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- 13 febbraio 2001
Subject: La paura del "nuovo" o la paura del "vecchio"?
From: "Roberto Imperiali"

Al Partito Radicale

Att.ne: On.le Emma Bonino

La paura del "nuovo" o la paura del "vecchio" ?

Chi si oppone all'introduzione del nuovo in campo tecnologico e

scientifico viene spesso accusato di sottostare a paure ancestrali

verso il nuovo e lo sconosciuto.

Ed il mondo della scienza e della tecnologia, confondendo

onoscenza con intelligenza, continua a ripetere questo ritornello.

In verita' la situazione puo' essere esattamente l'inverso e cioe'

coloro i quali vogliono l'introduzione di novita' che modificano a

tutti i costi il modo di vivere sono delle persone che confondono

il progresso con la novita' e si eccitano per la novita' come

tutti i nuovi ricchi che, avendo delle nuove disponibilita'

sentono il bisogno di spenderle e di farle vedere a tutti ad ogni

costo. Cercando ad ogni costo di nascondere il loro passato.

E' tipico l'esempio di tanti contadini che avendo vissuto in

asolari di campagna in situazioni disagiate per generazioni,

preferiscono abbandonarli per comprare un appartamento moderno in

paese, ubbidendo spesso a degli status-symbol, salvo poi rendersi

conto dell'errore fatto e desiderando di ritornare quando ormai i

prezzi dei loro casolari sono saliti e diventati inaccessibili.

E' quindi molto spesso la paura del vecchio che spinge verso il

nuovo a tutti i costi, senza una valutazione obiettiva ed oculata.

Sintomatico e' che nel regno degli animali superiori quando questi

stanno bene stanno fermi in posizione di riposo.

L'ansia del cambiamento viene loro solo quando vengono meno i

resupposti per continuare la loro vita abituale.

Sembra che nella nostra societa' ogni cambiamento sia preferibile

alla stasi, che il futuro sia per definizione meglio del presente

che ogni novita' foriera di cambiamento sia foriera di un

miglioramento.

Il fatto che da alcuni secoli a questa parte l'ansia del

ambiamento e della novita' sia sempre piu' forte, insinua il

dubbio che ogni volta il cambiamento precedente non sia stato

realmente utile e che si rincorra sempre il nuovo come panacea per

il vecchio e questo in un circolo vizioso senza fine.

Il cambiamento e' quindi diventato un valore in se' e non gia'

soltanto un mezzo da usare con attenzione.

Tornando all'esempio, e' indubbio che i contadini di una volta

vivevano in situazioni depresse che necessitavano miglioramenti,

ma il cambiamento radicale della loro vita trasferendosi in

appartamenti in citta' con un lavoro spesso anonimo e impersonale

a volte puo' far loro rimpiangere di non essere rimasti dove

stavano, cercando di migliorare la loro situazione senza dover

cambiare la loro vita.

E chi per ragioni personali, pratiche, professionali, religiose o

ideologiche avra' spinto quel contadino a vendere il suo casale,

entro di se' non dovra' avere dubbi, potra' stare tranquillo di

avere commesso una truffa.

1817m

 
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