Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mer 07 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio segreteria PR
- 25 aprile 2000
Subject: Elezioni Regionali Italiane
From: "CADL"

Cari compagni,

vi trasmetto una lettera relativa ai recenti risultati elettorali in Italia, pregandovi

di trasmetterla eventualmente ad un indirizzo email aggiornato dell'area radicale italiana.

Vi chiederei anche conferma dell'avvenuta ricezione del messaggio, a causa di problemi recentemente sperimentati da questa casella. Si prega di rispondere al mio indirizzo privato.

Cordiali saluti

Nazario Pierdominici

via Moje 4

62100 Macerata MC

npierdominici@libero.it

Macerata, 20/04/2000

Cari compagni,

torno di nuovo a voi per lettera con alcune riflessioni sulla contingenza e sulle attuali condizioni dell'area radicale in Italia. La decisione di scrivervi mi viene dal fatto di aver saputo, prima di tutto dal gruppo di discussione radicali@egroups.com, e poi dalla radio, dell'Assemblea Straordinaria di oggi, in cui la dirigenza radicale, Marco Pannella compreso, si presenterà dimissionaria. Le mie riflessioni vanno prese per quel che valgono: io mi occupo di lingue, non sono quindi né un giurista, né un politologo. Inoltre preferisco l'azione politica pratica alla riflessione teorica. In passato, compatibilmente con i vincoli che derivano dalla vita quotidiana, ho sempre cercato di darmi da fare ai tavoli, dando una mano nella raccolta delle firme per i referendum e le elezioni qui nelle Marche.

In una mia lettera precedente, con la quale preannunciavo la mia impossibilità a partecipare all'Assemblea dei Mille, mi espressi nei confronti dei nostri concittadini descrivendo la cultura nazionale come un misto di cinismo e rassegnazione. Alla luce dei risultati delle europee ebbi la speranza di essermi sbagliato. Forse non mi ero sbagliato.

So che all'interno dell'area radicale esiste attualmente una critica nei confronti della dirigenza del movimento, a parere di alcuni colpevole di non essersi alleata con la destra. Ricordo come, nei primi anni dei tentativi di dialogo con l'on. Berlusconi, analoga critica venisse mossa dalla sinistra per quello che era visto come un rifiuto ad allearsi con tale parte politica.

Se è vero che i flussi di voto mostrano come, rispetto alle europee, i consensi sono rifluiti su Forza Italia e sulla destra, allora mi sembra evidente che quanto oggi perso non è altro che l'appoggio di un elettorato di area berlusconiana. Queste persone, che per qualche motivo, avevano deciso di votare Bonino in occasione delle europee, sono tornate al proprio partito. L'analogia con gli anni precedenti al dialogo tra radicali e Berlusconi mi appare totale: anche allora una parte dell'elettorato riconducibile alla sinistra italiana guardava ai radicali con simpatia, ed occasionalmente li votava. Quello stesso elettorato, al momento del presunto tradimento radicale a favore della destra, si compattò etnicamente intorno alla Gioiosa Macchina da Guerra. I toni delle telefonate giunte ai fili diretti della radio hanno seguito una stessa evoluzione. Un tempo le telefonate favorevoli giungevano da sinistra, poi hanno cominciato a giungere da destra.

Ritengo che si sia verificato un avvicendamento nella base elettorale dell'area, con i simpatizzanti dell'una sostituiti da quelli dell'altre parte. Il richiamo etnico di queste persone è rimasto comunque forte e si è fatto sentire al momento delle rotture sia verso sinistra che verso destra. Le critiche oggi rivolte alla dirigenza dell'area radicale a mio parere debbono essere inquadrate in questo schema.

E' mia convinzione che la scelta operata dalla Lista Bonino e dall'area radicale sia stata l'unica praticabile. La destra e la sinistra italiane sono due lati della stessa medaglia, opposti su tutto tranne che sui metodi, proprio quelli che sono in rapporto con gli esiti come il seme lo è con il fiore. Il problema della sconfitta - in fondo l'essere ritornati al 2-3% come un tempo - non è dunque riconducibile ad erronee (mancate) alleanze: non vedo quali reali differenze esistano tra l'ammucchiata conservatrice e quella reazionaria. Si partecipa ad una tornata elettorale non per vincere, ma per far vincere una visione, e non si può essere disposti a tutto pur di risultare eletti.

Come affermato poco sopra, in occasione delle europee pensai di essermi sbagliato nel giudicare i miei concittadini, ma oggi torno a temere di avere avuto ragione. Il voto etnico e gli appelli all'entrismo che oggi ci giungono da destra, come un tempo ci sono giunti da sinistra, non sono altro che l'espressione di quella visione diffusa in Italia, secondo la quale prima si vince e poi si opera. Oggi come ieri e come sempre, fortissimamente, in questo paese il fine giustifica i mezzi. E' Machiavelli il padre spirituale di un'Italia antropologicamente autoritaria e soddisfatta di esserlo. Il problema della sconfitta si riconduce alla natura di questo paese, che di diritti civili non sa cosa fare, più che alla scelta delle alleanze.

Che le proposte radicali, liberanti più che libertarie, non risultino interessanti per gli italiani, è provato dal risultato ottenuto negli anni dai Verdi a sinistra. Quel partito, che tra mille contraddizioni sostiene temi e visioni analoghe a quelle dei radicali, ai radicali è assimilabile anche per consensi.

In passato ebbi modo di scrivervi che "essere sconfitti rappresenta [...] un elemento di chiarezza, perché pone ciascuno di fronte alle proprie responsabilità. La sconfitta da noi subita nel corso di questi anni ha significato la definitiva caduta della maschera per una classe politica che si ritiene al di sopra delle leggi. [...] Farsi censurare e cassare in modo sistematico le iniziative referendarie e farsi negare i diritti costituzionali nel silenzio generale sono vie praticabili per raggiungere questo scopo. Una volta che da parte del potere sia stato pagato il necessario tributo alla verità, e sia stato affermato esplicitamente e nei fatti che l'Italia è un'oligarchia e non una democrazia, i nostri concittadini potranno liberamente scegliere se rimanere sudditi o meno, ed eventualmente a chi affidarsi." Di fronte a referendum in cui si tiene conto dei morti per alzare il quorum, e di fronte ad elezioni in cui le smentite alle notizie dei telegiornali vengono confinate alla fascia oraria che va dalla me

zzanotte alle 1.30, il tributo alla verità è definitivamente pagato. I nostri concittadini hanno scelto secondo i propri gusti e la propria natura.

Cosa fare per il futuro? L'attività radicale sull'Italia va senza dubbio continuata, per tenere accesa la speranza in questo paese. Per ogni buona evenienza ritengo però che non si debba nemmeno cessare di perseguire il caso italiano in sede internazionale. Forse potrebbe risultare utile per la visibilità del movimento radicale trasferire la sede delle sue attività in un altro paese.

Cordiali saluti.

Nazario Pierdominici

Nazario Pierdominici

Via Moje 4

62100 Macerata MC

npierdominici@libero.it

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail