Marco Pannella - Parigi 6 giugno 1998
troppo modesto piuttosto che umile il fatto che il nostro congresso si interessi e si occupi semplicemente e innanzitutto del CORA. Ritengo che si tratti di un errore fondamentale il fatto che siamo cinquanta o cento e che per l'80% siamo italiani trasferiti geograficamente dalla penisola a Parigi per discutere come sopravvivere e come migliorare in termini tecnici. Ritengo che almeno dobbiamo avere il senso di responsabilità e assumerci, da parte nostra per poi convincere gli altri che ci ascoltano, la nostra responsabilità e proporre un'idea di realizzazione del Partito Radicale per gli anni a venire in modo che ci sia o non ci sia una forza trasnazionale, libertaria per quanto mi riguarda direi anche democratica di classe, ma so che in francese questo non rende bene l'idea, perchè possiamo parlare, ci sembra ancora oggi, di classe solo se siamo interni e se aderiamo al marxismo, o involontariamente se non consideriamo l'idea di rivoluzione di classe, sovversione di classe al potere, nei confronti del pote
re, quindi non diciamo democratici di classe, ma soprattutto rivoluzionari contro il disordine stabilito, in nome e a causa dell'amore che proviamo a un primo gemito nella storia dell'idea dello stato di diritto e di una legge, di un diritto a cui il potere è sottomesso e sottoposto, che non padroneggia. Il fascismo in realtà di questo secolo, il nazismo, comunismo, come lo volete chiamare, ripongono oggi in causa non più soltanto lo stato radicale, lo stato giacobino democratico, lo stato nazionale, pseudo liberale o liberale, cioè la democrazia politica continentale ma rimettono profondamente in discussione proprio l'idea rivoluzionale dell'illuminismo, delle ragioni della rivoluzione francese, le ragioni e non la rivoluzione stessa ed il potere è nuovamente attraverso un antifascismo erede del fascismo e non sua alternativa, ad alternativa ad esso per quanto nazionale possa essere, proprio vengono regolati i conti direttamente dopo due secoli che volente o nolente La Fayette - a Parigi c'è l'Istituto di L
a Fayette come c'è stato anche l'istituto Robespierre che da un secolo ha dato una lettura molto ricca ma anche fortemente dubbia, piena di quello che la rivoluzione giacobina ha rappresentato e dei suoi successi e delle sue conseguenze. Ritengo che di fronte a questa realtà il potere e il disordine stabilito come incapace di vivere in base al rispetto delle regole, non è nell'antiproibizionismo che il potere nega ogni giorno e ovunque il diritto senza diritto stesso, ma in realtà in tutte le questioni riguardanti l'atmosfera, l'ambiente che si tratti di una scadenza assolutamente certa e precisa quella delle crisi importanti dell'ambiente, sempre meno ci prepariamo ad una gestione democratica liberale e libertaria della difesa del pianeta di fronte a quello che abbiamo costruito, che si tratti dell'innalzamento del livello degli oceani o dei danni causati all'atmosfera, anche in questo caso le leggi proprie del potere quando esistono, in quanto ecologisti, in quanto libertari, in quanto verdi, noi vogliamo,
auspichiamo e talvolta riusciamo a stabilire che tutto questo viene regolarmente violato, le leggi vengono violate, e non vengono messe in pratica.
Quindi il nostro problema è il seguente: innanzitutto evitare di gonfiarci come dei buoi, essendo in qualche modo, appartenendo ad una specia geologica ingiustamente considerata come grande ma essendo in realtà delle rane, piccola cosa e quindi dobbiamo decidere da una parte, certamente, più modestamente, essere una piccola cosa, come CORA dobbiamo decidere questo per l'anno prossimo, ed d'altra parte pretendere di essere adeguati a quello che la realtà ci chiede, il potere, le istituzioni sono concretamente fuori legge e noi non possiamo non esserlo perché se li rispettiamo, noi negheremo il loro potere, la loro legittimità, che si tratti dell'immigrazione, dei problemi ambientali, in ogni caso dobbiamo sostenere le libertà individuali e che si tratti, e questo mi interessa molto e so che Jean-François nutrirà dei dubbi su quanto dico pensando come altri tra noi, che il problema di libertà economica integrale, storicamente integrale, del lavoratore, del lavoro, nonché dell'imprenditore, dell'uomo, dell'indi
viduo, della persona imprenditore, del suo lavoro e delle sue capacità economiche, sono capacità che sono state declassate da Le Monde Diplomatique da tanti anni, come foglia di fico della reazione selvaggiamente liberalista, liberista o liberale, d'altra parte a livello semantico, sia in italiano che in francese, ed anche nelle altre lingue continentali, il liberalismo può essere solo selvaggio ed ogni uomo della democrazia e della sinistra nel mondo o in Francia, ovviamente per la minima percentuale del mio pensiero, ci sono quelli che dicono io sono contro il ragionevole liberalismo, dunque se la condizione della persona di fronte al suo diritto di essere come vuole, lavoratore o imprenditore che si trova oggi ad essere paralizzato o che si vede negare questa posizione, proprio dal potere precostituito dalle organizzazioni dei lavoratori e del lavoro, che hanno rappresentato un secolo fa il reale momento di evoluzione di libertà e di democrazia e che dopo un secolo sono l'espressione più potente sul conti
nete europeo di una burocrazia e di un potere burocratico, ottuso, apolitico corporativistico di sinistra. Sono questi gli avversari delle nuove, delle vecchie libertà, e per quello che mi riguarda ritengo che forme di diritto di impresa politica, ma anche economica, vi sono dei rischi, rischi di impresa che devono essere assunti e che tutti dobbiamo assumerci, abbiamo molto riflettuto, dobbiamo riflettere molto sull'evoluzione degli strumenti di controllo democratico che l'Occidente sta mettendo a punto. Abbiamo la formula che era stata eccellente all'inizio degli anni trenta, la Tennesee ITALIAN AUTHORITY che è la prima, la rivoluzione di Roosveld, il New Deal, che oggi si affermano in Italia, in Inghilterra già come un ulteriore forma per negare la democrazia politica classica, una testa, una persona, e piuttosto che sostenere l'organizzazione dei lavoratori, dei magistrati e si affermano come soggetti del dialogo istituzionale. Qual è dunque il nostro interesse? Tentare con questo congresso di assecondar
e un evoluzione urgente del Partito Radicale affinché si strutturi e si responsabilizzi in modo che se ve ne fosse bisogno, se ve ne sarà bisogno, i radicali che sono impeganti in modo più abituale, perché vi sia una giruisdizione internazionale - parlo di giurisdizione e non solo di diritto - perchè cominci questa giurisdizione internazionale ad esistere sul pianeta per la prima volta nella storia del mondo concretamente, o coloro che, sempre liberali e radicali, o coloro che si impegano preferibilemente in questi mesi e in questi anni, nella battaglia all'ONU, e ovunque in tutto il mondo, la battaglia portata avanti da Nessuno Tocchi Caino, o ancora coloro che si occupano di mille altre lotte, sul loro territorio, nei propri stati o a livello di Unione Europea, abbiamo avuto l'anno scorso un momento in cui a New York portavamo avanti una missione presso l'ONU con uno straordinario prestigio, gestito concretamente dal Partito Radicale, e ci doveva essere il compagno, i due o tre compagni a cui dare priorità
, ma non priorità, che si occupavano istituzionalmente del tribunale internazionale, un altro, o una metà di altri che si occupano di proibizione proibizionista, e un'altra organizzazione che si occupa di altri aspetti. E se ci fosse bisogno che tutti cinque si occupino dell'azione antiproibizionista, all'epoca non eravamo preparati per questo perché ad alcuni era stato affidato un compito, ad altri un altro, e quindi in realtà, bisogna avere la responsabilità e la reale intelligenza per portare avanti quest'azione politica perché è evidente che organizzare per cause e per obiettivi singoli, quando scadono i tempi, ognuno è chiamato a diventare un po' il gestore di una conoscenza particolare, piuttosto che il gestore di se stesso in quanto radicale, militante delle azioni politiche. Quindi ritengo che abbiamo la possibilità di prendere una decisione politica e possiamo dire che vogliamo che il Cora, in qualche modo, diventi rapidamente non necessario, superfluo a condizione che nei prossimi mesi il partito s
tesso diventi, ma si tratta di decisione politiche e l'attuazione di riforme stesse, diventi un organizzazione principalmente antiproibizionista, e se questo è quello che immaginiamo e che vogliamo in questa direzione, noi vogliamo aiutare il segretario e il tesoriere del partito, se vogliamo proprio questo sappiamo che Olivier è su questa linea di riflessione e quindi dobbiamo solo obbligare e constringerci a questa evoluzione del partito dicendo - il partito se ne occupa e politicamente si assume tutte le responsabilità - e il partito ci deve rendere possibile di non dedicare un tempo che in questo caso sarebbe inutile, per organizzare anche la vita di questo nostro piccolo settore, di questa nostra piccola organizzazione. Quindi vogliamo essere al servizio, noi vogliamo essere al servizio della capacità del redicale che si occupa di api, di mosche, ce ne sono che se ne occupano, o di ambiente o di territorio, o ad un certo punto dobbiamo comunque prendere delle decisioni immediate su tutto questo, dobbiam
o incominciare una battaglia antiproibizionista precisa, e quello che è importante è che chi è senza prestigio, piccolo o grande, e che qualcuno che abbia delle capacità, perché conosce il latino, perché sa suonare il pianoforte, possa essere un legislatore democratico tradizionale e lui questa persona, venga fermata a nome del diritto, della vita per il diritto per il diritto alla vita, a nome della legge e non dell'ordine perché, abbiamo a sinistra ma non solo, la destra oggi è solo un appendice della sinistra, subalterna in ogni altra cosa, è una caricatura insopportabile della sinistra, c'è questo modo giacobino di, ha il suo modo di burocratizzare le cose, quando pensiamo che c'è una destra che intende o pretende di essere liberale ma che è proibizionista a livello dell'economia, dei diritti della persona e dell'individuo, è una farsa tragica tutto questo, è una farsa tragica dire - sono di destra liberale - sono, condividono semplicemente la voglia di fare concorrenza alla peggior sinistra per negare i
l diritto alla libertà all'economia, la libertà dell'economia, e ovviamente non possiamo parlare di ipocrisia perché è troppo poco si tratta di una scelta di campo ben precisa e diciamo formata intorno al potere della classe burocratica, di una politica che ci propone, come alternativa alla politica, il partito e la gestione burocratica del partito come nei secoli, poco a poco c'è la gestione burocratica delle chiese e le grandi eresie devono porsi loro problemi di contestare, a nome della parola, il potere del Vaticano, il potere della Chiesa e il potere temporale della Chiesa. Quindi termino, auspico una risoluzione politica ben precisa, non è un problema di rapporto con il Partito Radicale, se vi riflettete è un po superficiale metterla in questi termini, siamo per il 90% militanti e dirigenti del Partito Radicale, noi sentiamo il vantaggio e gli svantaggi, io ho certo il senso della nostra autonomia e se siamo qui oggi è perché il CORA e non il PR, ha saputo negare le ragioni della sua esistenza ma quest
o ci porta a discutere anche su noi stessi, e sul 90% del PR che noi siamo ad un certo punto con e contro il 90% del CORA che noi siamo in un altro momento dato. Quindi discutere di questi rapporti tra CORA e PR non va bene, assumiamoci invece al 100% la nostra autonomia, diciamoci al 100% che vogliamo che le ragioni dell'esistenza del CORA siano superate in crescendo e che questo avvenga il prima possibile, qunto più chiaramente possibile e che il costo, il prezzo, la posta in gioco è che il PR esca dalla sua crisi anche attraverso una radicalizzazione dei suoi tempi e sei suoi obiettivi antiproibizionisti, e, faccio solo un esempio.
Primo esempio, un Partito Radicale antiproibizionista deve esserlo soprattutto sulla droga e se non vuole essere all'inizio un PR, piuttosto che transnazionale interno, è il PR dell'antiproibizionismo sull'alcool, perché c'è tutto il mondo musulmano, tutto il mondo "non solo arabo", anche in estremo oriente, che nega ancora la rivoluzione del secolo dei lumi, l'autonomia dello stato e del diritto attraverso l'antiproibizionismo sull'alcool presentato come conseguenza necessaria dell'attribuzione a Dio quello che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare, quindi è un problema di coscienza che non appartiene alla società o alla persona ma allo stato e al potere, tutto questo può sembrare acerbo, e mi chiedo che cosa verrebbe infine se, e se cessando con le argomentazioni razziste, reazionarie della sinistra e della sinistra giacobina, cessiamo di dire che le idee non si esportano. Al contrario: anzi, la comunicazione delle proprie idee e l'esportazione sono fatti importanti a livello individuale e collettivo, l
'argomentazione più reazionaria e razzista degli ideali è che non devono essere propagati e sono buoni argomentazioni per l'europeo ma non lo sono per il palestinese, non lo sono per l'arabo, ma non lo sono per il cinese, eccetera, eccetera. Questo è il centro della nostra posizione, dobbiamo essere rivoluzionari e dobbiamo essere moderati in questo opportunismo politico, c'è un estremista oggi, un estremismo ideologico al centro, a sinistra e a destra, ed è l'estremismo opportunista, e dico che se GAMBETTA avesse degli eredi dovrebbe iscriversi e lamentarsi contro quelli che parlano di opportunismo perché l'opportunismo era una grande crescita al momento in cui Gambetta radicale parlava di laicità della politica e dell'aspetto concreto dell'azione politica e dell'azione di stato, quindi, io ho fatto due esempi e terminerò con questi due esempi: le elezioni europee, eravamo lieti di intendere un po' l'autocritica di un eccellente amico e compagno francese che ha sempre insistito sull'opportunità di fare la l
otta partendo dalle non droghe e non partendo dalle droghe, dicendo, dicendoci a lungo che c'erano milioni, milioni e milioni di brave persone, che volevano semplicemente fumare erba piuttosto che tabacco e quindi bisognava tentare di rimanere vicini a questi milioni di bravi cittadini, oppressi dal cattivo stato. Trentanni fa, o ventanni fa avevo sentito la stessa storia a proposito degli omosessuali, ci sono milioni e milioni di omosessuali, il partito deve avere il coraggio di porre queste questioni per difendere queste brave persone e così avremmo milioni e milioni di voti, abbiamo chiamato questi compagni, li abbiamo messi nelle liste e non hanno più fatto sentire la loro voce, quindi questo realismo politico, vale molto, molto poco, quindi se dobbiamo immaginare liste antiproibizioniste, che devono chiamarsi antiproibizioniste, devono porre il problema delle droghe, delle sostanze assimilate alle droghe, ma che sono le non dorghe, ma porre anche tutto questo con la coscienza, e Jean-François penso che
sarebbe bene lanciare, aprire un dibattito su questo, comunque i topi della peste di Camus, sono di nuovo sotto i nostri occhi, i vostri occhi, la Svezia, il socialismo liberale, che può certo vincere le elezioni, Giscard d'Estaing considerava il socialismo svedese diceva che nessun paese è oggi in grado di difendere in modo intollerante degli illeciti e delle attribuzioni fasciste dello stato di fronte all'individuo come lo fa la Svezia. Il topo di Camus che annuncia la peste, d'Italia e di Svezia, di nuovo per questi paesi la peste si annuncia molto chiaramente, la socialdemocrazia, nel momento in cui il muro ha fatto cadere il comunismo al potere, come potere, non il comunismo come cultura e come storia, naturalmente tutto questo fa in modo che il muro nei partiti dove rimane in piedi perché non si ha avuto il coraggio di raderlo al suolo, come previsto da molti liberali ma anche da molti socialisti austriaci, Kautsky o altri, si parlava di socialburocrazia che è il nuovo nome della negazione delle libert
à individuali e del potere burocratico tra l'altro, ma voi lo vedete bene in seno al Parlamento Europeo, ma dell'internazionale sedicente socialista, che sempre più lo vedrete potrà contare nella sua nomenclatura voci, i post comunisti e i postcomunisti non sono gli ex-comunisti degli anni '30, '40 o '50, i postcomunisti sono un'altra cosa, sono gli eredi e non l'alternativa e il ricatto che ci viene fatto contro tutto quello che rappresenta la tradizione liberale, tutto quello che rappresenta la tradizione radicale, tutto cio' che è una visione dell'organizzazione e della società politica e dello stato, che non sia più incentrata sulla nozione di partito continentale, ma che in qualche modo evoca non la giungla, ma la libertà di rischiare, del rischio dei partiti americani o anglosassoni, antiburocratici esposti al potere del denaro, oggi il potere del denaro, in quanto tale è ridicolo, è piuttosto a livello internazionale il potere delle mafie, il potere finanziario, o piuttosto è il potere dei fondi pensi
one, del sindacato giapponese o tedesco, queste grandi potenze economiche che sono debitrici, a cui sono debitrici i vari poteri, a cui è debitore soprattutto il potere di Bill Gates e di tutti coloro che sono all'origine della rivoluzione digitale ma già oggi, che si tratti di fondi pensioni, o si tratti dei poteri proibizionisti delle mafie, o che si tratti della mafia imposta da quelli che hanno studiato ad Harward, o della SILICON VALLEY vorrei qui, poiché siamo a Parigi, e poiché non ho potuto farlo in altre occasioni, non ho mai potuto scambiare parole al telefono o per lettera con Bernard Tapie, e voglio dire che una certa Francia se il problema risiede in questo, in una certa battaglia e una battaglia certa, di libertà e di diritto e radicale, fu certamente la battaglia di Bernard e Jean-François, alle elezioni europee sulla lista, che lo sottolineo, rappresentavano una Francia clandestina ma esistente, altrimenti non l'avrei amata, era una Francia contro lo sciovinismo, che era una Francia europea e
che era una Francia antiproibizionista. Il genio, il talento di questo campagna è che questa lotta veniva fatta a nome degli immigrati e dei nomadi, e dei poveri, come in quanto ricchezza storica e genetica di una nazione e di uno stato e Jean-Marie è rimasto col sedere per terra di fronte a questa risposta mentre tutta, tutte le risposte dei dirigenti di destra, di mezza destra, di sinistra e di mezza sinistra sono stati battuti e con il coraggio di questa battaglia di Tapie e di Jean-François il Fronte Nazionale si troverà con altri problemi oltre a quei problemi interni che già comincia ad avere, l'altra, propria di una Francia europea, una Francia per gli Stati Uniti d'Europa, e per i partiti questa Francia certa ed è quello che dobbiamo, forse non dobbiamo voler resuscitare, ma dobbiamo dirci che tutto questo fa parte della nostra storia, la storia del PR, non a livello organizzato ma certamente a livello dell'analisi che facciamo ed è anche non l'immagine stessa di Bernard, ma la difesa di una storia
certa, radicale, sia francese, tanto francese che era quella che non poteva rifiutare il ricatto da cento anni che se si difende il diritto economico del lavoratore e dell'imprenditore allora si è di destra e quindi si è contro la previdenza sociale, e si è per il caos eccetera. Aver rifiutato questo ricatto è molto importante ritengo e su questo punto se dovesse esserci un contributo radicale con la sua presenza alle prossime elezioni europee, penso che abbiamo già nei nomi della battaglia e nei suoi contenuti, la battaglia di Bernard e Jean-François alle elezioni europee precedenti, abbiamo già la voce, abbiamo già la via da perseguire, ovviamente con maggiore forza e con maggiore precisione e bisogna avere il coraggio non di assumersi ipocritamente ma in modo provocatorio di accettare questa battaglia che è una battaglia internazionalista, una battaglia nel contempo liberale e liberista perché puntiamo sui diritti individuali di ogni abitante di questo territorio ma concretamente facendo appello all'aiuto
degli immigrati perché il cammino di un paese e di uno stato possa proseguire in una grandezza sicura e assicurata non dalle pluralità e dal pluralismo, ma grazia proprio all'unità per la libertà politica e la democrazia politica più pura e più liberale e quindi quella più di sinistra, di quella che c'è stata proposta in questi anni. Quindi vi dico che il CORA deve decidere con un'ambizione adeguata con il problema di una risoluzione di questo congreso che nel contempo è l'ambizione di indicare un obiettivo sufficentemente grande al CORA e sul piano politico e non della legittimità al PR. E' l'essenziale della mia proposta, sono cosciente di aver parlato a lungo, avevo già parlato ieri, ma penso che a questo momento non sia inutile rischiare di opprimervi ancora una volta con i miei lunghi interventi piuttosto che veder comparire la critica sempre pronta - tu te ne sei fregato, non sei interventuo eccetera - quindi ho voluto mettere voce in capitolo vediamo che cosa farete voi. Grazie.