From: csabele@tin.it
Ecco il programma relativo al convegno sull'immigrazione dall'Albania organizzato dal Gruppo Abele che si terrà il 7-8-9 ottobre presso l'Oasi di Cavoretto. Si prega di confermare la partecipazione compilando e rispedendo la scheda di iscrizione allegata.
Grazie e a presto
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Centro Studi Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele
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Programma Odysseus
L'emergenza immigrazione dall'Albania tra accoglienza e pregiudizio
Situazione attuale, normative statali e comunitarie, problematiche sociali ed emarginazione
Il progetto si propone di intervenire su questioni di particolare attualità, relative alle problematiche emergenti dei flussi migratori non regolati dai Paesi balcanici verso i Paesi appartenenti all'Unione Europea. L'adesione dell'Italia agli accordi di Schengen, effettiva a partire dal 31 marzo 1998, ne esalta la funzione geopolitica di frontiera meridionale dell'Europa continentale e prima linea di contenimento dei flussi di immigrazione clandestina provenienti dall'Africa, dall'Asia e dall'Europa sudorientale. I dati del Ministero dell'Interno italiano individuano nei Paesi balcanici - in particolare nell'Albania - un'area di forte presenza nei movimenti migratori verso l'Europa. La condizione di irregolarità di molti stranieri, le difficoltà di inserimento sociale e, non ultima, l'incombente presenza della criminalità organizzata determinano però situazioni di povertà ed emarginazione per un numero sempre maggiore di immigrati, spinti dalla necessità di sopravvivere anche verso attività illegali. Prosti
tuzione, microcriminalità, spaccio e consumo di sostanze stupefacenti rappresentano spesso la faccia dell'immigrazione più visibile - o, meglio, la più diffusa dai mass-media - in molte città europee. Tale atteggiamento rende difficile la convivenza, generando una situazione di continua tensione sociale e una diffusa sensazione di emergenza che non permette di affrontare in modo serio e razionale i diversi aspetti legati a questo fenomeno.
La situazione albanese, in particolare, presenta una complessa realtà sociale, tra modernizzazione e crisi di identità, tra forza della tradizione e ricerca di una nuova dimensione, sulla quale si riversano gli effetti del recente conflitto balcanico. La scommessa di una nuova difficile convivenza pacifica in grado di superare divisioni e violenza attiene all'esistenza stessa di uno Stato, con evidenti ripercussioni in tema di flussi migratori. Il futuro di questa nazione, pesantemente condizionato dallo stato di crisi economica, dipende anche dal sostegno allo sviluppo sostenibile che gli altri Paesi europei - con l'Italia in prima fila - sapranno assicurare, parallelamente alla lotta alla corruzione ed al crimine organizzato. Le difficili condizioni in cui versa la popolazione civile rappresentano infatti terreno fertile per le attività delle potenti organizzazioni criminali dedite allo sfruttamento ed al traffico delle persone più vulnerabili; di fronte a prospettive incerte non sono pochi coloro che affr
ontano l'ingente costo - economico ma soprattutto umano - che l'emigrazione oggi comporta. La drammaticità degli eventi impone una forte risposta in termini di repressione delle attività criminali e soprattutto di adeguata accoglienza e solidarietà verso gli immigrati, che rappresentano nella quasi totalità dei casi i soggetti più deboli e meno tutelati.
Tre sono i temi che il Gruppo Abele intende promuovere nel seminario proposto, al fine di un riesame normativo e di una ridiscussione delle molte istanze di natura culturale e sociale implicate:
1. Controllo dei flussi
Elemento fondamentale che deve essere garantito dalle normative nazionali e comunitarie è la possibilità che i Governi definiscano periodicamente, in base sia alle esigenze del mercato sia al livello della pressione migratoria, un adeguato canale di immigrazione regolare effettivamente percorribile per il lavoratore straniero. Ciò significa individuare procedure certe per gli stranieri che aspirano a lavorare in Paesi europei, garantire un efficace incontro tra domanda e offerta, senza appesantire eccessivamente i requisiti per l'ingresso legale, e tutelare i diritti dei lavoratori stagionali regolari. Una maggiore collaborazione tra gli Stati dell'Unione europea ed i Pesi dai quali provengono gli immigrati sembra indispensabile per la regolamentazione dei flussi e per la promozione dello sviluppo anche delle nazioni più poveri.
2. Rimpatrio
L'obiettivo di una efficace prevenzione e repressione dell'immigrazione illegale non può prescindere dalla definizione di adeguate modalità di immigrazione legale. Una simile prospettiva deve condurre all'individuazione di severe misure internazionali - congruenti tra i Paesi che hanno firmato l'accordo di Schengen - contro le organizzazioni criminali ed i datori di lavoro dediti allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina. D'altra canto, non si può in nessun caso derogare all'impegno della tutela dei diritti fondamentali in fase di espulsione o di allontanamento di quanti non risultino in regola con le norme sull'ingresso o sul soggiorno. In ogni caso deve essere esclusa qualsiasi applicazione discrezionale ed incongrua delle norme interessate. Anche in questo caso è necessaria una sempre maggiore collaborazione tra i Paesi europei ed i Paesi di provenienza degli immigrati, al fine individuare modalità efficaci, giuste e rispettose dei diritti fondamentali e della dignità di ogni persona.
3. Inserimento sociale del cittadino straniero
I cardini dell'inserimento sociale sono rappresentati dalla stabilizzazione del soggiorno del cittadino straniero e dalla sua progressiva equiparazione al cittadino europeo nel godimento dei diritti civili. E' quindi importante lavorare sulle questioni relative alla certezza dei diritti connessi alla titolarità del permesso o della carta di soggiorno nei diversi Paesi Europei, alla durata dei permessi ed alla loro utilizzabilità per attività diverse da quelle per cui sono stati originariamente rilasciati. Questo anche per porre rimedio a quelle situazioni di immigrazione nate nella legalità e successivamente degradate nell'illegalità, con tutti i problemi ad essa connessi. Due questioni sono altresì importanti a questo proposito: il lavoro sul piano sociale, educativo e culturale necessario ad attivare dinamiche di accoglienza e di convivenza civile e pacifica, che oltrepassino le facili ideologie ed i razzismi oggi imperanti; inoltre un impegno per il rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli uomini,
che tuteli le persone immigrate anche in situazioni di irregolarità e di emarginazione, quando al rispetto della dignità del singolo deve accompagnarsi la possibilità di recupero, di integrazione o di un dignitoso rientro nel Paese di origine.