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- 28 settembre 2000
Status consultivo, fase 3. resoconto del comitato

Resoconto della riunione del Comitato sulle ONG del 27 settembre.

Di Perduca e Mecacci

La seduta si e' aperta alle 10 e 20 ed e' stata immediatamente sospesa per consentire ulteriori consultazioni informali tra le delegazioni. L'obiettivo era quello di raggiungere un accordo sulla riduzione di pena a un anno di sospensione.

Dopo circa due ore di negoziati che hanno visto come protagonista la delegazione algerina impegnata nel tentativo di non rompere il consenso raggiunto a giugno, le delegazioni hanno dovuto prendere atto che alcuni paesi (in particolare gli Stati Uniti, che erano pronti a chiedere il voto anche in assenza di altri paesi disposti a farlo), non erano disponibili a prestare il loro consenso qualsiasi tipo di pena alternativa (compresa la riduzione di pena ad un anno).

L'Italia, rappresentata dalla consigliere Borzi, e' stata piu' volte "aggredita", come ha detto lei, da alcune delegazioni le quali hanno attribuito all'Italia gran parte della responsabilita' della rottura del consenso in quanto queste delegazioni chiedevano l'assicurazione da parte dei governi coinvolti della non riapertura del caso in sede Ecosoc, assicurazione che l'Italia non ha fornito.

Il dibattito, come al solito assai complicato, si e' svolto nel seguente modo.

Russia:

Ha sostenuto che non vi erano elementi di novita'nella nostra risposta e che quindi non vi erano buoni motivi per cambiare posizione. Ha attaccato duramente il nostro essere una organizzazione politica tanto che tutte le volte che ci citava, e lo ha fatto volutamente molte volte per enfatizzare questo dato, non ci chiamava Transnational Radical Party, ma bensi' political organization Transnational Radical Party. Ha poi detto che il fatto che si fosse raggiunto il consenso testimoniava il rispetto delle regole da parte del Comitato e che quindi sarebbero stati disponibile a mantenere il consenso (questo era il messaggio di disponibilita' ad aconsentire alla riduzione di pena).

Stati Uniti:

Pur apprezzando gli sforzi di molte delegazioni nel cercare di mantenere un clima di collaborazione all'interno del Comitato, hanno sottolineato come gia' a giugno la loro delegazione si fosse dissociata dal consenso e che inoltre la nostra risposta forniva molti elementi per far cambiare la decisione presa a quel tempo. In particolare gli Stati Uniti hanno fatto una domanda a tutti gli Stati membri del Comitato (rimasta senza risposta) chiedendo quali fossero gli atti compiuti dal TRP che giustificassero la punizione con qualsiasi sanzione di questa organizzazione.

Hanno poi detto che il TRP si era assunto la responsabilita' dell'erronea identificazione di Idigov come rappresentante del Presidente Ceceno e che per tale errore si era ripetutamente scusato, oltre che nel corso dell'intervento a Ginevra, di fronte al Comitato nel mese di giugno e che questo era da ritenersi sufficiente.

Riguardo alle altre accuse portate contro il TRP, gli USA hanno detto che non era stata fornita alcuna prova che le potesse sostenere. Non era dunque riscontrabile nessuna "serie" di atti contrari alla Carta delle Nazioni Unite messa in atto dal TRP. Gli Stati Uniti hanno poi citato alcuni passi della nostra risposta che li avevano convinti del fatto che non dovesse essere emessa nei nostri confrionti nessuna pena.

Francia:

Ha esordito dicendo che dalla lettura della nostra risposta emergevano molti elementi che non potevano piu' far ritenere giustificata la richiesta di sosopensione per tre anni dello status consultivo. Sono state infatti ripetute nella nostra risposta le scuse per l'errore nella presentazione da parte di Idigov. Didier le Bret ha poi detto che non sono riscontrabili prove della commissione da parte del TRP di atti contrari ai principi della Carta delle Nazioni Unite.

In chiusura di intervento la Francia ha richiesto il voto sulla decisione di sospensione per tre anni presa a giugno con il consenso. Questa mossa, posta in essere inusualmente all'inizio del dibattito, e' stata volta ad evitare che dal dibattito potesse emergere un'atmosfera di consenso tra le delegazioni sulla riduzione di pena, ed ha scatenato il "risentimento" di molte delegazioni.

A questo punto infatti sono intervenute 4 delegazioni (Cuba, Algeria, Sudan e Cina) con punti sull'ordine dei lavori nei quali si e' chiesto, da un lato di che tipo di votazione si trattasse (se fosse un'ipotesi di riapertura del caso o piuttosto se si trattassse di una votazione direttamente sulla pena della sospensione per tre anni), e dall'altro di consentire anche ad altre delegazioni di esprimere il proprio parere sulla risposta del TRP.

Il dibattito e' proseguito quindi sul merito della nostra risposta con questi interventi:

Algeria, Bolivia, Colombia, Turchia, Tunisia, India e Sudan hanno in vario modo espresso il loro disappunto per la rottura del consenso raggiunto in giugno e hanno sostenuto che dal nostro documento di risposta non emergevano elementi tali da far cambiare la loro posizione.

Russia.

Ha continuato ad articolare quanto espresso nel primo intervento sostenendo che non vi erano motivi per rimettere in discussione il consenso e che il rispetto delle procedure da parte del comitato dovrebbe essere garantito anche attraverso il rispetto da parte della ONG dei principi di verita' (!). La mancanza di verita' da parte del TRP sarebbe testimoniata da molti passaggi della nostra risposta:

a) L'errore nella presentazione da parte di Idigov quale rappresentante del Presidente ceceno non sarebbe tale ma bensi' un atto politicamente motivato a favore delle istanze dei terroristi e separatisti ceceni

b) Idigov non si sarebbe mai scusato e non avrebbe mai corretto tale errore nella sua presentazione.

c) Idigov avrebbe distribuito il 18 aprile a Ginevra dei documenti favoreli alla secessione della Cecenia dalla Federazione Russa. (Copia di questi documenti non e' stata fornita dai russi).

d) Il TRP e' favorevole alla diffusione delle droghe, della pornografia e della prostituzione infantile.

e) Il TRP e' un'organizzazione politica e quindi I suoi atti in tutte queste ipotesi costituirebbero degli atti politicamente motivati contro I principi della Carta delle NU, e quindi rientrerebbero nella fattispecie che ha come sanzione la sospensione o il ritiro dello status consultivo.

Cina:

Ha espresso come altre delegazioni il proprio disappunto per la rottura del consenso ed e' tornata a sottolineare come sia inaccettabile che una ONG abbia pubblicato su un proprio giornale un'intervista nella quale si prospettava, per la causa dei diritti umani, la possibilita' di rovesciare il Governo cinese.

Il dibattito e' terminato alle una e quindi non c'e' stata la possibilita' di far votare il Comitato nel corso della seduta mattutina.

La seduta pomeridiana e' iniziata dopo un'altra ora di consultazioni informali relative a quale tipo di voto si dovesse procedere:

1) sulla riapertura del caso. Se il caso fosse stato riaperto a quell punto si sarebbe votato anche sulla riconferma o meno della sospensione per tre anni.

2) Direttamente sulla raccomandazione di sospensione per tre anni.

La scelta dell'interpretazione da adottare e' stato motivo di un ampio dibattito che ha avuto degli effetti anche sul risultato del voto e che inoltre pone un importante interrogativo sulla "giustezza" della procedura adottata dal Comitato.

Francia:

ha chiesto che si votasse secondo l'interpretazione n 2) argomentando molto bene a partire dalla considerazione che, poiche' la Risoluzione 1996/31 prevede per le ONG la possibilita' di rispondere alle raccomandazioni del Comitato, questo significa che la decisione finale del Comitato potra' essere presa solo dopo l'analisi di tale risposta'. La conseguenza di tale ragionamento e' stata la considerazione che la raccomandazione presa nella prima fase della procedura possa essere rimessa in discussione direttamente dal Comitato senza che si debba chiedere una preliminare riapertura del caso. Questa posizione era rispettosa dei principi del contraddittorio e del giusto processo. A questa interpretazione si e' accodata anche la Germania ritenendo che si era in fase ancora di finalizzazione della raccomandazione.

Russia:

Ha chiesto che si procedesse secondo l'interpretazione n1). Questo perche' la bocciatura della riapertura del caso puo' esere "venduta" all'Ecosoc come conferma del consenso sulla sospensione per tre anni.

Presidenza:

Il Presidente Turco ha purtroppo optato per l'interpretazione n1) sostenuta dai Russi.

Si e' quindi passati alla votazione sulla riapertura del caso che ha avuto il seguente risultato:

Voti a favore: 5 (Cile, Francia, Germania, Romania, Stati Uniti)

Voti contrary: 12 (Algeria, Bolivia, Cina, Colombia, Cuba, Etiopia, India, Libano, Russia, Sudan, Tunisia, Turchia)

Astensione: 2 (Pakistan, Senegal)

Dopo il voto ci sono stati alcuni interventi di motivazione:

Germania.

Ha voluto sottolineare che il voto favorevole alla riapertura del caso significa per loro la rimessa in discussione del consenso dato a giugno e che quindi non si sentono piu' vincolati a tale posizione nei prossimi stadi della procedura.

Francia:

Ha concordato con lo statement della Germania ed ha voluto insistere sul fatto che in sede Ecosoc porra' nuovamente la questione della possibilita' di rimettere direttamente in discussione la prima raccomandazione del Comitato dopo la risposta dell'organizzazione, senza bisogno di chiedere la riapertura del caso, nel rispetto dei principi del contraddittorio.

Usa:

Hanno a loro volta espresso la volonta' di far interpretare a tutti I membri del Comitato il loro voto come una netta dissociazione dal consenso dato a giugno. Hanno poi chiesto (idea di Marco) di far allegare la nostra difesa al rapporto che il Comitato inviera' all'Ecosoc per dare la piu' ampia informazione anche ai paesi che non sono membri del Comitato.

Algeria:

Ha nuovamente espresso il proprio disappunto per la rottura del consenso e si e' opposta alla richiesta degli Stati Uniti di far allegare la nostra difesa al rapporto.

Presidenza:

Su parere del Segretariato la Presidenza ha negato la possibilita' di allegare la nostra risposta al rapporto.

Russia

Nel suo intervento di motiviazione del voto contrario alla proposta francese di riapertura del caso, il delegato russo ha affermato che la Russia si rammaricava del fatto che alcune delegazioni avevano ritenuto di dover rompere il consenso raggiunto a giugno sulla sospensione di 3 anni dello status consultivo del PRT. Il russo ha poi continuato dicendo che chi aveva votato con la Francia, e cioe' Germania, Cile, Romania e USA, si andava ad allineare con un'organizzazione politica che aveva ampiamente dimostrato di aver violato I principi fondamentali della carte della nazioni unite mettendo in dubbio la sovranita' territoriale della federazione russa, che aveva patentemente violato I prinicipi contenuti nella convenzione sui diritti del fanciullo favorendo la pedofilia , la prostituzione e pornografia minorili e che aveva agito in violazione delle convenzioni internazionali sugli stupefacenti. (la dichiarazione verra' messa per esteso a verbale nel rapporto all'ecosoc).

Cile

Ha spiegato che per le autorita' cilene nessuna pena deve essere comminata al PRT e che riteneva le dichiarazioni della Russia non solo infondate ma anche offensive nei cofronti di altri membri del comitato e che I Russi devono prestare molta atenzione nel presentare delle accuse per le quail non possono fornire delle prove.

L'idea di far chiedere un nostro interventoi in sede Ecosoc non e' stata sostenuta da nessuna delle delegazioni; in effetti si sarebbe trattato di un'interpretazione molto pro-contraddittorio e pro-giusto processo che nel clima di disaccordo creatosi nel comitato dopo la richiesta del voto non avrebbe avuto possibilita' di accoglimento alcuno.

 
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