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- 8 maggio 1999
Re: Aiuto: Sequestrato dalla polizia
From: rlelle@tin.it

Vi chiedo sostegno e consulenza: sono stato sequestrato dalla polizia a

Pordenone.

Francesco Giudice

kake@postaweb.com

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Sequestrato dalla polizia

Venerdì 7 maggio.

ore 16:42

Pordenone, fermata dell'autobus di via Meduna, linea n 1.

Salgo sull'autobus. Una macchina civile della polizia lo ferma. Sale un agente della DIGOS in borghese. Punta dritto su di me, esibisce veloce suo tesserino, mi chiede di scendere dall'autobus. Obbedisco, intimorito, avevo scelta?

Sull'autobus stavo telefonando al mio ottico.

Perché non mi chiedono con chi stavo parlando?

Basterebbe digitare il tasto "repeat"...

Nessuno della DIGOS si preoccupa di farlo.

Perché?

Mi invitano a salire sull'auto, li assecondo, mi hanno gettato nel panico.

Sgommiamo a destra e a manca. Raggiungiamo delle macchine di ordinanza della polizia. Rimango in macchina. Poi, di gran fuga raggiungiamo la questura.

Non chiedo spiegazioni sul fermo della mia persona. Eravamo già a sufficienza in un contesto da America Latina, temo un'aggressione.

Entriamo in questura, la prima che mi viene in mente sono le voci di pestaggi effettuati in questa sede negli anni scorsi).

Inizia il terzo grado su chi sono, cosa facessi, dove andavo.

Rispondo da cittadino che deve sempre dimostrare di essere innocente, ma temo il peggio, dato l'aria che tira.

In poco tempo mi rendo conto che non avevano la più pallida idea di chi fossi.

Rispondo che stavo andando al cinema. Anzi dovevo avvertire la mia amica E., con cui avevo appuntamento, del mio ritardo. I due della DIGOS (Pagni Maurizio e "l'ufficiale di P.G. Isp. C. della P. di S. Moreschi Mauro") mi chiedono il suo cognome. Io mi rifiuto di darglielo. I toni diventano minacciosi.

Le 17:22.

I due non si ostinano a chiedere il cognome della mia amica E.

Perché non insistono? Forse non lo possono fare?

Ore 17:29.

Saccheggiano il mio portafoglio. Abusano della mia privacy. Mi chiedono cosa facevo alla fermata di via Meduna. Dichiaro di essere ospite del mio amico R.

Uno dei due inquirenti sbatte sul tavolo l'elenco del telefono per controllare se Y esiste veramente.

Un altro inquirente mi chiede se può prendere uno dei biglietti da visita dal mio portafoglio. Dato che sul biglietto da visita c'è il numero dell'intestatario del biglietto, gli consiglio di telefonargli per chiedere a lui il permesso.

Ciò non viene fatto.

Perché? Non lo possono fare? Non lo vogliono fare?

Stanno violando qualche mio diritto?

Se hanno ragione di ritenere che io sia un soggetto pericoloso, perché mi permettono di rispondere a due telefonate dal mio cellulare?

Perché non mi chiedono neanche con chi ho parlato?

Ore 17: 39.

Mi aspetto che da un momento all'altro io cada per sbaglio da una sedia e sbatta la testa contro la scrivania. La violenza psicologica, la privazione della mia libertà non mi faceva presagire null'altro. In fin dei conti loro erano in tre. Io da solo. Avrebbero potuto raccontare qualsiasi cosa.

Ore 17:53.

Il mio amico R. arriva in questura e chiede di me, preoccupato.

Dopo averlo fatto aspettare qualche minuto lo fanno salire. Avranno finalmente fatto controlli anche sul suo conto?

Ore 17:57.

Senza alcuna scusa.

Senza alcuna spiegazione, mi presentano un verbale.

Che io non firmo. Mi hanno sequestrato. Il verbale è un misero eufemismo dell'accaduto.

Qualcuno sa dirmi se potrò ancora prendere un autobus in futuro?

Perché sono stato trattenuto quasi sessanta muniti nella questura di Pordenone?

Quale diritto hanno di saccheggiare il mio portafoglio, un'agenda, ficcando il naso in faccende personali, personalissime. Leggere nomi e cognomi di privati cittadini come fossero delinquenti?

In fin dei conti mi poteva andare peggio. Se non collaboravo subito potevo passarci 5, 10 ore in Questura; oppure cadere per le scale e farmi male, sono così distratto io.

Qualcuno si offre per proteggermi dalle forze dell'ordine di Pordenone?

P. s. : il sottoscritto non ha mai spacciato droga, né fatto uso di stupefacenti, partecipato a manifestazioni che disturbano l'ordine pubblico, tantomeno sono un anarchico.... quando non si sa su chi sparare si prendono spesso come bersaglio queste categorie.

Cordiali saluti

Francesco Giudice

via delle Tovaglie 13

40124 Bologna

cellulare: 0368/3539019

fax e tel.: 051/584032

e-mail: kake@postaweb.com

 
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