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Il Mondo - 15 maggio 1956
TACCUINO: IL COMITATO DEGLI IMBECILLI

SOMMARIO: La stampa italiana, non "indipendente" ma benpensante", dà un ben triste spettacolo. I giornali mostrano "fastidio per la politica", "scetticismo qualunquistico" "odio per le cose che non si capiscono", in una sorta di "squallido conformismo". L'ideale di Italia che presentano è quella di un "paese da operetta" dove nulla accade se non quel che il "buon governo" romano vuole che accada, con una opposizione inetta, ecc. Questo essa esprime, seguendo "le proprie inclinazioni" o perché sollecitata dai "padroni del vapore". Un esempio ce lo dà quel che è capitato al partito radicale, fatto oggetto di "attacchi velenosi" e di "furbeschi ammiccamenti", di "insinuazioni e di insulti", ecc. Segue un elenco degli aggettivi, epiteti, giudizi apparsi sulla stampa e relativi al partito. In quest'opera di deformazione si distingue l'organo socialdemocratico, "La Giustizia".

(IL MONDO, 15 maggio 1956)

LA STAMPA - si legge nei manuali - offre uno specchio fedele dell'opinione di un paese. Se dovessimo prestar fede a questa vecchia massima dovremmo giungere a conclusioni veramente pessimistiche sul nostro paese. In effetti poche cose sono così rattristanti come lo spettacolo che viene offrendo la stampa italiana, quella che si vuole indipendente e che noi preferiamo chiamare "benpensante". Un singolare sentimento di fastidio per la politica, fatto di scetticismo qualunquistico, di pigrizia mentale e di odio per le cose che non si capiscono o non si vogliono capire, dà il tono dominante alla più parte dei nostri giornali. Lasciamo ai sociologi o agli storici di stabilire se la ragione di ciò è da vedere in un prolungamento della mentalità e del costume fascista o nel fatto che nella più parte dei casi i maggiori giornali sono nelle mani di fortissimi raggruppamenti di interessi, o in entrambe le cose insieme. Certo è però che il risultato è quello che abbiamo più volte denunciato: il più squallido conformism

o.

L'ideale di molta parte della stampa italiana è un paese di operetta, sospeso nell'aria in modo da non essere disturbato neppure dal crescere dell'erba, un paese in cui non accada nulla, assolutamente nulla che non sia stato già previsto dal buon governo che siede in Roma. In cui i partiti esistano per partecipare ordinatamente alle elezioni, ma in cui l'opposizione non dica troppo male del governo e possa essere di ciò lodata negli articoli di fondo senza il pericolo di trovarsela diventata maggioranza l'indomani. In cui il sottogoverno, il prepotere delle baronie economiche, le disuguaglianze sociali, le evasioni fiscali dei potenti, siano salutate con lodi timide e comprensive o al più accolte col silenzio che circonda le cose che si accettano senza troppo fastidio. In cui, finalmente, esista un bel partito comunista, ma soltanto per dare modo a tutti i benpensanti di votare per un governo clericale senza troppi scrupoli di coscienza. E poiché questo paese non c'è, i nostri giornali tentano di crearl

o: tacciono delle cose sgradevoli, degli uomini che hanno il grave torto di far franche critiche e di muoversi perché le cose cambino in meglio, diffondono con pia unzione notizie false, giudizi sbagliati e temerari, trascelgono accuratamente le informazioni. Così, magari senza nessun piano preordinato, la stampa del nostro paese, seguendo soltanto le proprie inclinazioni e dolcemente sollecitata dai "padroni del vapore", ha finito col costituire una sorta di comitato della denigrazione e del silenzio che funziona perfettamente a danno delle poche cose serie e pulite del paese.

Un esempio di questo costume mentale e morale si può vedere in ciò che è capitato e capita all'ultimo arrivato sulla scena politica italiana: al Partito Radicale. Dal Giornale d'Italia ad Oggi, dal Tempo a Cronaca Italia, dalla Nazione al Mattino, è tutta una serie di attacchi velenosi e di furbeschi ammiccamenti, di insinuazioni e di insulti, di silenzi allusivi e di aggressioni clamorose. I radicali sono "snob progressisti", intransigenti e faziosi repubblicani (singolare accusa in regime di repubblica!), "laici viventi ai margini del plauso pietoso del PCI e del PSI", irresponsabili che prendono paurosi scivoloni, fiancheggiatori, gente senza seguito che si è ridotta al "paradossale e malinconico ruolo di vermiciattolo infilato nell'amo socialcomunista". E' appena necessario aggiungere che in nessuno degli articoli da cui abbiamo tratto questo florilegio di imbecillità v'è la minima prova o il più piccolo tentativo di ragionare le affermazioni. Solo Oggi, con la perentorietà dei temerari, aggiunge ch

e i radicali "nelle prossime elezioni fiancheggeranno, in sostanza, l'estrema sinistra". "In sostanza", nel linguaggio di Oggi, è uguale a: in nessun Comune d'Italia i radicali hanno fatto lista comune coi socialisti o coi comunisti.

E' triste che a questo comitato di imbecilli si sia aggiunta, da ultimo, anche La Giustizia, che non esita a proclamare che ormai anche il P.R. ha scelto ed "ha abdicato alla sua funzione di terza forza, schierandosi in sottordine fra i caudatari nenniani, con velleità radicali, ma vocazione comunista". La colpa dei radicali sarebbe nell'avallo che essi verrebbero dando a "pretesi nuovi orientamenti del PSI". Ma cosa ha affermato ed afferma la stessa sinistra socialdemocratica? E soprattutto cosa vanno dicendo i ministri socialdemocratici su tutte le piazze d'Italia? Null'altro se non che nel PSI vi sono appunto "nuovi orientamenti". Con questa differenza però: che i ministri socialdemocratici sono pronti a rifare un partito unitario col PSI, e i radicali vogliono restare radicali. In verità chi ha scelto ed ha abdicato da qualche cosa è solo La Giustizia, che ha vocazione di un posto nel comitato di cui s'è detto: e tra Il Tempo o Oggi, tra il Giornale d'Italia e Domani, tra il Corriere della Nazione e

il Roma, La Giustizia può ben pretendere un posto d'onore.

 
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