From: cviola@ctonline.it
Il senso di crescita della civiltà va dal particolare-individuale al sociale-universale. Il sociale non distrugge l'individuale ma solo lo rende compatibile con l'insieme. L'individuale-umano è diverso dall'individuale-animale: questo è regolato da meccanismi istintivi che hanno in sé stessi il potere dell'autocompensazione. L'individuale-umano, al contrario, per la sua possibile infinita variabilità modale porta all'incompatibilità e alla scompensazione e, nel lungo termine, all'interdistruttività, divenendo biologicamente più negativo dell'animalità.
Per questo l'uomo ha bisogno della "socialità organizzata", oggi detta "Stato sociale". Questo concetto è centrale in tutti i grandi pensieri della storia, nel buddhismo come nel cristianesimo; nella trilogia del 1789 "libertà-fraternità-uguaglianza" (che non è il liberismo!!!), infine nel socialismo, i cui teoreti (che non sono solo i vari Proudhon o Marx o Lenin o Gramsci) hanno dato, ciascuno per la propria parte, una giustificazione scientifica e sperimentale all'idea originariamente intuitiva e/o mistica della socialità, come condizione biosocialmente necessaria di sopravvivenza della civiltà umana. L'ultima sistemazione del socialismo scientifico la si deve alla biologia sociale.
Più cresce la dimensione individuale-tecnologica della civiltà umana, più crescono le differenze economiche e, con queste, la conflittualità pandistruttiva, più si ha bisogno della socialità organizzata, cioè dello Stato sociale, il quale, ancora poco più che infante e quindi assai lacunoso, va integrato e non liquidato.
Debellare il nascente Stato sociale nell'àmbito di una civiltà sempre più tecnologica e quindi sempre più economicamente auto-diversificante e auto-incompatibile, denuncia solo una IGNORANZA TOTALE della fisiologia della società (organismo vivente sui generis) e della natura dell'uomo, il quale non è né cattivo né buono, ma E' QUELLO CHE DIVENTA, dovendo rispondere ai propri bisogni naturali (pre-nomi dei diritti naturali) con i mezzi che gli offre il sistema economico dentro cui vive. Il liberismo, proiezione antropo-tecnologica della giungla, che gli offre solo i mezzi sempre più sofisticati di un agonismo predatorio selvaggio e malvagio, lo fa diventare sempre più cattivo.
Il liberismo (che NON E' IL LIBERALESIMO, che comprende tre fattori e non il solo della libertà senza attributi) è, oggi, l'estrema destra e si pone al di sotto dello stesso fascismo (cui si deve un avvio di Stato sociale) e perfino del nazismo. La distinzione di destra e sinistra non si basa sulla forma del potere bensì sulla sostanza dell'economia.Una democrazia liberista è la dittatura dei più forti.
Mi chiedo, addolorato e sconcertato fino al vomito, come mai i radicali siano potuti scendere a un livello così profondo di IMBECILLITA' GLOBALE da volere perfino abolire il servizio sanitario pubblico a favore del business privato. A costoro sfugge perfino una delle verità più eclatanti e tangibili dei nostri tempi (naturalmente evidenti solo per coloro che, per ragione di potere personale, fingono di non sapere): che il non rispetto dei diritti naturali - soddisfacibili solo con la socialità organizzata - è la quintessenza della criminalità, la quale non cessa di essere tale solo se legalizzata. Uno Stato liberista è uno Stato criminale e criminògeno - esattamente come quello yankee, responsabile, tra l'altro, dell'aggressione bestiale anche all'uranio di bambini dell'Iraq, della Bosnia, della Serbia e del Kosovo. Tale Stato trova un complemento naturale - simmetrico! - nella criminalità spettacolare paralegale - per imitazione o per compensazione - la quale, a sua volta, non cessa di essere imprendit
oria capitalistica armata solo perché etichettata di "mafia" o di denominazioni folcloristioche simili. Più che ridere fanno piangere quanti fanno i donchisciotti contro la cosiddetta criminalità organizzata che è l'ombra paralegale di quella legale! Il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo suggerisce l'uguaglianza economica di nascita come condizione prmaria per la soddisfazione dei diritti stessi: tale condizione può essere realizzata solo in "regime di socialità organizzata" cioè di Stato sociale..
Essere ignoranti è un diritto, ma pretendere di sapere ciò che non si sa e infliggere agli altri la propria ignoranza è una follia al limite della criminalità essa stessa: Sindromi della fattispecie andrebbero curate amorevolmente in cliniche psichiatriche non certamente di tipo staliniano. Chi scrive non è nemmeno marxista..
Sfido i protagonisti di cotanta mortifera presunzione di aprire un dibattito sulla questione in oggetto sulla stampa di loro pertinenza, se non vogliono passare alla storia anche come campioni di NON CORAGGIO CULTURALE (per non dire altro).
Carmelo R. Viola