ho ricevuto questo testo da un "compagno della provincia" (che al dire vero opera in più di una provincia), da un "punto di riferimento" per intenderci, uno di quelli che ha raccolto le firme, che è stato candidato, che ha fatto le campagne elettorali eccetera.
Mi ha fatto ricordare quando anche io ero un "compagno della provincia", e a quanto era faticoso anche solo mettere un tavolo in piazza o scrivere (e far passare) un comunicato stampa.
Beh, vi sono delle considerazioni e un'analisi generale abbastanza cruda, forse troppo. Ma per fortuna, è un testo che non difetta di ironia, di "sense of humor" e della consapevolezza che, in fondo, tutti noi siamo davvero una "banda di disadattati" (e, visto il prezzo dell'adattamento, ne siamo fieri)! Altrimenti genererebbe una certa tristezza.
Lo inserisco qui, e spero vi diverta (?) per qualche minuto.
ABBANDONARE L'ISOLA CHE NON C'E'
Rapporto dalla provincia, alla luce di quanto accade, anzi di "ciò che e'" nella nostra sede di Torre Argentina;
Sono morto e questo è il Paradiso.
Questa è, grosso modo, la sensazione che pervade lo spirito del militante medio, proveniente da una qualsiasi delle nostre province, compresa, in fondo, anche Milano, al suo primo ingresso nella sede di Torre Argentina. Uffici, segretarie, impiegati, dirigenti, apparecchiature fantascientifiche, atmosfera climatizzata, sale riunioni (punto).
Non manca nulla: c'è persino il bagno! Che differenza rispetto allo scantinato del compagno X, ove, grazie alla sua generosità, possiamo riunirci, ogni tanto, al lunedì sera, e ove, spesso, per non disturbare il vicinato con l'andirivieni per le scale, siamo costretti a orinare in un lavello, avendo cura di centrare lo scarico, la qualcosa riesce peraltro assai difficile alle militanti di sesso femminile, le quali, difatti, scarseggiano.
Lascio immaginare alla fantasia di Lor Signori quanto difficile possa essere il reperimento di e l'accesso a questa setta segretissima di iniziati della politica occulta, anzi, invisibile.
Vorrei piuttosto attirare l'attenzione su quanto ancora più difficile sia il desiderare di far parte di questo "club del topo di fogna", che riunisce i suoi accoliti in uno scantinato senza neanche il cesso, nelle rare occasioni in cui la sua esistenza viene ai più denunciata da un raggio di luce proveniente dal nostro glorioso faro romano.
Questa, la situazione.
Analisi: il nostro partito soffre di una sindrome che ha due livelli di manifestazione:
1. sul suo SNC (Torre Argentina), che chiamerò "sindrome dell'Isola che non c'è", e che consiste in un grave disturbo della percezione della realtà esterna, la quale è totalmente priva di rapporto con quanto si osserva a e/o da Torre Argentina.
2. sui suoi organi periferici, che chiamerò "sindrome dello scemo del villaggio" e che si manifesta, a volte, nella sua variante chiamata "sindrome del topo di fogna", e che consiste in una specie di maleficio, capace di far sì che ad essere attirati dalle e nelle nostre sedi periferiche siano quasi esclusivamente soggetti fortemente emarginati ed emarginanti, a prescindere dalla loro militanza radicale.
Le cause:
1. l'effetto distorsivo che ha sulla percezione della realtà l'esistenza stessa della sede di Torre Argentina, vera e propria Isola che non c'è, unito alla quasi totale assenza di altri punti di vista (romano-centrismo);
2. il combinato effetto di:
- posizioni avanguardiste estreme (minoritarie/elitarie);
- incapacità di comunicarle e sostenerle;
- mancanza di fondi a livello locale;
- romano-centrismo: se per caso arriva uno in gamba, viene subito scippato dalla sede centrale. Nelle sedi locali restano solo gli scarti, i quali finiscono con l'infettare della propria emarginazione personale anche il simbolo che portano.
Conclusioni:
Siamo nella merda, perché stando così le cose, qualsiasi idea venga portata avanti rischia di "non incontrare", non già per il suo contenuto, ma soprattutto a causa del giudizio negativo ed emarginante che il corpo sociale aveva già precedentemente messo nei confronti dei soggetti i quali concretamente "incarnano", e rappresentano, quindi, l'idea stessa ai suoi occhi, sul piano della realtà locale.
A questo punto, viene quasi da chiedersi se non faremmo meglio a tentare di "paracadutare" i nostri rappresentanti, specie se in qualità di candidati elettorali. Se, per esempio, candidiamo "lo scemo del villaggio A" nel villaggio B, questi avrebbe certamente più possibilità che non nel villaggio A, dove ormai come scemo del villaggio è stato indelebilmente bollato.
Faremmo comunque meglio:
1. ad immaginare un certo numero di situazioni aggreganti dalle quali poter selezionare materiale umano militante e candidabile un po' meno scadente di quello attualmente disponibile nella maggior parte dei casi.
2. a provvedere al finanziamento o all'autofinanziamento delle nostre realtà locali, magari per mezzo delle stesse situazioni di cui al punto 1., all'avviamento bisognerà sempre provvedere, temo, a cura e costi della sede centrale, essendo sconsigliabile il coinvolgimento di tutto quel personale periferico che non sia stato più che attentamente selezionato, per le ragioni di cui sopra (la sindrome dello scemo del villaggio), pena l'inesorabile fallimento delle iniziative stesse.
3. a ricordarci che possediamo il controllo di un network radiofonico nazionale (RR).
4. a non contare troppo su Internet: abbiamo bisogno di persone fisiche, non virtuali.
Per ulteriori e possibili idee si rimanda a:
1) progetto 3000 di G.Dentamaro e A.Meli Lupi, disponibile sul web all'indirizzo: www.bitertooth.com/3000/;
2) proposte per il settore: "GGiovani, PPopolo della notte" (chiedere ad Antonella Dentamaro).