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- 19 luglio 1997
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Roma, Hotel Ergife - 20-22 luglio

IL PARTITO DENTRO E FUORI IL PALAZZO DI VETRO

Marco PerDuca

New York, Luglio 1997

* Dentro il palazzo

Forse è il caso di ripeterci per l'ennesima volta le caratteristiche del Partito all'Onu. La qualifica di ONG con status consultivo di categoria 1, da un paio di anni ridenominata General, viene riconosciuta alle organizzazione che per interessi, internazionalità e attività passate vengono ritenute competenti a partecipare con i propri contributi ai lavori del consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite. Su oltre 1100 ONG solo 70 hanno la categoria 1, tra queste vi sono organizzazioni internazionali mondialmente riconosciute, con la clamorosa eccezione di Amnesty Intenational.

Dal 1995, anno del riconoscimento, il Partito radicale ha agito all'Onu sfruttando la propria qualifica principalmente alle commissioni e sottocommissioni dell'ECOSOC presentando documenti scritti e orali in materia di diritti umani; nel 1996 ha proposto un punto all'ordine del giorno per l'agenda del consiglio. La proposta riguarda la sperimentazione di una lingua internazionale ausiliaria in una commissione dell'Onu e/o di una sua organizzazione.

Malgrado l'Internazionale Socialista e Liberale abbiano il nostro stesso status consultivo, e di quando in quando presentino statement alle sopraccitate commissioni, il Pr è l'unico partito politico che in quanto tale - e recentemente con un impegno crescente- si muove all'interno del palazzo di vetro di NYC e nelle sedi di Ginevra e Vienna.

Ancora in molti si domandano come il committee on NGO abbia potuto dare il massimo riconoscimento, un vero e proprio blasone, a un "fottuto" partito politico che per giunta si chiama radicale.

Il contesto in cui si agisce all'Onu risente molto del fatto che si tratta di una organizzazione formata di 185 delegazioni di governi con cui si puo' si' entrare in contatto direttamene, ma che raramente, a meno che non si tratti di commissioni di esperti, sono formate da plenipotenziari; i rapporti con i rappresentanti sarebbero pressoché una perdita di tempo se non ne esistessero nelle capitali. Le attività di lobbying hanno quindi bisogno di una necessaria sponda al di fuori del palazzo. A mio avviso la formula che si è andata delineando, anche se non proprio consolidando, di lobbying del partito è risultata vincente proprio perché di tipo politico ed articolato. Gli appelli firmati da centinaia di parlamentari di tutto il mondo, oppure da premi Nobel e statisti, la circolazione di risoluzioni adottate da parlamenti nazionali e soprattutto da quello europeo hanno aumentato il peso della pressione sui governi, oltre che la credibilità dei radicali all'Onu. Certo se l'antico adagio dell'adozione contempora

nea di mozioni in decine di parlamenti sparsi in tutto il mondo dovesse divenire realtà, la rivoluzione della forza del diritto e dell'azione politica transnazionale sarebbe ben avviata.

In generale alle Nazioni Unite, il Partito è impegnato su diversi fronti:

- l'istituzione di un tribunale penale internazionale a New York;

- la proposta di un argomento all'ordine del giorno dell'Ecosoc a New York e Ginevra;

- la Commissione dei diritti umani a Ginevra;

- la sottocommissione sulla protezioni contro le minoranze a Ginevra;

- I lavori preparatori sulle Convenzioni Droga a Vienna;

In ciascun caso il partito collabora, non senza difficoltà variabili, con le proprie associazioni e/o con organizzazioni ad esso federate o vicine.

Per quanto riguarda il tribunale internazionale il partito è tra i fondatori della coalizione di ONG che seguono e sostengono i lavori di istituzione della corte internazionale. Sebbene si tratti di un network informale che non ha vincoli, se non quello di sostenere la creazione della corte, il partito è riuscito a "imporre" un punto in comune a tutte le altre organizzazioni: la data per la convocazione della conferenza diplomatica.

Le attività di corollario ai lavori Onu sono fatte in collaborazione con No Peace Without Justice e, fino al PrepCom ultimo scorso, hanno visto impegnate persone del partito ed esperti inviati da Non C'è Pace Senza Giustizia, con divisioni di compiti e competenze a seconda delle esigenze del momento.

I lavori di preparazione testi per la commissione dei diritti umani di Ginevra sono invece coordinati dalla sede di Bruxelles. A New York si curano i rapporti con alcune organizzazioni specializzate in materia, si preparano alcuni statement e si provvede alla traduzione in inglese dei documenti scritti in italiano e in francese, sempre da New York si tengono i contatti con tutta la burocrazia Onu delle tre sedi principali.

Per quanto riguarda la proposta della lingua internazionale ausiliaria, come punto all'ordine del giorno dell'ECOSOC, si è rimasti sul generale senza proporre sin dall'inizio l'esperanto per cercare di mantenere aperto il dibattito e aggregare più paesi e più organizzazioni possibili in materia. Sul modello della coalizione per il tribunale internazionale si è cercato di mettere insieme più ONG possibile, con risultati sulla carta soddisfacenti, ma che in aiuto di tipo lobbistico hanno visto solo la presenza attivissima del presidente della Universala Esperanto Asocio, il professore coreano Lee Chong Yeong. A NYC abbiamo co-sponsorizzato un seminario di una giornata che presentava la proposta del partito e la nascita della coalizione, e seguito le due settimane del Committee on NGO distribuendo a tutti i delegati il materiale prodotto (il testo della nostra proposta depositata l'anno prima, l'intervento del partito al seminario, informazioni circa le proposte al Parlamento Europeo). Nessun paese si è dichiar

ato contrario o perplesso circa l'argomento, e la delegazioni Bulgara e Cinese si sono espresse apertamente in favore. I contatti con la Cina per ovvi motivi sono stati portati avanti dal Prof. LEE.

Per la droga, oltre ai soliti contatti con la burocrazia Onu, da New York è arrivato un aiuto circa la compilazione di materiale informativo e lobbistico, le famose carpette; in più personalmente sono stata la prima persona che il Senatore Arlacchi ha incontrato all'Onu in una scena non priva di risvolti comici.

Nel mese di giugno abbiamo anche partecipato al Comitato dei 24 sulla decolonizzazione presentando una petizione sulla situazione di Timor est, tenuto una riunione dei Support Group di Timor est nel nostro ufficio e co-sponsorizzato una tavola rotonda su Ambiente e diritti umani a Burma.

Durante la sessione speciale dell'Assemblea Generale, oltre a frequentare I corridoi per incontrare chi c'era e assistere ad alcune panel discussion, abbiamo distribuito commenti su HIV/AIDS e ambiente prendendo spunto da un progetto di Filippo di Robilant del 1994 sulle pandemie.

Partendo da quest'ultimo caso si possono aprire oppure riaprire nuovi "fronti" alle Nazioni Unite. L'AIDS, peraltro già presente dal 1996 negli statement presentati alla Commissione diritti umani di Ginevra, partendo dal progetto del 1994, potrebbe portarci ed essere più impegnati nei luoghi competenti e infittire i contatti, adesso effettivi solo sporadicamente, con organizzazioni o fondazioni che si interessano in materia, proponendo un livello più politico di azione e riaprendo il dibattito, ampliandolo antiproibizionisticamente, anche ad altre istituzioni internazionali.

L'ambiente, all'Onu, gode di uno sterminato stuolo di adepti e simpatizzanti, ma è molto difficile capire quali possano essere gli sviluppi, anche alla luce del recente Earth Summit, e soprattutto le iniziative da intraprendere livello Nazioni Unite, va detto che alcuni rappresentanti, in particolare in paesi in via di forte e celere sviluppo, hanno una passione speciale per l'ambiente, forse per distruggerlo.

Abbinato all'ambiente c'è naturalmente lo sviluppo sostenibile, che a oggi è, almeno dal punto di vista delle ONG è un crogiuolo di terzomondisti e ambientalisti della prima ora. Potrebbe costituire terreno di battaglia, soprattutto se sempre affiancato ai diritti umani. recentemente si è costituito l'International People's Tribunal davanti al quale vengono presentati casi di violazioni di diritti umani, il tribunale dal valore simbolico potrebbe essere un momento di pubblicizzazione di casi poco conosciuti dall'opinione pubblica, ma i media, anche per la concomitanza della sessione speciale della GA lo hanno disertato. Il partito ha contributo con 25 dollari all'African Service per le spese organizzative.

Il disarmo nucleare, un argomento a cui il presidente della 51a Assemblea Generale era molto sensibile, oppure le mine antiuomo, sui cui aspetti devastanti sui bambini l'UNICEF ha recentemente organizzato una mostra all'Onu, sono altri due campi di certo interesse. L'individuazione di progetti specifici di studio-ricerca finalizzati a campagne per la firma o la ratifica di trattati internazionali in materia, anche in collaborazione con agenzie specializzate dell'Onu, potrebbe far iniziare contatti con banche o fondazioni per la sponsorizzazione di progetti di internship o stage che il partito potrebbe offrire ad esperti in materia. Sempre dal punto di vista di finanziamenti si potrebbe partecipare all'istituzione borse di studio di diritto internazionale o umanitario.

Il 1998 sarà anche il cinquantenario della dichiarazione universale dei diritti umani; per quanto riguarda questi ultimi, un tentativo di avvicinamento con la neonominata alta commissaria Onu Mary Robinson dovrebbe essere tentato: si tratta di una europea che si è battuta per la legalizzazione del divorzio, dell'aborto e per i diritti degli omosessuali, un'antiproibizionista a tutto tondo, come la Commissaria Bonino.

Allo stesso tempo, forse potrebbe essere il caso, per chi crede profondamente e convintamente nello stato di diritto, di iniziare, partendo dai documenti ufficiali che presentiamo all'Onu, a spostare l'attenzione sulla necessità di avere dei diritti civili, forse addirittura in contrasto con il concetto di diritti umani e porre l'attenzione sul rule of law, l'espressione che in inglese, la lingua dell'Onu, almeno per ora, è quella che più si avvicina all'italiano "stato di diritto" oppure al nostro "vita del diritto".

La droga per la fine del secolo potrebbe diventare quello che la lotta per lo sterminino per fame fu negli anni Ottanta. Proprio a partire dall'ultimo World Drug Report dell'UNDCP in cui si evidenzia come l'8% del mercato mondiale sia occupato dal traffico di sostanze stupefacenti, si deve riflettere su come lanciare una mobilizzazione internazionale che metta ancora una volta insieme la disobbedienza civile e le proposte di riforma antiproibizionista delle convenzioni internazionali in materia di droga. In vista della sessione speciale della prossima Assemblea Generale sui narcotici, la pubblicazione in concerto con il CoRA e l'Osservatorio Europeo sulle leggi sulla droga, di un World Drug CounterReport mi pare urgente, un testo che sfrutti al massimo le informazioni del documento Onu, e confuti, dati alla mano, sopratutto per quanto riguarda gli aspetti legati ai diritti umani, all'ambiente e allo spreco di denaro pubblico (un argomento a cui qualcuno potrebbe essere più interessato), le decisioni dei 185

governi che si muovono all'unisono in materia. Per inciso va detto che proprio l'Italia è il maggior contribuente volontario dell'UNDCP con 15 milioni e mezzo di dollari, segue la Gran Bretagna che ne da la metà.

l'impegno più affascinante e coinvolgente resta quello della riforma dell'Onu, uno dei motivi per cui io stesso mi sono inscritto al Partito radicale, l'unico partito che parla della riforma delle Nazioni Unite, riconoscendone l'importanza e il potenziale ruolo. Allo stato attuale i più attivi proponitori di bozze di riforme sono i paesi nordici (tra I maggiori contributori volontari dell'Onu). Anche Boutros Ghali, contrariamente alle motivazioni americane per la non riconferma, ha avviato in passato, su pubblicazioni ufficiali un dibattito in materia ripreso anche su alcune riviste di relazioni internazionali. Lo slogan "il partito delle nazioni unite" è di sicuro fascino e potrebbe rilanciare la dimensione transnazionale, come poi lo si possa sostanziare con atti concreti resta ancora una sfida aperta sia internamente al partito, sia di visione politica internazionale.

Gli aspetti politici della riforma: la presenza e il ruolo del Consiglio di Sicurezza, e la composizione e funzioni dell'Assemblea Generale, vengono costantemente sostituiti da quelli economici, come l'obbligatorietà del pagamento delle quote, l'impossibilità per i morosi di votare, il finanziamento delle varie organizzazioni, le missioni di pace, il personale permanente, quello specializzato eccetera. Alla fine dei conti, tutto è legato, sempre solo e comunque, alla posizione e quindi alle esigenze degli USA. Molto importante invece dovrebbe essere il ruolo degli europei se arrivassero ad una posizione comune in materia, europei intesi non solo come paesi scandinavi oppure UE, ma anche come ex patto di Varsavia.

I contatti presi in questi anni, grazie ad Emma Bonino, alle nuove opportunità Onu e alle conferenze delle varie organizzazioni di area, possono sicuramente costituire un serbatoio di nomi e storie politiche che possono essere al nostro fianco ed accettare la sfida della riforma delle Nazioni Unite, una riforma che pero' deve avere il la dai radicale su linee politiche ben precise e liberali.

Diverse ONG si stanno battendo per l'accesso illimitato delle organizzazioni alle varie commissioni dell'Onu, di per sé non ci sarebbe niente di male, se non che molte di esse cercano esclusivamente occasioni per riempire il proprio curriculum per ottenere ulteriori finanziamenti, senza mai concentrarsi effettivamente sui risultati da ottenere una sorta di "professionisti della lobbying". Un gruppo sempre più folto di ONG (per inciso va detto che per il 1998 circa 700 organizzazioni hanno fatto domanda di status consultivo) richiede un'assemblea permanente dei popoli o della gente, il termine people in inglese puo' significare entrambi, con funzioni di monitoraggio e consiglio. Una proposta un po' datata oltre che di fatto impraticabile per ovvi motivi di scelta dei rappresentanti.

* Il partito fuori dal palazzo.

Gli aggettivi che sono stampati sulla tessera del partito rappresentano un importante fardello storico e politico che i radicali hanno portato e continuano a portare sulle proprie spalle e nelle proprie azioni, ma per un soggetto politico realmente transnazionale, per iscrizioni e visione politica, per alcuni di essi, se non altro per motivi linguistici, sarebbe necessario un approfondimento, per altri forse un superamento, insomma una riforma generale, almeno della tessera... senza prendere per ora in considerazione il termine radicale, in un contesto anglofono mal si collegano i termini libertario e liberalsocialista, (uno è ben connotato l'altro pressoché inesistente) oppure appare piuttosto strano, se non restrittivo il federalista europeo se in è in Asia.

Dopo il congelamento con I tibetani, ho avuto più tempo per contattare altri gruppi di supporto, Timor est, Burma, Ong religiose, e recentemente alcuni amici cubani si sono dimostrati interessati a collaborare alla preparazione di statement per la commissione di diritti umani di Ginevra, e hanno anche proposto l'organizzazione di una tavola rotonda a l'Avana durante la visita del Papa a Cuba il prossimo gennaio.

Le possibilità di mobilitazione e iscrizioni negli USA sono per me tutte da scoprire, prima di partire ho spedito una lettera ad un indirizzario di circa 300 soggetti in cui si faceva un po' il punto della situazione e si chiedeva l'iscrizione oppure la contribuzione a singole campagne. I problemi di contatto con gli americani possono essere brevemente riassunti in 3 punti:

1 se non si parla di America, bene o male che sia, non è facile coinvolgerli, pena di morte e droga potrebbero essere gli argomenti, ma a livello nazionale è molto difficile poter competere con l'American Civil Liberty Union, oppure la NORML. Per questioni legate al nostro nome, nella occasioni di tavoli, siamo sempre avvicinati da veterosocialisti oppure trotzkisti, mai dai libertari ahimé!

Se non si pubblicizzano il proprio pensiero e le conseguenti azioni, nessuno andrà mai a cercare chi non esiste sulla carta, la mancanza di un giornale che almeno ogni 3 mesi informi gli iscritti vecchi e nuovi e i simpatizzanti di quanto viene fatto si patisce molto laddove la radio non arriva, certo se Radio Radicale trasmettesse su internet la cosa potrebbe essere diversa, ma la programmazione dovrebbe essere in inglese e/o francese, con repliche in esperanto. I bollettini telematici o via fax funzionano, come del resto anche il web, se l'interattività è immediata, si dovrebbe poter avere quindi qualcuno collegato 24 ore al giorno, capace di rispondere immediatamente alle varie richieste o lamentele;

Il telemarketing è la prassi negli Stati uniti da anni, andrebbe condotto, come viene fatto in Italia, da personale specializzato, ma costituirebbe un costo assai superiore all'italiano, soprattutto per quanto riguarda l'acquisizione di numeri telefonici del target.

Le possibilità di contatto ottenute dalle varie organizzazioni di area, per esempio grazie a NPWJ, contatti che conosco meglio per averli seguiti abbastanza da vicino negli ultimi mesi, potrebbero portare il partito ad assumere un ruolo di leadership nonviolenta/riformatrice. La conferenza di NPWJ in India, se confermata, potrebbe essere affiancata da un seminario internazionale sulla nonviolenza e il lancio, oppure un'ulteriore occasione più approfondita, del dibattito sul satyagraha; a questo potrebbe essere affiancata l'atto simbolico dalla raccomandazione che il partito puo' fare all'ECOSOC di nominare il 2002 anno internazionale della nonviolenza cercando di coinvolgere premi Nobel, parlamentari, cittadini e sindaci in una vera e propri mobilitazione internazionale all'insegna dell'esempio gandhiano di dialogo e confronto sui temi sempre da tenere in mente è l'appuntamento per l'estate del 1998 a Roma della conferenza di plenipotenziari per l'istituzione del tribunale internazionale.

In conclusione, un rafforzamento delle attività Onu deve comportare, oltre che al rafforzamento, anche temporaneo durante i periodi di maggior lavoro, della sede di NYC, sarebbe necessario un maggior coordinamento con Roma e Bruxelles e le sedi dell'est -reali e virtuali- per cercare di rilanciare il concerto appelli, mozioni, firme e adesioni per sostenere e pubblicizzare le attività internazionali e quelle rivolte alle istituzioni internazionali del partito.

Per Vienna e Ginevra, visto il crescente impegno, l'individuazione di collaborazioni con altre organizzazioni locali, potrebbe ovviare alla necessità sedi permanenti in Svizzera e Austria; la possibilità di avere qualcuno che raccolga informazioni in loco e possa custodire documenti e fungere da ponte fax o email faciliterebbe notevolmente il lavoro di coordinamento delle tre sedi.

Circa le questioni riguardanti la sede di NYC, credo che un incontro con i responsabili politici e finanziari del partito e di alcune sue associazioni, in particolare NPWJ, sia auspicabile per meglio gestire e attribuire le risorse.

Ricordo infine en passant che per soggiornare negli USA per periodi superiori a 3 mesi, oppure per lavorare, occorre un visto. Dopo 2 settimane di interrogatori ho ottenuto un visto B1 valido per un anno e rinnovabile, con la qualifica di United Nations Observer for the Transnational Radical Party.

 
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