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- 8 giugno 2000
PE/Tibet: proposta di risoluzione

Proposta di risoluzione d'urgenza presentata secondo l'articolo 50 del Regolamento

Sull'urgenza di negoziati sino-tibetani per la d'adozione di un nuovo status del Tibet

Depositata da Olivier Dupuis, Marco Pannella, Emma Bonino, Maurizio Turco, Marco Cappato, Gianfranco Dell'Alba e Benedetto Della Vedova a nome del gruppo TDI

- visto le sue precedenti risoluzioni sul Tibet del 14 Ottobre 1987, 15 marzo 1989, 15 Settembre 1993, 17 Maggio 1995, 13 Luglio 1995, 14 Dicembre 1995, 18 Aprile 1996, 23 Maggio 1996, 13 Marzo 1997, 16 Gennaio 1998, 13 Maggio 1998, 15 Aprile 2000;

- visto le risoluzioni sulle violazioni dei diritti fondamentali in Tibet adottate dal Bundestag tedesco (15 Ottobre 1987), la Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati italiana (12 Aprile 1989), il Bundestag tedesco (20 Giugno 1996), la Camera dei Deputati belga (20 Giugno 1990), la Commissione Affari Esteri del Parlamento irlandese (21 Luglio 1998);

- visto la risoluzione adottata il 23 Agosto 1991 dalla SottoCommissione delle Nazioni Unite per la prevenzione delle discriminazioni e la protezione dei diritti delle minoranze;

- visto la risoluzione dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa (D.E. 173, 5 Ottobre 1988);

- visto anche le risoluzioni adottate dal Senato e dalla Camera dei Deputati americani, dal Senato e dalla Camera dei Deputati australiani, dal Parlamento del Liechtenstein e dal Parlamento ceco;

a) ricordando che il Tibet fu invaso ed occupato nel 1949 e 1950 dalle forze armate del regime di Pechino e che è tuttora occupato;

b) ricordando che se l' "accordo in 17 punti" firmato sotto costrizione a Pechino dalle autorità tibetane sanzionava l'annessione del Tibet alla Repubblica Popolare, garantiva anche la piena autonomia del Tibet ed, in particolare, la perennità del suo sistema politico e il pieno rispetto della libertà religiosa;

c) ricordando la rivolta di Lhasa contro l'occupazione del regime di Pechino del 10 marzo 1959 che provoco' la morte e l'incarcerazione di migliaia di tibetani e l'esilio del Dalai Lama e di altre decine di migliaia di tibetani;

d) ricordando le risoluzioni delle Nazioni Unite 1353 del 1959, 1723 del 1961 e 2079 del 1965 che chiedono la cessazione di qualsiasi pratica che privi il popolo tibetano dei suoi fondamentali diritti umani, incluso il suo diritto alla autodeterminazione;

e) ricordando i rapporti del 1959 e del 1960 della Commissione Internazionale dei Giuristi sulla questione del Tibet e lo stato di diritto;

f) ricordando la lotta di resistenza del popolo tibetano degli anni '50 e '60 che provoco' la morte di oltre un milione di tibetani, e cioè di oltre un quinto della sua popolazione di allora;

g) ricordando l'istituzione nel 1965 della Regione Autonoma del Tibet (TAR) da parte delle autorità di Pechino;

h) ricordando la distruzione di oltre 6.000 monasteri tibetani, l'incendio di centinaia di biblioteche, il saccheggio di templi, la razzia di tesori religiosi e culturali, le esecuzioni sommarie di decine di migliaia di tibetani eseguite dalle guardie rosse durante la cosidetta rivoluzione culturale cinese del 1968;

i) ricordando i molteplici tentativi di dialogo rilanciati nel 1979, dopo la scomparsa di Mao Tse Tong, dal Dalai Lama e dal governo tibetano in esilio nei confronti delle autorità di Pechino;

j) ricordando le manifestazioni di protesta del 1987-88 contro l'occupazione cinese e l'estrema violenza della repressione adoperata dalle forze di occupazione;

k) ricordando i tentativi reiterati di rilanciare il dialogo con le autorità di Pechino fatti dal Dalai Lama con il "Piano in 5 punti" presentato davanti al Congresso americano nel 1987 e con la "proposta di Strasburgo" presentata davanti al Parlamento europeo nel 1988;

l) ricordando la legge marziale imposta dalle autorità di Pechino in Tibet nel 1989 e 1990;

m) ricordando il conferimento nel 1989 del Premio Nobel per la Pace al Dalai Lama;

n) ricordando la trasformazione nel 1992 del Tibet in 'Zona Economica Speciale' ed il conseguente trasferimento massiccio di coloni cinesi in Tibet che ha trasformato in pochi anni i tibetani in minoranza nel proprio paese;

o) ricordando la lettera del Dalai Lama a Deng Xiao Ping del 11 settembre 1992 nella quale reitera la sua volontà di dialogo;

p) ricordando le manifestazioni europee per l'apertura di negoziati sino-tibetani di Bruxelles nel 1996 e di Ginevra del 1997 alle quali hanno partecipato migliaia di cittadini europei e tibetani e le molteplici iniziative per la libertà del Tibet in tutto il mondo;

q) ricordando l'esistenza di un governo tibetano in esilio ospitato nella città indiana di Dharamsala;

1. chiede ai governi degli stati-membri di impegnarsi solennemente e senza ulteriore indugio a riconoscere il governo tibetano in esilio quale legittimo rappresentante del Tibet se, entro tre anni dall'assunzione di questo solenne impegno, le autorità di Pechino ed il governo tibetano in esilio non abbiano, attraverso un negoziato organizzato sotto l'egida del Segretario Generale delle Nazioni Unite, siglato un accordo su uno nuovo status del Tibet che garantisca una piena autonomia dei tibetani in tutti i campi della vita politica, economica, sociale e culturale, con le sole eccezioni della politica di difesa e della politica estera;

2. decide, per quanto lo riguarda, di stabilire rapporti ufficiali con il Parlamento tibetano in esilio se, entro tre anni dall'approvazione della presente risoluzione, il governo della Repubblica Popolare di Cina e il governo tibetano in esilio non avrano concordato uno status che garantisca una piena autonomia per il Tibet;

3. chiede alla sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti dei Stati membri, ai governi e ai parlamenti dei paesi candidati, al Presidente e al Primo ministro della Repubblica Popolare di Cina, al Dalai Lama, al governo e al Parlamento tibetano in esilio e al Segretario Generale delle Nazioni Unite.

 
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