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- 22 gennaio 1997
Il bilancio e la politica finanziaria

Voci riferiscono che per quanto riguarda il bilancio del Partito si sia finalmente prossimi a potere disporne.

Io non so se è prassi o necessità che il bilancio del Partito sia costantemente aggiornato. Sta di fatto che così non è, visto che questo non è stato ancora reso noto - se non magari a qualcuno sotto la consegna della segretezza.

Ma almeno possono registrarsi delle voci in proposito.

Il bilancio ancora non c'è. quando il bilancio verrà sarà comunque in ritardo notevole; e pure in ritardo rispetto all'annuncio reso da Danilo nella riunione di prima di Natale, quando il Tesoriere aveva per il giorno successivo promesso il bilancio, ma questo non venne. In ritardo, ma mi sembra che intanto sia un passo avanti. Che sana poco o nulla, ma intanto ripristinerà da quel momento in poi una procedura imposta come obbligatoria da norme di vario genere e natura, statutarie e non.

Se potrà parlarsi di recesso attivo o di desistenza da una certa condotta, o di nessuna di queste fattispecie, è da vedere, naturalmente, e con l'esame del bilancio, dei conti.

Perché credo non possa prescindersi ora come sempre dalla consapevolezza di tutti rispetto ad alcune cose precise. Il punto è che in generale occorre siano noti i vari aspetti del bilancio, vari aspetti della contabilità, anche se questi potrebbero non essere compresi automaticamente in quello che si chiama bilancio. Voglio dire che occorre siano rese note anche alcune voci, e in termini analitici. Propongo alcuni esempi, in elenco limitato e niente affatto esaustivo.

Vi sono state iniziative politiche che hanno reso denaro, e quanto, che hanno dovuto invece attendere mesi prima di partire, per la non disponibilità anche di poche centinaia di migliaia di lire. Decisioni di tipo finanziario hanno fortissimamente condizionato scelte politiche del partito, e questo è certo naturale e giustissimo; tanto più che le decisioni dette politiche e quelle dette finanziarie sono tutte e in pari misura scelte politiche. Ma queste si condizionano a vicenda, e quindi non è possibile non verificare in sede politica la fondatezza delle scelte, e il rapporto costi/benefici che nel compiere le varie scelte viene privilegiato. Una valutazione di carattere politico di questo genere non può sortire se non dalla conoscenza analitica delle contabilità, dei movimenti e di tutto il necessario. I bilanci del Partito sono pubblici, dice ed enfatizza lo Statuto. Non vi è dubbio alcuno che con questa locuzione si intenda che pubblica è la contabilità tutta. A meno che vi sia chi dubbi in proposito abb

ia da sollevare; ma mi sembra improbabile. E se anche dubbi vi fossero, sarebbero una salutare fonte di dibattito aperto e alto sul modello del nostro partito.

Lo stesso vale per la questione rimborsi. Questi, oltre a dover trovare una collocazione anche concettuale che ancora non c'è, o non c'è più, devono una buona volta essere resi pubblici. Tra l'altro è molto semplice. E' necessario sapere chi percepisce quanto a titolo di rimborso. Ma occorre sapere anche quali persone hanno patito ritardi nella percezione dei cosiddetti rimborsi, e per quanti e quali mesi. Non ho alcun dubbio che tutto sia inappuntabile. Proprio per questo è necessario conoscere. Perché si tratta di scelte politiche che sono state prese da alcuni, avallate da alcuni. Del tutto legittime, ma che vanno rese note anche nella loro genesi, e necessariamente motivate. E' del tutto evidente che una legittimazione a conoscere queste cose sorga in capo a chiunque. Proprio a chiunque. Tanto più non è proprio possibile non sorga in capo a persone che personalmente hanno subito molto pesantemente e con più che commendevole abnegazione risultati diretti di scelte, di analisi costi/benefici, di scale di p

riorità, e che quindi non possono non essere a loro e a tutti note. Ora, se è vero che i bilanci del partito sono pubblici; anche se è possibile che non sia questo il momento del dibattito in materia. Ma nemmeno l'opportunità del momento può valutarsi, evidentemente, senza la conoscenza dei dati necessari, e pubblici.

Le scelte compiute sono state di certo ispirate da una analisi dei costi rapportata ai benefici, ed è quindi evidente che il valore e la importanza politica di queste scelte siano tali da renderne obbligata la pubblicità.

Come è certamente necessario sapere anche chi percepisca quanto nella famiglia radicale, e dunque non solo nel partito in senso stretto.

In verità non credo proprio che esistano ragioni o motivi che anche soltanto consiglino la non pubblicità di queste cifre. Ma se esistesse un motivo, almeno andrebbe reso esplicito.

Mi viene da chiedere poi se il segretario del partito conosca la situazione finanziaria del partito, o se non la conosce come questo sia possibile.

E' probabilmente più dai conti del partito che da altro che non solo si evince, ma discende quanta importanza politica i responsabili del partito annettano alle varie iniziative politiche e al complesso della iniziativa.

Certo, ammetto che la "categoria" del rapporto costi/benefici non esaurisca le questioni complesse e l'analisi della politica che conduciamo; ma non mi sembra dubbio che sia un indicatore decente e utile. Se per il nostro ordinamento (per la nostra Costituzione - direbbe a ragione qualche grandissimo giurista medievale) il segretario è il numero 1 e il tesoriere è il numero 1-bis, ben più che il numero 2; se è vero questo è fuori discussione che le scelte finanziarie del partito sono un tutt'uno con quelle che definiamo politiche, e i poteri, le potestà, le responsabilità sono congiunte in virtù dell'essere congiunte come sono per noi le funzioni dei due. Nei termini in cui lo statuto chiaramente si esprime.

Vedremo i conti, dunque. La speranza è l'ultima a morire. Ho chiesto i conti ancora una volta questa mattina, alla tesoreria. E ancora li attendo.

Ripeto con la massima energia che non ammetto per me stesso cedimenti al pregiudizio. E quindi sottolineo che non intendo con queste parole altro che quanto è qui scritto; cioè nulladi meno e nulla di più.

Attendo tutt'ora, sia il bilancio sia quanto sopra evocato, sia esso compreso o meno nel bilancio in termini espliciti. Confido nel fatto che alla Xesima richiesta questa possa essere esaudita. Nell'interesse del partito tutto, uno dei cui interessi è quello di una identità limpida e corrispondente a quanto proclamato nello statuto. (Si tratta di un interesse che non rileva soltanto per l'entità partito, ma anche per ciascuno dei suoi iscritti, come è evidente).

Colgo l'occasione per riferirmi con alcune frasi a quanto qui Rita e Sandro hanno voluto scrivere, qualche giorno fa. Non ssi tratta di un cogliere una occasione casuale, come è evidente.

Ringrazio molto Rita e Sandro, se posso permettermi di dirlo anche qui. Molto e di cuore.

La questione va invece vista, anche questa e pianamente, nell'ambito delle righe di sopra.

La questione è soprattutto di rapporto costi/benefici.

Proponevo qui l'esempio, alcuni giorni fa, di un ipotetico compagno fortemente scoliotico al quale si negasse una sedia non eccessivamente dannosa per la sua schiena. Ma quell'esempio va letto come segue: al compagno scoliotico verrà negata una sedia non dannosa per la sua schiena se quel compagno non serve a nulla, o se l'opera di quel compagno vale attualmente o potenzialmente meno di quella sedia. E in tal caso va benissimo lo sgabello scomodo. Se il compagno non serve a nulla, o se vi sono utilità di altro genere e natura.

Non credo le cose possano essere viste attraverso lenti diverse.

Né è questione di sensibilità: proprio no. Ma soltanto di funzionalità e utilità - in tutti i sensi.

Ho da molto, molto tempo, e per iscritto, rappresentato al segretario la situazione. E cioè la impossibilità per me di approviggionarmi di informazione, di operare, di leggere, di muovermi, di... Anche analiticamente. Ma è noto.

Ho anche con analiticità esposto l'ultraminimo e il minimo necessario, indispensabile. E ho ricevuto dei no. In verità non flessibili. Nemmeno - per dire - la proposta di affidare a qualcuno qui il compito di dedicare un'ora a settimana al passare allo scanner dei testi.

Finché, poi, dopo oltre un anno, mi sono determinato a pagarmi da me una collaborazione, che mi pesa finanziariamente il massimo possibile. Si tratta di un supporto che è pressoché infinitamente inferiore al necessario, ma è di certo un po' superiore al massimo che posso permettermi.

Al momento di determinarmi a farmi carico di pagare una collaborazione in funzione di un almeno piccolo miglioramento delle mie capacità operative per il partito, chiesi a Danilo la possibilità che alla persona che mi aiuta al partito a spese mie venisse assegnata una postazione di lavoro. E fu concessa, a onor del vero. Almeno la possibilità che quella persona da me pagata venisse ospitata per lavorare al partito fu concessa.

Per il resto, no - come è noto. No a tutto. Nemmeno la ipotesi di concepire una sorta di partita doppia per cui io avrei potuto versare alla persona che collabora con me il denaro attraverso le casse del partito, almeno come legittimazione politica della cosa. Nemmeno questo, a testimonianza che non si è mai trattato esclusivamente di problemi finanziari - come è peraltro evidente.

Costi/benefici, ancora. E quindi valutazioni di carattere puramente politico hanno sovrainteso alla scelta e alla reiterazione della scelta. Scelta politica. Che se viene modificata comporterà delle conseguenze.

Problemi finanziari impedivano che il problema venisse financo affrontato, mi fu detto da Olivier. E nemmeno relativamente ad un qualche aspetto marginale o marginalissimo, ad un supporto minimissimo. Che infatti non vi fu e non vi è.

Non ho ragione di dubitare e infatti non avrei dubbi che Olivier e Danilo si siano consultati in proposito, addivenendo congiuntamente alla scelta di rispondere negativamente alle necessità che sono andato segnalando e palesando.

Insomma, se il segretario mi dice che è assolutamente escluso che io possa avere anche il minimo dei supporti, per mesi e mesi, e adduce a ragione di questo scarsezza di mezzi finanziari del partito, non posso dubitare che a tale determinazione segretario e tesoriere siano addivenuti insieme, appunto valutando ogni aspetto della faccenda. Credo di dovere al segretario ben più che la fiducia minima per cui se oppone ragioni finanziarie egli lo faccia a ragion veduta, cioè avendo almeno consultato il tesoriere, e con il tesoriere avendo esaminato ogni possibilità teorica e pratica di aiuto magari minimissimo.

D'altra parte il tesoriere mi dice, e molto di recente, di non avere mai affrontato con il segretario la faccenda.

Ho avuto proprio recentissimamente, e per volontà di Danilo, un peraltro amichevolissimo colloquio con il tesoriere nel quale egli, oltre a rappresentarmi la situazione per cui mai da parte di Olivier è stato investito della cosa, mi esortava a chiedere i supporti e le condizioni che a me sembrassero necessarie, in modo da valutarle insieme e potere poi porvi rimedio per il possibile.

Ho da parte mia e responsabilmente sottolineato che la questione andava affrontata insieme al segretario, da parte di Danilo. E Danilo ne ha convenuto, o almeno ha accolto le mie parole.

Della cosa non vi è stato modo di parlare con Olivier: le giornate trascorse a Strasburgo sono state molto intense e non lo hanno consentito; se non quando ieri per telefono Olivier ha sollevato la questione. E da parte di Olivier è giunta una richiesta a me di proporre i supporti necessari.

Io credo - e mi sembra ragionevolmente quanto responsabilmente - che segretario e tesoriere debbano parlarsi in proposito. Non certo per addivenire ad una versione comune dei fatti, visto che qui non rileva, e ora non rileva più di tanto, e rileverà soltanto nelle sedi di discussione delle scelte politiche e di politica finanziaria del partito.

Credo che occorra che da parte di segretario e tesoriere si pervenga ad una determinazione comune e congiunta, quale che sia; da discutere eventualmente subito con me.

L'analisi e la valutazione comparata dei costi e dei benefici rispetto alla opera di un compagno si intende - quanto meno in due almeno apparentemente parallele determinazioni dei responsabili del partito - rivoluzionata.

Rivoluzionata una scelta politica tanto convinta da essersi sedimentata attraverso ripetute espressioni di volontà. Non vi è dubbio che sia necessario e da parte mia non ho dubbi che sia responsabile discuterne.

E anche subito, tanto non soltanto sono disponibile, ma anelo che almeno qualche problema possa essere alleviato.

Se vi è volontà comune di segretario e tesoriere - e magari vi è già, e basta notificarmelo - ripeto che sono non solo disponibile a parlarne con l'uno o l'altro dei portatori della medesima volontà, ma lo anelo. Tanto più che l'apertura di una fase di chiarezze e chiarezza, così come di quella di una rivoluzionata valutazione del rapporto tra costi e benefici nella allocazione e nell'uso delle risorse di tutti, non potrà che portare o almeno consentire anche il sorgere di un riconcepimento di aspetti determinanti dello stare e lavorare insieme. Con la pratica loro.

N.B.: Ho affrontato due questioni diverse e connesse soltanto nel senso che l'una può essere tenuta come esemplificazione dell'altra. Mi si scusi se ho nel medesimo testo espresso queste varie annotazioni. Le due questioni sono connesse per quanto sono connesse, e per nulla di più.

21 gennaio 1997

 
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