungere rapidamente ad un dibattito di fondo sulla questione.

Nella speranza che voglia fare propria questa iniziativa, e naturalmente restando a sua completa disposizione, la prego di accettare, Caro Collega, le mie più cordiali espressioni di saluto.

Olivier Dupuis

P.S.: in allegato la lista dei colleghi deputati del nostro Parlamento che hanno espresso il loro sostegno all'introduzione di una lingua neutra di comunicazione.

 
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