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Giunta esecutiva - 23 giugno 1956
RELAZIONE DELLA GIUNTA ESECUTIVA AL II CONSIGLIO NAZIONALE DEL PARTITO RADICALE
(Roma, 23-24 giugno 1956 - Carte Cattani)

SOMMARIO: Il II· Consiglio nazionale del Pr si tiene a Roma il 23-24 giugno del 1956, dopo le elezioni amministrative alle quali il Pr ha partecipato, in allenaza con il Partito Repubblicano, in alcune circoscrizioni. Nella relazione della Giunta Esecutiva si dà una generica informazione sulla campagna, affrontata tra mille difficoltà soprattutto rispondendo ad uno slancio di "generosità" civile e politica. La Giunta esprime "moderata soddisfazione", soprattutto perché, al di là dei risultati, le elezioni hanno consentito di constatare il buon interesse suscitato nell'opinione pubblica dai temi proposti dalla nuova formazione, che chiaramente si propone il superamento delle formule "centriste" dell'epoca. Successivamente, la Giunta propone al dibattito una serie di temi su cui il partito dovrà impegnarsi, temi caratterizzati tutti da "concretezza" e puntualità, sia nelle impostazioni che nelle soluzioni avanzate: in definitiva, il partito viene sempre più configurando il suo volto più appropriato e tipico, c

he è quello di un gruppo interessato soprattutto a "fornire i temi alla discussione e all'azione politica" dei democratici.

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Amici,

questo II Consiglio Nazionale del Partito Radicale risponde a una esigenza che era sentita da noi tutti: quella di esaminare insieme la nostra esperienza elettorale, di valutarne i risultati, di tracciare una linea di svolgimento della nostra attività.

Quando ci trovammo riuniti per il I Consiglio Nazionale, che fu anche in certo modo il convegno costitutivo del nostro partito, le elezioni amministrative erano prossime e costituivano per noi una scadenza che ci imponeva gravi e non facili decisioni. Alcuni di noi si fecero allora interpreti delle preoccupazioni che non era possibile far tacere di fronte alla prospettiva che un partito appena venuto alla luce, non ancora dotato di una salda e diffusa organizzazione, fosse chiamato ad avventurarsi in una campagna elettorale: ma quelle preoccupazioni erano presenti nell'animo di noi tutti. Non si poteva chiudere gli occhi al pericolo di una presentazione inadeguata del partito all'opinione pubblica, di una interruzione dei nostro sforzi organizzativi, di una sosta nel processo di chiarimento interno che segue necessariamente alla nascita di ogni movimento politico. Prevalse tuttavia fra di noi la decisione di prendere parte alla lotta elettorale, perché sentimmo che un partito, fin dalla sua nascita, si trova

di fronte a impegni improrogabili; perché comprendemmo che nostra assenza dalla scena politica in un momento in cui si rivolge ad essa l'attenzione dell'opinione pubblica avrebbe potuto pesare a lungo sulle sorti del nostro partito. Ma a determinare la nostra volontà concorse anche l'attrattiva di una decisione generosa, che avrebbe messo a prova la nostra fede e la nostra capacità di sacrificio.

La Giunta Nazionale del Partito crede di potervi dire oggi che l'esperienza ha confermato la saggezza della nostra decisione e ha premiato la generosità dei nostri propositi.

Occorre dire innanzi tutto che il Partito ha superato la prova, dimostrando una saldezza di compagine e una vitalità che sono di buon auspicio per l'avvenire. Chi ha seguito la nostra campagna elettorale non ha potuto non ammirare la passione e la tenacia con le quali, nella estenuante fatica della propaganda o negli oscuri compiti dell'organizzazione, hanno prodigato i loro sforzi tutti i nostri amici. La tensione determinata dalle elezioni ha risvegliato forze che sarebbero forse rimaste sopite, ha rivelato altre forze di cui forze non avremmo avuto piena consapevolezza.

Ma anche sotto un altro aspetto, l'esperienza elettorale può essere per noi motivo di soddisfazione. La nostra propaganda ci ha persuasi che le nostre argomentazioni, il tono dei nostri discorsi interessano l'elettorato. Ciò che costituisce una conferma della validità della nostra posizione politica.

E sono vani i tentativi che, da una parte e dall'altra, si fanno per travisare quella indicazione dell'elettorato. Sommare i voti dei quattro partiti che composero in passato il cosiddetto quadripartito, per trarre da essi la prova di un favore degli elettori per la politica centrista, è un inutile gioco di prestigio, perché quei voti sono ormai entità eterogenee, non suscettibili di essere sommate. Non si può attribuire un significato centrista ai voti raccolti dal P.L.I., che si presenta ormai come il qualificato interprete delle tendenze antistatali e asociali dei ceti privilegiati; né ai voti ottenuti dal P.R.I., il quale, alleato in alcune circoscrizioni con il nostro partito e con Unità Popolare, sembra ormai consapevole delle esigenze di rinnovamento della nostra direzione politica, né infine quelli che sono andati a favore del P.S.D.I., perché questo partito ha fatto ogni sforzo per accentuare, nella sua propaganda elettorale, i suoi propositi di autonomia nei confronti della D.C., lasciando chiarame

nte trasparire il crescente richiamo che esercita sulle sue file l'ideale della unità socialista. E infine il tentativo dei comunisti di considerare il responso elettorale come una generica spinta a sinistra si infrange di fronte alla, sia pure limitata, diminuzione dei voti raccolti dal P.C.I.

Non generica spinta a sinistra, ma certamente manifestazione della esigenza di una politica di sinistra, di una politica di progresso sociale che si sviluppi negli argini delle istituzioni democratiche. Questa indicazione positiva del responso elettorale, che si accompagna a quella negativa con la quale l'elettorato ha dimostrato di rendersi conto della crisi della D.C. e del P.C.I. Aspirazione a una politica democratica di sinistra che gli elettori hanno creduto di manifestare con un sensibile aumento dei suffragi a favore di entrambe le frazioni del socialismo italiano.

Se si tiene presente che ciò che è avvenuto in un momento in cui, da una parte il P.S.I. accentuava le proprie tendenze autonomistiche nei confronti del P.C.I. e, d'altra parte, si delineavano scopertamente in seno al P.S.D.I. correnti favorevoli a un nuovo processo di unificazione socialista, non si può non concludere che l'elettorato ha espresso una sua preferenza verso una grande formazione socialista unitaria, che si muova su una linea di legalità democratica.

Il responso elettorale indica dunque in uno schieramento socialista capace di superare i suoi interni contrasti e di scegliere senza incertezze la via dello sviluppo democratico la sola forza capace di concorrere con la D.C. a una nuova direzione politica che porti il nostro Paese fuori dalle acque stagnanti dell'immobilismo centrista. Lo slogan della "apertura a sinistra" ha avuto così una chiara approvazione da parte degli elettori.

Sono queste le preoccupazioni che, pur consentendoci di valutare con prudente ottimismo le prospettive della nostra evoluzione politica, ci persuadono della impossibilità che una soddisfacente soluzione sia raggiunta sulla base dei dati oggettivi che la realtà attuale ci presenta. Dalla coscienza di questa impossibilità e dalla conseguente necessità di evocare nuove forze e di renderle consapevoli della loro funzione, è nato il nostro partito.

Oggi, dopo la nostra prima esperienza elettorale, i nostri propositi non ci appaiono chimerici, come non ci erano apparsi chimerici quando compimmo il gesto coraggioso di dare vita a un partito nuovo. I nostri contatti con l'elettorato e i risultati, sia pure modesti, da noi ottenuti hanno confermato la nostra convinzione che esistono in Italia forze politiche prive di una soddisfacente rappresentanza: forze sicuramente affezionate alle libertà democratiche; aliene da qualsiasi compromesso con il confessionalismo; estranee all'ispirazione ideologica socialista, ma attente alle esperienze che, nelle moderne democrazie, hanno saputo accogliere, in una rinnovata concezione della libertà, le più ardite istanze di trasformazione sociale. E', per queste forze, un dovere di sincerità essere presenti e attive nella lotta politica, con il proprio volto, con il proprio linguaggio e sotto una propria bandiera; è interesse dello sviluppo democratico del nostro Paese che ciò avvenga, perché dalla molteplicità delle tende

nze che in essa si manifestano e dalla sincerità della loro espressione la democrazia trae vita e alimento.

Sappiamo che il compito di offrire a quelle forze una piattaforma politica che consenta ad esse di esprimersi, è compito arduo nel quale altri partiti, che vi si sono accinti prima del nostro, sono falliti. Sappiamo che oggi, quando il favore dell'opinione pubblica si dirige verso il socialismo, una parte delle forze alle quali noi ci rivolgiamo ne sentirà il richiamo sentimentale e sarà tentata di andare a ingrossare le file di un partito che, nella sua attuale fase di espansione, promette larghezza di accomodamenti ideologici e programmativi. Ma il compito che ci siamo assunti ha una validità che supera l'alternarsi delle situazioni contingenti e la volubilità delle mode politiche.

La posizione politica che noi ci sforziamo di occupare con le nostre modeste forze è una posizione stabile, perché solidamente ancorata nella tradizione del nostro Paese e nel temperamento del nostro popolo. Alle apocalittiche attese che si rivolgono verso l'avvenire e alle non meno apocalittiche negazioni del passato, noi contrapponiamo il nostro sforzo di muovere da una esperienza storica alla quale spesso ci lega un sentimento di affettuosa reverenza, per contribuire alla faticosa costruzione di una nuova realtà. Il nostro culto della libertà ci riallaccia a quella degna tradizione liberale che si accompagnò al Risorgimento e a parte della nostra storia unitaria; i nostri legami spirituali con le correnti eretiche del nostro pensiero risorgimentale e post-risorgimentale ci rendono avvertiti delle antiche angustie dei nostri schemi di vita politica e sociale; le tristi esperienze del fascismo e delle guerre nelle quali il nostro Paese è stato coinvolto ci danno la coscienza della necessità di rinnovamento

di un organismo statale di cui abbiamo davanti ai nostri occhi le sparse rovine; l'attenzione che noi prestiamo a quanto accade nel mondo suggerisce alla nostra volontà di ricostruzione una varietà di vie che trova un limite soltanto nel rispetto delle esigenze di un ambiente e di un temperamento nazionale. Ma soprattutto la nostra posizione politica si differenzia da altre per la nostra ripugnanza verso l'abuso di richiami ideologici e sentimentali, per il nostro gusto della concretezza, per la nostra volontà di incidere nella realtà: in una parola, si potrebbe dire, per nostra fiducia nella ragione.

Se le nostre forze, finora modeste, non ci consentono di farci strumenti di importanti realizzazioni, vi è una funzione che già abbiamo cominciato a svolgere e che difficilmente ci potrà essere contesa: quella di fornire i temi alla discussione e all'azione politica. Il nostro gusto per la concretezza, la nostra sincera volontà di incidere nella realtà, ci consentono di evitare gli errori che sembrano ormai una triste consuetudine della nostra classe politica. Siamo forse i soli in Italia capaci di esaminare un problema con il proposito di scegliere quella soluzione che promette di determinare le conseguenze da noi ritenute più desiderabili, nella realtà dei rapporti della vita sociale. E' infatti comune a tutta la nostra classe politica il vezzo di guardare alla soluzione di ogni problema con l'esclusiva preoccupazione delle ripercussioni psicologiche che essa può determinare nella pubblica opinione, oppure scegliere una soluzione che valga a porre la situazione su un piano inclinato ove sembrino inevitabil

i, alla stregua di infallibili previsioni tratte da credenze ideologiche, successivi slittamenti verso lontane mete. Deformazione della politica che costituisce une delle più gravi ragioni di discredito della nostra democrazia.

A queste pericolose tendenze possiamo reagire e abbiamo dimostrato si sapere validamente reagire. Dal nostro gruppo è partito un allarme contro l'invadenza dei monopoli che ha avuto, per la sua precisione e per la sua sincerità, una risonanza non consueta per simili appelli; ha introdotto, nella discussione sul rinnovo delle concessioni telefoniche, una soluzione che, per la sua puntualità, potrà difficilmente essere elusa; ha levato, nella controversia sul problema del petrolio, una voce misurata che ha esercitato una influenza decisiva sul successivo sviluppo dei lavori legislativi; ha portato il suo contributo al problema della scuola e a quella della vita delle grandi città.

In questa riunione vi vengono presentati due progetti, redatti in collaborazione con altri amici, di cui il nostro partito intende farsi promotore; l'uno per la difesa contro le intese consortili; l'altro per una riforma delle società tendenti a tutelare le minoranze e a combattere le posizioni monopolistiche.

E per il prossimo avvenire, come vi sarà detto più ampiamente, nella relazione del nostro comitato di studi, saranno trattati con analogo metodo i problemi dei rapporti fra Stato e Chiesa, della difesa contro l'abuso del potere pubblico a fine politico, della politica agraria, della politica fiscale e così via.

Questa valutazione dei risultati elettorali e della situazione attuale, che non vuole indulgere a facili ottimismi, ma che è naturalmente sorretta da quella fede che ci ha riuniti in questo partito, ci consente di dire che, chiuso il ciclo elettorale, possiamo riprendere con animo sereno il lavoro; possiamo soprattutto perseverare nei nostri sforzi tendenti ad ampliare e consolidare la posizione politica da noi prescelta. Ciò che faremo, come abbiamo fatto finora, per una duplice via: attraverso un'opera di proselitismo, tendente ad acquisire nuove forze al nostro partito; attraverso le più larghe collaborazioni con altre forze politiche che possano concorrere al raggiungimento dei nostri fini, senza che ne risultino in alcun modo violati od offuscati quei principi fondamentali ai quali si ispira la nostra azione politica. Nei limiti segnati da questa nostra intransigente difesa della ragione d'essere e della funzione autonoma del nostro partito, questo rimane un partito aperto, che intende obbedire a un gen

eroso impulso di espansione, fuori di ogni esclusivismo e di ogni particolarismo.

Questo spirito di sincera devozione a una causa nella quale crediamo assicurerà - ne siamo sicuri - il successo dei nostri sforzi.

 
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