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Rossi Ernesto - 24 gennaio 1956
QUESTIONI DI PRESTIGIO
Sarebbe stato molto più semplice indicare nella nuova legge per le concessioni ferroviarie, invece delle persone che non pagano, quelle ancora tenute a pagare il biglietto.

di ERNESTO ROSSI

SOMMARIO: Critica pesantemente e minuziosamente la nuova legge che amplia le concessioni ferroviarie in favore dei parlamentari e degli impiegati statali. Rossi riporta stralci dei dibattiti svoltisi in sede di Commissione ottenendo effetti spassosi e grotteschi, degni di una antologia dell'umor nero. Si elencano i privilegi di viaggio attribuiti dalla legge alle più varie personalità civili e religiose, le quali hanno tutte, come osserva Rossi, "un solo sedere, ma occupano gratuitamente i sei sedili di un compartimento di prima..." Fa poi un paragone con la Svizzera, dove queste cose non accadono.

(IL MONDO, 24 gennaio 1956)

IL GOVERNO ha promesso le più drastiche economie ed una commissione composta di autorevolissimi ministri sta spulciando attentamente i bilanci preventivi per suggerire riduzioni nelle pubbliche spese. Intanto - forse per festeggiare il superamento del traguardo dei 100 miliardi nel disavanzo delle FF.SS. - le commissioni della Camera e del Senato hanno approvato, in sede deliberante (cioè senza discussione in aula) e la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato, la legge 21 novembre 1955, n. 1108, con la quale vengono ancor più ampliate le concessioni ferroviarie in favore dei parlamentari e degli impiegati statali.

Tanto si fa per ridere, per ridere, per ridere - diceva una canzonetta in voga al principio del secolo.

Il "mercato delle vacche" fra la pubblica amministrazione, che voleva estendere il più possibile le concessioni agli impiegati, contenendo quelle ai senatori ed ai deputati ed il Parlamento che voleva estendere il più possibile le concessioni ai senatori ed ai deputati, contenendo quelle agli impiegati, è durato per due anni, duranti i quali i ministri, i parlamentari, i capi servizio, gli esperti dei diversi ministeri, che non trovano il tempo per studiare i nostri maggiori problemi di politica economica, hanno dedicato settimane di sedute al tira e molla, per raggiungere un compromesso che potesse soddisfare le due parti.

La relazione al disegno di legge n. 245, presentato il 9 dicembre 1953 dal ministro dei trasporti Mattarella, e i verbali della VII Commissione del Senato (per le sedute del 21, 28 luglio 1954, 8, 20, 27 ottobre 1954 e 27 ottobre 1955), e della IV e VIII Commissione della Camera (per la seduta del 29 settembre 1955), meritano di essere letti da chiunque desideri farsi una idea del modo di pensare e dei costumi dei nostri parlamentari.

Fin dalla discussione generale della prima seduta, tutti i senatori della VII Commissione furono d'accordo che convenisse modificare la legge vigente sulle concessioni ferroviarie (5 dicembre 1941, n. 1476) con criteri della massima larghezza.

"Come modesto rappresentante di un'organizzazione di lavoratori - dichiarò il sen. Massini (P.C.I.) - non sono contrario a che le ferrovie dello Stato diano biglietti gratuiti a mezza Italia, perché più clienti abbiamo e più siamo contenti".

Questa dichiarazione sembrò esagerata anche al sen. Cerabona (democratico indipendente di sinistra), il quale osservò:

"Cerchiamo di essere larghi, ma, naturalmente senza sciupii volgari e condannevoli dallo stesso popolo italiano".

Perciò il sen. Cerabona propose che la legge dichiarasse sufficiente una sola legislatura per ottenere la carta di libera circolazione su tutta la rete, invece delle tre legislature richieste nel disegno di legge. In suo appoggio sorse subito a parlare il sen. Porcellini (P.S.I.), chiedendo che "la figura del deputato e del senatore fosse messa al suo giusto posto".

"Molti hanno la preoccupazione dell'elevato numero di queste tessere, che sono 14.000 - precisò. - Ma è possibile che proprio noi, in questo momento, si voglia togliere tutti questi diritti che hanno un carattere acquisito?."

Poiché la legge del 1941 non concede il permanente agli ex deputati e agli ex senatori, per capire la domanda retorica del Sen. Porcellini bisogna leggere la spiegazione data dall'On. Jervolino (DC), il 29 settembre 1955, alla IV Commissione della camera, di cui è presidente:

"Allo stato attuale della legislazione la carta di libera circolazione agli ex parlamentari non può essere concessa. Se è stata concessa si è fatto ricorso all'art. 4 del regolamento, che consente al ministro dei trasporti, previa autorizzazione del presidente del Consiglio dei ministri, di rilasciare la carta di circolazione a persone che debbono viaggiare per ragioni di Stato. Quindi tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi è, per lo meno, fuori legge".

Ben s'intende che nessuno dei ministri responsabili di queste violazioni della legge ha avuto, né avrà mai alcuna seccatura.

Il valore commerciale di ogni tessera di libera circolazione è di lire 984.460; ma sapere che già ne erano state distribuite 14 mila non fece nessuna impressione ai senatori.

"Non è in realtà un numero eccezionale, rilevantissimo - osservò il Sen. Cappellini (PCI) - Colui che è stato eletto per una legislatura ha ben meritato e ha diritto a questa piccola ricompensa ... Il prestigio e il decoro dell'istituto parlamentare esige la estensione del permanente a tutti coloro che hanno svolto la funzione di legislatore".

Solo un paio di senatori e un paio di deputati ebbero il coraggio di timidamente accennare a quella che avrebbe potuto essere la reazione dell'opinione pubblica, ricordando quanto era avvenuto in occasione dell'aumento dell'indennità parlamentare e delle pensioni agli ex parlamentari.

Dai resoconti risulta che le parole più spesso ripetute durante queste discussioni nelle Commissioni del Senato e della Camera furono: "dignità", "decoro", "prestigio" dei parlamentari e del parlamento.

I discorsi che meglio interpretarono il pensiero di tutti i loro colleghi, furono quelli del sen. Busoni (PSI) e del sen. Porcellini, nella seduta del 28 luglio 1954:

"Cosa è che ci guida nella nostra discussione? - chiese il primo. - Forse un concetto unitario? mercantile? ... Cos'è che vogliamo dare agli ex parlamentari? un riconoscimento o un'elemosina? Secondo me si tratta di una questione più elevata. Quando uno è stato eletto dal popolo a rappresentarlo in Parlamento per una o più legislature resta per tutta la vita "l'Onorevole" o il "Senatore". Allora, per una ragione di prestigio personale e di rispetto per il Parlamento, dobbiamo dargli la possibilità di viaggiare in modo confacente alla sua persona".

Questo principio è suscettibile di molti interessanti sviluppi. Non si può, infatti, dire che sia garantita all'ex parlamentare una posizione di prestigio "confacente alla sua personalità" se, quando scende dal vagone di prima, in cui ha viaggiato gratuitamente col permanente, non c'è ad attenderlo la macchina, se sua moglie non può comprare la pelliccia, se abita una casa popolare, se non ha persone di servizio.

E il sen. Porcellini, ricollegandosi a quanto avevano detto i senatori Busoni e Cappellini sull'opportunità di far viaggiare gratis tutta la vita chiunque avesse partecipato anche per un solo mese ai lavori parlamentari, disse:

"Io sento la necessità di dare un certo prestigio a questo Senato della Repubblica. Il vecchio Senato era eletto dal Sovrano; questo Senato è eletto dal popolo. Il popolo avrà piacere di vedere che i propri eletti hanno riconosciuto la loro dignità...

Se alle 14 mila concessioni attuali ne aggiungiamo un centinaio, non credo che debba sorgere una questione finanziaria. Noi dobbiamo stabilire il principio che, una volta che qualcuno abbia ricoperto la funzione di legislatore, ha diritto alla carta di libera circolazione. Se poi non sarà rieletto, avrà almeno un compenso morale".

Il disegno di legge governativo concedeva ai parlamentari otto biglietti di prima classe ogni anno e quattro di seconda, di andata e ritorno e, per tener conto dell'eventuale carico familiare, dava anche un supplemento di quattro biglietti di prima classe per il coniuge, oltre a tre biglietti di prima classe per ogni figlio "convivente a carico". Sostenendo che i celibi e i vedovi dovevano pure mantenere le persone di fiducia che badavano alla loro casa, i senatori Porcellini e Cerabona chiesero ed ottennero che, invece degli otto biglietti, con l'eventuale aggiunta dei quattro, venissero messi a disposizione di tutti i parlamentari dodici biglietti.

Vinta, su questo punto, la resistenza del sottosegretario per i trasporti, Mannironi, il sen. Vaccaro (D.C.) propose poi che venissero soppresse, nelle disposizioni riguardanti i figlioli, le parole "convivente e a carico".

"Poco fa - egli disse - abbiamo deliberato di concedere un maggiore numero di biglietti anche ai vedovi e ai celibi, i quali naturalmente li useranno a loro piacimento. Vogliamo proprio ora negare questo notevole vantaggio ai nostri figli, anche se sono grandi e non a nostro carico?".

Ed il sen. Crollalanza (M.S.I.):

"E' mai possibile che, dopo aver operato con criteri di larghezza in altri particolari settori, proprio nei nostri riguardi vogliamo essere così restrittivi e severi?".

Poiché il sottosegretario ai trasporti si opponeva alla richiesta, la soppressione delle parole venne messa ai voti e quindi approvata dalla Commissione. Dopo di che il sen. Amigoni (D.C.) precisò:

"E' però, evidente, che anche se non conviventi od a carico, deve trattarsi di figli viventi; altrimenti dalla dizione pura e semplice di questo secondo comma, anche i figli morti avrebbero diritto al biglietto".

"E' evidente" consentì senza ridere il presidente della Commissione, sen. Corbellini.

Nella seduta del 29 settembre 1955, a Montecitorio, il ministro dei trasporti, Angelini, fece notare che la concessione, già stabilita nel disegno di legge, per tutti gli ex parlamentari, qualunque fosse il periodo della loro attività in Parlamento, di 24 biglietti ogni anno, a prezzo ridotto per tutta la vita, costituiva già "una notevole agevolazione". Ma l'on. Moscatelli (P.C.I.) non era ancora soddisfatto:

"Non si potrebbe consentire - egli chiese - a coloro i quali abbiano una sola legislatura, e quindi beneficiano di questi biglietti a riduzione del 50% di permutare due biglietti a riduzione con uno gratuito?".

"Non si può" rispose il Ministro.

Questo fu uno dei pochi, forse l'unico rifiuto, opposto alle molte richieste del genere. Infatti, subito dopo, lo stesso presidente della Commissione, Jervolino (D.C) comunicò che era stata fatta una proposta che, per suo conto, credeva di poter accettare:

"Vi sono dei parlamentari che, non avendo moglie e figli, desidererebbero che il beneficio dell'uso dei biglietti a tariffa ridotta fosse esteso ai parenti o affini non oltre il quarto grado".

"Va bene - consentì il ministro Angelini - sono d'accordo".

Nonostante questo spirito di larga comprensione - per cui si può dire che la legge sia stata cucita alla misura di ogni senatore, di ogni deputato e dei suoi familiari, dei suoi amici e clienti - il 27 ottobre 1955 la discussione si concludeva al Senato con una manifestazione di generale malcontento:

"La legislatura è finita nel 1953 - disse il sen. Vaccaro, parlando della decorrenza della concessione dei biglietti gratuiti - e i nostri colleghi che non hanno avuto la fortuna di ritornare al Parlamento perderanno l'assegnazione dei cinque biglietti per il 1953-54-55. Sono tre anni che questi nostri amici perdono!".

Ed il sen. Barbaro (M.S.I.), indignatissimo per la fetta che gli impiegati statali erano riusciti a tagliarsi nella torta:

"E' questo che urta - esclamò - si è andati a favore della burocrazia e contro coloro che hanno avuto il mandato parlamentare".

La nuova legge non modifica sostanzialmente la precedente, per quanto riguarda le concessioni di carrozze-salone e di compartimenti riservati; ma crediamo che in nessun altro paese del mondo, neppure in Spagna, possano esserci delle manifestazioni di grandiosità più spagnolesca. Hanno perfino diritto a una intera carrozza-salone i sottosegretari quando viaggiano in rappresentanza del governo, e sempre il ministro dei trasporti in carica.

Un compartimento di prima viene riservato a tutti i cardinali residenti in Italia e all'estero, e, finché restano in carica, ai ministri, ai sottosegretari, ai giudici della Corte costituzionale, ai vice presidenti della Camera, al presidente e al procuratore generale della Cassazione, al presidente del Consiglio di Stato, al presidente della Corte dei Conti, all'avvocato generale dello Stato, ai generali di Corpo d'Armata, al segretario generale della Presidenza della Repubblica, ai segretari generali delle due Camere, agli ambasciatori (anche quelli accreditati presso la Santa Sede), all'amministratore della Somalia, ai ministri plenipotenziari italiani ed esteri, al direttore generale delle FF.SS. Un intero compartimento è pure riservato agli ex presidenti delle due Camere e dell'Assemblea costituente, agli ex presidenti della Corte Costituzionale, agli ex presidenti del Consiglio dei ministri, agli ex ministri dei Trasporti, agli ex sottosegretari dei trasporti, purché siano stati in carica per non meno

di un anno.

Nell'ultima seduta a Palazzo Madama, il sen. Vaccaro (D.C.), questore del Senato, chiese che, non per sé ma per una "questione di principio", si trovasse il modo di ovviare allo "inconveniente" della mancanza nella legge di un'apposita norma per concedere il compartimento riservato anche ai questori del Senato e della Camera. Il presidente della VII Commissione, Cerabona, promise che sarebbe stato tenuto conto anche di questo desiderio: il ministro dei trasporti conservava, infatti, il potere di concedere compartimenti riservati.

Questi Importantissimi Personaggi, anche quando viaggiano, hanno un solo sedere; ma occupano gratuitamente i sei sedili di un compartimento di prima, mentre i miseri mortali, che comprano il biglietto, spesso si affollano in piedi nei corridoi per insufficienza di vetture.

Quanto alle carte di circolazione su tutta la rete, ho già detto che hanno ad esse diritto non soltanto i deputati e i senatori durante il loro mandato, ma anche gli ex deputati e gli ex senatori, con almeno tre legislature o dieci anni di mandato parlamentare. Quello che, però, non ho ancora detto è che, agli effetti del riconoscimento di questo diritto, la Consulta nazionale viene considerata una legislatura, e l'Assemblea costituente e la prima legislatura della Repubblica sono computate, ciascuna, per due legislature.

"Sono riuscito ad ottenere - annunciò Jervolino alla IV ed alla VIII commissione della camera - di considerare come due legislature, ai fini della concessione della carta di libera circolazione, la prima legislatura del Parlamento della Repubblica (.....). Così potremo aiutare alcuni di quei colleghi, senatori e deputati che, non più eletti, avevano la fondata speranza di poter ottenere la carta di circolazione a carattere permanente. La Costituente, che è durata ventidue mesi, ai fini del computo dei dieci anni, viene considerata della durata di cinque anni".

Questo modo di fare i conti sembrò "un gioco di bussolotti" anche al sen. Barbaro, il quale commentò:

"Se è una legislatura deve valere per una legislatura. Non so come si possa raddoppiare così fittiziamente un numero senza cadere oltretutto nel ridicolo".

Dispiace, ma su questo punto non si può fare a meno di dar ragione al senatore missino.

Per non commettere ingiustizie, vengono concessi permanenti su tutta la rete anche agli ex senatori fascisti e agli ex deputati fascisti, che abbiano esercitato il mandato per almeno tre legislature.

Nella relazione al disegno di legge n. 245, presentato dal ministro Mattarella, si legge:

"Per alcune cariche e dignità (non più esistenti) non si deve dimenticare che, in genere, sono state ricoperte da persone che hanno, per lunghi servizi e per memorabili imprese, bene meritato della Patria, cosicché, anche in ossequio al principio del mantenimento, almeno di regola, di una concessione, cessati la carica o il servizio in relazione ai quali era stata accordata, sembra opportuno adottare un equo temperamento. L'unico ostacolo, al riguardo, deriva dal fatto innegabile che, nella quasi totalità, dette cariche o dignità vennero conferite o ricoperte nel periodo fascista, e che talune sono state contemplate addirittura come una causa di applicazione di sanzioni anche penali, dalle leggi speciali. Vero è che non tutti coloro che tali cariche ricoprirono, anche durante il periodo fascista, se ne sono dimostrati indegni ma, evidentemente, una discriminazione caso per caso, a parte ogni altro rilievo, potrebbe dar luogo ad incresciose disparità di trattamento".

L'equo temperamento è contenuto nell'art. 23 della nuova legge, che conserva, ad personam, le concessioni "a tutti coloro per i quali non si è provveduto con la presente legge che avevano diritto a concessioni di viaggi o di trasporto in base alla legge 5 dicembre 1941, n. 1476, ed al regolamento relativo, di cui al R.D. 20 gennaio 1942, n. 286, secondo le norme e nei limiti ivi stabiliti, e purché alla data di entrata in vigore della presente legge abbiano conseguito tale diritto".

L'ultimo capoverso di questo articolo (che esclude "coloro che, con provvedimento irrevocabile, siano stati colpiti dalle sanzioni previste dal D.L. Luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 159, o che comunque siano stati espulsi dall'elettorato attivo o passivo") non consente di applicare le concessioni ad personam ai principi di casa reale e, credo, al solo sen. Marescalchi, per il quale il provvedimento di decadenza dalla carica di senatore è passato in giudicato. Ma ritengo che conservino il diritto al compartimento riservato gli ex ministri di stato fascisti, gli ex presidenti fascisti del Senato, gli ex presidenti della Camera dei Fasci e delle Corporazioni e della Regia Accademia d'Italia, gli ex ministri e gli ex sottosegretari fascisti alle Comunicazioni.

Si devono, invece, contentare della sola carta di libera circolazione permanente su tutta la rete, gli ex accademici d'Italia, gli ex ministri e sottosegretari, le consorti e le vedove degli ex ministri di Stato fascisti e (mi pare anche, ma non ne sono sicuro data l'ambiguità della direzione dell'art. 23) l'ex Ministro della Real Casa, L'ex Prefetto di Palazzo, l'ex Primo Aiutante del Re ed Imperatore.

Meno male che il "duce" non ha più bisogno di viaggiare... Altrimenti gli sarebbe stato certamente concesso l'uso di un treno speciale.

Oltre a contentare i legislatori, la legge n. 1108 cerca di soddisfare tutti i burocrati che, per ragioni di ufficio, hanno rapporti di qualsiasi genere con l'amministrazione della FF.SS. La maggior parte delle pratiche, anche delle pratiche più semplici e regolari, vanno oggi avanti non per l'oggettiva osservanza delle leggi, ma per il benevolo interessamento di coloro che, situati nei posti chiave della pubblica amministrazione, possono, a loro beneplacito, insabbiarle o spingerle in un senso o in un altro, qualunque sia la volontà del Parlamento e dei ministri. Tutti hanno, perciò interesse a tenersi buoni questi effettivi detentori di particelle, comunque piccole, della sovranità dello Stato.

E' quanto candidamente riconosce la sopra citata relazione governativa in cui si dice che la nuova legge vuol dare le concessioni di viaggio alle alte gerarchie e al personale delle pubbliche amministrazioni "che spiegano attività vantaggiose" per l'amministrazione ferroviaria ed alle "persone che, o per rapporti personali, o per appartenenza ad enti pubblici o privati, aventi per oggetto i trasporti, possono arrecare una qualsiasi utilità, anche attraverso prestazioni reciproche e scambi all'amministrazione ferroviaria".

La carta di libera circolazione per l'intera rete è concessa, oltre che ai più alti magistrati e ai più alti funzionari dello Stato (giudici della Corte costituzionale; primo presidente e procuratore generale della cassazione; presidenti del Consiglio di Stato, della Corte dei Conti, del Tribunale superiore delle acque pubbliche, del Consiglio nazionale delle ricerche; segretario generale della Presidenza della Repubblica e delle due camere; quattro funzionari della Segreteria generale della Presidenza della Repubblica; direttore degli Uffici delle due camere), anche a tutti i consiglieri di amministrazione della FF.SS., in carica o usciti di carica, se vi siano rimasti almeno tre anni; al capo gabinetto del Ministro dei Trasporti in carica o uscito di carica, se vi sia rimasto almeno due anni; ai funzionari dell'Avvocatura dello Stato, di grado non inferiore al quarto, in attività di servizio o a riposo; al personale della ragioneria generale che presta servizio presso il Ministero dei trasporti; al persona

le della Corte dei Conti che presta servizio presso l'Ufficio ricorso della FF.SS; ai magistrati del Consiglio di Stato assegnati alla sezione consultiva alla quale compete di pronunciarsi sugli affari di pertinenza del ministero dei trasporti; ai cinque funzionari del Ministero del tesoro addetti al sindacato e alla vigilanza sulle ferrovie concesse alla industria privata.

Inoltre il ministro dei trasporti ha la facoltà di concedere "in casi particolari" biglietti gratuiti, per un viaggio di andata e ritorno, in numero non superiore a trenta al mese e, "quando concorrano speciali circostanze" anche biglietti per l'uso gratuito di compartimenti riservati per un solo viaggio, in numero non superiore a venti l'anno; mentre su richiesta del presidente del Consiglio, possono essere rilasciate in numero illimitato carte di circolazione per l'intera rete o per determinate percorrenze e biglietti di servizio alle persone che devono viaggiare "per speciali ragioni di Stato".

Il trattamento di estremo favore per i biglietti gratuiti, che una volta era riservato al personale delle FF.SS. è stato esteso al personale in servizio presso il gabinetto del Ministero dei trasporti e presso le segreterie particolari del ministro e dei sottosegretari per i trasporti ed alle loro famiglie; ai consiglieri di amministrazione delle FF.SS., e al capo di gabinetto del ministro per i trasporti in carica e usciti di carica, per le rispettive famiglie; al personale della Ragioneria generale dello Stato in servizio presso il Ministero dei Trasporti e alle rispettive famiglie; a tutto il personale in attività di servizio e a riposo dell'Avvocatura di Stato e alle rispettive famiglie; al personale della Corte dei Conti che presta servizio da almeno un anno presso il servizio di riscontro delle FF.SS., nonché alle rispettive famiglie; al personale della Presidenza della Repubblica e delle due Camere, in servizio e a riposo, nonché alle rispettive famiglie; al personale delle dogane che presta servizio

da almeno un anno presso gli uffici, le stazioni e gli scali delle FF.SS., nonché alle rispettive famiglie.

A proposito delle concessioni a questa ultima "benemerita categoria", l'on. Jervolino il 29 febbraio 1955 diede queste interessanti informazioni:

"I rappresentanti dell'amministrazione delle dogane hanno fatto osservare che, di fatto ma non de jure, tutto il personale riceve ogni anno un biglietto gratuito, anche per le famiglie, e cioè non solo il personale di ruolo organico, ma anche quello che non fa parte del ruolo organico".

Facilitazioni corrispondenti a quelle per i viaggi delle persone sono concesse a tutte le sopradette categorie anche per il trasporto dei bagagli: ha diritto al trasporto gratuito perfino il personale a riposo dell'avvocatura di Stato. (Si noti bene: quando la legge parla di personale, invece che di funzionari, intende comprendere tutti gli addetti ad un ufficio, anche gli uscieri).

L'ultima disposizione transitoria della legge estende, infine, al presidente, al procuratore generale ed ai membri ordinari dell'Alta Corte per la regione siciliana, le disposizioni per l'uso gratuito dei compartimenti riservati, per le carte di libera circolazione, per i biglietti gratuiti e a tariffa ridotta, stabilite per il presidente e i giudici della Corte costituzionale. Nella fretta, il Legislatore, si era dimenticato di metterli nella valigia. Meno male che, all'ultimo momento, se n'è accorto. E' stato appena appena in tempo a riaprire la valigia per ficcar dentro anche loro, prima di varare il provvedimento.

Altrimenti chissà come se ne sarebbero avuto a male i siciliani!..

Il disegno di legge presentato dal governo stabiliva che il regolamento per l'esecuzione della legge sarebbe stato emanato entro sei mesi dalla sua entrata in vigore. Alla fine della discussione alla Camera i deputati proposero che i sei mesi fossero ridotti a tre. Il ministro Angelini osservò che non era sicuro di potercela fare, in un termine così breve.

"Se fra tre mesi non sono riuscito a risolvere il problema - egli chiese - che cosa succederà?".

"Non succederà niente, onorevole ministro - lo tranquillizzò l'on. Jervolino, presidente della VII Commissione - come non è successo niente per tanti termini consacrati nella Costituzione e, purtroppo, non osservati".

Dopo queste rassicuranti parole, anche l'ultimo articolo venne senz'altro approvato.

Tanto si fa per ridere, per ridere, per ridere.

L'onere annuo che gravava sulle FF.SS. per i trasporti gratuiti o a prezzo ridotto, in conseguenza della legge del 1941 e del regolamento del 1942, superava già i 21 miliardi. (A questa somma andrebbe aggiunta quella che gravava sulle altre amministrazioni, che rimborsano alle FF.SS. una parte - credo il 30% - delle spese per tali servizi in favore dei loro dipendenti). Prima dell'approvazione della legge n. 1108, il Ministero dei trasporti aveva calcolato in un miliardo e 105 milioni il maggior onere che sarebbe derivato dalle nuove concessioni. Ma nessuno può prevedere con una ragionevole approssimazione quello che effettivamente esso sarà, perché - rotti ormai in parecchi punti gli argini di difesa - nessuno può dire di quanto verrà ancora ampliata l'area del privilegio nella formulazione del nuovo regolamento.

Il sottosegretario ai trasporti, Mannironi, sostenendo a Palazzo Madama le rivendicazioni del personale dell'avvocatura di Stato, disse che il disavanzo delle ferrovie certamente non era causato dalle concessioni per i trasporti gratuiti ai burocrati e ai loro bagagli, e che "le ferrovie non vanno avanti solo per merito dei macchinisti e dei capi stazioni ma anche per il lavoro di molti altri funzionari". Ed in sen. Crollalanza, dopo avere osservato che "le concessioni e i biglietti gratuiti finiscono per essere una integrazione degli emolumenti", affermò che, se venivano concessi dei benefici ai ferrovieri, "a maggior ragione dovevano essere concessi a coloro che hanno costruite le ferrovie durante tutta la loro carriera".

Data la complementarietà di tutte le produzioni e di tutti i servizi, messi su questa strada non si sa dove ci si possa fermare.

E questo progressivo aumento dello sperpero viene allegramente consentito proprio mentre l'azienda ferroviaria dello Stato denuncia un disavanzo di 107 miliardi, su una spesa effettiva di 360 miliardi.

Se, per trarre qualche utile ammaestramento, confrontiamo la nostra situazione con quella di un paese che è alla porta di casa nostra, troviamo che in Svizzera il bilancio delle ferrovie federali è in avanzo, ma neppure il presidente della Confederazione ha diritto all'uso gratuito di un compartimento riservato e, lasciata la carica, paga, come gli altri cittadini, l'intero biglietto. La moglie del presidente, anche quando lo accompagna nelle cerimonie ufficiali, paga l'intero biglietto. I consiglieri nazionali e i consiglieri degli Stati hanno diritto al rimborso solo per l'andata e ritorno dal comune di residenza alla capitale all'inizio e alla chiusura dei lavori parlamentari; se ritornano a casa durante le sessioni non ottengono alcun rimborso. In Svizzera solo pochissimi alti funzionari delle ferrovie (credo quattro o cinque) hanno il permanente sull'intera rete. E tutti i pubblici impiegati in servizio e a riposo pagano l'intero biglietto. Un funzionario del dipartimento politico si è visto ultimamente

respingere un reclamo, avanzato per ottenere un completo rimborso di quanto aveva speso per un viaggio di servizio all'estero: non potendo prevedere quanto sarebbe durata la sua missione, aveva comprato un biglietto di andata e uno di ritorno; poiché la missione era durata meno di dieci giorni, la pubblica amministrazione gli ha rimborsato solo la minore quota dell'andata e ritorno.

Questo parallelo ci può aiutare a capire come mai gli svizzeri - che abitano un paese molto più montuoso del nostro, difettano molto più di noi di materie prime, non hanno sbocchi al mare, e cosa per loro assai più grave, hanno un mercato interno che è meno di un decimo del nostro - invece di stare molto peggio di noi, non hanno disoccupazione, non hanno analfabeti, non hanno miserabili, ed il loro reddito medio per abitante è almeno il triplo del nostro.

Ma gli svizzerotti, si sa, sono un popolo senza fantasia. E l'Italia...l'Italia, nonostante tutto, è pur sempre una Grande Potenza. Se non ci credete potete andare a domandarlo ai Personaggi Importanti che hanno diritto ai compartimenti riservati.

Ernesto Rossi

 
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