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- 10 novembre 1997
1) Alla lettura del messaggio di Olivier di ieri la mia prima personale reazioe è di gratitudine, per che egli stesso non nega le difficoltà che con l'ERA ci sono ma mi sembra anche che ne voglia discutere;
2) A causa della mia lontananza fisica dalle strutture del Partito, non ho potuto assistere a tali problemi nel loro formarsi, e dunque forse più di altri ho urgenza di sentirli dibattere.

Una cosa però so: che non è vero che l'ERA non abbia fatto di tutto per ricondurre a ragione ed a ragioni i rapporti con L'UEA.

E' stata infatti l'UEA a stabilire, iniziativa senza precedente alcuno, di non intrattenere più rapporti con l'ERA: e questo ha fatto seza che alcuno dei suoi dirigenti, dico alcuno dei suoi dirigenti, si sia sentito in dovere di giustificare un atto MAI AVVENUTO PRIMA, seppur da noi e da me ripetutamente sollecitati, per lettera, telefono e diretta radiofonica. Questo lo so.

So anche che l'ERA ha tutto l'interesse e l'intento di sviluppare, far crescere i rapporti con gli esperantisti, ma che questo non deve passare NECESSARIAMENTE per le loro organizzazioni "ufficiali", così come in Italia sappiamo che dialogare con i lavoratori significa tutt'altro che dialogare con i sindacati, rappresentanti di interessi conservatori ed autoconservatori. Noi, da panneliani, riteniamo da una parte di rappresentare gli interessi dei lavoratori contro i sindacati, che a loro volta tutelano i privilegi degli occupati contro i disoccupati, e da radicali esperatisti riteniamo di esprimere le esigenze di cittadini ( tra cui gli esperantisti) esclusi da un sistema comunicativo internazionale classista e violentoc, ed in questo abbiamo contro una piovra organizzata sotto il nome di UEA il cui solo fine e lucro è perpetuarsi attraverso la salvaguardia di un sistema che assicura loro un ruolo, delle poltrone, e la soddifazione di un dignitosissimo hobby, l'esperanto.

3) Spero che l'inconto ed il confronto tra Olivier e Giorgio si tenga al più presto, comunque vada, e che ne esca una chiara definizione di cosa si fa e di cosa non si fa insieme.

 
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