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- 27 agosto 1999
No Business without democracy

cari,

troverete di seguito una prima riflessione di Antonella Porceluzzi fatta sotto forma di proposta sulla questione "affari e democrazia". Sicuramente, come risulta anche da prime discussioni avute con alcuni compagni, la questione è particolarmente complessa e necessita senz'altro di molti approfondimenti prima di consentirci, eventualmente, di trovare un filo politico che ci consenta di incardinare una iniziativa politica. I contributi di tutti, ivi compresi in particolare quelli critici, sono quindi particolarmente benvenuti.

un caro saluto,

Olivier

Osservatorio "NO BUSINESS WITHOUT DEMOCRACY"

Progetto di creazione di una banca dati come supporto per una campagna di promozione della cultura democratica nell'economia internazionale ("No business without democracy")

di Antonella Porcelluzzi

Introduzione

Il bisogno di democrazia viene espresso chiaramente nel processo di internazionalizzazione degli affari, che sotto la spinta della globalizzazione sta subendo una forte accelerazione. Ma le imprese, che potrebbero venire coinvolte - più o meno direttamente - in una campagna per la promozione della cultura democratica degli affari, vengono difficilmente integrate nella ricerca di soluzioni politiche nuove per affrontare il tema.

E' un'idea sulla quale rifletto dalla visita del Capo di Stato cinese a Roma, quando, nel suo annuncio, Olivier Dupuis si è rivolto anche agli imprenditori. Senza dubbio la mancanza di democrazia nuoce agli affari, ma l'uso della leva economica per raggiungere scopi democratici ha dimostrato la sua efficacia soprattutto quando la pressione economica (lobby, embargo, ecc.) si è fondata su un'attenta analisi e quindi sulla ricerca.

L'idea progettuale si basa sul legame tra imprese e democrazia internazionale. E' l'idea della creazione di un OSSERVATORIO per i rischi subiti dalle imprese nel fare affari con paesi non democratici, una sorta di "Amnesty International delle imprese", che denunci i casi e gli effetti sulle imprese della mancata democrazia in un paese. Il progetto - che puo' diventare uno degli strumenti per avviare una campagna politica specifica - potrebbe offrire un servizio alle imprese da un lato, e dall'altro potrebbe coinvolgerle direttamente nella discussione sulla democratizzazione.

L'idea che in questo senso va veicolata è che la democratizzazione è essenziale per la vita economica. L'Osservatorio potrebbe essere uno strumento essenziale per creare una diversa cultura dell'approccio agli affari con determinati paesi, e per comprendere che il processo di democratizzazione - anche se lungo e faticoso - non solo è più vantaggioso di qualsiasi bustarella o tentativo di corruzione condotto per portare avanti gli affari, ma è soprattutto l'unico metodo efficace nel lungo periodo.

Dati il forte riferimento all'internazionalità insito nell'idea progettuale e i contatti internazionali di cui il PRT puo' concretamente fruire e potenzialmente avviare, questa idea progettuale riguarda a mio avviso il Partito Transnazionale più che le altre sezioni del PR.

Il background teorico dell'idea progettuale

La ricerca per la creazione dell'Osservatorio si fonda su due presupposti:

Dal punto di vista strettamente analitico, vanno definiti alcuni indicatori capaci di esprimere concretamente il significato di democrazia. Gli indicatori riflettono a loro volta le "categorie di democrazia" sulle quali si vuole fondare l'analisi e raccogliere casi concreti dall'esperienza di imprese (organizzazioni, singoli cittadini, ecc.).

Dal punto di vista politico chiarire alle imprese il significato della democrazia per lo sviluppo (macro- e micro-) economico.

Quanto al primo punto, ho definito tre principali categorie astratte, che appartengono in toto alla cultura liberale:

- accesso (alle istituzioni, ai mercati)

- trasparenza (delle regole, dell'informazione)

- diritto (rispetto del, giustizia, legislazione, equità, tolleranza),

ed una quarta, che appartiene piuttosto al "liberal-socialismo" (ad es. di tipo keynesiano):

- sostegno (da non confondere con privilegio o protezione).

Quest'ultima categoria va trattata opportunamente, v. ad es. World Trade Organization.

Le categorie vanno pero' specificate con maggiore dettaglio e concretezza, per impostare la raccolta di casi. Ho pensato per ora alle seguenti:

- politica (instabilità, mancata partecipazione, ecc.)

- amministrazione (burocrazia, tasse e tributi, comportamenti anomali alla dogana, ecc.)

- giustizia (con riferimento al diritto di proprietà privata)

-organizzazione (mentalità inadatta agli scambi internazionali, intolleranza, inefficienze dovute alla mancanza di democrazia, ecc.)

- salute e ambiente (tolleranza statale dell'uso di sostanze nocive, ecc.).

Quanto al secondo punto, difendere la democrazia a livello economico significa difendere la connessione tra garanzia istituzionale e rispetto del mercato, che in gran parte coincide con la difesa della filosofia liberale. Democrazia va di pari passo con lo sviluppo economico perché solo gli stati democratici perseguono con coerenza e continuità politiche volte a promuovere il mercato, la libertà d'intrapresa e la difesa del diritto di proprietà privata. Anche se alcuni stati non democratici (Cina negli anni '90, Cile tra il '70 e l'80, ad es.) sono riusciti a promuovere lo sviluppo economico, perché hanno promosso l'applicazione di politiche economiche liberali in un contesto ad esse estranee, queste restano eccezioni, e l'accettazione e applicazione di tali politiche da parte di un regime totalitario non puo' in alcun modo essere ritenuta stabile o garantita. La probabilità di ricaduta, e ritorno a politiche non liberali o a comportamenti non-democratici anche dal punto di vista economico è molto forte.

Le imprese che aderissero a fornire esperienze e casi da raccogliere alla banca dati dell'Osservatorio, dovrebbero poter recepire quest'argomentazione soprattutto come opportunità di condurre pressioni lobbyistiche sui governi democratici per una migliore conduzione degli scambi commerciali a medio e lungo termine. Ma non si deve a mio avviso per questo imporre di cessare o impedire il proseguimento dei traffici condotti con le modalità abituali (nel breve periodo), pena l'allontanamento di gran parte delle forze imprenditoriale da quest'azione.

Gli sviluppi politici del progetto

La creazione di una banca dati potrebbe essere gestita come progetto in sé, o anche legata ad una campagna, che miri:

- all'adesione di imprese, organizzazioni, istituzioni ecc. in grado di fornire documentazione sul tema delle esperienze pratiche di rischio economico della mancata democrazia

- alla creazione di una lobby internazionale di imprese per la denuncia dei governi non-democratici e la promozione di comportamenti democratici

a chiarire gli ambiti politici che è possibile supportare tramite la costruzione della banca dati: questa andrebbe infatti costruita come base analitica per supportare ad es. l'analisi sulla conduzione di politiche di embargo, di assegnazione del titolo di "paese favorito", ecc.

Gestione

Sarebbe possibile chiedere una sponsorizzazione all'Economist, che già crea schede paese ben documentate, per avere un abbonamento gratuito; penso che sia interessante verificare se le roccaforti del liberalismo (come l'Economist) possono favorire il Partito Radicale. Credo che non sia difficile coinvolgere anche l'Università, ad es. le cattedre di economia e affari internazionali, come anche politologia e lingue, e cosi' anche studenti (soprattutto stranieri, che sappiano lavorare alla redazione e aggiornamento della scheda relativa al proprio paese) come volontari.

Anche il contatto con la Life potrebbe essere utilizzato: sicuramente sono le imprese (e le imprese del triveneto sanno esportare) le prime a conoscere i rischi dell'internazionalizzazione e a poterli denunciare, per avviare rapporti nuovi di dialogo sia con il governo italiano che con i governi stranieri. L'osservatorio potrebbe essere un buon strumento per avviare rapporti di lobby da parte del PR e delle imprese collegate a favore dello sviluppo della democrazia internazionale.

Si poterebbero inoltre creare gli strumenti per mettere a fuoco problematiche di comune interesse di affari e politica internazionale e fare di questo uno strumento che il partito Radicale Transnazionale, con la sua esperienza nella cultura e politica internazionale, puo' offrire al ceto produttivo, come sta facendo il PR con l'Assemblea dei Mille di Monastier.

Questi sono solo alcuni esempi su come il progetto potrebbe essere condotto. A partire dalla definizione di alcune "strade", ognuna di esse condurrà a nuove opportunità. Questo perché la ricerca dei metodi di raccolta delle informazioni fa parte della ricerca stessa, e va aggiornata ripetutamente.

Il finanziamento

Credo che il progetto, oltre a poter fruire dell'aiuto di volontari e sponsor, dovrebbe essere elaborato in modo da essere presentato dal PRT (come ONG) per un finanziamento da parte della Comunità Europea, della Banca Mondiale o simili. Sono da qualche tempo Project Manager, e sono piuttosto sicura che le possibilità di presentare con successo una domanda di finanziamento per questo progetto sono buone.

 
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