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Partito radicale - 11 dicembre 1956
LETTERA DELL'UFFICIO CENTRALE DI SEGRETERIA

SOMMARIO: L'8 dicembre ha avuto luogo a Torino, nella sede del partito, la riunione del Comitato Centrale. Alla fine è stato votato un o.d.g., in cui si "rileva che una nuova situazione politica si sta profilando nel paese", mentre "sono in crisi" tutti i vecchi schieramenti politici e "l'immobile equilibrio" è definitivamente rotto. Il "travaglio" comunista, la nuova "indipendenza" del PSI, la liberazione di "masse sempre più numerose" dai vecchi schemi vedono però la reazione delle destre che si riparano "dietro la politica conservatrice della D.C." Sarebbe però "un errore" opporre a questa politica di classe "un altro chiuso schieramento di classe". Va perseguita piuttosto una nuova collaborazione tra il "ceto medio" svincolato dalle antiche sudditanze e le "forze operaie". I tempi sono dunque maturi per una "chiarificazione" delle forze di "sinistra democratica". Il partito radicale indica i punti "per una azione comune": Attuazione dei diritti di libertà; opposizione all'invadenza clericale; attuazione

di una legislazione antimonopolistica; politica economica di pieno impiego e di sviluppo; politica estera di unità europea.

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Roma, 11 dicembre 1956

A tutte le Sezioni del Partito Radicale

Ai Consiglieri Nazionali

Loro indirizzi

A Torino, nella Sede del Partito Radicale, ha avuto luogo l'8 dicembre l'annunciata riunione del Comitato Centrale del Partito.

Alla fine dei lavori veniva approvato e comunicato alla stampa il seguente o.d.g.:

"Il Comitato Centrale del Partito Radicale, riunitosi a Torino il giorno 8 dicembre 1956

rileva che una nuova situazione politica si sta profilando nel Paese. In seguito al rapido evolversi degli avvenimenti internazionali, e di fronte al turbamento delle coscienze ed alla incertezza delle opinioni, tutti i vecchi schieramenti politici sono in crisi. Il lungo e irrefrenabile travaglio comunista, la proclamata indipendenza del Partito Socialista Italiano, la disgregazione delle formazioni politiche di destra hanno rotto l'immobile equilibrio degli anni scorsi: masse sempre più numerose di cittadini di ogni ceto e condizione hanno compreso che ogni prospettiva di libertà e di progresso è legata solo a quelle forze non-comuniste e non-clericali, votate - contro ogni sopraffazione di privilegi minoritari - alla difesa degli interessi generali, della Costituzione repubblicana e del carattere popolare, liberale e laico dello Stato italiano.

Di fronte all'ansia di rinnovamento generale, che coincide con la frana del sistema comunista, confermatosi alla prova dei fatti incapace di intendere le profonde esigenze di libertà e di democrazia delle masse popolari, i gruppi privilegiati oppongono una sempre più insidiosa difesa dei propri interessi, riparandosi dietro la politica conservatrice della Democrazia Cristiana e apprestando per il domani nuovi baluardi attraverso le forze congiunte della destra monarchica, fascista e pseudo-liberale. A questa chiusa politica di classe è un errore opporre un altro chiuso schieramento di classe in posizione di potenziale rivolta contro gli ordinamenti democratici. Solo una collaborazione tra il ceto medio, svincolato dalla subordinazione ai gruppi monopolistici, e le forze operaie può ridare stabilità e vigore alla nostra democrazia.

Il Partito Radicale è convinto che i tempi siano maturi per una chiarificazione delle forze della sinistra democratica italiana. La stessa unificazione socialista, che ha destato tante speranze, ma che pure ha trovato sul suo cammino tanti ostacoli, non può risolvere da sola i problemi del rinnovamento del nostro Paese. Bisogna allargare i confini a un campo più vasto di forze e di esperienze. Su tutta la vita nazionale incombe la minaccia di una involuzione. Una spinta decisiva verso una nuova politica può essere impressa soltanto dallo sforzo comune di tutta la sinistra democratica che impegni - pur nella piena autonomia di ideali e di tradizioni - i partiti socialisti e i partiti, movimenti e gruppi di ispirazione laica e democratica, capaci di rappresentare gli interessi e le aspirazioni di milioni di operai, di contadini, di artigiani, di piccoli e medi imprenditori, di impiegati, di professionisti, di uomini di cultura.

Al fine di avviare il dibattito per una larga intesa, il Partito Radicale indica alcuni punti per una azione comune intorno alla quale le forze democratiche e socialiste possono incontrarsi:

1) Piena attuazione dei diritti di libertà enunciati dalla Carta Costituzionale ed eliminazione dei residui di legislazione fascista che sottopongono tuttora i cittadini agli arbitri del potere esecutivo.

2) Opposizione all'invadenza clericale nei più delicati settori della vita del Paese; difesa del carattere laico dello Stato; tutela delle minoranze religiose.

3) Attuazione di una moderna legislazione antimonopolistica che ponga tutti gli operatori in equivalenti posizioni di partenza per la produzione del reddito e l'acquisizione della ricchezza; nazionalizzazione delle fonti di energia.

4) Politica economica di pieno impiego e di aumento del reddito, specialmente nelle zone depresse del Paese, da attuarsi mediante la compressione delle spese superflue, la eliminazione dei sopraprofitti di monopolio e di congiuntura, il contenimento degli incrementi di reddito e delle provvidenze dei lavoratori, già occupati a favore di quelli non occupati e sottoccupati.

5) Politica estera di unità europea diretta al rafforzamento ed all'allargamento della solidarietà occidentale.

Il Comitato Centrale ritiene che attraverso la intesa di tutte le forze della sinistra democratica, ed in particolare dei partiti Radicale, Repubblicano, Socialdemocratico e Socialista Italiano, si possa pervenire ad una concreta azione politica capace di rispondere alle aspettative che l'opinione pubblica sempre più chiaramente manifesta".

L'UFFICIO CENTRALE DI SEGRETERIA

 
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