9 Marzo 1997
(traduzione poco fidabile)
Mio fratello è stato condannato a 15 anni di prigione nel 1979. Liberato nel 1993, 20 mesi dopo è stato rapito dalla polizia ed è scomparso. E stato condannato nuovamente a 15 anni di prigione. Il governo cinese ha dichiarato a più riprese che in Cina non ci sono prigionieri politici. Dice che Wei Jing Sheng è un criminale comune. Wei Jing Sheng non è un criminale comune, il governo lo sa! Deng Xiao Ping ha detto dopo la prima condanna di Wei Jing Sheng: "[...] Wei non è un dissidente, Wei è per il liberalismo borghese..."
Abbiamo interpellato il governo cinese. Nella costituzione, nelle leggi è inscritto il liberalismo, il liberalismo non è un crimine. Perché allora, con un tali ragioni, il governo può condannare i dissidenti e mandarli in prigione?
Deng Xiao Ping ha risposto che la questione non si pone. Se la pongono solamente l'opinione internazionale e quanti criticano il non rispetto delle convenzioni e dei diritti dell'uomo. Noi abbiamo messo Wei Jing Sheng in prigione e lo sorvegliamo. Così gli stranieri, tra 10 anni, dimenticheranno il nome di Wei Jin Sheng.
Una simile risposta di Deng Xiao Ping riflette perfettamente il comportamento del governo cinese. In assenza di pressioni da parte della comunità internazionale il governo cinese ancor'oggi farebbe sempre ciò che gli pare.
Nel 1996 in Cina sono state organizzate due campagne, due petizioni per liberare Wei Jin Sheng.
Una ventina di persone sono state arrestate. Tra loro Wang Dan (...) condannato a 3 anni di lavori forzati senza processo. Tutti sono stati torturati in prigione. Tra loro il signor Zenon, non sopportando la durezza di tali trattamenti, ha tentato il suicidio gettandosi dal 4 piano. Necessita di cure.
Ha scritto una lettera aperta all'Assemblea Popolare di Cina per la liberazione di Wei Jing Sheng. "Perché Wei Jing Sheng è stato arrestato e messo in prigione? Soltanto per aver scritto articoli in cui esprimeva pacificamente le sue idee sulle riforme politiche in Cina. Soltanto perché ha scritto degli articoli è stato condannato, per aver criticato il governo cinese e il partito comunista che reprimono i diritti dell'uomo in Cina, che reprimono tutte le attività culturali e i diritti dell'uomo in Tibet. (...) Se si parla della situazione dei diritti dell'uomo in Cina, oggi essa è un po' migliorata rispetto ai tempi della rivoluzione culturale. Ma non perché il governo cinese si preoccupi maggiormente dei sentimenti del popolo. Ma perché il popolo non vuole più collaborare col governo. Al contrario, esso simpatizza con i dissidenti cinesi.
Durante la rivoluzione culturale c'era la dittatura di Marx, la dittatura del popolo. Oggi questo non funziona più, perciò la politica repressiva del governo si è accentuata. Si sorvegliano strettamente i dissidenti e le loro famiglie. La mia vita, la mia famiglia, mia sorella e mio fratello dal 1995, sono sorvegliati dalla polizia giorno e notte. E li seguono ovunque. Ma il governo cinese non è riuscito a spaventare il popolo. Ogni giorno la mia famiglia riceve numerose lettere di sostegno, provenienti da tutta la Cina. In tutta la Cina l'ideologia comunista si sta smembrando, nessuno ci crede più. E' già qualcosa. Resta la politica repressiva.
Essa è necessaria al governo per difendere gli interessi e la politica di corruzione. In Cina l'apertura dei mercati economici si accompagna al regime repressivo. E guida la Cina verso una società sempre più selvaggia e marcia. Sostenere il governo cinese significherebbe restare dalla parte della violenza, dalla parte di una minoranza che reprime tutti, che non rispetta i diritti dell'uomo.
Wei Jing Sheng si appella sempre alla libertà, ai diritti dell'uomo, alla democrazia di tutti i popoli in Cina. Per la libertà e i diritti dell'uomo in Tibet come in Cina, di tutti quanti insieme.