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- 8 aprile 1997
In ritardo a Vincenzo Donvito
Mi interessa dire alcune parole su un piccolo intervento di Vincenzo Donvito in Conferenza Direzione, cui non ho peraltro accesso.

Vincenzo, nel motivare le ragioni per cui non è intervenuto al mio matrimonio, si riferisce a elementi tratti da un divertentissimo - questo come il secondo - pseudo-comunicato stampa ironico preparato da carissime compagne buontempone e facete. Comunicati che io, come Ursula, ho gradito e goduto moltissimo.

Questo va detto in primo luogo: la fonte di Vincenzo e che reca Vincenzo a dire che vi era nell'evento "troppa religiosità" è un testo comico concepito e assai ben fatto in funzione di ridere e sorridere.

A volere proprio dirla tutta, può pure rammentarsi che chi ha officiato il rito civile - mi sono sposato sia al Comune che in chiesa - è stato il cattolicissimo Amedeo Piva, assessore ai servizi sociali del Comune di Roma. Piva doveva sposare qualcuno dopo di noi, e io non avevo chiesto a nessuno in particolare di sposarci. Piva mi vede e mi chiede di potere lui sposarci. Non solo non ho avuto nulla in contrario, ma ne sono stato contento. Anche se talvolta su posizioni diverse nel merito di alcune questioni, ho sempre avuto rapporti cordiali e cortesi con lui.

I malevoli possono comunque concentrarsi pure sul fatto che un cattolico, e un assessore della giunta capitolina, abbia sposato Ursula e me.

Nel primo pomeriggio ci si è sposati in chiesa. In una chiesa luterana, nonostante né ursula né io si sia luterani. Io sono un religiosissimo miscredente e ateo; Ursula è praticante della chiesa riformata tedesca, che è chiesa protestante come quella luterana, anche se vi è in quella molto più Calvino e Zwingli che Lutero.

Il prete era invece il pastore luterano tedesco di Roma, unico protestante a Roma (come è noto Valdesi e Battisti non sono protestanti). Il pastore Uhl è tra l'altro molto simpatico, per il poco che lo conosco. Non c'entra nulla, ma mi piace dirlo, come mi piace dire che Uhl è sposato con una signora francese molto cattolica.

La situazione era dunque molto interessante, dal mio punto di vista, proprio dal punto di vista di uno laico e miscredente ateo e religioso come me: prete luterano, ma in tonaca con bavaglino calvinista; coniuge 1 della chiesa riformata tedesca, coniuge 2 come detto e battezzato cattolico; testimone 1 battista; testimone 2 induista; luogo di celebrazione la chiesa luterana tedesca a Roma.

Trovo una situazione del genere molto stimolante, confesso.

Il rito del pomeriggio è stato un rito religioso. A qualcuno la predica, il sermone del sacerdote non è piaciuto molto; a me e ad altri è piaciuto, salvo in alcuni passaggi - forse perché non mi attendevo altro che un sermone di un pastore luterano. Mi è piaciuto molto, ma molto, il fatto che la massima parte del tempo trascorso in chiesa sia stata dedicata a cori, all'organo, e a un duetto di eccellente livello di un pianista e di un violinista professionisti amici nostri. Mi è piaciuto moltissimo il giardino annesso alla chiesa.

Ora, passando ad altre cose serie:

rispetto profondamente il credo di chiunque, compreso quello di Ursula. Non è il mio; ma non mi infastidisce affatto - anzi. Ho sempre annesso una grande importanza al senso e allo spirito religioso di chiunque, sia nei suoi aspetti terrificanti, che negli altri. Comunque sia è cosa, elemento importante e quanto incidente nella e nelle società in cui viviamo. Credo nelle libertà civili, comprese quelle di vivere in libertà il proprio culto, se se ne ha, e di vivere il proprio non essere credenti in senso stretto o ampio che sia.

Il rito che ha sposato Ursula e me nella chiesa protestante non ha alcun valore nell'ambito di alcun ordinamento giuridico vigente.

Non ho nulla contro la religione altrui, così come combatto - dialogando con lui - chiunque attenti alla mia religiosità laica, ai miei non-culti. La minaccia della religione insiste sul suo rapporto con lo stato e il potere temporale. Non temo uno sstato confessionale più di quanto tema uno stato ateo.

Sono in generale molto attento al fenomeno della pratica religiosa, che mi sembra decisamente centrale in quasi tutte le parti del mondo. E sono convinto che uno dei grandi problemi della nostra società di oggi - di quella italiana - sia proprio nella assenza di una ritualità laica, e della sacralità laica delle istituzioni e della vita istituzionale del paese; ed è questo, questa assenza, che favorisce alcuni fenomeni molto evidenti e pure pericolosi di questi tempi.

Mi permetto pure di annotare una breve considerazione, personale e privata, anche. Ed è quella per cui il mio vivere di oggi senza dio, e senza religione è scelta tutt'altro che assoluta, e si scontra molto spesso con domande di un certo rilievo. Almeno da qualche anno. (Nessuno si preoccupi: sono lontanissimo da conversioni di sorta. Soltanto, affronto la questione, senza aggirarla esorcizzandola).

Mi sembra difficile un mondo a-religioso. Ma questo è un altro discorso. Voglio invece qui dire che le convinzioni sono convinzioni di oggi, sperimentali. E sperimentali sono pure gli imperativi categorici a me e a noi pure - e proprio per questo - assai cari.

Sono pure convinto che se io mi fossi sposato con una buddista, magari Tibetana, con un rito buddista, oppure con rito di una per noi remota religione seguita in qualche zona dell'Africa, nessuno avrebbe obiettato alcunché. Perché siamo tutti un po' razzisti, e il remoto o l'estraneo non sappiamo vivere con naturalezza, pianamente: o ci entusiasma, o lo respingiamo - che poi è la stessa cosa.

Sono convinto che dire che sposarsi in chiesa non va bene valga come il dire che sposarsi tout-cour non va bene: ed entrambe le affermazioni valgono di per sé poco. Per almeno due ragioni: si decade nella categoria del politically correct, che è pericolosa; e si annette troppa importanza ad eventi ai quali si dà meno importanza proprio vivendoli, magari, soltanto con attenzione e cura, diligenza e pazienza nei confronti di se stessi e della propria coscienza. Anche o soprattutto mettendosi alla prova; e mettendo alla prova la propria tolleranza e capacità di libertà.

Paolo P. 8 aprile 1997

P.S.: All'ottimo Vincenzo voglio un enorme bene, e ancor più gliene voglio dopo quella sua annotazione. Che è segno e segnale di cura.

P.P.S.: Prego qualcuno degli abilitati alla Conferenza Segreteria PR di essere così cortese da trasferire queste righe in Conferenza Direzione. Grazie

 
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