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Rossi Ernesto - 28 febbraio 1956
LA LOTTA CONTRO I MONOPOLI: VALERIO COME CAVIA
Utilizzando IL CHI E'? nella finanzia italiana, possiamo fare delle ricerche molto interessanti sulla composizione dei consigli di amministrazione, sul cumulo delle cariche sociali, sugli emolumenti dei consiglieri delle anonime.

DI ERNESTO ROSSI

SOMMARIO: Spassosissima, gargantuelesca spulciatura nel "Chi è?" della finanza italiana, alla caccia di incongruenze e distorsioni. Si comincia con i nobili e le persone di riguardo inserite a centinaia nei vari consigli di amministrazione al solo scopo di utilizzarne entrature e parentele nei vari "autorevoli ambienti non democratizzati" dove i "quarti di nobiltà" ancora significano qualcosa. Vengono poi le figure di quanti ricoprono contemporaneamente più di un posto (spesso oltre 25) nei vari collegi dei sindaci, consigli di amministrazione, ecc. Sono presi in specifico esame alcuni casi clamorosi, come quello dell'ing. Giorgio Valerio, che si ritrova in un intricatissimo gioco di incarichi d'ogni genere, tutti però legati agli interessi della Edison (cioè del maggior produttore di energia elettrica), allo scopo di favorirne i profitti e di minimizzarne le perdite e i rischi. Viene quindi fatto il calcolo di quanto possa rendere ai "cumulisti" ricordati, e in particolare all'ing. Valerio, la partecipazio

ne a tante società.

(IL MONDO, 28 febbraio 1956)

Una cosa che colpisce subito chi dia anche solo un'occhiata a IL CHI E'? nella finanza italiana (la pubblicazione uscita a cura del Mercurio, di cui ho parlato la settimana passata sul "Mondo") è il gran numero di principi, duchi, marchesi, conti, baroni, che si trovano nei consigli di amministrazione delle nostre società per azioni. Ho contato 633 amministratori insigniti di titoli nobiliari.

Salvo rarissime eccezioni, i membri della nobiltà italiana sono individui ai quali nessuna persona di buon senso affiderebbe mai la gestione neppure di una edicola di giornali: basta leggere la cronaca delle feste e degli scandali nella haute; basta sapere quale frenesia questi nobili hanno per i cerimoniali, le uniformi con le lasagne d'oro e le chincaglierie, e con quale scala di misura giudicano gli altri miseri mortali; basta vedere come impiegano il loro tempo e i loro quattrini e, specialmente, basta guardarli in faccia quando fanno gruppo nei funerali, nei ricevimenti, nelle manifestazioni benefiche e sportive, per arrivare alla conclusione che la sopravvivenza di animali di tale specie nel nostro mondo è un fatto anche più sorprendente della sopravvivenza degli iguana, ultimi discendenti dei mostruosi relitti antidiluviani, nell'America centrale.

Come possono esseri simili arrivare a capire che prima delle scarpe conviene infilarsi le calze?

Ciò nondimeno i consiglieri delegati delle anonime dimostrano una particolare predilezione per i nobili nella scelta dei componenti i consigli di amministrazione, per avere dei nomi che diano prestigio alle società, e che, in certe occasioni, riescano utili, con le loro parentele, amicizie e conoscenze in Vaticano, a Palazzo Chigi, nei supremi consessi militari, e negli altri autorevoli ambienti non democratizzati, dove i "quarti di nobiltà" significano ancora qualcosa. I principi, i duchi, i marchesi, e i loro compagni minori sono persone ben'educate: intascano con suprema noncuranza gli assegni che vengono loro intestati al momento della ripartizione degli utili fra i membri dei consigli di amministrazione, e non danno seccature: non sanno neppure da che parte si legge un bilancio, né si sognano mai di rivolgere delle domande indiscrete agli amministratori delegati.

Nel CHI E'? ho anche contato 43 nominativi di persone, ognuna delle quali copre 25 o più cariche sociali. Il maggior cumulo di cariche si riscontra nei collegi di sindaci. Ora, io capisco benissimo che dei ragionieri e dei commercialisti si specializzino in questo lavoro; ma mi domando come possano esercitare un serio controllo, quando si trovano a sindacare tante società, alcune dalle gestioni complicatissime, che coinvolgono interessi per decine di miliardi.

Questi sindaci-record saranno veramente i migliori, vale a dire i professionisti più capaci di far rispettare le leggi e di difendere gli interessi degli azionisti, o non saranno piuttosto i professionisti più conosciuti per la loro arrendevolezza nel coprire le magagne degli amministratori ed a legare l'asino dove vuole il padrone?

Tanto, ormai, qualunque pasticcio avallino con la loro firma, i sindaci delle anonime sanno di non correre alcun pericolo di essere condannati dai tribunali. Nei rarissimi casi in cui un sindaco vien messo, per qualche giorno, al fresco, si tratta, in generale, di poveri diavoli che non conoscevano il gioco, o di veri infortuni sul lavoro.

Fra i nominativi che, a colpo d'occhio, occupano più spazio con l'indicazione delle società in cui sono sindaci, trovo nel CHI E'? un rag. Guido Perticucci, consigliere di una società, che è sindaco in altre 44; un rag. Carlo Bozzola, presidente di 4 società, vice presidente di una, amministratore di 2 e consigliere di 14, che è sindaco in altre 39; un rag. Giovanni Strada, presidente di una società e amministratore delegato di una seconda, che è sindaco in 38 società; un dr. Antonio Cenzato, amministratore di una società, consigliere di 2, che è sindaco di altre 37; un Dr. Angelo Corridori, consigliere di una società che è sindaco di altre 37; un rag. Cesare Lazzati, presidente di 2 società, amministratore delegato di una terza, consigliere di una quarta, che è sindaco di altre 36; un prof. rag. Eugenio Greco, vice presidente di una società, che è sindaco di altre 34; un dottor prof. Ignazio Battiato, presidente di 2 società, consigliere di 6, che è sindaco di altre 33; un rag. Carlo Malinati, presiden

te di 8 società, vice presidente di una, consigliere di 11, che è sindaco di altre 32...

Come fa ognuno di questi sindaci a trovare il tempo per esaminare sul serio i libri contabili di trenta-quaranta società, e per riscontrare le pezze di appoggio che giustificano le loro operazioni?

Ancor più interessante è per me, l'esame dei "cumulisti" di cariche nei consigli di amministrazione. Trovo, ad esempio, che l'avvocato rag. Luigi Bruno, presidente de La Centrale (capitale sociale 20 miliardi) è consigliere delegato della INVEST (2 miliardi), presidente di altre 2 società, vice presidente di 8 e consigliere di 12; che l'ingegnere Vittorio De Biasi, amministratore delegato della Edison (160 miliardi), è presidente di altre 19 società, vice presidente di 2 e consigliere di 21; che il dr. Carlo Pesenti, amministratore delegato della Italcementi (capitale 12 miliardi), è amministratore delegato di altre 6 società, presidente di 5, vice presidente di 2 e consigliere di 15.

Ma il numero delle società significa poco se non si conosce quale importanza economica le società hanno, almeno per l'entità del capitale sociale: essere amministratori della Edison è cosa ben diversa che essere amministratori in una piccola società di comodo, costituita per mascherare al Fisco i redditi di una casa d'affitto.

Per dimostrare con un esempio quali risultati si possono raggiungere con l'aiuto del CHI E'?, approfondisco l'esame per un caso tipico: quello dell'ing. Giorgio Valerio. Tale esame mi consentirà di mettere anche in luce alcune manchevolezze nella pubblicazione del Mercurio e quali difficoltà oggi incontra lo studioso che desideri, per proprio conto, accertare come stanno effettivamente le cose nel settore delle nostre società per azioni.

Iniziando la ricerca, noto subito un motivo di grave inferiorità del CHI E'? rispetto alla Biografia Finanziaria, pubblicata dal 1929 al 1935, di cui ho parlato sull'ultimo numero del Mondo. Mentre la Biografia portava, per ogni società, l'ammontare del capitale nominale, il CHI E'? non dà questa importantissima informazione. Chi la desidera deve cercarla, società per società, nelle Notizie Statistiche dell'Associazione fra le società italiane per azioni. E' un lavoro che porta via molto tempo, mentre il Mercurio, compilando lo schedario, avrebbe potuto aggiungere questi dati con pochissima fatica.

Riguardo al nominativo che ci interessa, rilevo pure nel CHI E'? un errore: all'ing. Valerio viene attribuita la sola carica di consigliere nella Edison, mentre tutti sanno che l'ing. Valerio è (e lo era anche nel 1953) uno dei tre amministratori delegati della Edison (gli altri due sono: l'ing. De Biasi e il dott. Bobbio). Purtroppo errori del genere, nella pubblicazione del Mercurio, sono abbastanza frequenti.

Dagli Indici e Dati della Mediobanca ricavo che, al 30 giugno 1954, oltre ad essere: 1) amministratore delegato della Edison (capitale 125 miliardi); 2) presidente della Dinamo, Società Italiana per Imprese Elettriche (7,5 miliardi); 3) vice presidente della Emiliana Esercizi Elettrici (7 miliardi); 4) delle Officine Elettriche Genovesi (6 miliardi); 5) della Idroelettrica Subalpina (4,5 miliardi); 6) della Esticino (3 miliardi), l'ing. Valerio era anche membro dei consigli di amministrazione delle seguenti società: 7) Strade Ferrate Meridionali (26,25 miliardi); 8) CIELI, Imprese Elettriche Liguri (20 miliardi); 9) Orobia (12,5 miliardi); 10) Elettrica Bresciana (9 miliardi); 11) Ovesticino (7,5 miliardi); 12) Ferrovie Nord Milano (2,5 miliardi); 13) Strade Ferrate del Mediterraneo (1,3 miliardi).

Queste tredici società avevano, al 30 giugno 1954, un capitale nominale complessivo di 232,4 miliardi.

La pubblicazione del Mercurio ci consente di estendere la ricerca alle società non quotate in Borsa: in ciò consiste la sua importanza. Partendo dal CHI E'?, rilevo nelle Notizie Statistiche della Associazione fra le società per azioni, l'ammontare dei capitali delle società non quotate in Borsa, in cui l'ingegner Valerio ricopriva delle cariche sociali nel 1953 (anno dell'ultima edizione delle Notizie stesse). Oltre ad essere: 14) amministratore delegato ed unico consigliere della SIFI, Società Italiana Finanziamento Industrie (capitale 400 milioni), l'ing. Valerio era presidente delle seguenti società: 15) Piacentina Perforazioni I. Massarenti (250 milioni); 16) CIEM, Costruzioni Elettromeccaniche Milano (100 milioni); 17) CO.GE.CO., Compagnia Generale Contatori (100 milioni); 18) SITAMET, Italiana Metalli e Minerali (20 milioni),; 19) SMIR, Mobiliare Immobiliare di Roma (10 milioni), e vice presidente delle società: 20) SICE, Industrie Chimiche Edison (2,5 miliardi); 21) SO.di.PI., Partecipazioni Ind

ustriali (2 miliardi),; 22) Metallurgica Vittorio Cobianchi (1,25 miliardi); 23) Lavori e Costruzioni Idrauliche (200 milioni); 24) Tagliaferri & C. (60 milioni); 25) SEMOLGRAS, Semi Olii Grassi (20 milioni); 26) Metano (10 milioni). In più l'ing. Valerio, sempre nel 1953, era consigliere delle seguenti società non quotate in borsa: 27) Condor, Industria Petrolifera e Chimica (12 miliardi); 28) Idroelettrica Sarca - Molveno (7 miliardi); 29) STEI, Società Termoelettrica Italiana (4 miliardi); 30) SISMA, Industrie Siderurgiche Metalliche & Affini (3 miliardi); 31) Cokapuania (2,4 miliardi); 32) EFI, Ente Finanziamenti Industriali (2 miliardi); 33) ACSA, Applicazioni Chimiche(1,5 miliardi); 34) CONIEL, Compagnia Nazionale Imprese Elettriche (1,4 miliardi); 35) Industriale S. Marco (800 milioni); 36) Fidenza Vetraia (600 milioni); 37) OSRAM, Società Riunite Osram-Edison-Clerici (560 milioni); 38) SVEL, Verbanese di Elettricità (360 milioni); 39) APE, Applicazione Processi Elettrochimici (300 milioni); 40) COFER

, Cobianchi Ferro-Leghe (250 milioni); 41) Officine Meccaniche Ceruti (240 milioni); 42) Officine Elettromeccaniche Scarpa & Magnano (200 milioni); 43) Nazionale Gazometri (200 milioni); 44) Officine Bossi (100 milioni).

Sono altre 31 società che avevano, nel 1953, complessivamente un capitale di 43,8 miliardi. Aggiungendo a questa somma i 232,4 miliardi trovati sopra, arriviamo a un totale di 276,2 miliardi: somma errata certamente per difetto, perché non tiene conto degli aumenti di capitali effettuati dalle 31 società del secondo gruppo dal 1953 al 1954.

Un caso di questo genere può essere portato come esempio per confermare la evoluzione della nostra società verso un sempre maggiore accentramento della direzione industriale, e quindi del potere economico, invece che verso la concentrazione della proprietà del capitale, preconizzata da Carlo Marx.

Se esaminiamo le sopraddette 44 società, troviamo che esse sono quasi tutte fornitrici o clienti della Edison. Per capire che cosa veramente significa questo fatto dovremmo sapere come sono distribuiti i loro pacchetti azionari: se fossero tutti di intera proprietà della Edison, vorrebbe solo dire che la Edison preferisce lasciare una certa autonomia contabile e amministrativa alle società che provvedono ad alcune fasi del suo ciclo di produzione. Non ci sarebbe niente da ridire. Ma se la Edison possedesse soltanto una parte di queste azioni (e ancor più se non ne possedesse affatto), potrebbe nascere il sospetto che esse fossero, in misura maggiore o minore, direttamente o indirettamente nelle mani del presidente che, scremando gli affari della Edison per passarli alle società in cui sono interessati, o concedendo a tali società delle commesse a condizioni di favore, sarebbero nella posizione migliore per spogliare gli azionisti a loro favore.

Una analoga osservazione ho fatto, sul Mondo del 6 dicembre scorso, a proposito dei rapporti fra la Fiat e la Riv.

D'altra parte non dobbiamo dimenticare che la Edison è la maggiore società produttrice di energia elettrica, il cui prezzo viene stabilito dalle Autorità sulla base dell'analisi dei costi di produzione. Attraverso le sopra accennate operazioni, gli amministratori della Edison possono aumentare quanto vogliano i costi di produzione, quindi le tariffe, a danno dei consumatori.

Sono queste alcune delle ragioni per le quali - in attesa della nazionalizzazione completa dell'energia elettrica - dobbiamo chiedere che la Edison, e tutte le altre società produttrici di servizi pubblici, siano obbligate per legge a presentare dei bilanci consolidati su moduli-tipo e a far conoscere periodicamente i dati essenziali delle loro gestioni, per consentire all'opinione pubblica quel minimo di controllo che si può esercitare dall'esterno delle aziende.

Molto facilmente per l'ing. Valerio, o meglio per 24 ORE, questa richiesta rappresenta una gravissima offesa alla "libera iniziativa". Ma in tutti i paesi civili, in cui ancora non si è provveduto alla nazionalizzazione della elettricità, dei telefoni, dei trasporti, dell'acqua, del gas, sono state già da un pezzo emanate delle norme di questa specie, riconoscendo che la gestione dei servizi pubblici non può essere più considerata un semplice affare privato.

Dopo il 1953 il capitale il capitale complessivo della società nelle quali l'ingegner Valerio riveste delle cariche è di molto aumentato. Il capitale complessivo delle 13 sopradette società del primo gruppo - per le quali l'indagine riesce più facile e sicura, utilizzando la pubblicazione della MEDIOBANCA - da 232,4 miliardi, quale era al 30 giugno 1954, è salito a 286,7 miliardi alla stessa data del 1955; in particolare, il capitale complessivo delle sei società quotate in Borsa, nelle quali l'ing. Valerio ricopriva le cariche di maggiore responsabilità (amministratore delegato, presidente o vice presidente) è passato da 153 miliardi a 199 miliardi.

Inoltre, per avvicinarci a quella che è la situazione attuale, bisogna tener conto di una recentissima operazione effettuata dalla Edison, di cui non si può trovare traccia nel CHI E'? e neppure nella pubblicazione della Mediobanca. In esecuzione di quanto fu deliberato dall'assemblea straordinaria dei soci nell'agosto del 1954, la nostra massima società elettrica ha costituito, nel gennaio scorso, una nuova società, la Edison-Volta, alla quale ha conferito tutti i suoi impianti di produzione e di distribuzione, in cambio di 63.199 mila azioni della nuova società. Come per un gioco di specchi, al posto di una Edison, oggi ne vediamo due (la vecchia Edison, col capitale immutato di 160 miliardi, divenuta una pura holding, e la Edison-Volta, con capitale di 130 miliardi, che gestisce gli impianti), senza che nessuno sia stato chiamato a tirar fuori di tasca neppure un soldo di denaro fresco. Non è qui il luogo per esaminare questo prestigioso castello di carta, che ritengo sia stato immaginato dagli ammin

istratori della Edison al duplice scopo di finanziare questa società sul libero mercato, conservandone il controllo, senza emettere obbligazioni e senza chiedere sottoscrizioni ai vecchi azionisti, e di mettere le mani avanti contro il pericolo di una eventuale nazionalizzazione dell'industria elettrica. (La vendita di una parte delle azioni della Edison può alleggerire la posizione dei proprietari dei pacchetti di controllo, prima di una prevedibile ribasso delle quotazioni di Borsa quando fosse annunziata la nazionalizzazione e la valutazione degli impianti, segnata nel conto patrimoniale della Edison-Volta, dovrebbe costituire la base per la stima della somma da pagare dallo Stato, indipendentemente da quella che è stata la storia degli impianti e da quello che è il loro effettivo valore). Ai fini dell'attuale mia ricerca, mi interessa solo ricordare che la Edison-Volta ha i medesimi tre amministratori delegati della vecchia Edison (ed il medesimo presidente: Ferrerio).

Tenendo conto soltanto dei sopradetti aumenti di capitale per 54 miliardi delle 13 società quotate in Borsa, e della nuova carica assunta dall'ing. Valerio nella Edison-Volta, arriviamo, quindi, alla conclusione provvisoria che l'ingegnere Valerio ricopre cariche in società che hanno un capitale complessivo di almeno 460 miliardi; le società in cui è amministratore delegato, presidente e vice presidente, hanno un capitale di almeno 329 miliardi.

Queste cifre sono certamente molto inferiori a quelle a cui si arriverebbe se si potesse estendere la ricerca a tutte le società nelle quali l'ing. Valerio riveste una carica (comprese le eventuali società residenti all'estero), e fosse per tutte possibile aggiornare gli aumenti di capitale. Ma son sempre cifre che solo a pensarle, fanno girare le testa a chi non sia abituato al gran gioco; esse ci dicono anche quale meravigliosa, poliedrica mentalità, e quale spirito di sacrificio devono avere i nostri "vapori del vapore" per occuparsi contemporaneamente di tanti, così importanti e svariati affari, e ci fanno immaginare le angosciose preoccupazioni da cui questi Importantissimi Personaggi devono essere continuamente angosciati, nella loro ansia di accrescere il benessere del popolo italiano. Non credo che riescano a riposare un istante neppure la notte. E ci sono degli imbecilli che hanno ancora il coraggio di invidiarli...

Seguendo le "istruzioni" di Giovanni Preziosi, riportate sull'ultimo numero del Mondo, ho anche provato ad accertare quali somme entrano nelle tasche dei "cumulisti", solo per la loro qualità di membri dei consigli di amministrazione. E' una ricerca molto più lunga e difficile di quanto pensava il Preziosi, perché le Notizie Statistiche (pubblicazione corrispondente all'Annuario, citato dal Preziosi) portano gli utili annualmente dichiarati dalle società, ma non dicono quale parte di questi utili viene attribuita agli amministratori. Tali percentuali non risultano neppure dai bilanci delle società; occorre ricercarle nelle relazioni annuali che accompagnano i bilanci, e molte volte anche questa ricerca non basta, perché le relazioni rinviano a quanto dispongono in proposito gli statuti sociali: occorre allora risalire a tali statuti. Ma nessuna pubblica biblioteca, e credo nessun archivio di banca, ha la collezione completa e aggiornata delle società per azioni e degli statuti sociali. Quando poi si rie

sce a trovare per una società il bilancio, la relazione e l'ultimo statuto, il calcolo delle percentuali spettanti agli amministratori è sempre molto faticoso, perché, prima di fare il rapporto fra gli utili di esercizio e il numero dei consiglieri, si deve detrarre da tali utili la somma distribuita agli azionisti (ricavabile spesso solo facendo il prodotto del dividendo unitario per il numero delle azioni) e la somma da destinare a riserva statutaria, e fare anche la detrazione dell'eventuale avanzo utili da passare all'esercizio successivo, e l'aggiunta dell'eventuale residuo utili dell'esercizio precedente.

Perché non vengono dichiarate senz'altro in bilancio le somme attribuite ogni anno ai consiglieri? Evidentemente per impedire agli azionisti, e a tutti i curiosi indiscreti, di conoscere queste cifre.

Tenendo sempre l'ing. Valerio come cavia, ho provato a calcolare quel che ha riscosso nel 1954 soltanto come membro dei consigli di amministrazione nelle 44 società sopraelencate, nell'ipotesi che le società abbiano distribuito ad ogni consigliere la stessa parte degli utili netti (ipotesi che non so quanto risponda alla realtà, perché gli statuti sociali lasciano alla discrezione del consiglio questa ripartizione).

Sono riuscito, con molta difficoltà, a mettere insieme i dati indispensabili per il calcolo relativo soltanto a 17 società, e precisamente alle tredici società quotate in Borsa, di cui sopra ho riportato, dalla pubblicazione della Mediobanca, l'ammontare del capitale, ed alle quattro società, non quotate in Borsa, sopra elencate ai numeri 27, 28, 35, 38. La seguente tabella è costruita sui bilanci, sulle relazioni e sugli statuti sociali per l'esercizio 1954:

-----------------------------------------------------------

UTILI NETTI DI ESERCIZIO

-----------------------------------------------------------

Società complessivi al ad ogni

consiglio consigliere

_______ (milioni) (migliaia) (migliaia)

1 8.583 24.462 1.359

2 484 9.192 835

3 508 8.454 704

4 435 7.445 744

5 327 6.997 699

6 220 5.000 455

7 2.527 27.207 1.360

8 1.383 13.250 1.019

9 1.399 15.945 1.139

10 514 7.323 665

11 606 12.886 1.074

12 152 2.889 321

13 84 2.399 184

27 912 8.663 722

28 315 15.250 1.386

35 60 1.000 111

38 48 800 100

_________

L. 12.877

-----------------------------------------------------------

Se, come credo, ho fatto i conti bene, solo da queste 17 società l'ingegner Valerio ha avuto, quale semplice consigliere, 12 milioni e 877 mila lire. E' una cifra che andrebbe più che raddoppiata per tener conto delle altre 27 società - nei cui consigli di amministrazione troviamo l'ing. Valerio - delle quale non sono riuscito a procurarmi informazioni. Molte di queste 27 società sono piccole, ma non è detto che gli emolumenti agli amministratori corrispondano alla grandezza delle società: quasi sempre nelle piccole società la minore entità degli utili di esercizio è compensata, almeno in parte, dal minor numero dei consiglieri e dalla più elevata percentuale assegnata ad essi negli statuti sociali. Così dalla mia tabella risulta che - attribuendo la Idroelettrica Sarca Malveno (n. 28) il 5% degli utili netti agli amministratori, mentre le Strade Ferrate Meridionali (n. 7) e la Edison (n. 1) attribuiscono loro rispettivamente l'1% e lo 0,3% - l'ing.Valerio ha riscosso, nel 1954, press'a poco lo stesso i

mporto da ognuna di queste tre società, nonostante che la prima abbia denunciato utili per 315 milioni, la seconda per 2 miliardi e 527 milioni, e la terza per 8 miliardi e 583 milioni.

So bene che, per l'ing.Valerio, un paio di dozzine di milioni rappresentano solo gli spiccioli per le sigarette, in confronto agli emolumenti e alle gratifiche che riscuote quale amministratore delegato della Edison, presidente di sette società e vice presidente di altre dieci: ai compensi che riceve per le funzioni che svolge all'estero; alle partecipazioni che ottiene negli affari delle società che effettivamente dirige ed ai dividendi che riscuote dalle società di cui è azionista. Ma i risultati incompleti da me raggiunti possono dare all'uomo della strada un'idea dell'ordine di grandezza delle somme che vanno anche ai "cumulisti" che fanno solo da statue di gesso nei consigli di amministrazione delle anonime.

Dalle osservazioni svolte, in questo e nel numero passato del Mondo, mi pare che già risultino evidenti i motivi per i quali dobbiamo augurarci che IL CHI E'? acquisti periodicità, in corrispondenza almeno alla pubblicazione quadrimestrale delle Notizie Statistiche, e venga continuamente perfezionato.

Per migliorarlo, il Mercurio, secondo me, dovrebbe:

1) scrivere (come era scritto nelle quattro edizioni della Biografia finanziaria italiana) quali fonti utilizza e fino a quale data aggiorna le informazioni. Nella prefazione del CHI E'? si dice che queste informazioni "corrispondono rigorosamente a quelle delle pubblicazioni ufficiali riguardanti la composizione delle amministrazioni delle società per azioni con capitali di almeno 10 milioni di lire e dei più importanti istituti di credito a carattere cooperativo o istituzionale". Ma quali sono queste pubblicazioni ufficiali? E che cosa vuol dire i "più importanti" istituti di credito?

Se non sbaglio tutte le notizie riportate dal CHI E'? sono riprese dalle Notizie statistiche - 1953 dell'Associazione fra le società per azioni e dall'Annuario delle aziende di credito e finanziarie, 1952-1953, dell'Associazione bancaria italiana. La data - 1955 - stampata sulla copertina e sul frontespizio del CHI E'? porta, quindi, il lettore completamente fuori strada.

Né i dati ricavabili dalle due sopra citate pubblicazioni possono essere considerati sufficienti: occorrerebbe completarli e aggiornarli con le deliberazioni prese nelle assemblee delle società, durante gli ultimi mesi di precedenti la pubblicazione del CHI E'?

2) segnare a fianco del nome di ogni società (come segnava la Biografia finanziaria) l'importo del suo capitale nominale;

3) portare (come portavano le ultime due edizioni della Biografia finanziaria) anche i dati riguardanti gli Enti parastatali e assimilati;

4) indicare tutti i consiglieri e i sindaci che sono senatori o deputati, attribuendo questi titoli soltanto ai parlamentari della legislatura in corso;

5) ridurre al minimo le lacune (nell'attuale CHI E'? manca anche il nome di molte società) e gli errori (in gran parte dipendenti dalle anonimie);

6) ordinare le società corrispondenti ai nominativi dei consiglieri cominciando dalle società che hanno un capitale nominale più elevato e passando a quelle che lo hanno più basso.

Se Il Mercurio apporterà questi, e gli altri perfezionamenti che le persone più competenti di me potranno suggerire per migliorare il CHI E'?, meriterà la riconoscenza di tutti gli studiosi indipendenti, degli uomini politici consapevoli dei loro doveri, dei dirigenti delle industrie e delle banche, dei giornalisti seri... e, perché no?, anche degli agenti del Fisco, o meglio del ministro delle finanze.

 
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