ho buttato giu' queste righe, vedete se volete utilizzarleoggi sull corriere c'e' un articoletto in cui Scalfaro risponde a Salvi, che gli aveva scritto prima deol suo programmato viaggio in cina
Mi sembra che sia abbastanza evidente che quelc he e' in corso e' che con Pechino si tratta sul Tibet dal punto di vista delle liberta' religiose, compresa o a partire dalla praticabilita' per il Vaticano di inserirsi in Cina.
Mi chiedo se non sia necessaria una presa di posizione, e magari pure riprendere una politica. in questo caso, e non soltanto per la presenza del papa a Roma, la falda italiana e l'altra sono abbastanza parallele e talvolta coincidenti.
E' vero che anche in questo caso il gioco e' molto molto piu' grosso di noi, ma mi sembra difficile pensare che non vi sia qualcosa del genere in corso.
scusate la forma della lettera aperta a Scalfaro, ma non ne ho trovata alctra, al volo.
La lettera in prima persona, visto che l'ho pensata come lettera del Segretario.
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LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA OSCAR LUIGI SCALFARO
Mi sono chiesto, Singnor Presidente, se io fossi legittimato a rivolgermi a Lei per una questione quale quella che intendo qui sottoporLe. Mi sono risposto che forse una tale legittimazione puo' essere discutibile, non essendo io cittadino italiano, nonostante io sia un rappresentante del popolo italiano, eletto da questo al Parlamento Europeo. E a ben guardare la mia e' la stessa legittimazione di ogni cittadino europeo, che anela che l'Unione Europea acquisti infine una politica comune. D'altra parte nemmeno lei e' legittimato ad intervenire in materia di politica internazionale, se non ed esclusivamente nella sua qualita' di cittadino di uno Stato dell'Unione.
Ella ha voluto raccogliere l'intervento di Cesare Salvi pubblicato alcuni giorni fa sulla prima pagina del quotidiano italiano Corriere della Sera.
Il Presidente Salvi aveva sottolineato che il grande errore del Comunismo risiedeva nell'avere ignorato il bisogno di spiritualita' dell'individuo, che e' uno dei principali diritti della persona. Ella, Presidente Scalfaro, si e' richiamato a quelle parole, volendo rilanciarle e amplificarle, e si e' impegnata a sottoporre con franca amicizia ai suoi prossimi interlocutori della Cina Popolare.
Mi permetto in questa sede, Signor Presidente della Repubblica, soltanto di proporLe alcune considerazioni molto brevi e necessariamente schematiche.
Nella Repubblica Popolare Cinese vi sono tra le 600 e le 800 mila persona ristrette in quelli che in lingua cinese si chiamano Laogai, termine corrispondente al russo Gulag, e al tedesco Lagher.
Come e' stato possibile e facile verificare proprio in questi giorni, parti ancora del tutto maggioritarie della leadership cinese colgono come incoraggiamento i messaggi di apertura che giungono dall'Europa, e procedono ad arrestare altri dissidenti politici. E questi segnali di apertura sono importanti: nella Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite, lo scorso anno a Ginevra, Italia e Francia hanno imposto il veto a che sul rispetto dei diritti umani in Cina la Unione Europea non esprimesse una posizione e una Risoluzione congiunta. Quest'anno, in uqesti giorni, vari paesi UE come l'Italia hanno non soltanto annunciato che si opporranno a qualsiasi tentativo di una Risoluzione comune UE a Ginevra, ma che se altri paesi membri la depositeranno, voteranno contro.
Vede, Signor Presidente, se i cittadini italiani ed europei sapessero, se vi fosse dibattito, se con Pechino l'Europa potesse divenire capace di dialogare con forza, con rigore, con volonta' di conquistare a se stessa, oltre che ai sudditi cinesi, nuova liberta' e diritto, ogni richiesta di ampliamento delle liberta' di culto sarebbe piu' credibile e forte.
Quel che accade in Tibet, nel Turkestan orientale, nella Mongolia meridionale, paesi invasi dalla Cina, e quel che accade ongi giorno contro il miliardo e piu' di cittadini cinesi ci riguarda.
Le Sue parole sono incoraggianti, ma La preghiamo di volere sottolineare che purtroppo il problema non riguarda doltanto la liberta' di culto, e soprattutto che l'Italia sta impedendo ancora una volta che l'Europa levi la sua voce comune, e quindi anche che una Europa politica esista.